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RAGUSA REGINA
from PINK BASKET N.07
by Pink Basket
SOECIALE COPPA ITALIA di Manuel Beck
Emozioni, grandi giocate, il giusto equilibrio fra sorprese e risultati da pronostico; anche spunti interessanti dalle italiane. What else? La Final Eight di Coppa Italia ci ha riconciliati con l’A1 dopo la batosta della defezione di Napoli.
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A San Martino di Lupari è la Passalacqua Ragusa ad alzare il trofeo, per la seconda volta in 4 anni: dopo una prima parte di stagione sotto le attese, è arrivata all’appuntamento sull’onda di 6 vittorie consecutive, nella condizione ideale per portare a casa il bottino pieno. Il collettivo di coach Recupido ha girato come un orologio, con una perfetta saldatura fra il sontuoso trio straniero Hamby-Kuster-Harmon e il reparto italiano con Consolini, Cinili, Gianolla, Soli, Formica che sanno ritagliarsi i loro spazi, da protagoniste o da utili complementi a seconda delle occasioni (di Romeo diciamo più avanti). Il premio di “mvp” se l’è preso Dearica Hamby, devastante in finale, con 26 punti e 14 rimbalzi: vittima, peraltro felice per quanto fatto in precedenza contro ogni pronostico, un Allianz Geas che dopo due imprese in rimonta non è riuscito nella terza, pur lottando per ricucire il -15 dell’intervallo, prima del nuovo strappo di Ragusa fino a +21, che ha negato un finale punto a punto dopo i due vissuti la sera prima.
Memorabile infatti il sabato delle semifinali, con i k.o. delle prime due “teste di serie”, Schio e Reyer. A fermare le detentrici del Famila è stata Ragusa, con una magia di Nicole Romeo a pochi secondi dalla sirena, un’acrobaspeciale zia nel traffico per il 70-68: coronamento perfetto di una prestazione da 22 punti per l’italo-australiana. Per le tricolori di Vincent non sono bastati 18 punti di Gruda e 17 di Quigley.

Poi il miracolo del Geas su Venezia: difficile definirlo altrimenti, quello di una neopromossa (arrivata alle Final Eight per ripescaggio dopo la defezione di Napoli) ai danni di una corazzata di livello internazionale. Che era avanti di 10 punti all’inizio dell’ultimo quarto e, pur vedendosi rosicchiare tutto il vantaggio, con l’ex di turno Nicolodi (15) trascinatrice della rimonta lombarda, s’affidava a garanzie come Macchi, Sanders, Anderson nel finale in volata. E invece era Sesto S. Giovanni ad esultare (78-74), con Williams (18) a mettere il sigillo. Vani i 22 di Steinberga e i 15 di Anderson in un “crac” collettivo, apparentemente più caratteriale che tecnico-tattico. Carattere che, invece, il Geas di Zanotti - in speciale divisa blu con bande tricolori - ha dimostrato in abbondanza, ribaltando non solo la semifinale, ma anche il derby nei quarti con Broni. Le pavesi, con 23 di Milic e 14 di Spreafico, sembravano in controllo per due quarti e mezzo (anche +12), ma Sesto ha concesso appena 4 punti nell’ultimo periodo, mettendo la freccia con Barberis e Brunner in volata (58-56; Loyd top scorer con 16). Per il glorioso club alle porte di Milano uno storico ritorno a giocarsi un trofeo della massima serie, 41 anni dopo lo scudetto che chiuse l’epopea delle “invincibili” guidate da Bocchi, Sandon e Bozzolo; la figlia di quest’ultima, Arturi, capitana e regista del Geas odierno, era giustamente raggiante nel ricevere una coppa del secondo posto che vale quasi quanto una vittoria.
Il pubblico di casa sperava che il ruolo di outsider-rivelazione se lo prendessero le sue Lupe. Le quali non sono andate lontane, nei quarti, a far fuori proprio Venezia, ma l’andamento è stato opposto a quello che ha esaltato il Geas l’indomani: Fila avanti 41-35 a fine terzo quarto, ma “bruciato” da un parziale di 8-20 per la Reyer nell’ultimo. Decisiva Sanders, con 20 punti e 11 rimbalzi, unica in doppia cifra per le sue, così come dall’altra parte Marshall (19), in un risicato 49-55 per l’Umana.
E anche Schio s’era dovuta sudare il biglietto per la semifinale, piegando Lucca, guidata da Vaughn (17) e Gatti, solo nell’ultimo quarto (da +3 al 62-52 conclusivo) con 19 di Gruda; tenute a riposo Lavender e Quigley (comunque 24 punti dai loro rimpiazzi di lusso Lisec e Gemelos) ma non è bastato l’indomani contro Ragusa. Che aveva, in effetti, impressionato più delle altre due “big” nel suo quarto di finale con Vigarano, dominata fin dall’inizio con 22 di Kuster e 17 di Harmon (per le ferraresi 20 di Rakova). Ha vinto la migliore.