Attività Istituzionali
Per la prima volta, all’Ossario di Forno di Coazze nessun raduno ma il ricordo dei partigiani è vivo
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er la prima volta, all’Ossario dei caduti di Forno di Coazze quest’anno non si potrà celebrare come di consueto con una manifestazione che unisce ricordo, storia, commemorazione e testimonianza: il coronavirus impedisce in questo 2020 i raduni, ma non per questo l’eccidio di quel 10 maggio di sangue del 1944 non verrà ricordato. L’Ossario si trova nella frazione di Coazze, a 1000 metri di quota nella valle principale del Sangone e fu inaugurato il 4 novembre 1945, per raccogliere i resti di tutti i partigiani caduti nella Valle: una scelta di Giuseppe Falzone, comandante della brigata “Sandro Magnone” della 43a Divisione autonoma “Sergio De Vitis”. Il monumento è un'aquila dalle ali spiegate, al centro una cappella con le lapidi di 98 partigiani. Dal 1945 Forno di Coazze è luogo della memoria partigiana in Val Sangone e dal 2005 l’Ossario partigiano è stato dichiarato cimitero di guerra. Pierluigi Dovis vicesindaco di Coazze con delega all’Ossario sottolinea il ricordo della Val Sangone tragicamente protagonista in quel maggio di sangue: “Quest’anno la commemorazione purtroppo avverrà nella forma che l’emergenza coronavirus impone -dice il vicesindaco– e domenica 9 maggio andremo il sindaco Paolo Allais ed io a depositare una corona d’allora al Sacrario e alla fossa comune lì accanto che contiene i resti di partigiani e civili tra cui anche
molti stranieri (inglesi, russi, cecoslovacchi) che hanno combattuto in Valle per la nostra libertà partecipando alla Resistenza. Nella fossa comune ci sono i resti dei martiri del tragico maggio di sangue, 31 uomini trucidati il 16 maggio del ‘44. Li ricorderemo tutti a nome di tutti, grandi uomini che hanno combattuto per la libertà”. Piero Fassino, figlio del comandante Eugenio, è il presidente del Comitato per l’Ossario. c.ga.
CRONACHE DA PALAZZO CISTERNA
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