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Mosche, mosconi & co
a cura di Michele Ruzza(§) e Silvia Fortuzzi (§§)
Le mosche sono una costante nella vita di ognuno di noi. Se infatti riflettiamo nel corso di una nostra giornata tipo identificheremo sempre un momento nella quale una mosca ci ha fatto visita, dalla mattina mentre gustiamo un caffè prima di recarci al lavoro sino alla sera quando, ormai stanchi, ci apprestiamo a guardare il nostro programma preferito in televisione.
Tra tutti gli infestanti di interesse igienico sanitario la mosca è comunque uno degli insetti più difficili da contenere e controllare per molteplici fattori che partono dalla sua alta prolificità (una femmina può deporre fino a 1.000 uova) alla velocità di sviluppo in condizioni ottimali, che può essere inferiore alle due settimane, senza dimenticare la variabilità delle specie di mosche presenti e della loro specificità. Volendo approntare una veloce differenziazione in due gruppi principali di mosche, possiamo identificare delle specie lambitrici, che non provocano danni diretti all’essere umano, e delle specie entomofaghe, che causano delle vere e proprie eruzioni cutanee in persone ed animali dopo il pasto di sangue. Tra le specie lambitrici possiamo annoverare diverse specie, tra cui la mosca comune (Musca domestica) presente e identificabile in abitazioni, bar, ristoranti e in tutto il settore Food, la piccola mosca domestica (Fannia canicularis) solitamente identificabile in case, allevamenti e abitazioni, il moscone delle soffitte (Pollenia rudis) presente tipicamente nelle abitazioni, i mosconi della carne (Sarcophaga spp.) che non depongono uova ma piccolissime larve
e possono essere facilmente ritrovati nel settore Food (ristorazione, lavorazione proteine animali e GDO), i mosconi metallizzati (Lucilia spp & Calliphora spp.) dai brillanti colori metallizzati blu o verde e tipiche anch’esse del settore Food, sino alle specie più piccole per dimensioni quali la mosca del formaggio (Piophila casei) possibile flagello in aziende alimentari, dato che ama nutrirsi, nelle forme larvali, di sostanze proteiche di formaggi e salumi, e il moscerino dell’aceto (Drosophila melanogaster) rilevabile facilmente dove si hanno dei prodotti in fermentazione, frutta verdura e sostanze zuccherine in genere. Volendo continuare l’elenco delle specie di mosche lambitrici si potrebbe proseguire con un trattato specifico di entomologia, ma si vuole chiudere con una specie particolare, la mosca Eristalo (Eristalis tenax) spesso scambiata per un’ape per la sua caratteristica mimetica, ma che si nutre di nettare, risultando tra i più importanti impollinatori; le mosche non sono quindi tutte uguali, fastidiose e dannose. Tra le mosche entomofaghe, che possiedono un apparato boccale succhiatore pungente, non possiamo certamente non citare i tafani (Tabanidae spp.) che, se visti al microscopio, presentano un caratteristico colore metallico degli occhi composti, necessario per la comunicazione tra i sessi delle diverse specie e le cui femmine necessitano di un pasto di sangue, la mosca cavallina (Hippobosca equina) vero flagello degli allevamenti e la falsa mosca cavallina o mosca del carbonchio (Stomoxys calcitrans) che si sviluppa in materiale organico vegetale in decomposizione; in questo caso, entrambi i sessi necessitano di un pasto di sangue.
LA LOTTA IERI E OGGI
Le mosche sono quindi un grave problema e già dal secolo scorso erano state emanate delle leggi per il loro contenimento, come ad esempio la Legge n° 858 del 29 Marzo 1928, contenente disposizioni per la lotta contro questi ditteri. Tra i suoi punti base possiamo identificare delle disposizioni che sarebbero ancora oggi attuali e applicabili ad un corretto approccio dell’Integrated Pest Management, come la corretta raccolta “delle immondizie e delle materie putrescibili”, il mantenimento e la pulizia in stalle e scuderie in genere (art. 6 delle norme attuative secondo il D.C.G . 20/05/28 “delle scuderie e delle stalle”) fino a quanto identificato all’art. 6 del D.C.G del 20/05/28 “degli esercizi pubblici” che identifica come “i locali nei quali si tengono, conservano o preparano i cibi e le bevande devono avere le aperture esterne munite di mezzi di protezione contro le mosche, conformi alle prescrizioni date dal podestà, sentito l’ufficiale sanitario”. Già quasi 100 anni fa era stato quindi identificato come le mosche fossero un problema e un vettore di patogeni da cui proteggersi, e che oggi possiamo contenere attivamente adottando le più moderne strategie di Integrated Pest Management al fine di garantire Sicurezza Alimentare e minori fastidi. Nella corretta gestione di un piano IPM, la prima parte del controllo deve essere eseguita con delle opere di prevenzione aventi lo scopo di impedire l’ingresso e sviluppo di tale infestante. La principale opera di prevenzione resta da sempre una corretta gestione dei rifiuti, visto che uno dei principali substrati di sviluppo delle mosche sono i rifiuti stessi, alla quale deve associarsi nelle aziende alimentari (e non solo) un Cleaning attento e responsabile. Ma ciò non risulta sempre sufficiente: a volte sono quindi opportune misure di Pest Proofing per proteggere gli ambienti interni e tali misure sono date da una corretta disposizione di barriere fisiche, tra cui possiamo annoverare l’apposizione di zanzariere, l’utilizzo di lame d’aria, l’applicazione di strisce in PVC (molto utilizzate nel Settore Food). Alle opere di prevenzione è poi necessario affiancare dei metodi di contenimento delle forme larvali. In
stalle, allevamenti e ovunque sia applicabile, una efficace forma di contenimento è dato dall’utilizzo di insetti utili quali la Spalangia cameroni, il Muscidifurax zaraptor e la Nasonia vitripennis che hanno la capacità di parassitizzare le pupe delle mosche non permettendo all’insetto di nascere e quindi interrompendo il loro ciclo di sviluppo. Si può altresì intervenire anche con trattamenti larvicidi con prodotti di sintesi che hanno lo scopo di interrompere il ciclo di sviluppo larvale; tra le principali molecole ad oggi utilizzate ricordiamo l’S-Methoprene, il Diflubenzuron e il Pyriproxyfen.
TRATTAMENTI ADULTICIDI
Non sempre però il controllo delle larve di mosca raggiunge ottimi risultati, anche perché non sempre viene utilizzato con costanza come accade in altri ambiti (vedi il controllo delle larve di zanzara) sebbene possa essere considerato il punto cardine di una corretta gestione secondo i dettami dell’IPM. Quindi per le forme adulte si tende ancora ad intervenire con trattamenti adulticidi, ma prima di arrivare ad un utilizzo degli stessi, possono essere introdotte altre tecniche che presentano un impatto ambientale minore se non nullo. Per gli adulti è quindi indispensabile attuare una lotta con mezzi fisici e tra questi, in tutti gli ambienti esterni, utilizzare delle trappole a cattura massale che, se correttamente posizionate e controllate, possono garantire una elevata cattura di questi infestanti. Sono tendenzialmente da applicare ad una altezza media di 1,5-2 metri e necessitano di un tempo medio di attivazione di 2-3 giorni, mentre in ambienti interni il controllo deve essere eseguito con trappole a luce UV con pannello collante, anch’esse applicabili ad una altezza media di circa 2 m e disposte in modo da poter proteggere le aree d’ingresso di tali infestanti (es. baie di carico) e tutte le aree ove si possa identificare un’area di rischio sulla base di una corretta gestione dell’analisi del rischio dell’azienda considerata. Per il contenimento delle forme adulte, prima di ricorrere a interventi insetticidi spaziali è possibile agire anche con un controllo chimico con esche. Sono presenti, infatti, in commercio molti prodotti che possono essere inseriti in appositi contenitori d’esca, a sicurezza per gli animali no-target, dove la mosca si va a nutrire e dopo un tempo variabile in funzione al principio attivo utilizzato (da poche ore a qualche giorno) muore. Alcuni di questi prodotti, oltre ad essere utilizzati tal quali, possono essere anche applicati con spennellature su appositi abbattimento delle forme adulte presenti, delle eventuali larve ma non agiscono in alcun modo sulle ovature presenti. Possiamo quindi affermare che per le mosche e per tutti gli altri infestanti di interesse igienico-sanitario è fondamentale agire con dei piani di Integrated Pest Management che vedono, fermo restando le azioni di pulizia, gestione rifiuti e protezione passiva, inizialmente un attento e costante controllo delle forme larvali, andando a identificare con correttezza dove le stesse si vanno a sviluppare e soprattutto i loro cicli biologici, per poter interrompere
preventivamente il loro sviluppo. A ciò devono essere affiancate delle metodologie di controllo delle forme adulte con mezzi fisici e/o chimici a basso impatto ambientale in un’ottica di interazione tra le due metodologie e senza il rilascio di molecole chimiche nell’ambiente. Solo in caso estremo, e a seguito di eventuali superamenti di soglia, dopo una attenta analisi del rischio e delle cause che hanno portato ad una azione correttiva, eventualmente agire con dei prodotti chimici di sintesi a livello spaziale, localizzando l’intervento ove si rilevi strettamente necessario.
supporti e distribuiti negli ambienti (solitamente stalle) per ottenere la mortalità dell’infestante. È importante ricordare che rispetto al recente passato, dove le spennellature venivano fatte direttamente sul muro, attualmente questi prodotti devono essere applicati su pannelli collanti, meglio se di colore giallo, per garantire un attrattivo cromotropico sull’infestante, e quindi applicati in aree non a diretto contatto con gli animali no-target. Come ultima ipotesi, è possibile agire anche con Trattamenti adulticidi Spaziali, anche se è utile ricordare che i trattamenti eseguiti con prodotti di sintesi quali piretroidi tipo cipermetrina, deltametrina, etofenprox, ecc. garantiscono un rapido
(§) Consultant and Pest Management Advisor (§§) Technical Pest Management
INQUADRAMENTO SISTEMATICO
Classe: Insecta Ordine: Diptera Sottordine: Brachycera Famiglia: Muscidae
DIMENSIONI
Larva: 12 mm Pupa: 6 mm Adulto: 5 - 9 mm
CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE
L’adulto ha occhi bordeaux, il torace è grigio con 4 strisce nere, l’addome presenta 2 ampie macchie giallastre ai lati. L’apparato boccale è costituito da una proboscide retrattile. La larva è biancastra di forma conica. Questa specie è cosmopolita e diffusissima ovunque.
HABITAT
Larva: entro escrementi, letame, rifiuti e materiale vegetale in fermentazione, purché sufficientemente caldi ed umidi. Adulto: nell’aria, nei pressi di letamaie, discariche, industrie agro-alimentari, ecc.: ubiquitario e sinantropico. Permane in genere presso il focolaio di infestazione, con spostamenti di 0,5 - 5 Km.
ABITUDINI ALIMENTARI
Larva: batteri e lieviti presenti entro i substrati in cui vivono. Adulto: sostanze alimentari di ogni genere, sierosità animali, escrementi, ecc. Il caratteristico modo di nutrirsi (rigurgito emesso per sciogliere i cibi solidi) ne determina la pericolosità.
CICLO BIOLOGICO
Uovo > larva > pupa > adulto
Durata del ciclo: 6 - 8 gg in condizioni ottimali N° generazioni/anno: 12 – 15 N° uova/femmina:600 - 900, in gruppi di 100 - 200 elementi. La femmina è monogama, il maschio no Svernamento: come adulto in luoghi riparati (abitazioni, stalle); talvolta come larve in microclimi idonei (letamaie e discariche).
LIMITI TERMICI PER LO SVILUPPO
Temperatura minima: 10°C (uova e larve)
SPECIE: Musca domestica NOME VOLGARE: Mosca domestica
12°C (arresto attività adulti) 0° C per lunghi periodi (mortalità adulti) Temperatura ottimale: 35° - 38°C; UR ottimale: 50 - 90% (larve) 30°C (adulti) Temperatura massima: 50°C (larve)
DANNI
Diminuzione delle produzioni negli allevamenti per la molestia arrecata agli animali. Danni sanitari: vettore potenziale di numerose patologie. Danni economici e di immagine nelle aree turistiche. Danni nelle industrie agro-alimentari.
DIFESA Prevenzione
Pulizia frequente: eliminazione di residui alimentari e rifiuti organici. Corretta gestione di alimenti e rifiuti: chiusura ermetica di entrambi in contenitori idonei e possibilmente in ambienti separati. Uso di pratiche di esclusione: installazione di reti a maglie sottili alle finestre e di doppie porte con ritorno.
Corretta gestione del letame negli alle-
vamenti: asportazione frequente in concimaie con base in cemento e canalette per la raccolta dei liquami; copertura della letamaia con teli di plastica per aumentare la temperatura di fermentazione.
Tecniche di lotta
Contro gli adulti: lotta biologica con maschi sterili; uso di trappole, esche e strisce vischiate; trattamenti con prodotti abbattenti e residuali Contro le larve: lotta biologica con parassitoidi; trattamenti larvicidi nei focolai di infestazione con prodotti a basso impatto ambientale
Calendario dei trattamenti
5 - 10 trattamenti da iniziare al primo comparire dell’infestazione. Si consiglia di eseguire i primi interventi in primavera, per contenere le successive infestazioni. In estate, in forte presenza di mosche, avvicinare i trattamenti a intervalli di 10 – 20 gg, in funzione della persistenza del prodotto nell’ambiente in esame.
Prodotti
Adulticidi: ■ Estratto naturale di piretro ■ Piretroidi ■ Esteri fosforici a bassa tossicità
Larvicidi: ■ Esteri fosforici a bassa tossicità ■ Antichitinizzanti ■ Iuvenoidi
Attrezzature ■ Irroratrici
Tecnica del trattamento
Le irrorazioni murali vanno fatte insistendo in particolar modo sulle zone intorno alle entrate (porte e finestre), nonché su quelle maggiormente frequentate dalle mosche. I trattamenti larvicidi devono interessare la zona della concimaia in cui non vi è apporto di letame fresco. Intervenire anche lungo il perimetro delle aree di stabulazione, dove non avviene una continua azione di calpestamento.