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EMILIA: TRA FIUMI, birre e musica d’autore

L’Emilia è una terra molto particolare; la ami o la odi ma, certamente, non passa inosservata. È una terra dove le persone lavorano come muli, producono ed inventano. Siamo creativi da queste parti e pure “zucconi” ma, alla fine, ce la facciamo sempre a cavare il ragno dal buco. Perché siamo fatti così, orgogliosi come pochi ma, anche, ridanciani ed ospitali.

È una terra questa che quando la gente si mette coi piedi sotto la tavola allora è festa grande perché ad imbandirla ci sono i prodotti di un territorio che ha saputo regalare di tutto, e il lavoro dell’uomo ma, soprattutto, delle donne in cucina è di quelli da medaglia d’oro. Che poi, di medaglie ne sono arrivate davvero tante. Salumi ed insaccati, formaggi, vino e anche la birra sono pro- dotti che ci invidiano in ogni angolo del mondo, come i nostri primi, i secondi, il pesce ed i dolci, perché non ci facciamo mancare nulla. Ma è anche una terra di musica, perbacco se lo è. Dalle sinfonie operistiche ottocentesche del maestro Giuseppe Verdi alle direzioni orchestrali di quel “satanasso” di Arturo Toscanini per arrivare al re del bel canto, quel Luciano Pavarotti che ha avuto anche l’ardire di unire opera lirica e rock. Ed ecco che arriva il rock, e anche qui siamo in pole position come la miglior Ferrari (anche questa totalmente emiliana), perché l’Emilia della musica ci ha raccontato tante storie rock’n’roll e blues come i migliori racconti di Giovannino Guareschi. La via Emilia come la Route 66, e se i tanti storici big come Guccini, Dalla, Zucchero, Ligabue, Vasco Rossi sono conosciuti in ogni angolo del globo, c’è un fermento musicale giovanile e non ed un sottobosco attivo e sempre pronto a regalare sorprese. Sarà forse colpa del Po - qui in Emilia nel suo tratto più caratteristico che ce lo fa paragonare al fiume della musica americana per eccellenza, il Mississippi - o dei suoi tanti affluenti ma sembra che il fiume qui sappia dettare quel ritmo che dal blues passa al rock e alla country music con una semplicità che persino oltre oceano ci guardano con interesse. Ed allora oggi parliamo di due realtà musicali che possiamo definire emergenti, ma che hanno già ben radicato la loro musica tra i locali, festival e le feste paesane locali e, guarda caso, entrambi hanno nel loro nome d’arte la parola river, ovvero fiume.

Big river: “Beers in the garage”

Partiamo con i Big River, un duo alternative country di Bologna attivo dal 2016 che ha saputo costruire il proprio sound attraverso un’intensa attività live percorrendo tutto il Nord Italia, Germania, Svizzera, Slovenia e Croazia. Di chiara matrice classic rock e southern rock il duo composto da Federico Martinelli (voce, chitarra, lapsteel e armonica) e Pierluigi ‘PG’ Punzo (chitarra, basso, loop station e synth), evolve la propria visione della musica americana arricchendola con una dose di elettronica aggiungendo synth, loopstation e batterie elettroniche all’interpretazione del genere e dando vita ad un sound innovativo tra il classic e l’alternative country. La loro discografia si compone di ‘Live

Experience’ (2017) e ‘Girl with Nails Painted Black’ (2021).

Nella primavera del 2023 hanno dato luce al nuovo singolo “Beers in the Garage”, brano fortemente ispirato alla musica americana, proposto con un sound sperimentale ed innovativo per il genere. Un sound inedito, fresco e intrigante per accogliere con leggerezza l’arrivo dell’estate dove, come nella miglior tradizione, si sbocciano birre clandestine bevute segretamente in un garage sotterraneo. La componente elettronica, prodotta al Busker Studio di Fabio ‘Bronski’ Ferraboschi, è molto presente nell’arrangiamento e trasforma la canzone in un esperimento del tutto inedito.

I Big River dichiarano: “Tra le nostre ultime produzioni in studio abbiamo scelto ‘Beers In The Garage’ per la sua freschezza sonora e la sua energia. È un brano che invita alla semplicità e alla leggerezza, ideale per avvicinarci con il piede giusto all’estate 2023”. Molto simpatico il videoclip del brano, realizzato in un unico piano sequenza e autoprodotto dagli stessi Big River in collaborazione con SlowMotion Studio di Bologna, che racconta di una festa che si materializza improvvisamente in un garage. Spunta- no birre di ogni genere e un manipolo di curiosi personaggi prende rapidamente forma per dar vita ad una serie di paradossali situazioni che sfociano in un grande finale tutto da scoprire. Birra Nostra e Birra Nostra Magazine, hanno deciso di essere media partner del lancio del singolo “Beers in the Garage”.

Ellen river: “Life”

E qui il fiume è ancora più presente e scorre come solo i fiumi più imprevedibili sanno fare tra le note di questo “Life”, doppio album della cantautrice modenese Ellen River. Chi si cela dietro a questo nome d’arte non deve essere affar nostro, bensì dobbiamo prestare una grande attenzione a quello che ci vuole raccontare con queste 27 canzoni scritte con quel piglio tipicamente emiliano che le ha permesso di fare un “azzardo” discografico nel periodo in cui escono quasi solo singoli o album striminziti. Ma Ellen sapeva cosa voleva raccontare e, alla fine, la partita l’ha vinta lei e questo ce lo confermano le tantissime recensioni uscite sulle principali testate giornalistiche di settore che ancora oggi parlano di “musica d’autore”. Perché è proprio questa forse l’unica “categoria” nella quale possiamo infilare “Life”, seconda opera a nome di Ellen River dopo il già apprezzato “Lost Souls” del 2018. Ma questa è un’altra musica, in “Life” Ellen ha voluto piazzare la sua vita, le sue esperienze, le storie che ha interiorizzato, le emozioni che riceve parlando con le persone ma, anche, leggendo libri, ascoltando musica e guardando film. Storie di vita delle quali non sempre va cercato un significato preciso, se non quello che abbiamo dentro ciascuno di noi che ascoltiamo. Non chiediamole cosa ci volesse raccontare, ma impariamo ad ascoltare le storie che sonnecchiano nella nostra anima e lasciamole uscire cullate o stimolate da queste canzoni, una più bella dell’altra in un vortice sonoro che sa prenderti per mano e condurti per oltre 80 minuti in un mondo parallelo. Questo è il po- tere salvifico della musica. Ascoltando “Life” capirete come la via Emilia sia per davvero la nostra Route 66, perché c’è tanta di quell’America in questo album che le stelle e le strisce potrebbero uscire dalle casse del vostro impianto hi-fi e colorarvi le pareti di casa, un po’ come in quei favolosi anni ’60 e ’70 di cui questo album è intriso fino al midollo, con forti richiami anche al decennio della rinascita, ovvero gli anni Novanta dove la musica ha saputo prendersi una grossa rivincita. Blues, Country, Soul, Rock, Gospel, Grunge e Cantautorato sono gli ingredienti più visibili in questa “torta musicale” che Ellen River ha cucinato e ci ha regalato, ma gli elementi segreti - quelli che i migliori pasticceri, chef o mastri birrai aggiungono per rendere unico il prodotto – quelli no, a quelli mica puoi dare un nome perché sono le emozioni, e quelle le sai regalare solo se sei un grande artista, e “Life” ne è talmente tanto impregnato che neanche la miglior zuppa inglese. In tantissime recensioni o interviste l’autrice è stata paragonata a differenti figure del mondo musicale, forse è normale andare a cercare una probabile somiglianza, ma non ha senso quando siamo al cospetto di un’artista poliedrica che, nonostante la giovane età, ha saputo e voluto ascoltare di tutto, vivendo la musica come fosse l’aria per respirare, entrando nei brani altrui come si fa quando si sa ascoltare la musica per davvero. Che sia un vecchio bluesman degli anni ’30, una songwriter, un cantautore o una band Ellen ascolta tutto con una curiosità ed un interesse contagioso, e questo esce con forza dalla sua musica che è sicuramente rimasta contaminata dalle tante ore passate in loro compagnia. Che siano Muddy Waters, Lucinda Williams, John Prine, i Jefferson Airplane, I Creedence, Pearl Jam o Mark Lanegan non importa, perché quello che resta è il sound di Ellen River e le sue emozioni, il tutto cantato in un perfetto inglese, perché queste sono canzoni che vanno cantate solo ed esclusivamente in questa lingua, perché è giusto così e perché è così che escono dal cuore di Ellen. Confesso che faccio fatica a parlare di questo doppio album perché un po’ l’ho visto crescere e perché ho avuto l’onore di poterne curare la veste grafica e, quindi, nulla vi dirò di questo. Ma restano le emozioni, quelle che mi sono entrate immediatamente dentro già al primo ascolto, senza nemmeno aver letto i testi. Solo la musica. Ebbene sono state tante e tali che era un bel po’ che non mi capitava una cosa del genere e sono assai felice che oggi abbiamo tutti la possibilità di trovarci di fronte al lavoro finito di questa donna che ha coronato un suo sogno, che ha anche combattuto e fatto sacrifici per portare a termine questo grande lavoro con l’aiuto di una piccola schiera di collaboratori che lei ha saputo individuare e che hanno da subito creduto in lei offrendo il loro contributo con passione e professionalità. Ecco, quindi, che spicca il grande lavoro di Boris Casadei con tutte le sue chitarre, la sezione ritmica nelle sicure mani di Diego Sapignoli alla batteria e percussioni e Rodolfo Valdifiori al basso. A questi si aggiungono il banjo del “vikingo folk”

Marco Maccari, il pianoforte e la fisarmonica trasognante di Stefano Zambardino, l’organo Hammond di Enrico Giannini, il violoncello di Enrico Guerzoni e il violino di Luca Falasca. E, per chiudere, la pedal steel che regala quel tocco country ed americana roots grazie alla preziosa presenza di Alex Valle, il tutto sotto la regia, attenta, passio- nale e meticolosa di Gianluca Morelli dello studio DeckLab di Rimini dove il doppio album è stato registrato. Al resto ci ha pensato lei, Ellen River, con quella voce e quelle parole che sanno andare a colpire nei punti nevralgici della nostra anima.

E allora, se state leggendo questa rivista, se vi state appassionando alla musica che da queste pagine cerchiamo di consigliarvi, prendete una delle ottime birre - magari tra quelle artigianali prodotte proprio in Emilia - e lasciatevi trascinare dalla musica dei Big River o di Ellen River e vedrete che la giornata avrà tutto un altro sapore. ★

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