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Il nuovo corso del Made in Italy: scenari e prospettive internazionali
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ome stanno le nostre imprese in termini di competitività e come stanno gestendo la ripartenza? Se ne è parlato lo scorso ottobre nell’ambito del Made in Italy Summit 2021, una tre-giorni tutta in digitale organizzata da Sole 24 Ore, Financial Times e Sky TG24. Non poteva non trovare spazio anche una riflessione sull’agroalimentare e il settore vitivinicolo con una sessione dedicata ai nuovi scenari e alle prospettive internazionali. “Dobbiamo essere estremamente orgogliosi, perché nell’anno della tempesta perfetta del commercio mondiale, siamo riusciti a crescere di oltre il 10% sui mercati esteri e continuiamo a farlo, nonostante i problemi di logistica”. Sono le parole che Luigi Scordamaglia, Consigliere delegato di Filiera Italia (associazione fra realtà del mondo agricolo e industria alimentare), usa per introdurre la sua riflessione. L’agroalimentare italiano è un traino per la nostra economia, ma le sfide che deve affrontare in termini di competitività sono sia sul fronte interno sia su quello estero:
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È importante saper raccontare i nostri prodotti alimentari d’eccellenza, anche con l’ausilio del digitale
dalla protezione delle nostre denominazioni, alla consapevolezza e riconoscimento del valore delle produzioni italiane. Dalle difficoltà contingenti in tema di prezzi e disponibilità delle materie prime, al processo di transizione ecologica disegnato dal programma europeo Farm to Fork.
Export e mercato internazionale Sul mercato internazionale agro-alimentare c’è ancora un problema di Italian sounding che cresce più di noi. La difesa del prodotto italiano nei circuiti internazionali è uno dei principali obiettivi di Filiera Italia. “Negli Stati Uniti d’America un prodotto su cinque è italiano e quattro sono delle pure imitazioni di nostre eccellenze”, ricorda Scordamaglia che auspica, da parte della Commissione,
maggior protezione per i prodotti di valore, verso pratiche commerciali discutibili. C’è poi un altro obiettivo da raggiungere: quello di far crescere il numero di aziende esportatrici. Il 90% del nostro export, infatti, è dato dal 5% delle aziende agroalimentari. Bisogna offrire opportunità anche ai più piccoli e, soprattutto, alle aziende agroalimentari del sud “che hanno uno straordinario potenziale di esportazione ma incidono per meno di 8 miliardi”, nota il Consigliere di Filiera Italia, augurandosi che le risorse del PNR vadano ad accrescere la competitività delle nostre imprese e delle nostre filiere, rendendoci più concorrenziali a livello globale. Secondo Marco De Matteis, Amministratore Delegato di De Matteis Agroalimentare, bisogna “fare sistema per essere sempre pronti a gestire i fattori di rischio”,
Produzione & Igiene
Febbraio 2022