INCHIESTA / CONTAMINANTI
Nano e microplastiche negli alimenti:può partire la valutazione del rischio
N
el giugno del 2016 EFSA definiva le nano- e microplastiche (NMP) un “rischio emergente” e presentava una prima valutazione sul rischio alimentare, richiesta dal German Federal Institute for Risk Assessment (BfR). Indagati speciali erano i frutti di mare, ma l’obiettivo era chiaramente aprire la discussione sulla catena alimentare nel suo complesso. La possibilità che questi composti fossero diffusi in fonti diverse da quelle marine andava indagata, insieme ai possibili effetti. Ci si chiedeva certamente quali fossero le conseguenze dei rifiuti in plastica nei mari e nei corsi d’acqua sugli habitat naturali e sulla fauna selvatica, ma la preoccupazione non poteva non estendersi alla catena alimentare, per quella visione olistica che definisce il concetto stesso di sostenibilità. La cosiddetta “zuppa di plastica”, isole galleggianti di plastica che si frammenta-
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no e si decompongono in particelle sempre più piccole fino alle dimensioni micro e poi nano, era ritenuta la principale responsabile delle microplastiche ritrovate nell’apparato digestivo di pesci, crostacei e molluschi. Trattandosi di fonti alimentari, l’equivalenza NMP - danno alla salute fu immediata. I dati disponibili nella lettura scientifica però descrivevano un quadro diverso: non che la situazione non fosse preoccupante, ma non c’era ancora prova empirica di danni alla salute.
Quello che emerse dallo studio della letteratura fu una sostanziale lacuna dei dati sulla presenza di microplastiche negli alimenti; nessuna o pochissime informazioni sulle nanoplastiche e la necessità di formulare raccomandazioni sulle priorità di ricerca per il futuro prossimo.
Una letteratura inesistente “La letteratura esistente sull’argomento, rilevando l’insufficienza dei dati relativi alla presenza, alla tossicità e al destino –
Produzione & Igiene
Febbraio 2022