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a cura della Redazione

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SOLUZIONI PEST

SOLUZIONI PEST

EFSA, più spazio e temperature più basse per il trasporto animale

Concedere più spazio, abbassare le temperature massime e ridurre al minimo i tempi di viaggio sono tutti elementi necessari per migliorare il benessere degli animali d’allevamento durante il trasporto, si afferma nelle raccomandazioni pubblicate dall’EFSA. Il parere dell’EFSA viene consegnato alla Commissione europea nell’ambito di una serie di cinque pareri scientifici intesi a coadiuvare la revisione in corso della legislazione sul benessere degli animali nell’Unione Europea (UE), elemento cardine della strategia UE “dal produttore al consumatore”. I pareri scientifici riguardano i piccoli ruminanti (ovini e caprini), gli equidi (cavalli e asini), i bovini (vacche e vitelli), i suini; e animali trasportati in contenitori, compresi i volatili domestici (polli, galline ovaiole, tacchini, etc.) e i conigli. Vi si individuano le varie conseguenze sul benessere degli animali durante le varie fasi del trasporto, i pericoli che potrebbero indurle e gli indicatori diretti del benessere dell’animale (ABM) mediante i quali è possibile valutarle. Per tutte le specie l’idoneità dell’animale al trasporto è ritenuta della massima importanza. L’EFSA ha stabilito soglie quantitative per le temperature che devono essere mantenute all’interno di un veicolo, nonché tolleranze minime per lo spazio riservato agli animali, descrivendo anche lo sviluppo o la progressione nel tempo di varie altre conseguenze sul benessere durante il trasporto come la fame, la sete e la stanchezza. Ad esempio, per gli animali trasportati in contenitori (pollame e conigli), l’EFSA raccomanda che sia la durata del viaggio il periodo complessivo di permanenza degli animali nei contenitori e che per i pulcini di un giorno di età l’unico modo per evitare ripercussioni sul benessere sia quello di trasportare le uova fecondate facendole poi schiudere nell’allevamento di arrivo. L’attuale legislazione UE sulla tutela degli animali durante il trasporto è entrata in vigore nel 2005. Le conclusioni dell’EFSA, contestualizzate nella strategia F2F, fungeranno da base per la prevista revisione di tale legislazione da parte della Commissione europea, che mira ad allinearla alle più recenti evidenze scientifiche, ampliarne il campo di applicazione, renderne più facile l’applicazione e, in ultima analisi, garantire un livello più elevato di benessere degli animali. La proposta di revisione della Commissione è attesa per la seconda metà del 2023. (Fonte: AlimentiNews.it)

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Biologico: ristorazione e discount spingono i consumi, +5%

L’Italia si conferma leader nel settore biologico per quota di superficie agricola, operatori ed export. Molte, invece, le trasformazioni che riguardano i consumi interni che complessivamente si dimostrano in crescita grazie al traino dei consumi extra-domestici (ristorazione commerciale e collettiva segnano un +53%) a fronte di un segno meno della componente domestica (-0,8%) e un’incidenza dei consumi bio sul totale dei consumi alimentari ancora più bassa rispetto a quanto accade nei principali Paesi europei. Sono queste alcune delle evidenze contenute nell’Osservatorio SANA 2022.

Nel 2022 l’export vola a 3,4 miliardi di euro

Molto positiva la performance dell’export bio: nel 2022 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto i 3,4 miliardi di euro, mettendo a segno una crescita del +16% (anno terminante giugno) rispetto all’anno precedente. Il riconoscimento del bio Made in Italy sui mercati internazionali è testimoniato anche della crescita di lungo periodo (+181% rispetto al 2012, un valore quasi triplicato) e dalla quota di export sul paniere made in Italy (peso del 6% sull’export agroalimentare italiano totale nel 2022 a fronte di un 4% di dieci anni fa). Sono questi i dati che emergono dall’ultima analisi condotta nell’ambito di ITA.BIO, la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy curata da Nomisma e promossa da ICE Agenzia e FederBio. I risultati dell’analisi ha visto la realizzazione di un’indagine su 290 imprese alimentari e vitivinicole italiane.

Criticità e strategie future

Le tensioni e le incertezze che caratterizzano lo scenario globale e che si sono inasprite con il conflitto in Ucraina, come, ad esempio, i crescenti prezzi delle materie prime, stanno impattando anche sulle imprese italiane bio del food&wine. Dall’indagine di Nomisma emerge come la gran parte delle aziende (8 su 10) stiano affrontando l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia. 4 su 10 inoltre stanno riscontrando difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, mentre 1 su 3 ha problemi dal lato della logistica. In questo nuovo e mutato contesto di mercato, quali saranno le strategie che adotteranno le imprese nei prossimi 6/12 mesi? Tre sono le parole chiave delle strategie future: internazionalizzazione, sostenibilità e diversificazione dei canali. Innanzitutto, a conferma della centralità ricoperta dall’export, le aziende intendono aumentare la loro esposizione sui mercati esteri, sia individuando nuovi mercati di destinazione, strategia indicata come molto importante/importante dall’80% delle aziende, sia aumentando la quota di fatturato da realizzare all’estero (76%). Fondamentale anche investire sulla sostenibilità dell’azienda (segnalata dal 76%) così come diversificare i canali di vendita dei propri prodotti in modo da intercettare una più ampia e diversificata platea di consumatori (75%).

Previsioni delle vendite

A trainare le vendite del prossimo anno saranno ancora una volta i mercati esteri, un’ulteriore conferma sulla strategicità rivestita dall’export per il bio made in Italy. Nello specifico, il 50% delle aziende food bio intervistate prevede di aumentare nei prossimi 12 mesi il fatturato legato all’export, quota che sale al 75% con riferimento al vino. Più contenute le previsioni di crescita sul mercato interno, almeno per il food: nel caso delle aziende alimentari il 23% si aspetta un aumento delle vendite di prodotti alimentari bio nel canale della ristorazione (il 26% nel caso della GDO). Di contro ben 4 aziende vitivinicole su 10 prevedono una crescita del fatturato in Horeca, canale fondamentale per questo prodotto, mentre si attendono 3 su 10 un incremento delle vendite in GDO. (Fonte: AlimentiNews.it)

Scoperti i neuroni che si accendono alla vista del cibo

È stato appena scoperto un piccolo gruppo di neuroni “affamati”, che si attivano in modo specifico alla vista del cibo. Si trova nella corteccia visiva, accanto ad altri gruppi di neuroni che rispondono invece a volti, corpi, luoghi e parole, e potrebbe spiegare l’importanza che il cibo riveste all’interno della cultura umana. La scoperta, pubblicata sulla rivista Current Biology, si deve a un gruppo di ricercatori del MIT - Massachusetts Institute of Technology e apre la porta a nuove domande su come e perché si sviluppa questa particolare popolazione neurale e se si attiva in maniera diversa in base ai gusti personali. I ricercatori, guidati da Meenakshi Khosla, hanno analizzato scansioni del cervello ottenute con risonanza magnetica funzionale (fMRI) mentre otto persone osservavano migliaia di immagini. L’immagine di una fMRI è costituita di tante unità tridimensionali, chiamate voxel, che rappresentano sezioni del cervello, ognuna contenente centinaia di migliaia di neuroni: questo vuol dire che la presenza di popolazioni più piccole di neuroni potrebbe passare inosservata. Per questo motivo, i ricercatori hanno applicato anche un metodo matematico che gli ha permesso, oltre a confermare la presenza dei quattro gruppi che si accendono guardando volti, corpi, luoghi e parole, anche di scoprire l’esistenza di un quinto gruppo, specifico per il cibo.

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