IoArch 82 Jun_Jul 2019

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ioArch

Anno 13 | Luglio 2019 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

SPAZIO E MATERIA Conversazione con Edoardo Tresoldi Labics, due progetti per due concorsi

ZHA | CRUZ Y ORTIZ | KENGO KUMA I PROFILI DI LPP ARCHITETTURA MATASSONI BUILDING 3NDY | BMS PROGETTI | VITTORIO GRASSI | MPARTNER RIGENERAZIONE URBANA MOSCA | MILANO | PRATO | PALERMO MADE IN ITALY ODO FIORAVANTI ELEMENTS SPECIALE MDW

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ADDIO VECCHIA BILANCIA. BENVENUTO NIKOLATESLA LIBRA.

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PESA

CUCINA

ASPIRA


36

sommario IoArch 82 8 Formgivning | BJARKE INGELS GROUP 10 Designcafè

40

WORK IN PROGRESS 34 Milano, Vitae la vigna urbana CARLO RATTI

35 Milano, Gioia 22 Torre Nzeb

PELLI CLARKE PELLI ARCHITECTS PER COIMA

36 Milano, Palazzo Broggi | GLA 37 Genova, l’arca smart | FRIGERIO DESIGN GROUP 38 Roma, la riqualificazione della prima zecca ATELIER(S) ALFONSO FEMIA AF517

39 Norvegia, The Twist il ponte-museo BJARKE INGELS GROUP

40 Lo scafo capovolto | AL JANOUB STADIUM, QATAR ZAHA HADID ARCHITECTS

46 Sintesi esemplare | WANDA STADIUM, MADRID

FOCUS 12 Aspetto industriale, stile contemporaneo IPM FABRIKA

14 Da edificio industriale a spazio pubblico

CRUZ Y ORTIZ

50 Tra terra e acqua | CAMPUS VETERINARIA, LODI KENGO KUMA & ASSOCIATES

58 Libri

BRIANZA PLASTICA

16 Il rovere rivive in Valpolicella GARBELOTTO

18 CityLife Shopping District GRUPPO BONOMI PATTINI

20 Sicura, luminosa, economica | XELLA 22 The Onyx, Città del Capo | GEZE 24 Lvt, laminati e parquet | ITALFLOORING 25 Nuovi serramenti inseriti nel preesistente EKU

26 Marmomac 2019, naturalità e purezza 27 Innovazione continua | ELICA 28 Chalet Fiat, zinco-titanio in alta quota ZINTEK

32 Progettare un racconto | CAMPARI GROUP 967 ARCHITETTI ASSOCIATI

50


SILENTE

sound-absorbing panels

SIEMENS Milan, Italy carusoacoustic.com


60

sommario IoArch 82 SPAZIO E MATERIA

a cura di Carlo Ezechieli

60 In fondo all’anima

INTERVISTA A EDOARDO TRESOLDI

64 Racconto di due progetti

LABICS PER IL GUGGENHEIM DI HELSINKI E PALAZZO DEI DIAMANTI DI FERRARA

RIGENERAZIONE URBANA I PROFILI DI LPP

94 Periferie colorate | MASSIMO IOSA GHINI 96 Ritorno al futuro | DAVIDE CRIPPA 98 Temporanea e contemporanea

di Luigi Prestinenza Puglisi

68 Alessandro e Leonardo Matassoni NUOVI ARCHITETTI ITALIANI

STUDIO ECÒL, PRATO

100 Ballarò, costruire socialità

LABCITY ARCHITECTURE - DARCH UNIPA

MADE IN ITALY

68 80 Il valore del Moderno | BMS PROGETTI 86 Per una nuova identità | VITTORIO GRASSI 90 Progettazione integrata e green | MPARTNER

ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

La crisi dell’architettura è crisi di idee?

I PREMI DELLA NONA EDIZIONE

a cura di Elena Riolo

3NDY STUDIO

Anno 13 | Luglio 2019 euro 9,00

106 Architects meet in Selinunte 2019

ELEMENTS

76 Rotazioni volumetriche

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102 Industrious design | ODO FIORAVANTI

107 Milano Design Week 2019

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SPAZIO E MATERIA Conversazione con Edoardo Tresoldi Labics, due progetti per due concorsi

ZHA | CRUZ Y ORTIZ | KENGO KUMA I PROFILI DI LPP ARCHITETTURA MATASSONI BUILDING 3NDY | BMS PROGETTI | VITTORIO GRASSI | MPARTNER RIGENERAZIONE URBANA MOSCA | MILANO | PRATO | PALERMO MADE IN ITALY ODO FIORAVANTI ELEMENTS SPECIALE MDW

Etherea, Edoardo Tresoldi. Installazione per Coachella Valley Music and Arts Festival, 2018. Foto © Roberto Conte

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Maurizio Carta, Pietro Mezzi Luigi Prestinenza Puglisi, Elena Riolo

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli, Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

© Diritti di riproduzione riservati. La responsabilità degli articoli firmati è degli autori. Materiali inviati alla redazione salvo diversi accordi non verranno restituiti.

Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano

ISSN 2531-9779



› MOSTRE

FORMGIVNING NOTE SULLA GRANDE MOSTRA MONOGRAFICA DI BJARKE INGELS GROUP PRESSO LA SEDE DEL DANISH ARCHITECTURE CENTER DI COPENHAGEN, PROGETTATO DA OMA Nella lingua danese, che molti trovano una strana combinazione tra il tedesco e l’inglese, il design si traduce con la parola formgivning, ovvero dare o creare forme. Parola bellissima, che indica sia la capacità di immaginare cose che non esistono, sia di realizzarle. Ed è precisamente formgivning il titolo di una mostra di dimensioni epiche dove, fino al 5 gennaio 2020, Bjarke Ingels Group espone il proprio lavoro. Il luogo è Copenhagen, la città di Big, e sia contenuto sia contenitore danno origine a una concentrazione inedita di temi progettuali. Blox, l’edificio all’interno del quale la mostra è allestita, completato solo nel 2018 su progetto di Oma, è infatti sede del Danish Architecture Center (Dac), l’equivalente danese della Triennale o del Maxxi. La mostra racconta non solo il risultato compiuto ma anche, e questa è la parte più interessante, la filosofia, e il processo di lavoro. Innumerevoli modelli di studio, campioni dei materiali, rendering e video, spesso di qualità impressionante; un’intera sala con i modelli in scala di alcuni dei principali progetti, interamente realizzati con i mattocini Lego (che Big e Cowi hanno portato alla scala architettonica con la Lego house di 12.000 mq a Billund nel 2017). [8]

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Con uno studio che ha raggiunto le dimensioni di una multinazionale e con migliaia di progetti all’attivo Big è, di nome e di fatto, una realtà enorme. Ormai una specie di impero che, per via dell’entusiasmo che scatena nei pivelli, i più austeri liquidano come mito per “architetti coccodè”. Altri, per via di progetti come Superkilen (che nella realtà è ben differente da quanto risulta nelle immagini di web e riviste) snobbano in quanto uno dei massimi rappresentanti della moderna fiction starmediatica globale. In realtà, ciò che sorprende di questa mostra non è solo l’originalità costante e mai ripetuta dei progetti, ma anche la solidità dei presupposti, la straordinaria coerenza del metodo con cui viene compreso e interpretato il contesto e la notevole capacità di comunicazione (Bjarke Ingels è un relatore formidabile). Oltre, ovviamente, al puro volume e alla qualità del lavoro, entrambi sensazionali. In conclusione, un po’ per via del contesto, ma soprattutto per l’oggettivo valore della mostra, mi sono ritrovato del tutto inconsapevolmente e molto piacevolmente a trascorrere al Blox un’intera mattinata. Vale il viaggio? Si.

Carlo Ezechieli

Dall’alto, due immagini della mostra al DAC e, qui sopra, le torri residenziali di Miami ‘Grove at Grand Bay’, 2016 (ph ©Rasmus Hjortshoj).


DIAMO AL PANORAMA DI MILANO L’ECCELLENZA CHE MERITA

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› DESIGNCAFÈ

APERTE FINO AL 25 FEBBRAIO 2020 LE ISCRIZIONI AL SESTO CICLO DELL’INTERNATIONAL LAFARGEHOLCIM AWARDS FOR SUSTAINABLE CONSTRUCTION

LAFARGEHOLCIM AWARDS LA CALL Avviato nel 2003 da LafargeHolcim Foundation, il Premio è uno dei più interessanti a livello globale, per la dotazione in premi, che ammonta a 2 milioni di US$, e per la qualità dei progetti selezionati. È articolato in cinque grandi aree geografiche, per ciascuna delle quali giurie locali nominano tre vincitori che partecipano poi all’assegnazione dei Global Awards. Oltre alla categoria principale, la sezione ‘Next generation’, riservata a studenti e giovani professionisti under 30, premia idee visionarie nel campo dell’architettura, delle costruzioni e dei materiali.

Finalità del Premio far emergere le idee migliori per affrontare le sfide ambientali e sociali che ci attendono, valutate sulla base di criteri che includono l’innovazione e la replicabilità delle soluzioni, l’uso limitato di risorse naturali, le possibilità di riciclo, le performance ambientali, la fattibilità economica e l’impatto ambientale, estetico e sociale dei progetti. Iscrizione gratuita su: https://application.lafargeholcim-awards.org Nella foto, complesso civico e religioso a Dandaji, Niger, Gold Award 2017 regione Middle East Africa e Global Silver Award. Progettisti Mariam Kamara, Atelier Masomi, Niger; Yasaman Esmaili, Studio Chahar, Iran

SOLO INCROCIANDO GLI ASPETTI TECNICI CON LA DIMENSIONE SOCIALE E CULTURALE, È IL MESSAGGIO DI THOMAS MIORIN IN CONCLUSIONE DELL’OTTAVA EDIZIONE DI REBUILD, SI POTRÀ RENDERE DISPONIBILE L’INNOVAZIONE EDILIZIA ANCHE PER LE PERIFERIE, CREANDO VALORE E INCLUSIONE

IL CAMBIAMENTO NON PUÒ ATTENDERE «Per produrre il cambiamento necessario all’industria delle costruzioni il mercato da solo non basta». Con queste parole Ezio Micelli, presidente dell’advisory board di REbuild ha efficacemente sintetizzato una delle conclusioni dell’ottava edizione della manifestazione, che quest’anno si è svolta a Milano negli spazi postindustriali di via Orobia 15. Parole che aprono la strada alla necessità di un’interlocuzione con i governi per avviare piani, nazionali e locali, di edilizia industrializzata. «Solo così - ha proseguito Micelli - sarà possibile [ 10 ]

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realizzare le economie di scala necessarie a muovere i processi di innovazione e realizzare partnership tra pubblico e privato fondamentali per determinare il cambiamento auspicato del settore». Per proseguire nella direzione dell’economia circolare e della produzione edilizia off-site serve mettere in gioco risorse immobiliari adeguate, come ha fatto di recente il Regno Unito, che per la sola edilizia scolastica ha stanziato quattro miliardi in quattro anni, avviando un programma di industrializzazione su scala nazionale.

GLI APPUNTAMENTI DI

URBANPROMO 2019 Venezia 19 e 20 settembre, Torino dal 19 al 22 novembre. Sono queste le sedi e le date in cui si svolgeranno gli eventi di Urbanpromo 2019 organizzati dall’Istituto nazionale di urbanistica e da Urbit. Il primo dei due appuntamenti (Urbanpromo Green) è dedicato alla sostenibilità applicata alla pianificazione e al governo della città e dei territori, il secondo (Urbanpromo Social Housing) ai temi dell’abitare sociale. In concomitanza con l’evento torinese si terrà l’appuntamento nazionale sulla rigenerazione urbana (Urbanpromo Progetti per il Paese). Giunto alla terza edizione, Urbanpromo Green si terrà a Palazzo Badoer sede dell’Università Iuav di Venezia. La manifestazione si articola su sei temi: città accoglienti, sicure e sostenibili; il verde infrastrutture delle città; i paesaggi dell’acqua; smart communities per smart cities; sustainable mobility; energia sostenibile. Urbanpromo Progetti per il Paese, giunto alla sedicesima edizione, si svolgerà presso Nuvola Lavazza a Torino. Nella mostra e nei convegni verranno presentate le buone pratiche che riguardano la rigenerazione urbana e il governo del territorio. I filoni riguarderanno: paesaggio, ambiente, territorio; città contemporanea; città e società. All’interno della cornice torinese si svolgerà la nona edizione di Urbanpromo Social Housing, il luogo in cui ogni anno gli operatori delle politiche abitative si incontrano per fare il punto sui programmi in corso e per riflettere sulle prospettive del settore.



IPM Fabrika aspetto industriale

stile contemporaneo

IPM FABRIKA DI IPM ITALIA È UN SISTEMA PER LA REALIZZAZIONE DI PAVIMENTAZIONI IN RESINA PER INTERNI. IMPIEGATO CON SUCCESSO NELLA NUOVA SEDE DI METALWORKS

Metalworks è una delle più importanti aziende italiane di accessori per la moda. Di recente, su progetto dello studio AP Design, l’azienda bergamasca ha realizzato la sua nuova sede: un intervento che si sviluppa su una superficie di 2.500 metri quadrati con un’architettura sobria e un’estetica contemporanea. Filo conduttore del progetto l’impiego di materiali innovativi e rispettosi dell’ambiente. Per la realizzazione delle superfici orizzontali degli uffici, AP Design ha scelto IPM Italia, oggi una delle più importanti aziende italiane nel settore della produzione e posa di pavimentazioni in resina per interni e in graniglia naturale per esterni, e la soluzione IPM Fabrika. Ispirato ai pavimenti in calcestruzzo degli antichi laboratori artigianali e industriali, IPM Fabrika si caratterizza per la finitura a effetto micro cemento per la massima libertà espressiva e presenta le medesime

caratteristiche di una pavimentazione tecnica: resistenza all’usura, al calpestio e all’abrasione. Può essere applicato anche sulle pareti e, grazie alla sua conducibilità termica e alla resistenza ai raggi ultravioletti, è indicato anche per pavimentazioni con riscaldamento radiante. È inoltre disponibile con tecnologia IPM Sanix, che rende le superfici facili da pulire e ne mantiene inalterate le caratteristiche igieniche anche dopo ripetuti lavaggi e usi prolungati nel tempo.

Realizzazione uffici Località Castelli Calepio (Bg) Progetto AP Design Superficie 2.500 mq Prodotto IPM Fabrika Azienda IPM Italia



› FOCUS

foto ©Luca Casonato

NUOVA SCUOLA MEDIA A PIOVE DI SACCO

Sicura, luminosa, economica L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE INVESTE SUI FUTURI CITTADINI CON UN NUOVO EDIFICIO DOVE COLLOCARE LA SCUOLA MEDIA A INDIRIZZO MUSICALE La nuova scuola media ‘Regina Margherita’ di Piove di Sacco, pensata per 350 alunni distribuiti in 12 aule, sorge in una zona tranquilla e ricca di verde della città dove si trovano già una materna, una primaria e un asilo nido. Trasferire qui le attività didattiche, oltre a migliorare la qualità abitativa per gli studenti, ha permesso di ridurre il traffico in centro storico, dov’era collocata in precedenza. L’impianto distributivo si sviluppa intorno a un patio centrale sul quale si affacciano i corridoi di entrambi i piani dell’edificio. L’organizzazione degli ambienti, le dimensioni e l’accessibilità rispecchiano pienamente le norme più recenti in materia di edilizia scolastica e di sicurezza e le esigenze di benessere di studenti e docenti. Il sistema costruttivo è semplice e collaudato: una struttura portante in cemento armato tamponata con blocchi pieni in calcestruzzo aerato autoclavato Ytong dello spessore di 40 cm (10 cm in corrispondenza dei pilastri), solai in lastre prefabbricate predalles, lamiera in alluminio preverniciato in copertura, murature interne in blocchi di argilla espansa. Con un costo inferiore a mille euro al metro quadrato l’avvocato Davide Gianella, recentemente riconfermato sindaco di Piove di Sacco, dimostra che oggi è possibile costruire scuole belle e sicure per i cittadini di domani

Committente Città di Piove di Sacco (Pd) Progettazione preliminare e definitiva Studio Associato Tranchida Progettazione esecutiva Saico Ingegneria Srl Direzione lavori Gaia Progetti RUP Geom. Freddy Sambin Realizzazione Ati tra Filippo Tognetto Srl (mandataria) Saico Ingegneria, Sice Srl Blocchi di calcestruzzo cellulare Xella Italia Srl Slp 3.020 mq Investimento 3.000.000 di euro

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foto courtesy GaiaProgetti


Sopra solo cielo. Sotto solo Isotec. ISOTEC consente di realizzare coperture isolate e ventilate, con tutti i tipi di struttura portante ed è compatibile con qualsiasi rivestimento, dalle tradizionali tegole alle più moderne soluzioni continue in metallo. Il tutto con la massima efficienza energetica ed un’eccezionale rapidità di posa. Anche nella soluzione Isotec Parete per facciate isolate e ventilate. isotec.brianzaplastica.it


› FOCUS

I PAVIMENTI DELLA LINEA XILEMA ARREDANO UNO SPAZIO DI DEGUSTAZIONE DELLA CANTINA TOMMASI IN VALPOLICELLA. SONO REALIZZATI CON LEGNO DI ROVERE RECUPERATO NELLE FORESTE DELLA SLAVONIA, LO STESSO UTILIZZATO PER PRODURRE LE BOTTI DOVE SI AFFINANO I GRANDI VINI ROSSI

Il rovere di Garbelotto rivive in Valpolicella

Committente Tommasi Viticoltori Località Pedemonte di Valpolicella VR Progetto Arch. Adele Tuchtan e Arch. Cristiana Sgnaolin Pavimento Garbelotto Pavimenti in Legno Linea Prefinito 2 strati, Rovere Xilema Posatore Pauletti Srl

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Dal 1902, a Pedemonte, nel cuore della Valpolicella, la famiglia Tommasi è tra gli storici produttori dei grandi rossi della Valpolicella, come l’Amarone. Di recente, la sede storica è stata ristrutturata per realizzare una nuova area ricettiva per visite e degustazioni. Per la pavimentazione è stato scelto il rovere Oak, Linea Xilema del Parchettificio Garbelotto. Si tratta di un pavimento prefinito (le doghe variano da 180 a 250 mm in larghezza, da 1.000 a 2.500 mm di lunghezza, 14 mm di spessore) che nasce dal recupero e dalla valorizzazione di vecchi alberi caduti delle foreste della Slavonia, che Garbelotto recupera e lavora. Lo stesso Rovere viene utilizzato per la produzione delle botti con cui Tommasi affina i grandi rossi del territorio, come Valpolicella, Ripasso e Amarone. Un legno che ha perso la linfa vitale, ma ha acquistato colori e sfumature particolari: un aspetto antico e materico che offre agli ambienti grande personalità, oltre che uno stretto legame con il vino e la sua maturazione. Sono pavimenti 100% made in Italy, classificati in classe E1 per l’emissione di formaldeide, adatti alla bioedilizia e a richiesta certificati Fsc


PROGETTARE SENZA CONFINI 100% ALLUMINIO, 40 ANNI DI GARANZIA

Prodotto: PREFA Prefalz Colore: P.10 bianco Prefa Luogo: Provincia di Belluno Architetto: Studio Rigoni e Bortolaso Architetti Associati Installatore: Chilò Srl

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› FOCUS

Gruppo Bonomi Pattini per CityLife Shopping District GRANDI COLONNE CIRCOLARI, PAVIMENTI E CONTROSOFFITTI DEFINISCONO L’AMBIENTE E CARATTERIZZANO L’ARCHITETTURA DEL GRANDE CENTRO COMMERCIALE MILANESE Lo Shopping District di CityLife, progettato da Zaha Hadid Architects, stupisce per la qualità dei suoi spazi interni. A catturare l’attenzione sono in particolare le grandi colonne circolari in bamboo massello che collegano il pavimento al soffitto. Scenografiche e spettacolari, anche nei pannelli di rifinitura, lavorati per creare le connessioni sinuose che si innestano con continuità ed esaltano la dinamicità del progetto. I progettisti hanno scelto il bamboo Moso High Density (tonalità caramel), commercializzato dal Gruppo Bonomi Pattini, perché più duro della maggior parte delle specie legnose: alta densità e durezza assicurano durabilità e allo stesso tempo sicurezza antincendio

Località Milano, CityLife Progetto Zaha Hadid Architects Superficie pannelli 2.500 mq Superficie travetti 70.000 mq Superficie tranciato di bamboo 1.000 mq Pavimenti e controsoffitti Bamboo Moso High Density (caramel)

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› FOCUS NELLA RISTRUTTURAZIONE DI UN’ANTICA STAZIONE DI POMPAGGIO DELL’ACQUA MIGLIORATE LE PRESTAZIONI ENERGETICHE CON LA POSA IN COPERTURA DEL SISTEMA ISOLANTE ISOTEC DI BRIANZA PLASTICA

Località Milano, via Cenisio Progetto MM Spa Direttore lavori Giovanni Ferrante Isolamento copertura Sistema Isotec di Brianza Plastica (spessore 80 mm) Superficie copertura isolata 670 mq Rivestimento di copertura Tegole marsigliesi

Da edificio industriale a spazio pubblico MM Spa, che dal 2003 gestisce il Servizio Idrico Integrato della città di Milano, ha trasformato una delle più antiche centrali di pompaggio dell’acquedotto milanese – progettata sul finire dell’Ottocento dall’ingegner Franco Minorini ed entrata in funzione nel 1906 – in uno spazio aperto al pubblico. Il progetto di ristrutturazione dell’edificio in stile neoromanico – soggetto a vincolo monumentale – è stato curato da MM Spa, ed ha previsto il rifacimento della copertura e dei solai, il restauro delle facciate, dei tamponamenti e degli spazi interni, oltre alla ricostruzione delle pavimentazioni, la sostituzione dei serramenti e la trasformazione a verde degli spazi esterni. Particolare cura è stata dedicata alla conservazione e al recupero dell’impiantistica storica, anch’essa oggi fruibile dal pubblico. Per la coibentazione ventilata della copertura a quattro falde è stato scelto il sistema Isotec di Brianza Plastica. L’intervento ha previsto la rimozione del manto di copertura esistente in tegole marsigliesi, molte delle quali ancora in buono stato, accantonate per essere riutilizzate, e la demolizione/sostituzione dell’orditura secondaria, posando poi il sistema di isolamento termico. Il sistema Isotec – composto da pannelli portanti in poliuretano espanso rigido con correntino metallico integrato – è stato scelto per le sue elevate prestazioni isolanti, le caratteristiche di impermeabilità, la leggerezza e la durabilità. In questo caso i pannelli Isotec sono stati posati su struttura discontinua di travetti in legno, posti sul tavolato per irrobustire la struttura e creare un cuscinetto d’aria aggiuntivo sotto l’isolante. La ventilazione naturale che si attiva fra l’isolante e le tegole, grazie all’asolatura del correntino, [ 20 ]

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ottimizza il comfort interno in tutte le stagioni: in estate il movimento ascendente dell’aria disperde il calore che si raccoglie in copertura; d’inverno agevola la rapida asciugatura dell’umidità sottotegola. I correntini metallici dei pannelli Isotec, infine, costituiscono l’appoggio ideale per gli elementi di copertura: la posa delle tegole è avvenuta con estrema semplicità e velocità esecutiva, in semplice appoggio sul correntino metallico del sistema Isotec, senza orditure aggiuntive o listelli reggitegola. All’apice della copertura è stato realizzato il colmo ventilato, per consentire il flusso d’aria sottotegola. Infine sono stati montati nuovi pluviali e gronde in rame e installata la linea vita

L’edificio è un volume rettangolare con copertura a falde per il cui rifacimento sono stati impiegati i pannelli termoisolanti Isotec di Brianza Plastica. Sotto, nella Centrale dell’Acqua sono stati conservati gli impianti di pompaggio. Foto courtesy MM Spa.


Muratura? No, Solidtex. Mai viste performance così innovative in una parete a secco.

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› FOCUS

A CITTÀ DEL CAPO, UN RECENTE INTERVENTO DI RISTRUTTURAZIONE DELLA SEDE DI UNA BANCA TRASFORMA L’IMMOBILE IN RESIDENZA E ALBERGO DI LUSSO. PER LE PORTE DI SICUREZZA TAGLIAFUOCO E I CHIUDIPORTA INTEGRATI È SCELTA LA TECNOLOGIA GEZE

A Città del Capo The Onyx veste Geze Prima della sua radicale trasformazione ospitava gli uffici della sede centrale di un’importante banca di Città del Capo, la Nedbank. Oggi ospita appartamenti e le stanze di un albergo. È The Onyx, un nuovo intervento immobiliare non distante dal porto della capitale e dal centro congressi internazionale. Si è trattato di un’operazione di ristrutturazione di alto profilo, voluta dalla società di real estate Signatura, che ha coinvolto lo studio di progettazione Robert Silke & Partners, l’impresa di costruzioni JW Hugo Construction e un’azienda internazionale, Geze, per la fornitura delle porte tagliafuoco. Il buon esito dell’operazione è stato possibile grazie al lavoro di squadra che ha visto operare, fin dall’inizio, circa venti diverse figure professionali: una scelta indovinata che ha permesso di mettere in campo le migliori competenze e soluzioni a costi competitivi. La scelta di Geze è stata dettata proprio da questa combinazione, in particolare per ciò che riguarda la fornitura dei meccanismi di sicurezza antincendio, [ 22 ]

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dove le rigorose norme a cui sono sottoposti i sistemi e i prodotti della multinazionale tedesca hanno corrisposto alle richieste dell’impresa e della proprietà. Geze ha così fornito 27 porte tagliafuoco, dotate di chiudiporta basculanti con selettori integrati, che si chiudono automaticamente in caso di incendio. Nel centro benessere dell’hotel sono stati invece forniti i chiudiporta della serie Geze Boxer, completamente integrati nell’anta della porta (la guida di scorrimento è visibile solo a porta aperta), particolarmente indicati per ambienti con ridotte disponibilità di spazio. Realizzate invece su misura le porte scorrevoli con serratura a scatto, introvabili in Sudafrica

Località Città del Capo, Sudafrica Funzione Alberghiera e residenziale Progettazione architettonica Robert Silke & Partners Promotore immobiliare Signatura, Città del Capo Impresa esecutrice JW Hugo Construction

Gli ambienti interni di The Onyx a Città del Capo. Geze ha fornito le porte tagliafuoco con chiudiporta basculanti e chiudiporta della serie Boxer.



› FOCUS

Pavimenti Italflooring Lvt, laminati e parquet per ogni esigenza di progetto Da oltre vent’anni Italflooring importa e distribuisce pavimenti in Lvt, laminato e parquet prefiniti in legno. Presso lo showroom di Meda architetti e progettisti d’interni possono individuare la soluzione più adatta alle proprie esigenze. In particolare, gli Lvt (luxury vinyl tile) di nuova generazione Cover-floor, altamente decorativi – ultimamente i best-seller sono le versioni rovere e ardesia – e di facile posa, garantiti a vita, si caratterizzano per la resistenza, che li rende adatti anche per ambienti ad elevato calpestìo come negozi e ristoranti, e per la loro silenziosità. Più adatti per progetti a budget contenuto i laminati Swiss Krono, garantiti da 15 a 35 anni, anch’essi disponibili in una gamma di decori e formati capace di personalizzare qualsiasi progetto residenziale. Infine, la gamma di parquet prefiniti Natural-wood – garanzia 25 anni – è la scelta adatta per creare ambienti caldi e accoglienti, di un’eleganza senza tempo. Il magazzino di Italflooring è in grado di soddisfare tutte le esigenze della committenza con un servizio rapido, preciso ed efficace grazie a un vasto assortimento di prodotti sempre disponibili, offrendo così una risposta veloce ad ogni richiesta e un collaudato supporto tecnico. Un ottimo servizio di consulenza risponde alle specifiche esigenze del progetto, in termini di finiture e messa in opera. Tutti i pavimenti distribuiti da Italflooring sono certificati e prodotti nel totale rispetto dell’uomo e dell’ambiente. L’azienda inoltre utilizza materiali di imballaggio riciclati e adotta sistemi di smaltimento differenziato

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› FOCUS

I SERRAMENTI DI UN CASTELLO PRIVATO A MARTINA FRANCA SONO STATI SOSTITUITI CON GLI INFISSI METALLICI EKU PERFEKTION ALU. NEL RISPETTO DELL’ESTETICA E DEI REQUISITI PRESTAZIONALI

Realizzazione Ristrutturazione Località Martina Franca, Taranto Committente Privato Serramenti Eku Perfektion Alu Posa Argese Infissi di Giacinto Argese Azienda Eku, Gruppo Profilati Spa

Eku, nuovi serramenti inseriti nel preesistente Si sono da poco conclusi i lavori di ristrutturazione di un castello nei pressi del centro abitato di Martina Franca. L’intervento, nel rispetto dei caratteri storici dell’edificio, ha rinnovato sia gli esterni che gli interni del complesso. La facciata è stata completamente rintonacata, gli elementi in pietra ammalorati sono stati sostituiti, sono stati rifatti i pavimenti e per ricavare tre nuovi alloggi sono stati realizzati alcuni muri divisori. Il progetto ha previsto inoltre la sostituzione dei serramenti esistenti con nuovi infissi Eku Perfektion Alu, di colore acciaio corten. I nuovi serramenti, circa cinquanta nel complesso, la maggior parte a un battente, oltre a rispondere alle prestazioni oggi richieste, richiamano l’aspetto dei serramenti in ferro tradizionali; più della metà, in coerenza con i serramenti preesistenti, possiede un sopraluce ogivale. I nuovi infissi montano un vetrocamera di sicurezza a controllo solare. Il valore medio di trasmittanza termica si attesta sui 2,0 W/m 2K, mentre il valore medio di abbattimento acustico è di 42 dB

www.eku.it


› FOCUS

Maurizio Danese, presidente di Veronafiere durante la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2019 di Marmomac.

LE MOSTRE IN PROGRAMMA Lithic Garden A cura di Vincenzo Pavan Il microcosmo dell’hortus conclusus sarà interpretato in senso litico da prestigiosi architetti e designer internazionali con l’elaborazione di cinque spazi dell’interno di un giardino di pietra. Natural Things A cura di Raffaello Galiotto La mostra ha l’obiettivo di riscoprire il rapporto tra uomo e natura attraverso otto progetti di design inediti. Brand & Stone 2.0 A cura di Giorgio Canale, concept D. Di Michele È la seconda edizione della mostra in cui importanti aziende del design e dell’arredamento di alta gamma sviluppano progetti indoor e outdoor per le loro collezioni.

Marmomac 2019

Naturalità e purezza

Valorizzare l’unicità e la geodiversità della pietra: questo il fil rouge delle iniziative di The Italian Stone Theatre, il padiglione di Marmomac dedicato all’eccellenza litica italiana, il cui tema nell’edizione 2019 sarà Naturality, ossia la naturalità della pietra, intesa nel suo aspetto più puro. L’elemento naturale ritorna quindi anche quest’anno, dopo il successo dell’edizione 2018, dove il tema conduttore era il binomio acqua e pietra. La 54a edizione di Marmomac, il salone internazionale del marmo e della pietra naturale in scena a Verona dal 25 al 28 settembre 2019, si focalizzerà sull’essenza materica della pietra, ossia sull’appartenenza di questo materiale alla biosfera come elemento fondamentale della natura, attraverso il quale l’uomo ha dato forma al proprio habitat. La differente composizione mineralogica e la complessità dei processi genetici di trasformazione hanno prodotto una varietà infinita di litotipi, sparsi su tutta la Terra. Testimoni nel tempo dei cambiamenti e dell’evoluzione, da sempre esercitano un grande fascino con la loro intrinseca e rassicurante promessa di eternità. Le infinite opportunità creative offerte dalla pietra per modellare luoghi, edifici e oggetti di arredo si ripropongono oggi potenziate, grazie alla disponibilità di nuove tecnologie di lavorazione e alle visioni di architetti, designer e artisti

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settembre

Percorsi d’Arte A cura di Raffaello Galiotto Alla seconda edizione, la mostra intende indagare il tema della naturalità della pietra attraverso le opere di cinque artisti internazionali che sperimentano le tecnologie numeriche per la lavorazione lapidea. Ristorante d’Autore Nature Works A cura di Adi Veneto e Trentino-Alto Adige Il tema è approfondire gli aspetti della roccia in natura, interpretandola per dare forma agli oggetti che arredano il ristorante. L’allestimento generale degli eventi è curato da Raffaello Gaiotto e Vincenzo Pavan in collaborazione con Aiap.


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ELICA, NIKOLATESLA FLAME

Innovazione continua DOPO IL COMPASSO D’ORO AL PIANO COTTURA CON ASPIRAZIONE INTEGRATA DAL BASSO, ELICA PRESENTA LA VERSIONE A GAS: NIKOLATESLA FLAME. SUL MERCATO DA GIUGNO

Il design da solo non esiste. Esiste la ricerca e la capacità di immaginare soluzioni nuove a una domanda che forse non esiste ancora. Esiste la capacità di sperimentarle per renderle riproducibili a costi accettabili, e quella di creare un mercato. Come Henry Ford con l’automobile, Swatch con gli orologi, Steve Jobs con lo smartphone. Una di queste aziende è italiana e si chiama Elica, il suo designer è Fabrizio Crisà. Nel 2018 il loro piano cottura con aspirazione integrata dal basso NikolaTesla vince il Compasso d’Oro, che non è un premio allo stile ma alla funzionalità integrata con la bellezza e all’innovazione. L’aspirazione dal basso, integrata nel piano, modifica radicalmente l’ambiente cucina come lo conosciamo, ma fino a oggi i piani cottura della gamma NikolaTesla erano esclusivamente a induzione, che rappresenta circa il 20% dei piani cottura in uso nel nostro Paese. Elica ora ha sviluppato NikolaTesla Flame,

il primo piano cottura a gas con aspirazione dal basso. Una sfida tecnologica di notevole portata nella ricerca del giusto equilibrio tra stabilità della fiamma e aspirazione d’aria ad alta portata che elimina la necessità di installare la cappa. Il resto, se vogliamo, è routine: la qualità dei materiali (ghisa e vetro temprato); lo studio dei dettagli (un bruciatore a doppia corona, per la pentola e la moka); il supporto per wok che è anche elemento per tenere elevata l’efficacia di aspirazione in presenza di pentole alte e infine la sempliciltà delle operazioni di pulizia e sostituzione dei filtri. Con NikolaTesla Elica dalle cappe aspiranti entra nel mercato dei piani cottura. Che aspirano dal basso. E da oggi per tutti, anche per chi preferisce ancora il gas. Con Flame lo scorso giugno Elica ha presentato anche NikolaTesla Libra, la versione a induzione con bilancia incorporata su cui poggiare anche pentole roventi

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CHALET FIAT ZINCO-TITANIO PER UNA STRUTTURA IN ALTA QUOTA

ALL’ARRIVO DEGLI IMPIANTI DI RISALITA DI MADONNA DI CAMPIGLIO IL NUOVO CHALET FIAT ESIBISCE CON ORGOGLIO LA PROPRIA IDENTITÀ DI LANDMARK RINUNCIANDO A QUALSIASI FORMA DI MIMETISMO. L’INVOLUCRO È IN LEGNO, VETRO E ZINTEK® ANCHE IN COPERTURA. IL MOVIMENTO I TAGLI E LA STRUTTURA DEI VOLUMI SONO ISPIRATI DALLA GEOGRAFIA DEL LUOGO

www.zintek.it


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CHALET FIAT Progetto Architettonico Artistudio - Giovanni Berti, Monica Fondriest Cliente Comunità delle Regole di Spinale e Manez Località Monte Spinale, Madonna di Campiglio

Un’opera dell’uomo non dovrebbe imporsi sulla natura, ma proteggerla e compenetrarla. È questa l’idea che ha guidato il progetto di ristruttorazione dell’albergo e ristorante Dosson, sul monte Spinale, a 2.100 metri di altitudine, nelle Dolomiti di Brenta. Costruito tra il 1965 e il 1968 come struttura ricettiva delle vicine piste da sci, il Dosson si è da subito distinto sia dai classici rifugi alpini, sia dai comuni hotel a fondovalle. Cinquant’anni dopo la sua realizzazione però, l’edificio presentava evidenti limitazioni rispetto agli standard dell’ospitalità odierna, che deve essere attenta tanto alle esigenze turistiche quanto a quelle ambientali. Si è quindi scelto di avviare un ambizioso restauro, il cui progetto è stato affidato a Artistudio, degli architetti Giovanni Berti e Monica Fondriest, che si è distinto negli anni passati proprio per la sua ricerca nel campo della sostenibilità applicata all’architettura. A loro il compito di trasformare il Dosson in Chalet Fiat, un osservatorio sulla natura ad alte prestazioni e basso consumo energetico, grazie anche al recupero dell’acqua piovana la cui elaborazione genera energia pulita.

Sopra, pianta della copertura. Qui accanto, prospetto nord-est.

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1. COPERTURA - Manto in zintekÂŽ prepatinato, doppia aggraffatura h=38 mm - Stuoia drenante antirombo - Tavolato in legno di abete fugato sp. 25 mm - Doppi listelli di ventilazione - Membrana impermeabile traspirante saldabile - Pacchetto isolante in lana di roccia sp.100+100+40 con interposta struttura in listelli di legno - Freno al vapore - Struttura portante in pannelli X-LAM 2. FACCIATA - Scandole zintekÂŽ prepatinato o rivestimento in doghe maschiate di legno di larice termotrattato - Tavolato in legno di abete fugato sp.25 mm - Listelli verticali di ventilazione in legno - Pacchetto isolante in lana di roccia sp.100+100 mm con listelli in legno interposti (attacchi a terra con EPS estruso h=1 m) - Struttura portante in legno o c.a. - Controparete con doppia lastra in gesso rivestito

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3. SOLAIO TERRAZZO-SALA RISTORANTE - Pavimentazione esterna in doghe di larice naturale su listelli di legno e supporti regolabili - Pannello in fibrocemento per esterni - Composito drenante e di protezione - Membrana impermeabile - Isolante in polistirene estruso - Pannelli OSB su listelli in legno pendenziati - Telo imermeabile traspirante - Solaio prefabbricato a celle con finitura inferiore fonoassorbente a vista


› FOCUS

STRATIGRAFIA COPERTURA 1- Manto in zintek® prepatinato doppia aggraffatura h=38 mm 2- Stuoia drenante anti-rombo 3- Tavolato in legno grezzo fugato sp. 25 mm 4- Doppi listelli di ventilazione in legno di abete con membrana impermeabile interposta 5- Membrana impermeabile traspirante monolitica saldabile 6- Isolante in lana di roccia 100+100 mm con listelli interposti 7- Freno al vapore impermeabile 8- Struttura in legno di copertura 9- Graffette di fissaggio

STRATIGRAFIA INVOLUCRO 1- Scandole zintek® prepatinato 2- Pieghe di di fissaggio 3- Tavolato in legno grezzo distanziato >5 mm per la ventilazione 4- Listelli di ventilazione in legno di abete 5- Isolante in lana di roccia 100+100 mm 6- Struttura portante

Qui sopra e a destra, dettagli delle finestrature inserite nell’involucro in zintek®.

Il rivestimento del volume ligneo è stato realizzato in zinco-titanio zintek ®, materiale pienamente in linea col progetto: sicuro, ecosostenibile, dall’elevata resa estetica. Con il suo colore grigio-roccia, zintek ® si sposa visivamente al legno e al paesaggio circostante, assicurando un’immersione nel territorio pressoché totale anche grazie all’affaccio vetrato di cui dispongono tutte le sette suite disposte al piano superiore della struttura, che consente agli ospiti di ammirare lo spettacolo delle catene montuose a sud-est, dal 2009 patrimonio Unesco

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› FOCUS

Progettare un racconto

per l’Headquarters Campari Group

CON UN PROGETTO DI INTERNI E IDENTITÀ VISIVA 967ARCH RIDISEGNA ALCUNI SPAZI DELLA SEDE DI CAMPARI GROUP CREANDO AMBIENTI DI LAVORO RILASSANTI E INFORMALI

Alcuni ambienti con gli arredi scelti tra le collezioni dei più importanti players del settore.

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Accade sempre più spesso che agli architetti venga chiesto di dar vita a un racconto, da sviluppare con sequenze di spazi e scelte di arredi e decori integrate in un progetto di identità visiva. Esigenza frequente nel campo del retail, dove comunicazione e vendita sono strettamente connesse, ma che va diffonden-

dosi nel mondo degli uffici, specialmente nel caso di multinazionali ricche di storia, attente al branding e seriamente impegnate nello sviluppo di relazioni positive con i propri collaboratori, come nel caso di Campari Group. Recentemente, per la propria sede di Sesto San Giovanni, un edificio iconico progettato da Mario Botta e Giancarlo Marzorati (interior design Progetto Cmr) e inaugurato otto anni fa, Campari ha chiesto allo studio 967Arch di riprogettare una serie di ambienti, prevalentemente spazi di incontro e condivisione, per renderli più coerenti con i marchi e la tagline del gruppo Toasting life together, con il doppio obiettivo di rendere gli spazi più confortevoli e di accrescere la consapevolezza riguardo ai diversi brand del gruppo, dai marchi storici Campari e Aperol agli spirits frutto di progressive acquisizioni. L’intervento, con un delicato equilibrio

tra forme, colori e grafica, ha riguardato ambienti tanto diversi come sale riunioni informali, phone boot, chat room nonché parte di alcuni open space ma certamente l’elemento più caratterizzante è stato il progetto del ‘Circolo Campari’, spazio iconico e fortemente radicato nella tradizione italiana, reinterpretato in chiave contemporanea dai progettisti di 967Arch. Qui come negli altri ambienti gli spazi sono stati resi graficamente riconoscibili da un frame metallico multifunzione che supporta elementi illuminanti e, di volta in volta, comunicazione grafica, funzioni di contenimento, mensole espositive, sempre nei colori di base dei vari brand. Gli arredi scelti, tra le collezioni dei più importanti players del settore, rafforzano i mood ricercati, evidenziando le diverse atmosfere proprie dei momenti di consumo dei prodotti Campari Group. Il Circolo Campari offre ai collaboratori


› FOCUS Un angolo relax e il ‘Circolo Campari’, dove le persone possono ritrovarsi per praticare diverse attività ricreative, dalla lettura dei giornali al gioco.

967Arch Lo studio, che opera in Italia e all’estero, guidato dal 1999 da Cesare Chichi e Stefano Maestri offre una gamma completa di servizi di progettazione architettonica e design. La filosofia progettuale è volta ad affrontare ogni lavoro senza schemi consolidati lasciando che il sito, le esigenze del cliente e le contaminazioni di altre esperienze determinino l’approccio. Tra i progetti recenti dello studio lo space planning e interior design delle sedi italiane di Google, Cisco, Petronas, Wpp e Amplifon. Il portfolio dello studio include masterplan su larga scala, studi di fattibilità per il real estate e progetti di design per, tra gli altri, Davidegroppi, Mdf Italia, Las Mobili, GE Giussani, Dieffebi e Poltrona Frau. Il team di progetto per l’Hq Campari Group era formato da Cesare Chichi, Alessia Pozzi e Ilaria Gavazzi. www.967arch.it

la possibilità di ritrovarsi e rilassarsi praticando svariate attività, dalla lettura dei giornali alla visione di contenuti audiovisivi al gioco (con biliardo, darts e flipper) agli incontri informali di lavoro. Un ambiente che favorisce lo stare insieme, filosofia del Gruppo che ama chiamare Camparisti i dipendenti e i collaboratori

inside

CARDEX

Tecnologia, design e benessere al lavoro Cardex è il risultato di una lunga e consolidata collaborazione tra Pietro Carullo e Paolo Della Salda, architetti milanesi, uniti da una grande vocazione pragmatica e creativa. Insieme hanno interpretato gli spazi del lavoro e della collettività anticipando i bisogni dei suoi fruitori e relazionandosi con la committenza, i progettisti e le aziende. In quest’ottica hanno dato vita a un team che si occupa dello sviluppo e la gestione dei progetti che va dal supporto tecnico, alla consulenza fino alla pianificazione logistica selezionando migliori brand che garantiscano un primato produttivo di qualità e design attraverso soluzioni tecnologiche innovative e funzionali al benessere del workplace.

Cardex Srl

Via Civerchio 4 - 20159 Milano Tel. 02 29061389 info@cardex.it | www.cardex.it

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› WORK IN PROGRESS

MILANO VITAE, LA VIGNA URBANA DI CARLO RATTI Uno dei cinque progetti su Milano premiati da Reiventing Cities, il bando internazionale promosso da C40, è quello messo a punto da Carlo Ratti Associati, che per il gruppo immobiliare Covivio ha progettato un nuovo edificio per uffici e un centro per la ricerca in campo molecolare e oncologico. L’intervento, una volta realizzato, aggiungerà un nuovo spazio pubblico a una delle zone oggi più vivaci – dal punto di vista urbanistico, sociale e culturale – della città: il quartiere Ripamonti, nella zona sud. L’area oggetto dell’intervento è un lotto inedificato in via Serio, frutto di una dismissione industriale, a poche centinaia di metri dalla Fondazione Prada. Carlo Ratti si è ispirato alla progettazione biofila (da cui il nome del progetto Vitae). Ed è proprio un vigneto l’elemento centrale della progettazione. Ratti ha infatti previsto di realizzare un sentiero verde, attrezzato con una pergola ricoperta di viti, che sale dolcemente dalla quota strada alla copertura dell’edificio. Un vigneto attraversato da una passeggiata aperta al pubblico, lunga 200 metri. L’edificio ospiterà un ristorantefattoria al piano terra, uffici high-tech al primo piano e, ai piani superiori, gli spazi e le attrezzature del centro di ricerca molecolare e oncologico Icom, attrezzato con stanze terrazzate che potranno ospitare i [ 34 ]

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ricercatori del centro. Il complesso prevede la realizzazione di una nuova piazza, per un totale di 5.000 mq di spazi pubblici restituiti al quartiere. Il mix di funzioni di Vitae ripropone un modello sociale e spaziale ispirato all’armonia tra natura e scienza, tra vita pubblica e privata, delle Certose dei secoli scorsi, come nel caso dell’abbazia di Chiaravalle che sorge poco distante. Il via ai lavori è previsto per la fine di quest’anno.

Località Milano Committente Covivio Development Progettazione architettonica Carlo Ratti Associati Progettazione ambientale Habitech (in collaborazione con Fondazione Politecnico di Milano) Consulenti tecnici Tekser; Milano Engineering; Studio Idrogeotecnico Srl; Studio di Ingegneria Rigone; Dsb Landscape Design; Fsc Engineering Rendering Cra Graphic team (Gary Di Silvio, Pasquale Milieri, Gianluca Zimbardi)


› WORK IN PROGRESS

MILANO GIOIA 22 TORRE NZEB DI PELLI CLARKE PELLI PER COIMA Progettato dallo studio americano Pelli Clarke Pelli Architects, Gioia 22 è un edificio per uffici di 26 piani fuori terra e 4 interrati per una superficie lorda di 68.000 mq che prende il posto dell’edificio ex-Inps di via Melchiorre Gioia, costruito nel 1961 e in disuso dal 2012. Alto 120 metri, il nuovo edificio, con il podio aperto al pubblico e gli spazi verdi circostanti, si pone in continuità con l’area di Porta Nuova e ne rappresenta la prima estensione. La forma del nuovo oggetto architettonico, nelle parole di Gregg Jones, principal di Pelli Clarke Pelli Architects, «è il risultato della confluenza di due tessuti urbani e al tempo stesso la risposta all’esigenza di ottimizzazione della luce e dell’energia solare. La combinazione di questi due fattori ha determinato la singolarità di una forma dinamica in grado di esprimere in modo autentico la sua collocazione nello skyline milanese». La progettazione, che si pone come obiettivo minimo la certificazione Leed Gold, ha seguito un approccio ‘cradle-to-cradle’ ai materiali e in termini di autoproduzione e consumo di energia rispetta –primo edificio di queste dimensioni – gli standard Nzeb (nearly zero energy buildings) anche grazie a oltre 6.000 mq di pannelli fotovoltaici collocati anche sulla facciata esposta a

sud e in grado di produrre energia pari al fabbisogno medio di circa 300 abitazioni private. Con i risparmi derivanti dalle sorgenti luminose a Led, dal sistema alimentato da acqua di falda per la climatizzazione invernale e estiva che sfrutta il raffrescamento diretto da free cooling (senza utilizzo di un gruppo frigorifero), dal sistema di travi fredde attive a quattro tubi e dall’involucro a triplo vetro altamente performante si prevede un risparmio di emissioni annue di CO2 rispetto al precedente edificio pari a 2.260 tonnellate.

Realizzazione Gioia 22, edificio per uffici Committente Gioia 22 (100% Abu Dhabi Investment Authority) Investment e asset management Coima Sgr Development manager Coima Srl Progetto architettonico Pelli Clarke Pelli Architects (principal Gregg Jones) Progettazione esecutiva, coordinamento generale, Bim management MPartner General contractor Colombo Costruzioni Spa Cronologia 2017 - 2020 Slp 68.432 mq Altezza 120 metri per 26 piani f.t.

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› WORK IN PROGRESS

La facciata storica di Palazzo Broggi su Piazza Cordusio. Con interventi successivi il palazzo venne esteso per l’intero isolato fino a via Santa Margherita (nel render sotto). In basso, render di una corte interna come apparirà dopo la riqualificazione (immagini courtesy Genius Loci Architettura).

MILANO GLA RIQUALIFICA PALAZZO BROGGI L’ex sede del Credito italiano, lo storico edificio di piazza Cordusio, sta per trasformarsi in The Medelan (pare fosse il nome dato dai Celti alla città), nuovo polo commerciale, terziario e del tempo libero. Il complesso oggetto di riqualificazione si compone di tre edifici risalenti a differenti periodi storici: il principale è l’ex palazzo del Credito italiano (1901, Luigi Broggi e Cesare Nava), poi l’edificio Magazzini Contratti lungo via Tommaso Grossi (1903, Luigi Broggi) e, più recente (1960, Giovanni Muzio) l’ala che completa la struttura di 55.000 mq compresa tra piazza Cordusio e le vie Grossi, Santa Margherita, San Protaso e Porrone. Dalla riqualificazione – a firma di Genius Loci Architettura – nascerà un edificio a uso misto che integrerà elementi architettonici storici con elementi moderni, innovativi e ecosostenibili. L’intervento prevede la creazione di spazi per il retail ai primi due piani, uffici ai livelli superiori e un ristorante con terrazza e vista sulla città all’ultimo piano. Verranno inoltre recuperati posti auto, locali di servizio, magazzini e giardini interni. The Medelan si distingue dall’attuale offerta terziaria e commerciale per le dimensioni e la posizione dell’intervento, la flessibilità d’uso e le possibilità di utilizzo delle aree sia interne che esterne. Per quanto riguarda gli uffici, il layout e il design rispondono alle esigenze odierne delle aziende e dei professionisti in termini [ 36 ]

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modalità d’uso degli spazi di lavoro, mentre l’offerta retail prevede la presenza di nuovi format commerciali e di nuove insegne del food & beverage. L’operazione – che vede impegnati la compagnia assicurativa portoghese Fidelidade, controllata dalla ultinazionale cinese Fosun International Limited,e il Fondo Broggi, gestito da DeA Capital Real Estate Sgr – si inserisce in un progetto di riqualificazione più generale di piazza Cordusio, dove sono in corso o stanno per essere avviati altri interventi su tre edifici monumentali e che diventerà interamente pedonale.

Località Piazza Cordusio, Milano Committenti Fidelidade (fondo Broggi, DeA Capital Real Estate Sgr, Gruppo De Agostini) e Fosun International Limited Progettazione architettonica GLA Genius Loci Architettura, Stefano Boninsegna Superfici 12.000 mq. (negozi), 20.000 mq. (uffici), 2.000 mq. (ristorante) Impresa di costruzioni Colombo Costruzioni Costo della ristrutturazione 100 milioni di euro


GENOVA L’ARCA SMART

DI FRIGERIO DESIGN GROUP Con un’operazione di refitting Arcaplanet, azienda che da vent’anni opera nell’ambito del pet-food&care, sta realizzando il suo nuovo headquarter. Siamo a Carasco, vicino a Genova, dove, con un progetto di Frigerio Design Group, su un’area di quattromila metri quadrati di superficie, sta sorgendo la nuova sede. Un intervento che nasce sulle aree e gli immobili di una vecchia fabbrica dismessa da anni. Scopo dell’operazione è far dialogare un luogo da sempre chiuso (la fabbrica) con il tessuto urbano del comune ligure. Obiettivo che il progetto persegue realizzando un edificio aperto e trasparente, con facciate ridisegnate e affacciate sull’esterno, grazie alla quota inferiore della strada. All’interno lo spazio degli uffici è organizzato secondo l’approccio smart working, che favorisce il lavoro di squadra e per ospitare, sotto un unico tetto, tutte le funzioni aziendali: dalla direzione alla gestione dell’e-commerce, alla formazione del personale. Per portare la luce naturale in un corpo di fabbrica così grande è stato creato un pozzo di luce centrale ed è stata riproposta la copertura con due tetti a shed, sia per mantenere la memoria dei luoghi sia, soprattutto, per captare la miglior luce naturale per gli uffici.

Località Carasco, Genova Committente Arcaplanet, Agrifarma Progettazione architettonica Frigerio Design Group Direzione lavori Frigerio Design Group Progettazione strutturale Studio Prd Progettazione impiantistica Bms Studio Associato Impresa Cema Superficie del lotto 5.100 mq. Superficie uffici 4.000 mq. Superficie parcheggio 2.900 mq. Progetto 2018 Lavori in corso


› WORK IN PROGRESS

ROMA ATELIER(S) ALFONSO FEMIA RIQUALIFICA LA PRIMA ZECCA DELLO STATO Con il progetto di ristrutturazione del palazzo della Prima Zecca dello Stato in via Principe Umberto a Roma, Alfonso Femia si è posto due obiettivi fondamentali: riqualificare l’edificio esistente e rifunzionalizzare gli spazi interni attraverso l’enfatizzazione dei caratteri originari dell’edificio, che risalgono alla prima metà del ‘900. L’idea progettuale intende coniugare l’impianto volumetrico originario con il carattere industriale degli ambienti: all’interno sono infatti ancora presenti le

grandi macchine per la lavorazione delle monete e gli impianti a vista, che il progetto mantiene e valorizza. È prevista la demolizione di tutte le superfetazioni, che negli anni hanno pervaso le coperture e occultato la struttura a tre corti, e la demolizione e ricostruzione dell’ultimo piano del corpo centrale, con un avanzamento del volume verso via Principe Amedeo: si tratta di un’architettura ordinata, che mantiene un rapporto delicato con l’esistente.

Dal punto di vista funzionale il progetto enfatizza la struttura stereometrica dell’edificio attuale: il suo basamento contiene gli spazi museali e quelli aperti al pubblico, quali la caffetteria, il bookshop e la sala congressi; al primo piano sono collocati la biblioteca e il centro servizi; nella corte centrale e nel fronte su via Principe Umberto si sviluppa la Scuola della Medaglia. Infine, nel volume di mezzo si colloca la foresteria con il ristorante. L’introduzione di nuovi vani scala ha permesso di ottimizzare i flussi interni, separandoli in base alle funzioni servite e integrandoli con l’organismo esistente. Si tratta di un progetto che mira all’integrazione con il passato, alla ricerca e alla riscoperta dei caratteri originali dell’edificio nell’ottica della loro valorizzazione con uno sguardo rivolto al futuro. Località Roma, via Principe Umberto, 4 Committente Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Italiano Design Alfonso Femia Project coordinator Simonetta Cenci Project director Marco Corazza Progettazione architettonica Atelier(s) Alfonso Femia AF517 Co-progettista architettonico Principioattivo Architecture Group Progetto allestimento Ducks scenò + Ott Art Superficie utile lorda 11.300 mq. (+ 1 piano interrato) Superficie coperta 5.600 mq. Costo della ristrutturazione 27 milioni euro

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› WORK IN PROGRESS

JEVNAKER, NORVEGIA THE TWIST, IL PONTE-MUSEO DI BIG Incaricato di progettare un nuovo padiglione di arte contemporanea per il Kistefos Sculpture Park – museo di sculture all’aperto fondato nel 1995 che oggi ospita opere di artisti di fama internazionale tra cui Anish Kapoor, Olafur Eliasson e Fernando Botero – Bjarke Ingels ha pensato di realizzarlo sul fiume Randselva che attraversa il sito ex-industriale (era sede di una cartiera). Il concept del progetto prevede la parziale rotazione, sul suo asse longitudinale, del volume di un parallelepipedo posato sulle sponde del fiume. Tale rotazione dà luogo a volumi posti a quote differenti e interconnessi: spazi verticali sul fronte sud destinati a ospitare una galleria con dipinti e sculture; spazi orizzontali su quello nord con una galleria aperta per accogliere sculture e grandi installazioni. La geometria deformata del volume crea, all’interno, una scala circolare che funge da

area di soggiorno informale, nonché spazio per proiezioni video e performance artistiche. La torsione trasforma anche la superficie vetrata che da verticale diventa, nella parte superiore dell’estremità meridionale dell’edificio, orizzontale. Si crea così una combinazione di spazi interni diversamente illuminati: dal cielo, di lato e ciechi. L’entrata del museo, a sud, è a tripla altezza: qui si trovano il centro informazioni, lo store e gli altri servizi museali. La porzione non vetrata della facciata è in acciaio inossidabile spazzolato, mentre la superficie vetrata è costituita di grandi pannelli in vetro coibentato, con una pellicola UV in grado di riflettere la luce naturale (che non deve colpire le opere d’arte) e, nello stesso tempo, di accumulare energia solare. Una volta terminato (l’inaugurazione è prevista il 18 settembre prossimo), The Twist ospiterà tre nuove gallerie di arte contemporanea.

Accanto, il concept del progetto. In alto, la costruzione è attualmente in corso. Il disegno della sezione in basso illustra le funzioni e i nuovi spazi originati vdalla torsione del volume parallelepipedo (foto e disegni courtesy Bjarke Ingels Group). Committente Kistefos Museet Località Jevnaker, Norvegia Progettazione architettonica Bjarke Ingels Group Partners in charge Bjarke Ingels, David Zahle Project leader Eva Seo-Andersen Project architect Mikkel Marcker Stubgaard Superficie 1.400 mq Inaugurazione 18 settembre 2019

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› ARCHITETTURA PER LO SPORT

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› ARCHITETTURA PER LO SPORT

STADIO AL JANOUB, AL WAKRAH, QATAR

LO SCAFO CAPOVOLTO DI ZAHA HADID ARCHITECTS È IL PRIMO DEGLI OTTO IMPIANTI DEI MONDIALI DI CALCIO DEL 2022. SI ISPIRA ALLE TRADIZIONI MARINARE DEL LUOGO E AL DAU, L’IMBARCAZIONE A VELA ARABA. IL RISULTATO È UN’ARCHITETTURA COMPATTA, ELEGANTE CON UNA COPERTURA APRIBILE RICCA DI TECNOLOGIA

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› ARCHITETTURA PER LO SPORT

Alle pagine precedenti, lo stadio Al Janoub è un costante richiamo ai riferimenti del luogo: dagli scafi alle vele delle imbarcazioni, dai motivi ornamentali agli stili calligrafici arabi (foto ©Hufton+Crow).

In alto, la sezione est-ovest dello stadio; sotto la sezione nord-sud; a fianco, la planimetria dell’ultimo livello dell’impianto sportivo (credits ZHA).

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› ARCHITETTURA PER LO SPORT

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eometria, dettagli, materiali. Il nuovo stadio Al Janoub di Al Wakrah vicino a Doha, in Qatar, è un costante richiamo ai riferimenti culturali del luogo: dagli scafi alle vele delle imbarcazioni, dai motivi ornamentali agli stili calligrafici arabi. Il risultato è un’architettura ancorata alla storia locale, capace di esaltare tecnologia, funzionalità e comfort. Il nuovo impianto, che si trova 20 chilometri a sud dalla capitale e che è stato inaugurato il 16 maggio scorso, è il primo degli otto stadi commissionati dal comi-

tato organizzatore dei mondiali di calcio del 2022 in Qatar. Porta la firma di Zaha Hadid Architects ed è probabilmente l’ultimo disegno realizzato personalmente dall’architetto anglo-irachena scomparsa tre anni fa. Il comitato richiedeva espressamente di realizzare un impianto per 40mila spettatori, da ridurre a 20mila a torneo concluso, per essere poi utilizzato dalla squadra di calcio del posto. Il progetto, iniziato nel 2013, prevedeva che i posti in eccesso dovessero essere smontati per poi riutilizzarli in un Paese in via di sviluppo dove

fossero necessarie infrastrutture sportive. Il progetto dello studio Zaha Hadid Architects interpreta in maniera astratta la storia e le tradizioni marinare dello stato arabo a partire dall’immagine del dau, la caratteristica imbarcazione a vela della regione, e offre al tempo stesso risposte concrete al contesto climatico e alle esigenze funzionali di un moderno impianto sportivo. Il design della copertura è infatti un’astrazione degli scafi capovolti delle imbarcazioni del luogo: una soluzione capace di offrire ombra e riparo. I riferimenti culturali si esprimono bene nella geometria dell’involucro, nei dettagli e nei materiali scelti: la struttura del tetto riecheggia infatti quella dello scafo dau, così come il rivestimento affusolato delle facciate ricorda, nella parte alta, la plissettatura delle vele di queste imbarcazioni. Il rivestimento della copertura, così come quello delle facciate, si compone di ele-

Lo stadio visto dall’alto. Il segno di M.me Zaha Hadid è evidente come è evidente il richiamo astratto alla forma degli scafi delle imbarcazioni locali. In alto, agli elementi metallici che rivestono l’involucxo altri se ne affiancano, in colore bronzo, aggiungendo eleganza all’insieme (foto ©Hufton+Crow).

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› ARCHITETTURA PER LO SPORT

CREDITI Località Al Wakrah, Qatar Committente Supreme Committee for Delivery & Legacy of the 2022 FIFA World Cup Qatar

Progettazione architettonica

Zaha Hadid Architects: Zaha Hadid, Patrik Schumacher

Project director Jim Heverin Project associate Johannes Hoffmann Project Team Annarita Papeschi, Andreas Urff

Antonio Monserrat, Cynthia Du, Edgar Payan Ermis Chavaltzi, Fernando Poucell Ganesh Nimmala, George King, Ho-Ping Hsia Irene Guerra, Jan Klaska, Junyi Wang Karim Muallem, Karoly Markos, Ming Cheong Moa Carlsson, Mohamed Al-Jubori Nastassia Linau, Paulo Flores, Peter Irmscher Rafael Portillo, Stephane Vallotton, Thomas Soo Vincent Konate, Yeena Yun, Wen-Kai Li (Kevin)

Coordinamento generale Aecom Progettazione della copertura

Schlaich Bergermann Partner

La copertura dello stadio è apribile mediante lo srotolamento dei grandi teli in Ptfe ancorati a un sistema di cavi in acciaio (foto ©Hufton+Crow).

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menti metallici sagomati (di colore bianco sporco, con una finitura superficiale lucida che richiama le conchiglie marine): ciò per conferire maggior resistenza all’involucro esterno e per richiamare gli stili calligrafici arabi che diventano a loro volta motivi ornamentali. In colore bronzo metallizzato, i sottogronda e le pareti del volume a piano terra aggiungono ricchezza e profondità al design rendendo al contempo omaggio alle tradizioni e ai materiali tipici dell’artigianato islamico. La struttura del tetto dello stadio – pro-

gettata da Schlaich Bergermann Partner – è apribile ed è stata ideata per essere in sintonia con il rivestimento della copertura e delle facciate, utilizzando grandi teli in Ptfe (politetrafluoroetilene) ancorati a una sistema di cavi che li mantiene in tensione e ne consente la movimentazione. Per massimizzare l’efficacia dell’impianto e per garantire il comfort, si è fatto riferimento ai principi della progettazione passiva, oltre alle modellazioni al computer e ai test svolti nella galleria del vento. L’impianto sportivo è collocato su un

grande podio che conduce i visitatori all’ingresso principale: quattro grandi vuoti di forma parabolica, all’interno del podio, rispondono a differenti funzioni: sono punto di raccolta degli spettatori, mercato, parco urbano e zona di accesso veicolare. Il nuovo stadio fa parte di un piano di sviluppo della municipalità, 20 km a sud di Doha, e prevede un mix di funzioni per far sì che le aree attorno all’impianto possano essere vissute anche quando non sono in calendario incontri sportivi


› ARCHITETTURA PER LO SPORT

Gli altri 7 impianti ECCO, UNO PER UNO, GLI ALTRI SETTE STADI DOVE SI SVOLGERANNO GLI INCONTRI DELLA FIFA WORLD CUP 2022. OGNI STRUTTURA POSSIEDE UNA PROPRIA SPECIFICITÀ. TRA I COSTRUTTORI, ANCHE IMPRESE ITALIANE

Al Rayyan Stadium L’Al Rayyan Stadium, costruito sul sito del vecchio impianto Ahmed Bin Ali ad Al Rayyan, ospiterà 40mila spettatori. Il progetto è dello studio danese Ramboll, con Aecom come project manager.

Al Bayt Stadium - Al Khor City

Khalifa International Stadium

Ad Al Khor City, a nord di Doha, si sta realizzando Al Bayt Stadium, un’arena di 60mila posti a forma di enorme tenda. Il progetto iniziale è di Dar Al-Handasah poi da Projacs. La realizzazione è affidata a Galfar Al Misnad, in collaborazione con Salini Impregilo Group e Cimolai.

Il Khalifa International Stadium di Doha è stato costruito nel 1976 è stato oggetto di un intervento di ammodernamento per aumentarne la capienza di 12mila posti (in aggiunta ai 40mila attuali) e rifare la copertura – pannelli in Etfe come quelli dell’Allianz Arena di Monaco – mantenendo i due grandi archi che lo caratterizzano.

Education City Stadium

Lusail Stadium

Education City è il nome dello stadio da 40mila posti in corso di realizzazione in un sobborgo della capitale. Il design richiama gli elementi dell’architettura islamica. Astad è project manager, mentre lo studio Fenwick Iribarren Architects è il capo progetto; Pattern è a capo della progettazione architettonica.

A Lusail, città a 15 chilometri a nord di Doha, sorgerà lo stadio da 80mila posti progettato da Foster + Partners. Il design è ispirato al gioco delle luci e delle ombre della lanterna fanar. Al termine dei mondiali l’impianto verrà trasformato e vi troveranno spazio scuole, negozi, bar, strutture sportive e sanitarie.

Al Thumama Stadium

Ras Abu Aboud Stadium

Ad Al Thumama, un distretto di Doha e Al Wakrah, il nuovo stadio avrà 40mila posti a sedere. L’architettura riprende la forma del tradizionale copricapo intrecciato arabo, la gahfia. Il concept e la progettazione di massima sono di Arab Engineering Bureau.

Ras Abu Aboud è il più eccentrico degli stadi. Sarà realizzato utilizzando container e blocchi modulari e sarà il primo stadio a carattere temporaneo: al termine della manifestazione verrà smantellato e riutilizzato per altri progetti sportivi. Potrà ospitare fino a 40mila spettatori. Progetto di Fenwick Iribarren Architects.

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› ARCHITETTURA PER LO SPORT

WANDA METROPOLITANO FOOTBALL STADIUM, MADRID

SINTESI ESEMPLARE Sorto nel 1994 come arena di atletica per le Olimpiadi che poi non vennero disputate e successivamente acquistato dall’Atlético di Madrid, il Wanda Metropolitano (Wanda è il gruppo cinese che fino all’anno scorso deteneva il 20% delle azioni del club) è lo stadio più moderno di Madrid dopo il completamento del progetto di ampliamento e riqualificazione sviluppato dallo studio Cruz y Ortiz per portarlo in categoria 4 del disciplinare Uefa. Premiato come migliore stadio di calcio al World Football Summit Industry Awards 2018, il nuovo Metropolitano è degno di nota per almeno tre ragioni. In primo luogo per avere conservato, nonostante l’aumento di capienza – fino a circa 70.000 spettatori – la vicinanza del pubblico al campo di gioco tipica [ 46 ]

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CON IL PROGETTO DI CRUZ Y ORTIZ IL METROPOLITANO DI MADRID OGGI PUÒ OSPITARE GARE INTERNAZIONALI COME LA RECENTE FINALE DI CHAMPIONS LEAGUE TRA LIVERPOOL E TOTTENHAM


› ARCHITETTURA PER LO SPORT

Il nuovo stadio Metropolitano di Madrid, caratterizzato da una grande copertura bianca in Ptfe, conserva nei volumi in cemento – foto accanto – l’immagine del precedente impianto. Sotto, due viste dell’interno (foto courtesy Cruz y Ruiz, ©Fcc alla pagina di sinistra sopra il titolo e ©Pedro Pegenaute).

degli impianti inglesi e che per ragioni di efficienza e di sicurezza sta diventando una qualità sempre più rara. In secondo luogo per la sintesi tra vecchio impianto e nuovi volumi con una ricerca sui materiali – innanzitutto il cemento armato strutturale – che ha permesso di conservare anche all’esterno l’impronta che lo stadio aveva sul panorama della città. Infine per il progetto e la realizzazione della grande copertura bianca in Ptfe che, rinnovandone l’immagine e migliorando la vivibilità interna, agisce come un’ampia calotta leggera che dialoga per contrasto, sottolineato da un profilo rosso, con i massicci volumi in cemento. Ancorati a una complessa struttura di cavi di acciaio, i teli di Ptfe (tecnicamente un composito di politetrafluoroetilene e fibre di vetro che ne mantengono la capacità di tensione) sono in grado di riflettere più del 70% dell’energia trasmessa dal sole, assorbirne il 7% e lasciar passare verso l’interno il 13% della luce naturale. A sua volta il nuovo progetto illuminotecnico, alquanto scenografico, com-

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› ARCHITETTURA PER LO SPORT CREDITI

Tre immagini degli spazi interni e delle tribune. In basso, la sala stampa (foto courtesy Cruz y Ortiz, ©Pedro Pegenaute).

Località Madrid Committente Club Atlético di Madrid Cronologia 2010-2017 Superficie complessiva 194.640 mq Capienza 70.000 spettatori Progettazione architettonica e d’interni Cruz y Ortiz Arquitectos

Collaboratori Blanca Sánchez, David de Cos,

Giordano Baly, Javier Moreno, Miguel Velasco, Óscar Mínguez, Pablo Ortiz, Rodrigo Ruiz, Sergio Mota, Teresa Cruz

Progettazione strutturale MC2, Schlaich Bergermann e Partner, Wacker

Progettazione illuminotecnica

Cruz y Ortiz Arquitectos, JG Ingenieros, Signify

Progettazione ambientale JG Ingenieros Progettazione acustica Grupo Dinac Direzione lavori Análisis de Edificación y Construcción

Progettazione della sicurezza Cemosa Impresa costruttrice FCC Carpenteria Cortizo

Materiali e prodotti Poltrone sala stampa Lamm Illuminazione Led Signify Copertura in Ptfe e cavi Taiyo Europe e Bat Controllo accessi Tessa Assa Abloy Vetri Saint-Gobain Vetrature esterne Agc Flatglass Italia

inside

LAMM

Poltrone F50 per la sala stampa Più che adeguata a uno stadio di categoria 4 (come definita dal disciplinare Uefa), la vasta sala stampa del nuovo Wanda Metropolitano è utilizzata anche come spazio multifunzionale in grado di ospitare conferenze ed eventi di vario genere. Per questo, in fase di allestimento, Lamm ha previsto uno speciale sistema che consente la rapida rimozione (a gruppi di 3/4) delle prime nove file di poltrone e la successiva movimentazione su ruote, così da poter modificare in breve tempo la configurazione dell’intera sala. Sedile e schienale delle poltrone Lamm F50 scelte per arredarla presentano una struttura interna in multistrato, imbottitura in poliuretano espanso indeformabile, a combustione ritardata. Il sedile è ribaltabile a gravità, dotato di perni di rotazione in acciaio. Lo schienale è inclinato e sagomato grazie alla struttura interna curvata, che garantisce una maggiore comodità. L’installazione è organizzata in file diritte, le prime tre in piano e le successive su gradino, con un interasse di 54,5 cm; i piedi di ancoraggio a pavimento sono in profilato d’acciaio, verniciati con finitura antigraffio. Le poltrone sono complete di tavoletta di scrittura con piano in Hpl stratificato e snodo in pressofusione di alluminio. Comodamente accessibili, le prese elettriche sono poste nella parte frontale della fiancata.

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LAMM

Via Verdi, 19/21 43017 San Secondo Parmense (PR) Tel. 0521 877511 info@lamm.it | www.lamm.it


› ARCHITETTURA PER LO SPORT

Cruz y Ortiz Arquitectos Lo studio è stato fondato nel 1974 da Antonio Cruz Villalón e Antonio Ortiz García, entrambi laureati nel 1971 all’Università Politecnica di Madrid. Lo studio ha diverse sedi: a Siviglia, dove si trova l’ufficio principale, Amsterdam; mentre a Madrid e Lugano lavora con studi associati. Opera in diversi settori: in campo architettonico e museale, delle infrastrutture e dell’impiantistica sportiva. I progetti dello studio sono stati premiati in numerosi concorsi nazionali e internazionali. Lo studio ha da poco concluso alcuni importanti progetti: oltre lo stadio di Madrid, l’ampliamento del Rijksmuseum di Amsterdam, il campus universitario e la facoltà di Medicina dell’università di Granada e l’edificio che ospita il Consiglio Regionale dell’Andalusia. www.cruzyortiz.com

prende solo fonti luminose a Led. Il nuovo stadio, molto spazioso all’interno, include tutte le facilities e le tecnologie necessarie per una fruizione adatta ai tempi: sale Vip, una grande sala stampa – attrezzata dall’italiana Lamm – utilizzata anche come auditorium, monitor, maxi-schermi, area shop e ristorazione. Accurato anche lo studio dell’impatto ambientale e l’indispensabile analisi dei flussi che ha portato allo sviluppo di una planimetria e di un layout efficienti. I lavori di ammodernamento sono durati sei anni e sono costati circa 310 milioni di euro

In alto, operai al lavoro durante la fase di ancoraggio della copertura in Ptfe fiberglass alla rete metallica). Accanto, schemi funzionali dell’impianto (courtesy Cruz y Ortiz Arcquitectos).

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› EDIFICI PUBBLICI

IL GRUPPO DI PROGETTAZIONE Kuma & Associates Europe È uno dei massimi esponenti dell’architettura contestuale: ogni suo progetto si connota per il connubio con la natura. Nel 1987 fonda lo Spatial Design Studio (oggi Kengo Kuma & Associates) e nel 2008 apre a Parigi Kuma & Associates Europe. Tra i suoi progetti più famosi si ricordano l’Osservatorio Kiro-san (1994), la casa Water Glass (1995), l’Hiroshige Museum di Tokyo (2000), la Great Bamboo Wall House di Pechino (2002), il centro multifunzionale dell’Epf di Losanna Under one roof (2016), il V&A Museum di Dundee in Scozia, il New Olympic Stadium di Tokyo e il Meiji Jingu Museum sempre a Tokyo. www.kkaa.co.jp Archiloco Studio Associato Alla fine degli anni Novanta Silvano Bandolin e Laura Porporato, titolari dello studio, hanno intrapreso un percorso di approfondimento dei temi legati alla sostenibilità ambientale ed energetica degli edifici, della valorizzazione delle fonti rinnovabili e dell’impiego di materiali naturali. Lo studio ha realizzato edifici scolastici di ogni ordine e grado e sviluppato progetti per committenze pubbliche e private nei settori dell’edilizia scolastica, culturale, residenziale, del restauro e dell’allestimento. Il progetto della scuola elementare di Piobesi Torinese ha ricevuto importanti riconoscimenti. www.archiloco.it Studio Pession Associato Fondato nel 2001 dall’architetto Carlo Pession e dal figlio Emanuele, lo studio, che si avvale di team di collaboratori, opera in Italia e all’estero nei settori dell’edilizia privata, degli appalti pubblici, del restauro dei beni culturali e nell’architettura museale e ricettiva. Per il polo universitario di Lodi Emanuele Pession si è occupato dela direzione lavori, mentre l’arch. Andrea Serra, collaboratore dello studio, della direzione operativa. www.studiopessionassociato.it F&M Ingegneria È una società di progettazione fondata 35 anni fa. Lo staff è composto da designer, ingegneri e consulenti. Fornisce servizi di progettazione in campo infrastrutturale, ambientale, delle costruzioni e di gestione dei progetti. Opera in tutti i comparti delle costruzioni, dall’edilizia scolastica al residenziale, dai trasporti alle strutture sanitarie e sportive. Lavora anche nel retail, dove opera direttamente o con la controllata F&M Retail, con sede in Germania. www.fm-ingegneria.com Studio Ingegneria Forte Fondato dall’ingegner Giuseppe Forte, negli anni ha sviluppato numerosi progetti e svolto la direzione lavori di realizzazioni in particolare nei settori industriale e terziario. Lo studio ha una vasta esperienza nel campo della progettazione degli impianti meccanici, elettrici, di sicurezza e antincendio. www.forteingegneria.com

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› EDIFICI PUBBLICI

CAMPUS DI MEDICINA VETERINARIA, LODI

TRA TERRA E ACQUA Un’architettura che dialoga con la pianura, gli alberi e il carattere agricolo della zona. È la nuova sede della facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Milano a Lodi. Progetto di Kengo Kuma & Associates con la collaborazione di un team italiano Quella dove sorge la nuova sede della facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università Statale di Milano è una zona della pianura lodigiana ricca di campi coltivati, filari e corsi d’acqua: elementi del paesaggio con cui il progetto del campus instaura un forte dialogo. Proprio il rapporto con l’acqua è la chiave di volta per l’aggiudicazione della gara europea di progettazione, vinta dal team

di progettisti guidati da Kengo Kuma. Il potenziamento della valenza ambientale del corso d’acqua che attraversa l’area da est a ovest: la roggia Bertonica, uno dei canali agricoli più antichi del Lodigiano, genera una forte riconoscibilità del progetto: le sponde sono diventate uno spazio aperto. Ed è proprio sulla roggia riqualificata che oggi si affacciano tutte le funzioni pubbliche della nuova sede universita-

ria: la hall, l’aula magna, la biblioteca e lo spazio ristorazione. Il polo universitario si configura come un vero e proprio campus, per la cui ideazione l’architetto giapponese ha preso a modello la forma a corte conclusa della cascina lombarda, lasciando aperto il lato che si affaccia sulla campagna circostante. Il progetto si è focalizzato principalmente sulla valorizzazione dello spazio connet-

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› EDIFICI PUBBLICI

La nuova sede della facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università Statale di Milano si ispira al contesto agricolo della zona (foto, anche alle pagine precedenti, ©Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti).

«L’edificio riprende la tipologia storica della cascina lombarda e le due funzioni - didattica e ricerca - sono in ali separate connesse tra loro da un ponte che attraversa la roggia. Un volume centrale accoglie le funzioni condivise» Kengo Kuma

L’atrio principale della facoltà, a doppia altezza. accoglie le funzioni condivise dell’università e smista verso le due ali dell’edificio (foto ©Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti).

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tivo, inteso come luogo di relazione: per questo gli spazi comuni sono impreziositi da pavimenti in lastre a correre di pietra di Luserna e da controsoffitti in lamelle verticali di Mdf ingnifugo, di altezza irregolare, che dialogano con i rivestimenti lignei, sia interni che di facciata. L’atrio principale, a doppia altezza e dotato di videowall, è il luogo centrale delle attività quotidiane dell’università. Gli spazi comuni dispongono di ambienti ampi, alti e luminosi, in cui l’incontro e la sosta sono favoriti dalle condizioni architettoniche e dalla tecnologia. Il volume principale del complesso, una pianta a L, è collocato a nord dell’area e

ospita le funzioni didattiche (aule, laboratori, biblioteca, sale studio), amministrative e di socializzazione. Nell’edificio a pettine, più a sud, in posizione riparata e interna al lotto, sono gli studi dei docenti e i laboratori specialistici (circa 200): è il luogo in cui si effettua la ricerca e la sperimentazione scientifica. Le facciate dei nuovi edifici, che si riflettono sullo specchio d’acqua, mostrano lo stretto legame con la natura del territorio attraverso la semplicità compositiva delle forme e la matericità dei materiali impiegati. Il pacchetto di tamponamento è composto da lastre AquaBoard di Siniat (che una volta posate hanno permesso anche

di proteggere il cantiere) e pannelli prefabbricati ottenuti dall’assemblaggio di listoni di cedro rosso nordamericano che, protetti dagli sporti orizzontali di calcestruzzo delle cornici marcapiano, formano un gioco di luci e ombre. I pannelli dei fabbricati accessori, che hanno una scansione di facciata simile a quella principale, sono rivestiti con pannelli sandwich in lamiera zincata e preverniciata. I materiali di rivestimento scelti rispecchiano la volontà di entrare in sintonia con la linearità del paesaggio, attraverso l’irregolarità, la ruvidezza e la texture dei materiali semplici e naturali come il legno, la pietra, il metallo e il vetro. La pensilina in acciaio zincato, coperta con lastre trasparenti di metacrilato e ombreggiata con un reticolo irregolare di lame in Mdf, accoglie i visitatori all’ingresso e li accompagna alle principali funzioni del campus. Il team di progettazione ha curato an-


› EDIFICI PUBBLICI

Il team di progettazione ha curato anche il design degli interni, caratterizzati da controsoffitti in doghe di legno verticali, materiali semplici e naturali (foto ©Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti).

che il design degli ambienti interni: aule didattiche, biblioteca, studi e uffici, sale studio, bar, ristorazione; una fase che ha previsto la personalizzazione di molti dei componenti di arredo. Il progetto ha riguardato anche l’allestimento dei laboratori, sia didattici sia di ricerca scientifica, il layout e lo studio di dettaglio degli arredi tecnici, delle attrezzature scientifiche, dei relativi sistemi di ricambio dell’aria e di quelli posti a presidio della sicurezza. Sul piano ambientale, il complesso è dotato di un sistema di fitodepurazione naturale che diventa anche elemento di paesaggio che si richiama ai caratteri e alla storia agricola del luogo. Il progetto infine includeva altri tre interventi edilizi, collocati all’interno della porzione già edificata negli anni Novanta (un fabbricato di circa 1.000 mq), comprendente l’ospedale per la cura dei grandi animali e un’azienda zootecnica sperimentale

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PIANO TERRA 1. Aula 200 posti 2. Corridoio 3. W.C. 4. Locale tecnico 5. Aula 109 posti 6. Libreria / Copy center 7. Segreteria 8. Sala ristoro 9. Aula 350 posti 10. Aula studio 11. Deposito biblioteca 12. Deposito 13. Info desk 14. Sala tesi 15. Mensa 16. Cafe 17. Centrale termica 18. Infermeria 19. Studio 20. Coffee room 21. Laboratorio 22. Spogliatoio

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Concept e progetto architettonico definitivo

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Kengo Kuma & Associates: Kengo Kuma SEZIONEprogetto), AA’ (capo Yuki Ikeguhi 1. Aula 2. Deposito Maria Chiara Piccinelli, Miruna Constantinescu 3. Segreteria 4. W.C. Nadia Kueny, Adrien Lucien Fritz 5. Cafe

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Superficie edificata 26.000 mq (aule, C C’

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Università degli Studi Statale di Milano B B’

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6. Spazio studenti / sala ristoro

7. Locale tecnico Progetto esecutivo Mythos Scarl 8. Aula 350 persone 9. Spazio studenti (capogruppo), Emilio Pizzi Team Architects 10. Scale 2 A A’ 11. ScaleGeo 1 Epta, Engineering

Direzione lavori generale Emanuele Pession (Studio Pession Associato) B B’

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Silvano Bandolin (Archiloco Studio Associato)

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Direzione operativa architettonica e arredi C C’

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SEZIONE BB’ 1. Lobby 2. Info 3. Aula sala tesi 4. Sala lettura 5. Atrio doppia altezza 6. Aula studio 7. Laboratorio chimico 8. Laboratorio microscopico

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2. Info 3. Aula sala tesi

4. Sala lettura e prodotti Materiali 5. Atrio doppia altezza 6. Aula studio Pavimenti SEZIONE AA’ chimicoTarkett 7. Laboratorio 1. Aula 8. Laboratorio microscopico 2. Deposito Sistemi a secco Siniat 3. Segreteria 4. W.C. 5.Protezione Cafe passiva al fuoco Promat 6. Spazio studenti / sala ristoro SEZIONE AA’ 7. Locale tecnico impermeabili Derbigum 1. Aula 350 persone 8.Guaine 2. 9. Deposito Spazio studenti 3. 10.Segreteria Scale 2 Sistema di facciata Schüco Italia 4. 11.W.C. Scale 1 5. Cafe 6.Vetrature Spazio studenti / sala ristoro esterne Agc Flatglass Italia 7. Locale tecnico 8. Aula 350 persone e sistemi per tende Medit 9.Tende Spazio studenti 10. Scale 2 11. Scale 1 Controsoffitti in legno Nil Srl Arredi Aresline, Laezza Attrezzature laboratori Labosystem-Ahsi Multimediale Newside SEZIONE CC’

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Cooperativa Ciro Menotti, Salc Group Ics, SEZIONE BB’ Pro.Edil Srl D’ 1. Lobby

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D’ Direzione operativa impianti Giuseppe Forte Impresa costruttrice Consorzio di imprese:

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SEZIONE CC’ 1. Pergola entrata 0 2. Sala lettura 5 15 1 10 3. Labolatorio preparazione materiale 4. Collezione museale 5. Aula 30 posti 6. Laboratorio biologico 7. Laboratorio chimico

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4. Collezione museale 5. Aula 30 posti 6. Laboratorio biologico SEZIONE BB’ chimico 7. Laboratorio 1. Lobby 2. Info 3. Aula sala tesi 4. Sala lettura 5. Atrio doppia altezza 6. Aula studio SEZIONE BB’ chimico 7. Laboratorio 1. 8. Lobby Laboratorio microscopico 2. Info 3. Aula sala tesi 4. Sala lettura 5. Atrio doppia altezza 6. Aula studio 7. Laboratorio chimico SEZIONE EE’ microscopico 8. Laboratorio 1.Sala ristroro / sala studio 2. Deposito biblioteca 3. W.C. 4. Atrio doppia altezza 5. Bar 6. Deposito alim. 7. Deposito mat. 8. Roggia 9. Ufficio 10. Laboratorio 11. Locale scrittura 12. Sala lettura SEZIONE DD’ 13. Fotocopie 1. 14.Laboratorio Foyer 2. 15.Ufficio Armadietti

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2. Sala lettura Investimento complessivo euro 62,6 milioni 3. Labolatorio preparazione materiale

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Nei disegni, planimetria e pianta del piano terra e sezioni longitudinali e trasversali. Evidente il ruolo del corso d’acqua, scavalcato dal ‘ponte’ che collega i due volumi, e il sistema di fitodepurazione che assume un ruolo paesaggistico (courtesy Kengo Kuma & Associates Europe).

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SEZIONE CC’ 1. Pergola entrata 2. Sala lettura 3. Labolatorio preparazione materiale 4. Collezione museale 5. Aula 30 posti 6. Laboratorio biologico SEZIONE CC’ chimico 7. Laboratorio 1. Pergola entrata 2. Sala lettura 3. Labolatorio preparazione materiale 4. Collezione museale 5. Aula 30 posti 6. Laboratorio biologico 7. Laboratorio chimico

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SEZIONE DD’ 0 1. Laboratorio 5 2. Ufficio


› EDIFICI PUBBLICI

Gli edifici ai raggi X I muri perimetrali sono realizzati in laterizio porizzato intonacato, protetto con un cappotto costituito da lastre dello spessore di 14 cm (Stiferite FireB), a sua volta protetto da lamelle di cedro rosso nordamericano. Per garantire la stabilità dei paramenti murari in laterizio (alti fino a 6 m) è stato progettato un sistema di barre d’acciaio tondo, infisse sia alla base dei muri che nel solaio. Particolare attenzione è stata posta nell’individuazione della corretta soluzione acustica dell’attacco a muro dei serramenti (sistema per facciata continua Schüco FW50). È stata prevista la realizzazione di un telaio tubolare perimetrale (in lamiera di 2 mm), riempito con calcestruzzo e de-solidarizzato rispetto alle pareti mediante telo di gomma (spessore 2 mm), risvoltato sulla muratura in laterizio. Per garantire la tenuta all’aria e al rumore, il perimetro dei serramenti è stato sigillato con nastro auto espandente. I divisori interni sono stati realizzati mediante stratigrafia assemblata a secco: quelli principali sono composti da doppia orditura portante metallica coibentata e da tre strati di cartongesso, per conseguire l’abbattimento acustico prescritto dalla normativa (50 dbA tra le aule e tra aula e corridoio). Il perimetro di ciascuno dei tramezzi è stato de-solidarizzato rispetto alle pareti e alle strutture adiacenti con speciali nastri adesivi di polietilene a celle chiuse. L’ossatura portante della porzione didattica del complesso edilizio è stata prevalentemente gettata in opera. L’edificio ponte (luce di 28 m) è stato realizzato con travi precompresse e solai in lamiera gettata. La restante parte è stata prefabbricata, utilizzando travi in cemento armato, travi Rep e lastre alleggerite. L’elevata escursione di falda e le prescrizioni della committenza hanno sconsigliato la realizzazione di locali interrati: le centrali tecnologiche sono state ricavate ai piani terra, ammezzato e in copertura. Gli edifici godono di un favorevole bilancio energetico, ottenuto grazie a un mix di energie rinnovabili: pompa di calore con acqua di falda, pannelli solari, pannelli fotovoltaici, teleriscaldamento. Per l’erogazione del calore e del condizionamento si utilizzerà sia la tecnologia radiante che la ventilazione a tutt’aria. Gli elevati carichi hanno consigliato l’utilizzo di macchine e stazioni di pompaggio dotate di inverter. In particolare nei laboratori scientifici, dove i grandi volumi d’aria estratti attraverso le cappe chimiche devono essere bilanciati da pari flussi di aria calda.

inside

PROMAT & SINIAT

Resistenza al fuoco e all’acqua

Etex Building Performance Spa

Via Perlasca, 14 - 27010 Vellezzo Bellini PV Tel. 0382.457575 siniat.italia@siniat.com | info@promat.it www.siniat.it | www.promat.it

Nel cantiere del Polo Universitario di Lodi sono stati installati sistemi a secco Siniat e soluzioni Promat, per i tamponamenti esterni è stato adottato il sistema AquaBoard. Le pareti interne sono state progettate principalmente per il rispetto dei requisiti di isolamento acustico tra le aule e di compartimentazione antincendio EI 90 completa di attraversamenti quali sacchetti Promastop L-S, Collare Promat Unicollar e Mastice Promaseal AG. All’esterno è stato applicato il sistema AquaBoard, lastra a base gesso che per le straordinarie caratteristiche di impermeabilità (assorbimento < 3% secondo EN 15283-1) e di resistenza agli agenti atmosferici consente di realizzare un’efficace chiusura dell’edificio già in fase di cantiere. Una volta installata, può infatti rimanere esposta per un periodo fino a 6 mesi senza necessità di rasatura o di protezione della superficie, garantendo la tenuta dell’involucro. Il sistema AquaBoard, utilizzato per le chiusure esterne delle parti opache, dietro la facciata in legno o metallo, ha consentito di evitare la rasatura della lastra esterna prima di chiuderla in quanto idonea per la permanenza riducendo tempi e costi di applicazione.

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› EDIFICI PUBBLICI

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› EDIFICI PUBBLICI

Sistemi per ottimizzare la luce fra tecnologia e domotica La luce è un fattore determinante in architettura e il complesso dell’Università di Lodi è uno spazio particolarmente etereo e luminoso, che richiede una gestione complessa e attenta della luce solare. Medit, azienda italiana di riferimento nelle schermature solari, dopo avere vinto il bando europeo per arredi tecnici, ha progettato e realizzato il lavoro in coordinamento con Studio Pession e Archiloco. Nel complesso sono stati installati più di mille sistemi a rullo da interno, di cui 500 motorizzati oscuranti e filtranti, sistemi motorizzati per tende arricciate per modulare la luminosità interna e rispondere al meglio alle diverse esigenze del progetto. Tutto in gestione smart attraverso un clic, praticamente in ogni ambiente: aule, grandi aule, aree comuni, biblioteca, laboratori, uffici ... «Questo progetto ha coinvolto tutta la filiera della nostra azienda – ci spiega Roberto Giovannetti, Product Manager Medit – abbiamo lavorato sul progetto in stretto contatto con il team di progettazione e siamo riusciti ad

ottenere un risultato finale sorprendente in termini di prestazioni e scenografici». Linee pulite, altezze importanti e la necessità di lavorare su spazi dalle esigenze diverse insieme ai bisogni legati alla sostenibilità ambientale degli edifici, all’ottimizzazione energetica degli ambienti rispetto a quella della luce naturale. «Siamo partiti da una progettualità totalmente customizzata alle esigenze dell’opera, dalla tecnologia alla produzione e alle soluzioni di messa in opera». I sistemi motorizzati Medit di ultima generazione scelti, ultra silenziosi con livelli di vibrazione minimi per la riduzione del rumore nell’ambiente, hanno permesso la gestione integrata attraverso la linea Bus domotica e consentito di sfruttare al massimo il loro potenziale performante: i due sistemi a rullo accoppiati per teli oscuranti e filtranti – con tessuti certificati Classe 1 e dalle caratteristiche antibatteriche – si muovono in totale sincronia e garantiscono allineamenti perfetti. Collegati a stazione meteo, il movimento si integra alla lettura dei livelli di luce esterni sugli edifici per mantenere luminosità e temperature degli ambienti interni costanti. «Solo nell’Aula Magna sono montate circa 50 tende a rullo dell’altezza di oltre 5 m, installate a 12 m di altezza… la sfida dal punto di vista progettuale e della posa e l’ottimizzazione dal punto di vista della gestione è stata straordinaria, così come la resa finale dal punto di vista estetico». Qui accanto, il sistema di doppi rulli oscuranti e filtranti motorizzati, accoppiati al sistema per tenda arricciata a scorrimento automatico laterale. In alto e alla pagina di sinistra, l’aula Magna del polo universitario con i grandi pannelli a rullo (foto © Andrea Pisapia).

LA GESTIONE E L’OTTIMIZZAZIONE DELLA LUCE SOLARE DEL COMPLESSO UNIVERSITARIO DI LODI È STATA AFFIDATA A MEDIT, AZIENDA MILANESE CON POLO PRODUTTIVO A BOLOGNA. SONO STATI INSTALLATI PIÙ DI 1.000 SISTEMI A RULLO DA INTERNO, DI CUI 500 MOTORIZZATI OSCURANTI E FILTRANTI, OLTRE A SISTEMI MOTORIZZATI PER TENDE ARRICCIATE, PER MODULARE LA LUMINOSITÀ INTERNA E RISPONDERE AL MEGLIO ALLE DIVERSE ESIGENZE RICHIESTE NEL PROGETTO

Medit Srl

www.medit-italia.com

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› LIBRI IL TETTO A FALDE IN ARCHITETTURA Un volume, quello di Alfonso Acocella sul tema delle coperture, che nasce come contributo tecnico, ma che assume, nel suo svolgimento, una valenza culturale. Al centro del lavoro c’è il tetto come elemento di architettura e di paesaggio e come occasione per riallacciare il legame con la sapienza progettuale ed esecutiva presente fino alla metà del ‘900; un sapere che si è affievolito in epoche più recenti. A partire dagli anni Duemila il tema della copertura come elemento architettonico viene recuperato grazie alla cultura della conservazione. Il libro, edito da Brianza Plastica, è finalizzato alla conoscenza del tema del tetto a falde nelle sue valenze architettoniche e prestazionali. Si articola in quattro sezioni, illustrate con disegni architettonici e tecnici e un corredo di immagini fotografiche a colori. La prima indaga le origini del tetto a falde; la seconda costituisce l’ossatura dell’opera di taglio architettonico. La terza affronta il tema delle coperture a falde dall’interno. Nell’ultima sezione, affidata a Chiara Torricelli, vengono affrontate le caratteristiche funzionali delle coperture a falde con manti discontinui.

Alfonso Acocella Il Tetto, elemento di architettura Edizioni Brianza Plastica pp 183 - 2013 ISBN 9788890847509 Il volume è disponibile facendone richiesta a Brianza Plastica.

IL RUOLO DELLE FACCIATE VENTILATE La volontà di approfondire il tema dell’isolamento delle facciate, con attenzione alla facciata ventilata, ha portato Pasquale Cascella a indagarne le origini e lo sviluppo e a cercare di comprenderne la valenza anche in relazione al suo ruolo nell’architettura bioclimatica. Il libro, edito da Brianza Plastica, ha il compito di promuovere una migliore conoscenza della facciata ventilata quale componente del sistema involucro-impianti in grado di offrire contributi all’efficienza energetica, al comfort e al rinnovamento dell’oggetto architettonico. Il volume tratta diversi progetti e realizzazioni che indicano le possibilità, attuali e future, del costruire secondo i principi bioclimatici, anche alla scala urbana. In appendice sono presentati esempi di realizzazioni, anche di piccole costruzioni, che illustrano le modalità costruttive, su edifici nuovi o esistenti, e i risultati prestazionali e architettonici conseguibili con i sistemi di facciata ventilata. Facciate ventilate. Elementi di architettura Pasquale Cascella Edizioni Brianza Plastica pp. 167 - 2019 ISBN 978-88-943106-0-3 Il volume è disponibile facendone richiesta a Brianza Plastica.

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ARCHITETTURA LUNARE LA GUIDA CHE NON USERETE MAI Le probabilità di farne un uso pratico sono piuttosto remote, ma a cinquant’anni dallo sbarco del primo uomo sulla Luna questa bizzarra guida raccoglie i risultati di una ricerca di Paul Meuser sui numerosi manufatti lanciati dall’uomo verso il nostro satellite, tracce di un’attività che – più per affermazione politica di potenza che non di consapevolezza del fatto che le risorse del pianeta e lo spazio dove gettare i rifiuti qui sulla Terra si stanno esaurendo – hanno ripreso vigore negli ultimi anni. Mentre Trump lancia la corsa verso Marte, India e Cina stanno sviluppando nuovi programmi lunari investigati nel libro da Brian Harvey e Gurbir Singh, e gli architetti dell’Est e dell’Ovest (se la distinzione ha ancora senso) Galina Balashowa e Olga Bannova della Houston University

riflettono su questioni riguardanti l’interior design di un modulo lunare mai realizzato e sull’architettura di una futura stazione lunare. Infine, a cura di Alexander Glushko, una ricostruzione storica del programma lunare sovietico, accuratamente preparato prima di essere cancellato.

Architectural Guide Moon Paul Meuser Dom Publisher pp 368 - 38 euro ISBN 978-3-86922-670-5

I LUOGHI DEL MARE NOSTRUM Roberto Cherubini, oltre a insegnare progettazione architettonica alla Sapienza di Roma, si occupa da anni di progettazione portuale e costiera. Nel volume pubblicato da Franco Angeli Mediterraneo contemporaneo. Una modellistica di progetto affronta il tema dei luoghi del Mediterraneo contemporaneo (spiagge, promontori, litorali, porti…) e, nello stesso tempo, offre una lettura del Contemporaneo mediterraneo. Non è un gioco di parole, ma un modo di leggere la realtà odierna. Secondo Cherubini il Contemporaneo mediterraneo è ciò che a ogni stagione affolla luoghi altrimenti appartati e, sotto la spinta dell’industria della vacanza, li trasforma. Il Mediterraneo contemporaneo consiste invece nelle forme che queste trasformazioni più o meno temporanee producono nei luoghi, stressandoli in modo discontinuo nel corso dell’anno, delle stagioni e delle funzioni. L’autore, nell’affrontare questi temi in termini di progetto e di modelli, propone nove narrazioni con testi e immagini: la nave e la città; promontori; foreste d’alluminio; siti archeologici; sul fronte dell’onda; litorali; piazze galleggianti; piccoli porti crescono; colli in muratura.

Mediterraneo Contemporaneo Una modellistica di progetto Roberto A. Cherubini Franco Angeli Nuova serie di Architettura pp 176 - 23 euro ISBN 978-88-917-7916-8


› SPAZIO E MATERIA

SPAZIO E MATERIA DALLA RICERCA SULLA TRASPARENZA DI EDOARDO TRESOLDI ALLA LOGICA ALTRETTANTO ETEREA DEI CONCORSI CON DUE PROGETTI DI LABICS

Carlo Ezechieli

Edoardo Tresoldi, Dove l’arte ricostruisce il tempo, intervento per la basilica di Siponto, Manfredonia, 2016 Premio speciale alla committenza, VI Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana (foto © Roberto Conte).


› SPAZIO E MATERIA

MALGRADO LA TECNICA PREVALGA ORMAI IN MODO ASSOLUTO SUI PRINCIPI, IN ALCUNI CASI È PROPRIO LA RICERCA DI UNA LOGICA STRUTTURALE CHE STA ALLA BASE DELLA COMPRENSIONE PROFONDA DELLA MATERIA. O DELLA SUA ASSENZA. Carlo Ezechieli

Quanto pesa l’anima? È un interrogativo vano per una risposta senza senso. Impossibile attribuire un peso a un’entità immaginaria e distinta, per definizione, dal’implicita materialità di un corpo. Ma la ricerca dei principi di funzionamento strutturali e fisici, propri della materia, porta spesso a strani interrogativi come quello, celebre, di Louis Kahn: “Cosa vuoi essere, mattone? E il mattone risponde: voglio essere un arco”. Un dialogo immaginario di un vecchio che vuole animare un oggetto? Conoscendo le opere di Kahn si direbbe l’esatto contrario. Si tratta piuttosto di porre le giuste domande per scoprire la natura profonda, il principio e in breve l’anima di un materiale che, in modo coerente può dare origine a forme. Si tratta dell’infinita dialettica tra coppie antinomiche, molto comune in architettura: luce (che in inglese – light – significa anche leggero) e peso, fisico e immateriale. Spazio e materia. È un dialogo che è possibile rintracciare in molte opere recenti. Tra molte altre, nella Seed Cathedral di Thomas Heatherwick per l’Expo di Shanghai. Nel padiglione di Wolfgang Buttress per Expo 2015, dove l’applicazione di un principio strutturale di estrema chiarezza dà origine a una sorta di materializzazione di un point cloud, la tecnica secondo la quale, da un ‘fantasma’ numerico, possono essere prodotti e realizzati oggetti concreti. E soprattutto, nella ricerca di Edoardo Tresoldi, intervistato in questo numero, precisamente indirizzata all’assenza di materia.

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› SPAZIO E MATERIA

Edoardo Tresoldi Era già da tempo nel radar degli architetti, ma dopo che la sua Basilica di Siponto ha vinto una Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana alla Triennale di Milano la sua affermazione nel mondo dell’architettura si è ulteriormente consolidata. Iniziato all’arte da giovanissimo, Tresoldi lavora sfidando la materia, e in fondo cercando l’anima nelle cose. Spesso nelle architetture.

IN FONDO ALL’ANIMA Edoardo Tresoldi ci parla della sua ricerca sulla trasparenza e sull’assenza di materia: un discorso che riguarda l’architettura molto da vicino Carlo Ezechieli

Nella confusione della Milano ArchWeek, in una lunga e piacevolissima conversazione Edoardo Tresoldi ci racconta del suo lavoro, di materia, di struttura, di trascendenza e di trasparenza. Come ha inizio la tua carriera?

Ho studiato all’Istituto d’Arte a Monza, ma la cosa più importante è che quando avevo 9 anni i miei genitori mi hanno mandato a lezione da un pittore, Mario Straforini, un amico di famiglia. Studio a Monza e quando finisco mi iscrivo ad architettura, ma dopo due mesi smetto, già pensavo di andarmene in Spagna. Per mettere via i soldi per il viaggio lavoravo nella trattoria del paese dove, a un certo punto, arriva una compagnia che sta girando un film. Vedo subito l’occasione della mia vita. Li prego, li inseguo e alla fine mi prendono come galoppino. Caso vuole che dopo una sola settimana che mi trovavo sul set, mentre stavano girando il pittore di scena cade dalla scala e si rompe una gamba: sembra una barzelletta. Lo scenografo è disperato e visto che sapevo dipingere, mi promuove sul posto a pittore di scena. Lavoro come un matto e l’esperienza si chiude nell’entusiasmo generale. Dopodichè mi invitano a Roma, dove mi trasferisco, per lavorare a un altro film. Faccio quel film ma ho la sfortuna di arrivare proprio nel 2009, anno della crisi. Il mio regista non lo chiamano più. Così sono a Roma senza lavoro. Ormai però mi ero convinto che volevo fare il pittore di scena. Inizio a girare in bicicletta tutti i set, lasciando il mio numero di telefono, proponendomi come tuttofare. Mi chiamano volentieri, all’inizio per scaricare i camion ma poi, dato che era corsa voce che dipingevo, gli scenografi mi notano. Siccome i pittori, troppo costosi, non li chiamavano più, io, che costavo come un manovale, ero molto ricercato. Ed è così che, scalando un po’ alla volta i gradini della gerarchia, ho iniziato il mio lavoro come pittore in ambito scenografico e cinematografico. L’arte è venuta dopo. Da dove nasce il tuo lavoro con la rete metallica?

La rete metallica arriva dal cinema, ma poi rimane ferma per tantissimo tempo. È solo in occasione di un’installazione per una sagra di paese che penso all’immagine di una donna che esce da un campo di grano. Riesco a trovare i soldi per realizzarla, ma la probabilità che venga fuori uno spaventapasseri è molto alta. Usando la rete, non solo riuscii a risolvere il problema, ma il risultato fu decisamente interessante. Anche nel cinema capitava spesso che mi chiedessero di realizzare delle sculture. Nella scenografia si usa moltissimo il polistirolo, un materiale leggero e facilmente spostabile. Non sapendo lavora-

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› SPAZIO E MATERIA

re col polistirolo utilizzavo continuamente il metodo del cartamodello, un modello in carta che poi viene convertito in rete. Lavorando in seguito come artista, ho iniziato a frequentare il mondo della street art e in particolare Gonzalo Borondo, un pittore spagnolo al quale sono molto legato sia artisticamente che personalmente. Fino a quel punto però ero un tecnico artistico, non un artista. Come artista avevo molte idee ma non avevo mai realizzato niente. L’occasione venne dall’invito di un mio amico a un festival muralista a Pizzo Calabro. Mi avrebbero messo a disposizione un muro. Passo tre mesi a capire cosa volevo fare su quel muro, non mi viene in mente niente, finché a un certo punto ricordo la rete, utilizzata in un’opera che si chiamava “Il Collezionista di Venti”. D’accordo una scultura, ma realizzare una cattedrale intera, come a Siponto, richiede una certa organizzazione.

Considera che tutta la mia attività si è sviluppata in cinque anni, in gran velocità, e mi sono dovuto strutturare altrettanto velocemente. Ho fatto un po’ come il Mago di Oz: partendo da solo e incontrando in seguito uno che mi aiuta con le email e poi un altro e un altro ancora, fino ad avere una vera e propria squadra. Circa la tecnica, la chiave è che ogni materiale non lavora da solo ma ha comportamenti che rispondono a configurazioni specifiche. Ad esempio una piastrella, se presa singolarmente, risponde a un certo tipo di sollecitazione, ma un intero pavimento ha un profilo di resistenza completamente diverso. Per la rete è la stessa cosa. In secondo luogo il mio percorso non parte dall’architettura ma da un’indagine sulla trasparenza. Non volevo fare un’architettura, volevo produrre un’immagine incredibile. L’artista non lavora per trovare soluzioni ma per costruire visioni e anche a Siponto l’obiettivo era quello di produrre una nuova prospettiva, una nuova visione. [ 62 ]

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Nel tuo lavoro c’è comunque una componente ingegneristica non banale.

Come calcolavo quelle strutture? Dato che utilizzo sempre lo stesso materiale, posso facilmente calcolare quanti metri quadrati di rete metallica utilizzo e quanto è il peso al mq di quella rete. A quel punto, so che il pilastro ha un certo peso, so che deve sostenere 400 chili. Realizzo un modello in scala 1:1 del pilastro e lo dimensiono per sostenerne 800. Volendo è uno studio ingegneristico, ma si svolge secondo una dimensione fisica, diretta e analogica. Oggi un architetto o un ingegnere le opere semplicemente le progetta, senza realizzarle. Il loro processo è interferito da una serie infinita di filtri. È molto più difficile cogliere l’attività nel suo insieme ed è questo che fa la differenza tra il modo di costruire antico e quello moderno. Ovviamente il sistema corrente è più semplice e più comodo, ma si perde completamente il contatto. Insomma le opere le pensi e le costruisci tu, come un maestro dell’antichità

Sì, e c’è un rapporto ancestrale con la materia. Alla fine ho scelto la rete metallica non perché mi piacesse il materiale in sè ma perché deriva da un’esplorazione sulla trasparenza, ovvero sull’assenza di materia, sul concetto di fantasma, che era del tutto intrinseca all’esperienza di quel materiale. È un percorso al quale sono arrivato attraverso uno studio del tutto analogico. Trasparenza perché, e cosa vuole dire per te fantasma?

Trasparenza vuole dire che la fisicità è uscita per esprimere la mia essenza, la mia anima. Tendenzialmente sono una persona piuttosto timida e mi faccio convincere facilmente. Se qualcosa mi convince, va bene, non ho necessità di fare chissà quali battaglie. Il tema della trasparenza però l’ho scelto quasi per istinto. Anche nel linguaggio cinematografico per fare un fantasma si mettono dei filtri, si toglie materia finché non si produce l’ef-


› SPAZIO E MATERIA

fetto desiderato. Significa che alla trasparenza attribuiamo un concetto di assente, di sparito. Del passato che ritorna. Tu parli di trascendenza, cosa significa per te questo concetto?

Io posso, in quanto essere umano, generare riflessioni mischiando dei codici per creare le mie composizioni. Come un musicista, suono con uno strumento e costruisco un ambiente sonoro. Più acquisisco esperienza, più mi rendo conto che in molti casi non sono più io che razionalmente sviluppo una forma, ma queste spuntano fuori per conto loro. A settembre inaugurerò un’opera a Arte Sella. Ho pensato ad una forma e l’ho sviluppata. Torno a Milano, vado in studio, e trovo una foto che avevo fatto tempo fa ai Fori Imperiali e me la ritrovo lì, la stessa identica. È evidente che ci sono forme, cose o immagini che sopravvivono, che trovano il loro percorso per resistere all’accumulo e alla sovrapposizione di altre forme. Ed è evidente che le mie scelte compositive seguono un flusso di coscienza del tutto istintivo. Sono infine convinto che il tutto si colleghi a una memoria ancestrale. Un artista è quasi come una pianta, assorbe elementi, cresce e genera e se non è in grado di fare la propria fotosintesi muore e il processo creativo non coinvolge solo l’individuo ma è incredibilmente esteso. Ma forse si tratta anche di rappresentare ciò che a prima vista è invisibile. Come la cattedrale, tu la fai tornare visibile. Eterea, evanescente ma comunque visibile. E questo ha a che fare con il tempo.

Certamente, si ricollega alla ricerca di tutte le cose che non hanno a che fare con la materia. Attraverso lo studio dell’archeologia sono arrivato a sviluppare il concetto di “rovina metafisica”. Funziona così: l’architettura nasce come non materica, la costruisci e diventa materica, la abbandoni e crolla, diventa rovina e ritorna non materica. L’uomo si relaziona sul tema della rovina e costruisce una serie di poetiche. La materia a un certo punto finisce, ma l’essenza di quell’edificio rimanda

alla memoria del luogo. Se noi a un certo punto buttassimo giù la Triennale, questo luogo resterebbe il posto della Triennale. Significa che questa cosa continua ad avere una relazione con le persone e con il luogo indipendentemente dal fatto che si manifesti matericamente. E si torna al tema del rapporto con l’ignoto, con l’antimaterico e col trascendente. Molti, come me del resto, sono rimasti affascinati dal tuo progetto per Dubai, è metafisico, evanescente, post-postmodernista.

È stato molto interessante farlo. L’idea era quella della trasparenza e il tema quello del giardino all’italiana, che ha una sua struttura e dinamica nella relazione tra uomo, natura, architettura, cultura: tutti ruoli ben ordinati che la contemporaneità ha sconvolto completamente. La mia idea era di lavorare su un archetipo, su una struttura in cui non è l’architettura classica che contiene e celebra la natura ma l’elemento naturale che assorbe l’elemento architettonico immateriale trasformandolo in materia. È la natura che costruisce le qualità auliche e rappresentative del luogo. Io ragiono sull’assenza di materia ed è l’elemento vivo che diventa materia, è sensibile al retaggio culturale ma lo riporta in vita secondo una nuova fisicità. Cambia completamente il senso della relazione tra le cose. Primo perché le piante crescono lentamente, definendo una nuova forma dell’architettura, il secondo è che coltivi un’architettura: è un elemento vivo. Mentre si pensa al materiale, alla pietra, io lavoro con la rete, e questo significa assenza di materia. E voglio lavorare sul vivo, parto dall’anima e arrivo a una cosa viva. Ho realizzato principalmente videoclip, ma come film, l’ultimo che ho fatto è stato “Cloro” del 2013. Un film bello, interessante, dai temi non certo leggeri. Dopodiché mi sono dedicato completamente all’arte.

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› SPAZIO E MATERIA

RACCONTO DI DUE PROGETTI Concorsi vinti e, malgrado l’indubbia qualità, persi. Rivisitiamo le proposte di Labics per il Guggenheim di Helsinki e per Palazzo dei Diamanti di Ferrara

Un render del progetto con cui Labics ha ottenuto una menzione al concorso internazionale per il nuovo Guggenheim di Helsinki (courtesy Labics).

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Nel lavoro dello studio Labics ricorrono due costanti fondamentali. La prima è la meticolosa ricerca di una logica strutturale: un criterio che spesso parte dalla forma ed ha una naturale ricaduta sulle tecnologie di realizzazione. Il secondo è il riferimento al contesto morfologico. Struttura e contesto tendono a loro volta a formare un insieme coerente. Questo particolare approccio emerge con evidenza in due progetti di concorso, entrambi ben noti, entrambi indirizzati alla realizzazione di strutture museali: il progetto per il Guggenheim di Helsinki e quello per il Palazzo dei Diamanti di Ferrara. A Helsinki Labics ha ottenuto una menzione d’onore in un concorso di proporzioni immani, che ha raccolto

le proposte di oltre 1.700 partecipanti. Molti possono essere stati i motivi della scelta della giuria: dalla corrispondenza a requisiti tipologico-funzionali a quelli tecnico-economici, ma malgrado un primo premio mancato, la proposta di Labics interpreta in modo brillante alcuni temi chiave. Innanzitutto la mediazione tra lo scenario mutevole del porto e la condizione urbana retrostante più consolidata ispirandosi ai tipici magazzini portuali finlandesi, interamente realizzati in legno. Ne deriva un’architettura di straordinaria chiarezza e solidità concettuale, caratterizzata da uno skyline di volumi sospesi che si articolano definendo diversi livelli di accessibilità alla struttura.

Il secondo progetto, quello per il Palazzo dei Diamanti, pur avendo ottenuto – al contrario del precedente – il primo premio, è stato bloccato dal Ministero. Alla base di tutto una polemica esplosa circa l’opportunità di alterare l’integrità del Palazzo dei Diamanti. Poco importa se, malgrado il meraviglioso bugnato in facciata, il lato verso il giardino del palazzo è incompiuto. Che nella corte, l’oggettiva necessità di garantire la continuità dei percorsi si risolva oggi nella presenza di ignobili tende bianche (visibili anche dalle foto di Google Maps) con tanto di merletti. E che la decisione del Ministero sancisca di fatto l’impossibilità di qualsiasi intervento su un edificio che in 500 anni ha, naturalmente, mutato la funzio-


› SPAZIO E MATERIA

Labics Labics è uno studio di architettura e pianificazione urbana fondato a Roma nel 2002 da Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori. Coniugando ricerca teorica e sperimentazione applicata, il campo di interesse dello studio si estende dalla progettazione urbana fino al disegno degli spazi interni, attraversando così le differenti scale e complessità del progetto. Labics ha vinto numerosi concorsi di architettura, tra cui il Mast di Bologna (20062013) e la Città del Sole a Roma (2007-2016), entrambi completati. Recentemente ha vinto due importanti concorsi: il primo a Milano per la progettazione di quattro edifici residenziali all’interno del masterplan “Cascina Merlata”; il secondo a Ferrara per il restauro del Palazzo dei Diamanti e il progetto di un padiglione annesso. Pluripremiato e più volte candidato agli EU Mies Award, Labics è stato invitato a esporre il proprio lavoro in diverse mostre tra cui la 11a, la 12a e la 14a Biennale di Architettura di Venezia. www.labics.it

ne per la quale era stato pensato in origine, con il rischio di rendere permanenti le tremende tende temporanee. Il progetto di Labics parla da sé, è un padiglione nel parco. È tanto neutrale da distaccarsi sia nel linguaggio, di dichiarata ispirazione Modernista (con tanto di copia dell’opera di Georg Kolbe), sia nel contatto fisico con il corpo di fabbrica originario, di cui, sapientemente, riprende le misure. Dov’è il problema: l’ostacolo all’intervento, necessario, a celebri architetture

del passato, o la rinuncia alla mimesi? È un tema sul quale si dovrebbe aprire un dibattito serio, lasciandosi alle spalle tweet disinformati e video da social

Carlo Ezechieli

Area di progetto e, sotto, render del padiglione e passerella di collegamento per Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Il progetto vinse il concorso indetto dal Comune di Ferrara e in seguito cancellato dal Mibac (courtesy Labics).

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› SPAZIO E MATERIA

Modello del progetto del museo, ispirato alle forme e al ritmo dei volumi dei magazzini portuali (sotto, il concept), con strutture leggere che poggiano su un solido basamento (courtesy Labics).

Guggenheim, Helsinki PORT WAREHOUSES

SHIFTING AND DISTANCING: INCLUDING OPEN SPACES

Render e concept del grande spazio pubblico centrale, aperto a tutti e frubile come spazio polifunzionale (courtesy Labics).

LIFTING: ENHANCING PUBLIC CONTINUITY

ENCLOSING: SHAPING A TREE-TOP ROOF

GUGGENHEIM MUSEUM, HELSINKI Competizione internazionale Menzione d’onore Committente

Solomon R. Guggenheim Foundation

Localizzazione Helsinki Programma Museo Stato Progetto di Concorso Dati 2014 Progetto Labics (leader Maria Claudia Clemente,

Francesco Isidori)

Team Onorato Di Manno, Federico Pitzalis,

PUBLIC

Andrea Salvatore

Consulenti Eliana Cangelli (sostenibilità) [ 66 ]

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MAIN PUBLIC SPACE


› SPAZIO E MATERIA Corso Biagio Rossetti

B cabina enel esistente

wc

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ingresso pubblico

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serbatoio recupero acque meteor.

1

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ingresso museo

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A serbatoio acqua antincendio esistente

biglietteria

giardino dei diamanti

deposito

armadietti visitatori

zaini

dep. bar 14

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Q.E.

wc bar dep.

didattica

Corso Ercole I d'Este

dep.

La pianta del palazzo e del progetto vincitore, da realizzarsi sul fronte posteriore, incompiuto, di Palazzo dei Diamanti (courtesy Labics).

wc staff

bar

dehor bar 16

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bookshop

ingresso bar e bookshop

wc

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wc

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Palazzo Diamanti, Ferrara A fianco, superando l’ingresso principale del palazzo si intravede il nuovo padiglione nel parco. Il progetto è tanto neutrale da distaccarsi sia nel linguaggio, di dichiarata ispirazione Modernista, sia nel contatto fisico con il corpo di fabbrica originario, di cui, sapientemente, riprende le misure.

PALAZZO DIAMANTI, FERRARA Competizione internazionale Primo premio Committente Comune di Ferrara Luogo Ferrara, Italia Programma Spazi espositivi Anno 2017-2018 Status Progetto definitivo Dimensioni 650 mq

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› I PROFILI DI LPP

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› I PROFILI DI LPP

Nuovi architetti italiani

ARCHITETTURA MATASSONI

LEONARDO E ALESSANDRO MATASSONI PROGETTANO E COSTRUISCONO LE LORO CASE CON L’ACCURATEZZA CON CUI SI REALIZZA UN MOBILE E DIMOSTRANO DI POSSEDERE UNA STRAORDINARIA MANUALITÀ. ECCO ALCUNE LORO REALIZZAZIONI CHE NASCONO ALL’INTERNO DELLO STUDIO DI MONTEVARCHI

Luigi Prestinenza Puglisi

Sopra, un esterno di Villa N a Bucine vicino ad Arezzo (2015); a fianco, Casa R a Montevarchi (2009). Nel disegno, la pianta del progetto di Mantavilla (fotografie e disegni Architettura Matassoni).

Non sono più di cinque gli architetti in Italia dai quali mi farei disegnare casa. Tra questi ci sono i fratelli Matassoni. Mi sono chiesto perché e mi sono venute in mente cinque risposte. La prima è che sono due architetti artigiani. Artigiani veramente, non come vorrebbe la retorica della pubblicità dei tempi del Mulino Bianco, che fa passare per tali grandi studi professionali come quelli di Renzo Piano o di Michele De Lucchi. Leonardo e Alessandro Matassoni costruiscono la casa con l’accuratezza con la quale si realizza un mobile. Hanno una straordinaria manualità e un senso dell’esattezza che è difficile riscontrare in altri progettisti. Lo hanno dimostrato in una mostra ‘Tornare al futuro, abitare con la natura’, da loro stessi allestita nel febbraio del 2014. Presentava i loro lavori con magnifici espositori realizzati facendo attenzione alla vite. Ricordo anche l’allestimento della mostra itinerante ‘Prossimo Futuro, 45 designer ita-

liani under 40’ del 2017 che, contenuta in valigie di polistirolo, si montava e smontava con estrema facilità grazie all’espediente di una raccolta di libri scultura che raccontavano ciascuno il lavoro di un designer. La seconda risposta è che i Matassoni, pur conoscendo benissimo la storia dell’architettura, non abboccano ai tranelli della teoria. Amano i grandi architetti, in particolare Frank Lloyd Wright, ai quali si ispirano, ma evitano di cadere in quell’intellettualismo da salotto che rende arido ogni progetto. Sono, insomma, architetti-architetti, come per esempio quel John Lautner, bravissimo discepolo di Wright, che ogni tanto citano nei loro discorsi. La terza risposta è l’attenzione spasmodica, ossessiva, maniacale per lo spazio. Qualità oggi rara in un universo progettuale che si perde dietro ai simboli e alle icone. Che confonde l’architettura con la ricerca delle metafore, che crede che basti un concept infiorettato per realizzare la Casa sulla cascata.

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› I PROFILI DI LPP

Architettura Matassoni Lo studio di Architettura Matassoni è stato fondato a Montevarchi negli anni Sessanta da Aldo Matassoni. Oggi è formato da Alessandro (1967) e Leonardo Matassoni (1969), che si sono laureati alla facoltà di architettura di Firenze nel 2001. Lo studio ha sviluppato la propria attività esclusivamente per una committenza di tipo privato, prevalentemente nella progettazione architettonica, realizzando nuove costruzioni e ristrutturazioni, in special modo nel settore residenziale. L’attività spazia anche nell’architettura d’interni, nell’arte dei giardini, nel disegno industriale e nella progettazione di complementi d’arredo. Pur con l’ausilio dell’informatica, l’approccio alla disciplina potrebbe essere definito artigianale, in particolare nelle fasi iniziali: la progettazione si svolge soprattutto attraverso l’utilizzo indispensabile dei modelli in scala di studio, usati per la messa a punto dei progetti. www.architetturamatassoni.it

La quarta risposta segue dalla terza. La buona architettura ha per proprio centro il corpo di chi la esperisce. Lo spazio infatti non è mai una astratta sequenza di ambienti o il frutto di una semplice scomposizione di piani. Se esaminate la villa N o la casa Effebì o i disegni per Mantavilla vi accorgerete che postulano sempre il ruolo attivo del fruitore. I volumi scomposti aprono inaspettate visuali, generano cambi di direzione, coinvolgono i sensi: compresi il tatto e l’olfatto. Se un appunto si può muovere a queste configurazioni, anzi, è il loro essere talmente coinvolgenti da non permettere distrazione: sono sempre compresenti, non diventano mai sfondo. La quinta risposta è l’apertura al paesaggio. Ma che, diversamente da tanta produzione di oggi, non presuppone un approccio mimetico. L’edificio non scompare nell’ambiente, non si camuffa da verdura verdurans o verdurata, non si nasconde o diventa una collinetta artificiale, non si riveste di legno ecosostenibile. Il paesaggio lo si conquista attraverso scorci sull’acqua, sul cielo, sul giardino. È questo uno dei motivi per i quali il singolo scatto fotografico penalizza i loro progetti, per raccontare i quali occorre invece pensare a sequenze spaziali, a una molteplicità di scatti. Si tratta infatti di una dimensione non fotografica ma cinematografica. Accennavamo prima all’allestimento della mostra Prossimo Futuro e ai libri scultura che raccontavano il lavoro di ciascuno dei 45 designer selezionati. La mostra, per poter essere apprezzata, doveva essere toccata. Ciascun visitatore, invece di vedere le immagini appese a parete, come normalmente avviene, avrebbe dovuto scegliere un libro, tirarlo fuori dall’espositore, aprirlo con un movimento rotatorio, per fare in modo che le cinque pagine si disponessero a ventaglio. Senza coinvolgimento attivo, è la lezione dell’architettura democratica dei Matassoni, non c’è conoscenza, non c’è arte LPP

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› I PROFILI DI LPP

Mantavilla

MANTAVILLA

Località Isole Baleari Committente Imaestri Signature Progettazione architettonica Architettura Matassoni Superficie del lotto 6.500 mq Superficie edificata 1.000 mq Stato progetto Fotografie Architettura Matassoni

Mantavilla è il progetto attraverso il quale gli architetti Matassoni hanno voluto esprimere la loro attitudine verso l’architettura moderna, cercando di materializzare l’idea di spazio e di benessere psicologico dell’abitare. Il progetto presenta aree fortemente caratterizzate funzionalmente, come la zona pranzo o la zona cucina incassate a filo pavimento, che hanno lo scopo di offrire un punto di vista alternativo e inusuale dell’ambiente. Così per mangiare, cucinare o studiare si scende in zone parzialmente interrate, quanto basta per scorgere il cielo riflesso sulla superficie dell’acqua. Gli altri ambienti, invece, sono liberi e poco definiti funzionalmente, così come non c’è distinzione tra il soggiorno e la rampa che conduce al livello inferiore, utilizzabile come area relax, socializzazione o spazio meditativo. La stessa cosa vale per lo spazio di distribuzione alle camere, con multiformi scorci sull’acqua, sul cielo e sul giardino. La zona cucina-pranzo, chiusa da una scatola trasparente, è coperta da una falda libera soprastante e distanziata, che fa parte dell’involucro architettonico, formato rimettendo insieme molti frammenti, senza smarrire il suo aspetto organico. Con quest’operazione di ricomposizione il progetto ricerca tre risultati: evitare una forma compatta, smorzare il gigantismo architettonico, creare dei rimandi all’idea di rifugio.

Mantavilla. Il progetto esprime l’attitudine verso l’architettura moderna e la ricerca del benessere psicologico dell’abitare (foto e disegni Architettura Matassoni).

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› I PROFILI DI LPP

Villa N, realizzata nel 2015. Dal punto di vista compositivo, i volumi della villa sono stati destrutturati quasi a smaterializzarne l’architettura (foto e disegni Architettura Matassoni).

VILLA N

Località Bucine, Arezzo Progettazione architettonica Architettura Matassoni

Direzione lavori Architettura Matassoni Superficie del lotto 1.190 mq Superficie edificata 600 mq Anno 2015 Fotografie Architettura Matassoni

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› I PROFILI DI LPP

Villa N È un’abitazione dal carattere introverso: un esito frutto della scarsa qualità del tessuto urbano circostante e delle piccole dimensioni del lotto. Come spesso accade, è diventato questo lo spunto per stabilire la strategia organizzativa del progetto, creando un polmone centrale capace di garantire respiro alla zona giorno. Uno spazio ampio, alto tre livelli, chiuso e coperto solo parzialmente, per essere percepito come un collettore verso il quale far confluire gli spazi interni. Grazie ad esso la zona giorno ha acquisito un carattere quasi monumentale. Se non fosse per l’aspetto estremamente rifinito di tutte le superfici, infatti, si potrebbe quasi pensare a un’operazione di archeologia industriale. La zona notte al primo piano è invece piuttosto semplice e possiede una connotazione privata. Dal punto di vista compositivo i volumi della villa sono stati destrutturati gradualmente fino a smaterializzarne l’architettura, arrivando sino ai margini del piccolo lotto. In questo modo si è voluto aggirare il problema della concentrazione delle masse nel centro con la formazione di inutili aree di risulta perimetrali. Ne è nata una sequenza di spazi esterni collegati e ben definiti. In questa progressione, sia gli elementi architettonici che quelli naturali formano un micropaesaggio artificiale, un giardino strutturato percorribile in molti modi. In definitiva, Villa N è un oggetto architettonico chiuso alle relazioni con il contesto urbano ma aperto alla scala paesaggistica. La scelta linguistica è stata influenzata dalla predilezione della committenza per angoli retti, superfici piane e nitore delle forme: un vincolo compositivo che ha spinto i progettisti a cercare di superarne la staticità implicita, disarticolando strategicamente le masse.

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› I PROFILI DI LPP

Casa Effebì: la ristrutturazione dell’alloggio (2018) ha creato un ambiente avvolgente e protettivo, ottenuto operando sulle superfici del pavimento e del soffitto (foto e disegni Architettura Matassoni).

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CASA EFFEBÌ

Località Montevarchi, Arezzo Progettazione architettonica Architettura Matassoni Direzione lavori Architettura Matassoni Superficie 105 mq Anno 2018 Fotografie Achitettura Matassoni

Casa Effebì Casa Effebì è l’esito della ristrutturazione di un appartamento degli anni Settanta, destinato a una giovane famiglia di quattro persone. Il programma comprendeva un’ampia zona giorno, con ingresso, soggiorno, zona pranzo e cucina non divise da chiusure, nascoste ma allo stesso tempo reciprocamente direttamente visibili. I vincoli esistenti (tipologia dell’alloggio e norme antisismiche connesse alla struttura portante in mattoni pieni dell’edificio) hanno imposto di operare all’interno della scatola dell’alloggio e quasi impedito di apportare modifiche interne, con l’unica eccezione dell’apertura di due varchi nei muri interni per ottenere l’organicità dell’ambiente giorno. L’obiettivo del progetto era quello di ottenere uno spazio fluido, dinamico, complesso e poetico allo stesso tempo. Un risultato raggiunto attraverso la destrutturazione della scatola edilizia, per creare un ambiente avvolgente e protettivo: un effetto ottenuto attraverso la realizzazione della superficie del pavimento che curvandosi si raccorda a quella del soffitto, annullando così la percezione delle pareti come elemento di delimitazione dello spazio. Identico approccio è stato utilizzato per un secondo progetto, Casa TLI, in cui le dimensioni ancora più ridotte hanno costretto i progettisti a escogitare una soluzione per la cucina, necessariamente open space, ma allo stesso tempo non direttamente visibile.


› I PROFILI DI LPP

Casa R

CASA R

Località Montevarchi, Arezzo Progettazione architettonica Architettura Matassoni Direzione lavori Architettura Matassoni Anno 2009 Superficie del lotto 1.000 mq Superficie edificata 600 mq

Casa R: due residenze gemelle realizzate nel 2009; il lotto triangolare ha imposto un orientamento ad angolo retto (foto e disegno Architettura Matassoni).

Casa R è composta di due unità immobiliari gemelle, unite tra loro e orientate ad angolo retto per sfruttare al meglio il lotto triangolare. I volumi a due piani, contenenti le scale e le zone notte dei due appartamenti, sono stati posizionati al centro della composizione; mentre i volumi bassi, a un solo livello, delle zone giorno sono stati collocati in corrispondenza delle ali più esterne, ottenendo così un andamento piramidale. La reinterpretazione dell’iconografia wrightiana è la cifra linguistica di questo progetto: è stato lo strumento utilizzato per conciliare la volontà della committenza di disporre di un edificio tradizionale con il desiderio dei progettisti di ottenere un’architettura contemporanea. I caratteri più rappresentativi e più facilmente identificabili dalla committenza come tipicamente residenziali, come i tetti a padiglione, sono stati ridotti ad elementi astratti, per poi essere usati liberamente nella composizione. In questo modo, le superfici delle coperture lisce sono state pavimentate con lastre di cotto che si assottigliano sui bordi, quasi prive di spessore.

Prossimo futuro Due anni fa i fratelli Matassoni hanno curato una mostra itinerante dal titolo Prossimo Futuro, 45 designer italiani under 40. La rassegna, promossa dall’Associazione italiana di architettura e critica e curata da Luigi Prestinenza Puglisi e Monica Scanu, prendeva le mosse dal concetto di manipolabilità e dall’importanza che la manipolazione di un oggetto ha nella capacità di renderlo interessante. Nel caso specifico, si trattava di progettare un allestimento itinerante per presentare, in giro per l’Italia (Roma, Milano, Cagliari, Selinunte, ancora Roma e infine Ostia), 45 progetti di giovani designer italiani sotto i 40 anni. L’idea progettuale ha suggerito un formato pop-up, un oggetto simbolo, un ibrido ironico, divenuto l’emblema della mostra; un astuccio-libro bianco, leggerissimo, che si apriva con un unico movimento, infilando il dito indice in un foro e muovendolo lungo un’asola arcuata. In questo modo è stato possibile, con un semplice gesto, mostrare i 45 progetti, ciascuno illustrato con testo e immagini. Le basi espositive, ottenute stratificando lastre di polietilene espanso, fissate a caldo senza colle, sono state utilizzate anche come imballo per il trasporto.

Il contenitore dei progetti della mostra Prossimo Futuro, 45 designer italiani under 40 realizzata nel 2017 per l’Aiac (Architettura Matassoni).

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› RESIDENZE

Villa Diamond Tree. Sopra, nel panorama misto residenziale di Ponzano Veneto. A destra, i volumi visti dal giardino e, sotto, la corte interna ricavata, quasi come una stanza a cielo aperto, scavando il volume della zona living. In basso, la pianta dell’abitazione (foto © Fernando Guerra; disegno 3ndy Studio).

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› RESIDENZE

DIAMOND TREE, PONZANO VENETO

ROTAZIONI VOLUMETRICHE UNA VILLA NEL TREVIGIANO È IL FRUTTO DELLA SCOMPOSIZIONE ROTAZIONE E RICOMPOSIZIONE DEI DIVERSI VOLUMI. LA NUOVA RESIDENZA DALL’ASPETTO MONOLITICO COMBINA MATERIALI NATURALI E HIGH-TECH DI GRANDE VALORE ESTETICO. PROGETTO DI 3NDY STUDIO

Si chiama Diamond Tree. È una delle ultime realizzazioni di 3ndy Studio. È una villa a Ponzano Veneto, piccolo comune a nord di Treviso, i cui lavori si sono conclusi alla fine dello scorso anno, dopo due anni di cantiere dovuti dalla complessità del progetto. Il concept della villa si sviluppa attraverso la scomposizione di una forma primaria e, successivamente, eseguendo sottrazioni, addizioni e rotazioni di volumi: il risultato sono molteplici percezioni spaziali della nuova residenza. La rotazione dei volumi delle zone giorno e notte della casa collidono tra di

loro in uno spazio ibrido e generano una visione stereoscopica degli ambienti interni ed esterni, i quali vengono avvolti dalla luce che proviene da un grande lucernario che, alla vista, offre uno scorcio inatteso di cielo. Grazie all’eliminazione dei corridoi, il progetto è riuscito a creare una sequenza fluida degli spazi, dando così origine a

I voluni e gli ambienti dell’abitazione risultano fluidi e generano continue variazioni nella rapporto tra spazi interni ed esterni (foto © Fernando Guerra).

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› RESIDENZE

LAPITEC

Il ritmo e l’alternanza degli ambienti Con la scelta dei materiali, i progettisti della villa Diamond Tree hanno voluto realizzare ambienti capaci di offrire alternanza e ritmo. Il materiale scelto per il pavimento (la resina) ha offerto al complesso uniformità e continuità stilistica. Su questa base compatta sono state realizzate delle pareti divisorie in vetro alle quali si alternano pareti in Solid Surface bianco e rivestimenti in granito nero. La pietra sinterizzata a tutta massa Lapitec®, totalmente naturale e di colore Nero Assoluto (finitura Vesuvio), è stata utilizzata per rivestire i bagni, il totem e la piscina indoor: ciò ha conferito agli ambienti un aspetto austero ed elegante. Il totem, alto più di tre metri e mezzo, emerge dalla piscina come una stele su cui è stata incisa la storia della famiglia.

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› RESIDENZE

3ndy Studio Nel 1999 Marco Mazzetto (1973) e Alessandro Lazzari (1972) fondano 3ndy Studio. Qualche anno dopo, nel 2007, si unisce a loro Massimiliano Martignon (1972). Tutti e tre provengono dall’Università Iuav di Venezia. Dell’esperienza universitaria attingono la multidisciplinarietà e la capacità del disegno a mano. Lo studio opera in diversi ambiti progettuali: dall’edificio al progetto urbano fino all’oggetto di design. Partecipano a concorsi nazionali e internazionali. Attualmente collaborano con lo studio circa venti professionisti tra architetti, grafici e urbanisti. 3ndy Studio è una realtà consolidata con diverse decine di opere concluse su tutto il territorio nazionale, in particolare in Veneto e Liguria. Da alcuni anni operano anche all’estero dove hanno concluso interventi in Qatar, Arabia Saudita, Camerun e Corno d’Africa. www.3ndystudio.it

Nella pagina di sinistra, la parete di solid surface di colore bianco che avvolge i volumi della casa; viene spezzata da brecce prismatiche incise nelle pareti. In basso, la lastra di Lapitec di colore nero assoluto finitura Vesuvio (foto © Fernando Guerra).

CREDITI Località Ponzano Veneto, Treviso Committente Penta service Progettazione architettonica 3ndy Studio Interior design 3ndy Studio Progettazione artistica Giorgio Milani Progettazione strutturale Mauro Conte Progettazione energetica FL Studio Impresa di costruzioni Gse Fine lavori 2018 Superfici 665 mq (550 mq abitazione; 40 mq patio; 75 mq portici)

Serramenti Vitrocsa Blindato Oikos Venezia Piscina NCVPiscine Rivestimenti piscina e bagni Lapitec

una serie di funzioni non gerarchizzate. La zona living è stata parzialmente svuotata per creare una corte interna che è fonte di luce zenitale che si irradia animando le superfici interne e le fronde dell’albero che si trova al centro. I materiali naturali, scelti per le loro peculiarità cromatiche e materiche – noce canaletto inciso a doghe e granito nero assoluto fiammato – si combinano con quelli hi-tech, declinati a pura funzione estetica. Il Lapitec, di colore nero assoluto, finitura Vesuvio, emerge dalla piscina e si immerge nella luce per mostrare le incisioni di un artista che racconta, come in una stele nell’acqua, la storia della famiglia. Un solid surface di colore bianco avvolge invece i volumi della casa sia all’interno

sia all’esterno e conferisce all’edificio un aspetto monolitico, che viene spezzato da brecce prismatiche incise nelle pareti che, come diamanti incastonati, riflettono la luce. La particolare produzione di queste superfici ha richiesto un’attenta analisi dei sistemi di fissaggio dei singoli pannelli. La vista dall’alto dell’edificio rappresenta un nuovo punto di riferimento di Ponzano Veneto, mentre i pannelli fotovoltaici e solari, insieme agli impianti geotermici, affermano il carattere ecologico e sostenibile del progetto. Alla fine, la purezza del materiale bianco e la sua durezza conferiscono alla casa un aspetto unico e resistente

Sopra, piscina coperta e zona living possono essere trasformate in un unico ambiente mediante partizioni interne scorrevoli. La lastra nera in Lapitec è incisa su entrambi i lati (foto © Fernando Guerra).

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› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE

LEOPARDI 15, MILANO Dalle terrazze la vista corre verso la Torre al Parco. Con la consulenza di Fondazione Magistretti BMS Progetti ristruttura un edificio per uffici della fine degli anni Cinquanta e trasforma un simbolo del Moderno milanese in residenziale di pregio

IL VALORE DEL MODERNO Tre volumi che danno luogo a un ‘recinto urbano’, con un’area di ingresso aperta simile a una piazza, ampi terrazzi e due corti interne caratterizzate da vani ascensore cilindrici in contrasto materico con il paramento murario dell’edificio. Così era, e doveva rimanere perché tutelato, l’edificio ideato e progettato, tra il 1958 e il 1961, da Ludovico Magistretti e Guido Veneziani. Pensato con destinazione mista, di fatto negli anni l’edificio venne interamente adibito a uffici finché qualche anno fa l’attuale proprietà, Leopardi Real Estate, affidò a BMS Progetti la trasformazione dell’immobile in residenze di pregio. Affidandosi a sua volta alla Fondazione

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Magistretti per la consulenza storico-architettonica, BMS Progetti è intervenuta con un restauro conservativo delle parti esterne operando invece in profondità sugli interni per adeguare l’edificio agli standard ambientali e di comfort contemporanei. Se l’intervento più evidente riguarda la sopraelevazione leggera del volume centrale, realizzando un appartamento panoramico con ampie terrazze, quelli più significativi riguardano invece la realizzazione di due nuovi piani interrati con la demolizione e ricostruzione del piano esistente, la coibentazione interna di tutti gli ambienti, i collegamenti verticali, le scelte impiantistiche e il fit-out delle parti comuni.


› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE

A sinistra, l’edificio di via Leopardi (sotto, l’ingresso rialzato) dialoga con la Torre al Parco di via Revere, anch’essa di Vico Magistretti. In questa pagina, i volumi cilindrici degli ascensori e, sotto, uno dei due giardini realizzati con la ristrutturazione (foto courtesy BMS Progetti).

Particolarmente impegnativa la tecnica top-down adottata per realizzare i nuovi livelli interrati, con un sistema di micropali a sorreggere l’intero edificio nel corso dei lavori di scavo, che ha consentito però di liberare dai veicoli le corti interne, trasformate ora in giardini. Non più funzionali, i singolari vani ascensore cilindrici rivestiti in metallo che caratterizzano i fronti interni sono stati svuotati ma conservati, salvaguardando l’integrità del disegno architettonico originario, ampliando invece e rendendo più efficiente il sistema distributivo interno. Tutti gli ambienti sono stati coibentati dall’interno, mentre i serramenti in legno sono stati sostituiti con nuovi infissi che

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› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE

BMS PROGETTI Società di progettazione multidisciplinare fondata a Milano nel 1988 dagli ingegneri Aldo Bottini, Nicola Malatesta e Sergio Sgambati, recentemente BMS Progetti – 70 professionisti, età media 32 anni – ha avviato un processo di ampliamento della gamma di attività che si articola in tre divisioni specializzate: architettura, strutture, impianti. Basata a Milano BMS Progetti svolge la sua attività in tutta Italia ed in molti paesi all’estero. Tra i numerosi progetti realizzati la progettazione strutturale e impiantistica di Palazzo Italia per Expo Milano 2015 e quella integrata per il velodromo di Spresiano (TV). In questo momento la società sta lavorando, tra gli altri progetti, alla trasformazione dell’ex-ospedale di Bergamo e della ex-manifattura tabacchi di Bologna. Con ricavi 2017 di 4,138 milioni di euro è tra le prime 100 società di ingegneria nel Report 2018 redatto da Aldo Norsa e diffuso con Il Sole-24 Ore. www.bmsprogetti.it

Un cantiere top-down L’operazione di cantiere più complessa di Leopardi 15 ha riguardato la realizzazione di due nuovi piani interrati, oltre alla demolizione e il rifacimento complessivo di quello esistente, per ricavare posti auto, box doppi, posti moto, cantine e locali di servizio. Un risultato che è stato raggiunto grazie all’impiego della tecnologia di fondazione su micropali (cosiddetta ‘berlinese’) e un sistema di paratie perimetrali di contenimento: una tecnologia che, per le ridotte dimensioni delle attrezzature impiegate, viene utilizzata soprattutto in ambiente urbano, dove gli spazi sono limitati. Questa soluzione ha permesso all’impresa di operare al di sotto dell’interrato esistente ricavando due nuovi livelli sottostanti. Secondo intervento di rilievo la realizzazione di un profondo campo geotermico per raggiungere la falda acquifera per realizzare lo scambio di calore a bassa temperatura utile per il sistema di climatizzazione radiante. Uno scambio a ciclo chiuso, senza contaminazione dell’acqua di falda.

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Nei disegni una sezione dell’edificio e due schemi, dallo stato di fatto a quello di progetto, della tecnica top down poi effettivamente adottata per sorreggere l’intero edifiico durante i lavori di scavo necessari per la realizzazione di due nhuovi piani interrati (disegni e foto courtesy BMS Progetti).


› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE

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MITSUBISHI ELECTRIC

Sistema HVAC centralizzato con pompe di calore polivalenti Il comfort delle residenze di via Leopardi 15 è assicurato da un impianto di climatizzazione invernale e estiva a quattro tubi, centralizzato per tutto l’edificio, con distribuzione dei fluidi attraverso pannelli radianti a secco posti a soffitto o a pavimento e integrati da fan coil per la deumidificazione. Collocata nel primo livello interrato, la centrale termofrigorifera è costituita da una pompa di calore polivalente NECS-WQ0604 collegata a un campo geotermico formato da 27 sonde di profondità (135 metri); una pompa di calore NECS-CN0704 e una pompa di calore per la produzione di Acs, tutte a marchio Mitsubishi Electric. Poiché le diverse unità operano con logiche differenti, la centrale è gestita da un sistema ClimaPro che ne regola il funzionamento. Coefficienti di prestazione (Cop) e Energy efficiency ratio (Eer) elevati, ridotta manutenzione e flessibilità d’uso per un sistema che non fa uso di combustibili fossili.

Mitsubishi Electric Italia

Centro direzionale Colleoni - Viale Colleoni, 7 - Palazzo Sirio 20864 Agrate Brianza - Tel 039 60531 info@it.mitsubishielectric.com | www.it.mitsubishielectric.com

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› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE CREDITI Località Milano Committente Leopardi RE Progettazione architettonica BMS Progetti Consulenza storica Fondazione Magistretti Direzione lavori BMS Progetti Impresa di costruzioni Grassi & Crespi Srl Sistemi a secco Siniat Serramenti Agostini Group Porte Lualdi, Oikos Venezia Impianti Mitsubishi Electric Installazione impianti Fiel Ventilazione System Air Ascensori Schindler Impianti elettrici e domotica Vimar Valore delle opere 20 milioni di euro Anno 2013-2017 Piani 8 f.t. + 3 interrati Appartamenti 75

replicano esattamente quelli originali realizzati da Agostini Group. Le scelte impiantistiche sono un’altra caratteristica saliente: l’edificio è totalmente “elettrico”, privo di allaccio alla rete gas, e la climatizzazione invernale e estiva è assicurata da un sistema combinato di pompe di calore Mitsubishi Electric la principale delle quali alimentata da una rete geotermica di 27 sonde per lo scambio di calore in profondità (135 metri). Al piano rialzato, oltre all’ingresso-portineria si trovano spazi comuni come la palestra condominiale, sale per riunioni e ambienti di servizio. Tra gli elementi del design italiano scelti per gli ambienti o proposti agli acquirenti, tra cui le porte di Lualdi, anche pezzi di Vico Magistretti come le lampade Atollo e le poltroncine Bistrot.

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SINIAT

Isolamento termo-acustico e resistenza meccanica Il sistema a secco Siniat adottato per le contropareti perimetrali e le partizioni interne ha permesso di migliorare le prestazioni energetiche dell’edificio di via Leopardi 15 e ottenere al contempo eccellenti risultati in termini di comfort acustico negli appartamenti. I sistemi parete sono formati da due lastre in cartongesso con interposto isolante acustico: una lastra PregyPlac BA13 a contatto con la struttura metallica e una lastra a vista LaDura Plus BA13, a cuore densificato e rinforzato con fibre di legno, ad elevata resistenza meccanica. Una soluzione che consente di apporre carichi come pensili e mensole senza l’ausilio di correnti nella sottostruttura. Per gli ambienti bagno sono state adottate lastre di finitura a base gesso AquaBoard, con valori di assorbimento d’acqua inferiori al 3% che possono essere semplicemente stuccate, senza rasatura con malte a base cementizia, prima del rivestimento finale. L’installazione dei sistemi a secco è stata eseguita dalla società Mattarozzi, subappaltatore del general contractor Grassi&Crespi, seguita nelle varie fasi dai tecnici di Siniat.

Etex Building Performance Spa

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› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE

Alla pagina di sinistra la pianta del terzo piano e le principali caratteristiche di un appartamento-tipo. Rifatti interamente, gli ambienti interni dell’edificio presentano eccellenti livelli di coibentazione e di isolamento acustico e sono attrezzati con pavimenti radianti o pannelli radianti a soffitto per la climatizzazione invernale e estiva. Il livello delle finiture è adeguato al pregio della proposta immobiliare, peraltro articolata in tagli di diverse dimensioni, dal bilocale al quadrilocale. Nelle foto, le lampade Atollo e le poltroncine Bistrot di Vico Magistretti arredano l’ingresso. A destra, per la separazione degli ambienti interni sono stati scelti sistemi scorrevoli Shoin di Lualdi (foto courtesy BMS Progetti).

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AGOSTINIGROUP

Serramenti: come gli originali, ma performanti Agostini Group ha realizzato i serramenti a battente e gli infissi scorrevoli dell’edificio secondo le indicazioni di Fondazione Magistretti per conservare l’aspetto originale dell’immobile, adottando però soluzioni tecniche che assicurano oggi alla struttura un eccellente isolamento termico, con valori UW fino a 0.72 W/ m²K anche grazie alla cura posta nella realizzazione del nodo primario tra muratura e controtelaio, messo in opera mediante l’uso di guarnizioni autoespandenti, bande al vapore e schiume poliuretaniche certificate termo-acustiche. Per i serramenti a battente si è scelto il modello Agostini FibexInside 502.55-P – qui in finitura interna legno Frassino Spazzolato Bianco – caratterizzato da un corpo centrale isolante e portante in Fibex (un composito in fibra di vetro), che ne garantisce le proprietà di isolamento termico, resistenza e stabilità strutturale. Corpo centrale in Fibex anche negli infissi per le grandi vetrate apribili con gli scorrevoli alzanti Agostini FibexInside-Infinity (valori Uw fino a 0,80 W/m²K) che presentano un’eccellente resistenza meccanica e ingombri ridotti.

Agostinigroup Srl

Via Giovanni Pascoli 21, 30020 Quarto d’Altino VE Tel 0422 7007 Info@agostinigroup.com | www.agostinigroup.com

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› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE

EDIFICIO PER UFFICI, MILANO

PER UNA NUOVA IDENTITÀ Ritrovata e trasformata: Vittorio Grassi Architetto & Partners per un immobile milanese della metà dell’Ottocento

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› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE

Malgrado il prospetto storico e la datazione risalente al 1871, posteriore di poco all’inaugurazione di via Principe Amedeo, l’immobile al civico 5 non era tutelato: incerto lo stile originale e numerose e incongrue le trasformazioni e i rimaneggiamenti subiti fin dagli anni Trenta del secolo scorso. A partire da uno studio approfondito del-

la sua storia, che in parte è anche la storia della città, il progetto di Vittorio Grassi e del suo studio milanese si sviluppa in due direzioni: da un lato il delicato recupero del carattere storico dell’edificio, già prima sede del consolato degli Stati Uniti d’America a Milano, con un restauro conservativo sviluppato seguendo il “principio del minimo intervento”; dall’altro

l’inserimento di elementi contemporanei. All’ultimo piano, le coperture eterogenee sono state sostituite da una terrazza che ha riportato in piano i salti di quota e sulla quale, oltre ai nuovi impianti opportunamente schermati, è stato costruito un volume vetrato con copertura in grigliato metallico. Riducendo l’indice di prestazione energetica di più del 10% – il progetto è stato sviluppato con l’obiettivo di ottenere la certificazione Leed Gold – l’immobile ha infatti ottenuto 600 mq di Slp premiale che è stata traslata in copertura. L’edificio basso collocato sul fondo del cortile, in precedenza adibitio a deposito e in pessime condizioni, è stato demolito e ricostruito, rispettandone sagoma e altezza, con setti in cemento armato e una facciata continua vetrata. Banditi i veicoli a motore, il cortile su cui affacciano i cinque piani dei due volumi interni, pavimentato in lastre di pietra

La terrazza e il nuovo volume vetrato realizzato in copertura. Accanto, il prospetto su via Principe Amedeo. Pagina di sinistra, la corte verde e la facciata continua vetrata del corpo interno che sostituisce un precedente magazzino (foto ©Diego De Pol).

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La sezione longitudinale TRASFORMAZIONE

E CONSERVAZIONE Il committente Covivio È una delle più importanti società europee di real estate e di recente ha incorporato Beni Stabili. Dopo tale operazione tutte le divisioni del Gruppo sono riunite sotto l’unica insegna di Covivio. Nel 2018 il gruppo ha investito 1,9 miliardi di euro nelle principali metropoli europee, in particolare a Parigi e a Milano dove, in sei mesi, sono stati investiti 106 milioni nell’acquisto di tre immobili. Nel Regno Unito il gruppo ha acquisito un portafoglio del valore di 895 milioni di euro nel settore alberghiero, mentre sul suolo tedesco ha concentrato gli investimenti in particolare a Berlino e ad Amburgo. Alla presidenza del consiglio di amministrazione è stato recentemente riconfermato Jean Laurent. www.covivio.eu

CREDITI

P3

Località Milano Committente Covivio Sa Progettazione architettonica

Vittorio Grassi Architetto & Partners

Team Vittorio Grassi, Marco Aloisini (partner

in charge), Daria Passaro, Leonardo Chironi, Silvia De Mauro, Luca Maffioli, Diego Ballini, Gabriele Borella

Progetto strutture Dlc Consulting Progetto impianti Progettisti Associati Tecnarc P1

90 280

90 210

90 210

150 250

Direzione lavori Pro.Iter P&CM Srl General contractor Colombo Costruzioni Materiali e prodotti Serramenti in alluminio

Schüco International Italia

Serramenti in legno Gualini Spa Serramenti in acciaio Secco Sistemi Spa Vetri Agc Flat Glass Italia; Guardian Rivestimenti in pietra Rigomarmi Srl Controsoffitti Armstrong Pavimenti sopraelevati Uniflair Spa

che ridisegnano planimetricamente lo spazio, è diventato una corte verde piantumata con essenze vegetali autoctone. Con destinazione ufficio – può ospitare fino a 500 postazioni di lavoro distribuite sui cinque piani per un totale di circa novemila metri quadrati di superficie – l’immobile combina la storicità e la qualità degli spazi esistenti con la flessibilità e il comfort necessari negli ambienti di lavoro contemporanei. Ripristinati gli scaloni monumentali, le decorazioni e i rivestimenti murali fatti di raffinate trame verticali in bassorilievo; inseriti portali in legno di rovere agli sbarchi ascensore, corpi illuminanti che valorizzano le decorazioni in gesso e ambienti bagno con rivestimenti preziosi delle volte. Nuovi i serramenti che unitamente alla nuova impiantistica contribuiscono al miglioramento delle prestazioni energetiche dell’edificio

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› TRASFORMAZIONE E CONSERVAZIONE

Vittorio Grassi Architetto & Partners Fondato nel 2005, lo studio è composto di professionisti che operano nelle sedi di Milano e di Parigi. Lo studio concepisce e sviluppa progetti di grande e piccola scala e opera nei settori della pianificazione urbanistica e della progettazione architettonica di edifici pubblici, turistici, residenziali e commerciali. Sono in fase di realizzazione i progetti del Palazzetto dello Sport di Lamezia Terme, di ville a Kuwait City, di un complesso residenziale ad Algeri, oltre a edifici per uffici a Roma, Genova e Milano. Tra i progetti che si sono conclusi di recente vi sono l’edificio residenziale e per uffici Antica Cà Litta a Milano, la Cittadella Militare Eco-Smart di Cecchignola a Roma, i masterplan delle aree ex Maslenikov a Samara e il Centro culturale Olonkholand a Yakutsk, entrambi in Russia, e il progetto per il waterfront di Pozzuoli. www.vittoriograssi.it

Pagina di sinistra: sezione longitudinale e pianta del piano terra dell’edificio (courtesy Vittorio Grassi Architetto & Partners); sotto, uno dei due ingressi (foto ©Diego De Pol).

La reception e, sopra, lo sbarco ascensori al quinto piano. La ristrutturazione degli ambienti interni combina il rispetto e la riqualificazione di elementi decorativi storici con inserimenti puntuali di sapore contemporaneo e materiali di pregio (foto ©Diego De Pol).

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› LUOGHI DEL LAVORO

HEADQUARTERS CORMAN, LACCHIARELLA

PROGETTAZIONE INTEGRATA E GREEN Un’architettura razionale, di rappresentanza, caratterizzata da soluzioni green e dall’uso efficiente dell’energia per un’azienda del territorio con una forte vocazione internazionale. Il progetto è di MPartner Da poco più di un anno, a Lacchiarella, a sud di Milano, è in funzione il quartier generale di Corman, azienda che produce e commercializza dispositivi medicali in Italia e all’estero. L’insediamento sorge su un’area di 55.000 mq, un brownfield dove trent’anni fa erano stoccati migliaia di metri cubi di rifiuti, che l’imprenditore ha acquistato e MPartner trasformato in un progetto green sia con la pulizia e la sistemazione delle aree esterne a verde sia per l’attenzione posta nel progetto verso il contenimento energetico delle costruzioni: uno stabilimento industriale di circa 13.000 mq e un edificio per uffici di circa 1.600 mq, oltre alle aree tecniche esterne e ad alcuni edifici minori. Trascurando lo stabilimento, organiz[ 90 ]

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› LUOGHI DEL LAVORO

L’headquarter di Corman a Lacchiarella, a sud di Milano. I due volumi paralleli sono collegati, al livello superiore, da un corpo trasversale. Il progetto è di MPartner (foto © Andrea Martiradonna).

zato funzionalmente nelle tre parti di stoccaggio materie prime, produzione e magazzino logistico, l’edificio per uffici, per il ruolo di rappresentanza a cui è destinato, sviluppa un’architettura di forte impatto, caratterizzata da alte vetrate continue, facciate scure dalla forte connotazione lapidea e frangisole verticali in metallo. Lo sviluppo planimetrico ad H si compone di due volumi paralleli al piano terra e un livello superiore disposto trasversalmente a formare una struttura a ponte. Percorrendo una piazza pavimentata si accede alla hall di ingresso a doppia altezza che ospita la reception, un’area di attesa e una scenografica scala in acciaio e vetro che dà accesso alle funzioni del primo piano, dal quale è possibile accedere a quattro grandi terrazze con viste sull’intero complesso, sull’area verde privata e sul Parco Agricolo Sud che si

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› LUOGHI DEL LAVORO CREDITI Località Lacchiarella, Milano Committente Adelchi - Maros Progetto architettonico MPartner Progettazione preliminare, definitiva, esecutiva costruttiva integrata MPartner Sicurezza e direzione lavori MPartner Superficie lotto 55.000 mq Superficie edificata 18.000 mq (di cui 1.625 mq l’edificio per uffici)

Cronologia agosto 2015 - giugno 2018 Valore delle opere 11milioni di euro Materiali e prodotti Calcestruzzo Holcim Italia Facciate ventilate e facciate continue Abaco Solutions

Serramenti in alluminio Tecnomont Pavimenti ceramici Atlas Concorde Pavimenti sopraelevati Uniflair Pavimentazioni esterne Senini Sistemi di oscuramento Beroy Tende Porte metalliche e tagliafuoco Novoferm Partizioni vetrate e arredi uffici Mascagni Nella foto aerea, l’headquarters e lo stabilimento di produzione e logistica di Lacchiarella (foto © Andrea Martiradonna). Nei disegni, gli sviluppi in pianta e in sezione della palazzina uffici (courtesy MPartner)

01 Reception 02 Meeting Room 03 Laboratorio 04 Uffici

01 Reception 02 Meeting Room 03 Sala conferenze 04 Area Fitness 05 Terrazza

estende oltre la roggia Ticinello. Il layout degli uffici, pensato per ospitare circa 80 persone, comprende sia ambienti open space sia uffici delimitati da un sistema di pareti vetrate e armadiature, oltre ad aree relax, informal meeting e una palestra. Dal punto di vista ambientale è sorprendente la scelta, malgrado la natura industriale del complesso e di conseguenza un fabbisogno energetico elevato, di evitare il ricorso a fonti combustibili fossili – Corman non è allacciata alla rete del gas – scegliendo invece la geotermia per la potenza [ 92 ]

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termica necessaria (pari a circa 1,2 MhW) e il fotovoltaico, con 600 moduli installati in copertura per una potenza complessiva di circa 180 kW. Particolare attenzione è stata data allo sviluppo degli involucri degli edifici, al fine di renderli altamente prestazionali dal punto di vista degli isolamenti passivi. Per quanto riguarda l’edificio uffici, le coperture e gli involucri verticali ciechi raggiungono performance di isolamento termico, sino a 0,12 W/m2K, e per le facciate trasparenti sono stati adottate delle composizioni multicamera con ve-

tri speciali, basso emissivi, con coating agli ossidi di argento, ad alta prestazione del controllo solare, in grado di schermare fino all’80% dell’irraggiamento solare e del controllo della temperatura e del confort interno (trasmittanza pari a 1,0 W/m2K), ma in grado di mantenere un’elevata trasmissione luminosa al fine di garantire un ottimo comfort interno e un rapporto percettivo diretto con il parco e la piazza esterne. L’uso di materiali ecosostenibili ha caratterizzato il progetto sin dall’inizio: nell’area erano originariamente presenti


› LUOGHI DEL LAVORO MPartner Società di progettazione integrata che conta 12 partner e 70 professionisti, MPartner nasce nel 2005 partecipando ai progetti più significativi che hanno cambiato lo skyline di Milano come la torre Unicredit e il Bosco Verticale nell’area di Porta Nuova e la torre Allianz Isozaki a Citylife. Il know-how acquisito e la flessibilità organizzativa ne fanno il partner ideale dei soggetti operanti nel mondo delle costruzioni e del real estate. MPartner offre servizi nei campi dell’edilizia civile, industriale, impiantistica e delle costruzioni e sviluppa il processo edilizio dalle fasi iniziali fino alla costruzione. MPartner da tempo è strutturata per poter implementare la metodologia Bim, dal 3D fino alla gestione dei progetti costruttivi di cantiere e il Facility (7D). Attenta alle problematiche ambientali, MPartner è specializzata anche nell’assistenza e la gestione delle procedure d’acquisizione delle certificazioni Leed. www.mpartner.it

delle infrastrutture in cemento armato di notevoli dimensioni. Invece di smaltirle in discarica, si è optato per recuperarne i materiali: acciaio, poi utilizzato per realizzare nuove barre di armatura, e materiale inerte reimpiegato in loco. L’attività di riciclo ha consentito così di limitare l’emissione di CO2 derivante dai minori oneri di trasporto altrimenti necessari per movimentare migliaia di metri cubi di materiale sia in uscita sia in ingresso e ha consentito un risparmio di risorse naturali (ghiaia/misto di cava) che altrimenti sarebbero state necessarie

In alto, l’atrio di ingresso, ampio e luminoso, è caratterizzato dalla grande scala scenografica. Nelle altre foto ambienti di lavoro e informal meeting degli uffici (foto ©Andrea Martiradonna).

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› RIGENERAZIONE URBANA

MOSCA, COMPLESSO RESIDENZIALE

PERIFERIE COLORATE IN UN VASTO COMPLESSO RESIDENZIALE MASSIMO IOSA GHINI HA SVILUPPATO UN PROGETTO COLORE PER CONTRASTARE L’UNIFORMITÀ E LA SERIALITÀ DELLE PERIFERIE DI MOSCA. UN INTERVENTO CHE MIGLIORA LA PERCEZIONE DEL LUOGO E, ARRICCHENDO LE FUNZIONI DEI VASTI SPAZI DI CONTORNO, LA QUALITÀ DI VITA DELLE PERSONE

Il complesso residenziale di Dmitrovskoe shosse, a Mosca. Quarantasette edifici pluripiano sottoposti a un progetto del colore di Iosa Ghini Associati (courtesy Mosproekt-3).

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«Siamo intervenuti per dare un apporto in grado di coniugare valore estetico, qualità della vita e sostenibilità, sfruttando i pochissimi parametri progettuali lasciati liberi da un sistema costruttivo prefabbricato che non permetteva larghi margini di modifica». In questo modo Massimo Iosa Ghini descrive il compito affidato al suo studio per sviluppare il concept progettuale del colore delle facciate degli edifici del complesso residenziale Dmitrovskoe shosse, un distretto amministrativo a nord-est a Mosca. Un progetto efficace e creativo, che comprendeva anche la sistemazione delle funzioni delle corti interne al complesso, pensato per contrastare l’uniformità e la serialità delle periferie di Mosca, migliorare la percezione dei luoghi, arricchirne le funzioni e la qualità di vita delle circa 6.500 persone che li abitano. Si è trattato di intervenire su 47 edifici multipiano, distribuiti attorno a due vaste corti comuni di 10mila metri quadra-

ti ciascuna. Il progetto colore sviluppato dallo studio ha conferito al complesso tratti più umanizzati senza incidere sui costi di realizzazione. I giochi cromatici di contrasto e di sfu-

mature sono resi possibili dal rivestimento ceramico e ispirati all’estetica grafica e razionalista degli artisti delle avanguardie russe, prima fra tutte quella di El Lissitzky. Il colore, usato per


› RIGENERAZIONE URBANA

Le facciate sono in pannelli di fibrocemento in diverse sfumature di colore e rivestimento ceramico. Il progetto ha previsto anche la realizzazione degli spazi esterni, nelle foto alla pagina di sinistra e sotto (courtesy Mosproekt-3). In basso un concept di Massimo Iosa Ghini per il progetto delle lobby di ingresso (immagini courtesy Mosproekt-3 e Iosa Ghini Associati).

orientare e creare riferimenti, diventa in questo modo uno strumento mirato non solo alla comunicazione, ma anche e soprattutto a una migliore fruizione e riconoscibilità delle presenze urbane, alla valorizzazione delle identità e, non ultima, a una costruzione culturale. Il progetto ha ricercato un’evoluzione nelle soluzioni tipiche delle facciate strutturali: dalla tecnologia di prefabbricazione di scuola sovietica, con finitura superficiale esterna in ceramica colorata di formato molto piccolo, si è passati all’impiego di pannellature in fibroce-

mento, una scelta che garantisce una migliore prestazione energetica e una maggiore flessibilità nella resa esteticocromatica. Oltre al trattamento delle facciate, alla realizzazione delle lobby e di un parcheggio multipiano coperto, il progetto è intervenuto anche sulle sistemazioni esterne. Le due corti comuni sono state organizzate con verde attrezzato e spazi con diversa funzione: aree giochi differenziate per fascia d’età, spazi fitness con attrezzature outdoor e aree per l’aggregazione sociale e il relax all’aperto

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› RIGENERAZIONE URBANA

A MILANO DAVIDE CRIPPA HA COORDINATO UNA RETE DI ATTORI – DESIGNER, ENTI, ISTITUZIONI, AZIENDE – E DI PROGETTI FOCALIZZATI SU UN PEZZO DI CITTÀ. UN AUTENTICO CONCORSO DI IDEE CHE SI È CONCRETIZZATO DURANTE LA DESIGN WEEK MILANESE MA CON L’OBIETTIVO PERMANENTE DI PROMUOVERE UNA RIGENERAZIONE URBANA PARTECIPATA DI TRE INTERI QUARTIERI

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MILANO, LA REPUBBLICA DEL DESIGN

RITORNO AL FUTURO Nel tessuto urbano dei quartieri Bovisa, Dergano e Lancetti è possibile leggere la storia economica e sociale di Milano e delle sue trasformazioni. Aree tuttora in divenire fatte di spazi intermedi, locali storici caratteristici, ex edifici indu-

striali dove negli anni si sono insediati fablab, nuovi makers e studi di design e progettazione, con un’intensa presenza di giovani favorita anche dai campus del Politecnico di via Candiani (design) e via La Masa (ingegneria). Al centro della zona si trova la ‘Goccia’, così chiamata per la sua topografia determinata dai binari ferroviari, un parco di archeologia industriale in attesa di futuro, con i gasometri francesi e la vegetazione incolta. Articolata in cinquanta tra progetti e mostre sviluppati intorno a nove parole-chiave, in coincidenza con la Design Week 2019 ha preso le mosse La Repubblica del Design, operazione collettiva coordinata da Davide Crippa e Ada (Associazione Designer Anonimi) che ha coinvolto una molteplicità di attori e intenzioni possibili attivando risorse e energie locali. Secondo i punti di vista, dichiarare la nascita di una repubblica può apparire un gesto giacobino o un atto di coinvolgimento della collettività eterogenea che si incontra per le vie di questa parte di città e un appello alla bellezza della diversità e dell’integrazione. Sicuramente è un


› RIGENERAZIONE URBANA 9 sezioni tematiche

Regeneration Social Energy Independent Interaction Multicultural Narrative Open Play LA REPUBBLICA DEL DESIGN Ideazione e coordinamento Davide Crippa, ADA (Associazione Designer Anonimi)

Organizzazione Ghigos, IDEAS Bit Factory, associazione Repubblica del Design

Patrocini Comune di Milano, Comune di Lissone, Comune di Sesto San Giovanni

Con la partecipazione di Enea, GSE Enti partner Comune di Milano, Comune di

Lissone. MAC -Museo di Arte Contemporanea di Lissone, MAUA -Museo di Arte Urbana Aumentata e associazioni no-profit di zona

moto di liberazione del design – che si fa interdisciplinare – verso un ruolo attivo diretto nella società e nella città. Dall’Ultrapiazza che reinventa il parcheggio nei pressi della stazione Bovisa trasformandolo con un’azione pittorica che si propaga verso le strade vicine al Monumento del Design che, abbandonata la rigida sacralità del monumento, si fa spazio archetipico ma attraversabile all’interno del quale si leggono i nove punti del Manifesto della Repubblica; dal New Energetic Landscape che mimando il titolo della famosa mostra del 1972 al MoMA e le sue utopie radicali affronta i concetti – radicali oggi – di produzione e consumo dell’energia al Muro dell’Energia dove i bambini disegnano la città sognata, fino ai progetti che affrontano i temi della solitudine, dell’invecchiamento e della malattia, La Repubblica del Design è un generatore di idee e un promotore di energia creativa per appropriarsi della città

Alcune immagini dei progetti messi in campo dalla Repubblica del Design nei quartieri milanesi di Bovisa, Dergano e Lancetti durante la Design Week 2019 (foto courtesy Davide Crippa, Ghigos Ideas).

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› RIGENERAZIONE URBANA

PRATO, RIFUGI URBANI

TEMPORANEO CONTEMPORANEO A PRATO È IN CORSO UN PROGETTO DI RECUPERO DEGLI SPAZI ABBANDONATI CON STRUTTURE ITINERANTI, ESSENZIALI E SOSTENIBILI. L’INSTALLAZIONE SHELTER#1, REALIZZATA NEL QUARTIERE MACROLOTTO 0, È TRA I VINCITORI DEL PREMIO ARCHITETTURA TOSCANA. IL PROGETTO È DELLO STUDIO ECÒL Shelter #1 è una struttura itinerante, montata per la prima volta nel quartiere del Macrolotto 0 di Prato, all’interno di un ex piazzale industriale abbandonato. Nell’attesa della futura cantierizzazione del piazzale per la realizzazione di un parco, l’area è stata aperta sotto forma di spazio pubblico temporaneo, permettendo alla cittadinanza l’immediata fruizione di un bene acquisito dalla pubblica amministrazione. L’intervento fa parte di una serie di progetti pilota sulla sicurezza urbana sviluppati dal Comune di Prato e finanziati da Regione Toscana, per promuovere forme attive di controllo del territorio. La struttura è stata di supporto a una serie di attività estive che hanno animato un quartiere privo di spazio pubblico, dove risiede una delle comunità cinesi più grandi d’Europa. [ 98 ]

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La costruzione, realizzata con sistema tubo-giunto, è stabilizzata da trentadue jersey e poggia su una piattaforma di asfalto assunta come matrice dimensionale del progetto. La struttura è quindi il risultato di una serie di dimensioni fisse, vincolate da elementi standard, che trova nel processo di progettazione e nella precisa esecuzione la sua forma finale. La creazione del giardino attorno alla struttura è stata condotta mediante una serie di cantieri collaborativi, addomesticando la vegetazione e riutilizzando i materiali trovati in loco. Il progetto, realizzato dallo studio di architettura e design Ecòl, recentemente ha vinto uno dei Premi Architettura Toscana. Ora smontato, in settembre verrà rimontato con una nuova forma in un quartiere periferico della città


› RIGENERAZIONE URBANA

SHELTER #1 Ideazione e progettazione Ecòl, Prato Impresa esecutrice L.A. Ponteggi, Fiore Edilizia Committente Comune di Prato, Associazione culturale [chì-na]

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› RIGENERAZIONE URBANA

La porzione del Mandamento dell’Albergheria lungo la quale si sviluppa attualmente il Mercato storico di Ballarò e l’ipotesi di progetto, che accorpa le attività commerciali in un volume coperto di 640 mq in Piazza del Carmine. I colori che potrebbero caratterizzare il nuovo padiglione identificano le diverse merceologie in vendita. Sotto, un banco di verdura.

PALERMO, LA CITTÀ DEL MERCATO BALLARÒ

COSTRUIRE SOCIALITÀ NEL PROGETTO DI RICERCA-AZIONE DEL DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO L’IDEA DI UN’ARCHITETTURA LEGGERA CHE RIUNISCA GLI SPAZI COMMERCIALI INFORMALI

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A seguito di una convenzione avviata nel 2018 tra il Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo e l’Istituto Autonomo Case Popolari, il Gruppo di Ricerca LabCity Architecture del Dipartimento, guidato da Renzo Lecardane, ha sviluppato un progetto di ‘ricercaazione’ incentrato sul mercato storico di Ballarò. Obiettivo del progetto lo sviluppo di forme di collaborazione con il mondo accademico per la sistemazione di Piazza del Carmine – al centro del mercato – e in particolare sui materiali da utilizzare per la progettazione architettonica di un edificio destinato a mercato coperto, evidenziandone durabilità, facilità di montaggio/smontaggio e sostenibilità. La ricerca-azione è un lavoro sul campo fragile e complesso, che impegna a praticare e frequentare i luoghi e gli spazi oggetto della ricerca e le persone che li abitano, valutare le risorse disponibili, affrontare situazioni di conflitto, adottare un approccio multidisciplinare per interpretare lo stato di fatto al fine di ricostruire criticamente nuovi immaginari.

Il progetto del Mercato coperto di Piazza del Carmine a Ballarò si fonda su tre principi. Il primo è il principio insediativo, dettato dagli allineamenti dell’impianto del nuovo mercato con gli isolati del tessuto storico che conferma l’uso della piazza pedonale come spazio di aggregazione anche ludico ricreativa. Il secondo è il principio della temporaneità delle attività del mercato, diurne e notturne. Il terzo è il principio costruttivo del Mercato coperto che, progettato in ferro e membrana impermeabile policroma in Pvc, contrappone la sua leggerezza all’ampio spazio minerale della Piazza del Carmine ripavimentata, con un nuovo disegno del suolo, con lo stesso basolato di Billiemi che la caratterizza attualmente. La compressione dello spazio della vendita all’interno del Mercato coperto attiva altresì il fenomeno della risonanza del luogo attraverso l’evoluzione della sua memoria – una struttura coperta esisteva già, eretta nel 1929 e rimossa negli anni Sessanta – in uno spazio dell’esperienza di chi abita, lavora e visita la città storica.


› RIGENERAZIONE URBANA

Lo spazio pubblico prospiciente la Chiesa della Madonna del Carmine e l’Oratorio di Sant’Alberto ridisegnano i luoghi dello svago, degli eventi religiosi e festivi necessari al quartiere per le attività culturali e di relazione specifiche per questa piazza che si conferma come il cuore nevralgico della Città del Mercato Ballarò. Attraverso l’uso di materiali, forme e strutture leggere e ancora di luci, colori, odori e suoni, l’architettura del Mercato coperto mira a modificare la percezione dello spazio e riattivare l’uso legale dello spazio pubblico nella città storica anco-

ra martoriata sia dalla presenza di irremovibili demolizioni che dal fenomeno dell’occupazione informale dello stesso spazio pubblico. Quella che pubblichiamo è la proposta del progetto di ricerca-azione del LabCity Architecture (DArch-UniPa) diretto dal professor Renzo Lecardane che l’Istituto Autonomo Case Popolari, ottenuto il finanziamento del bando dell’Azione 9.4.1 del Programma Operativo Fesr Sicilia 2014/2020, potrà realizzare concretamente con appalto a base di gara nel corso dell’anno 2020

In alto, sezioni della piazza e del prospettato mercato coperto e planimetria del progetto. Accanto, Piazza del Carmine come appare ora, con le bancarelle addossate alla facciata della chiesa della Madonna del Carmine, e come apparirebbe dopo la costruzione del padiglione e la ripavimentazione.

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› MADE IN ITALY

SHIELD & SHARE TIM, 2015

Shield & Share è un progetto sviluppato nel 2015 per Tim: una gamma di soluzioni che combinando dispositivi di protezione individuale con la tecnologia mobile consentono di registrare e condividere video di esperienze di lavoro. Qui una maschera da saldatore che incorpora uno smartphone e che funziona allo stesso tempo da monitor e da videocamera.

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› MADE IN ITALY

ODOARDO FIORAVANTI

INDUSTRIOUS DESIGN Il titolo della mostra che nel 2010 il Design Museum della Triennale dedicò a Odo Fioravanti giocava sull’equivoco tra industriale e laborioso, per evidenziare come la forma degli oggetti sia frutto di un processo, dal gesto inventivo allo studio tipologico fino alle relazioni con il mondo della produzione Laureato in Industrial Design al Politecnico di Milano, dal 1998 Odoardo Fioravanti opera come industrial designer sperimentando anche la grafica, i progetti espositivi e le tecnologie di stampa digitale. Dal suo studio di Milano sviluppa oggetti tanto diversi tra loro come distributori di ghiaccio, saldatori, stufe a pellet e gioielli, anche se il Compasso d’oro l’ha vinto nel 2011 con la sedia Frida di Pedrali. Tra le altre aziende con cui lavora in questo momento Desalto, Segis e Alpi, azienda di rubinetterie di cui ha assunto la direzione artistica. Come nasce il tuo interesse per il design industriale? Fin da bambino ho sempre avuto il desiderio di costruire, fare oggetti con le mani, ma non pensavo che sarebbe potuto diventare un lavoro. Poi per caso, mentre tentavo di studiare ingegneria senza gran-

de successo, ho scoperto dell’esistenza del design industriale e ho pensato che forse potevo trasformare in un bellissimo lavoro quello che mi piaceva fare. Sono venuto a Milano a studiare design al Politecnico ed è iniziata questa passione infinita. Forma e funzione: affermazione categorica che però sembra corrispondere a un’epoca passata. Come definire il design oggi? Forse dovremmo parlare di senso. Senso è un termine strano che evoca prima di tutto una questione di significato e significante, come quando dici “in che senso?”, ma evoca anche il mondo delle sensazioni, sempre molto importante per me. E poi il senso è anche un semplice “dove va a parare”, cioè interrogarsi sul ruolo che progettando affidiamo agli oggetti, come portatori inanimati di un quid, di un messaggio di bellezza e intelligenza. Quale tra i molti premi che hai ricevuto ti ha emozionato di più?

Sicuramente i più importanti sono il primo premio che ho vinto nel 2001 per un concorso della Vibram, mi ha fatto capire che quello che stavo facendo poteva funzionare, e il Compasso d’Oro che mi sembrava irraggiungibile. Dov’eri quando ti hanno annunciato che Frida aveva vinto il Compasso d’Oro? Ero in studio e l’Adi me l’ha comunicato con un allegato a una mail. Siccome ero incredulo e mi sembrava anche strano che la forma fosse quella dell’email, stampai l’allegato e lo passai ai miei assistenti chiedendo di leggere. Sono andato nella stanza di fianco e li ho sentiti urlare, allora ho capito che era vero. Se c’è cultura del progetto è possibile affrontare qualsiasi incarico: sei d’accordo? Certo. Nel mio studio il tema tipologico non è mai fisso, si va da oggetti estremamente tecnici a prodotti ornamentali, fino al mondo del furniture e dell’alle-

FRIDA

Sedia in legno massello e multistrato, Pedrali, 2008 Premio Compasso d’Oro 2011 “per la semplice bellezza scultorea”, Frida fa uso di una nuova tecnica di curvatura che consente di ricavare forme tridimensionali complesse da una superficie in multistrato di spessore ridotto. Pur abbinata a una struttura in legno massello di rovere, la scocca così realizzata rende Frida estremamente leggera, nonché confortevolmente ergonomica e resistente. Il progetto di Odo Fioravanti è stato sviluppato all’interno della divisione legno di Pedrali a Manzano, in provincia di Udine. www.pedrali.it

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› MADE IN ITALY NELLO

Campanello magnetico, Palomar, 2015 Tra i prodotti trendy che l’azienda fiorentina Palomar vende anche online c’è una famiglia di accessori magnetici per bicicletta tra cui Lucetta, una luce Led che nel 2016 vinse il Compasso d’Oro. Lo stesso anno Odo Fioravanti (con project assistant Marco Napoli e Francesco Toselli) disegnò Nello, una piccola sfera che, toccata leggermente, suona. Un cinturino magnetico la tiene saldamente agganciata al manubrio e consente di toglierla una volta giunti a destinazione, mettendosela in tasca. In più, ogni volta che viene staccato, Nello propone tre diversi tipi di suono, così l’utente può scegliere quello che preferisce. Resistente agli agenti atmosferici, il suono di Nello arriva a 80 dB. www.palomarweb.com

stimento. Cambiare tema ci tiene freschi e crea collegamenti impensabili tra mondi diversi e sicuramente il mezzo per cambiare è la cultura del progetto. Hai mai rifiutato qualche incarico? Di solito rifiuto per due motivi: il primo di ordine economico, se il compenso svilisce la professione. Il secondo è se non intravedo un frame per lavorare correttamente. Di recente ho aggiunto una terza ragione: evitare rotture di scatole e gente che mi pare noiosa. Come procedi nello sviluppo di un progetto? Non è un percorso lineare, ma di solito c’è una prima fase di comprensione, informazione e ricerca, in cui si approfondisce il tema. Prima o durante o dopo c’è anche la fase in cui si inizia a pensare e fare schizzi, di solito molto semplici. Poi si attivano i 3D al computer e i modelli di studio. E a un certo punto proviamo a tirare tutto insieme in un progetto di senso. Cosa stai facendo in questo momento? Un sistema di sedie per una grande azienda statunitense, una macchina self-standing per la produzione e distribuzione di ghiaccio, nuovi gioielli in stampa 3D, una prima autoproduzione di sculture, un sistema di docce e altro ancora. Se non avessi fatto il designer cosa avresti voluto fare? Lo scultore, dopo tutto quello che ho capito sarebbe stato il mestiere giusto. Ma anche studiare antropologia, che è la materia che mi affascina di più. Da bambino però volevo fare il torero. Cosa ti piacerebbe progettare che non hai progettato? Un escavatore cingolato per la Caterpillar o la Volvo. Spero che un giorno mi capiti!

Antonio Morlacchi [ 104 ]

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ALLEN

Rubinetteria, Alpi, 2018 Da qualche tempo Odo Fioravanti ha assunto la direzione artistica di Alpi, un’azienda del distretto piemontese della rubinetteria che con la collezione Allen dà forma all’esperienza maturata nel settore dei miscelatori termostatici. La forma ‘industriale’ di Allen esprime la razionalità e la precisione che introduce nell’ambiente bagno; la qualità delle diverse finiture rende la rubinetteria piacevole alla vista e al tatto; un design pulito e ‘neutro’ la rende adatta a diversi stili di arredo contemporanei. www.alpirubinetterie.com

FADE

Soffione doccia a scomparsa, Alpi, 2018 Sempre per Alpi Odo ha disegnato Fade, un’autentica innovazione per l’ambiente bagno, trasformando il soffitto stesso in doccia. Il progetto prevede che la testa della doccia venga fissata alla struttura in cartongesso in fase di realizzazione del controsoffitto. Al termine dell’installazione, attivando quattro semplici viti a farfalla gli ugelli in silicone scendono attraverso i fori sul pannello assemblato. Come spiega il nome, il getto esce dal soffitto senza altre parti in vista. www.alpirubinetterie.com


› MADE IN ITALY SNOW

Collezione di sedute, Pedrali, 2008 La collezione Snow di Pedrali nasce nel 2008 dall’idea di dare forma tridimensionale al dinamismo e alla velocità. La seduta è realizzata in polipropilene caricato con fibre di vetro e stampata a iniezione utilizzando la tecnologia ‘gas air moulding’, che la rende solida e insieme leggera. Nel 2014 nasce Snow Junior, la versione pensata per il mondo dei più piccoli. www.pedrali.it

DOME

Collezione di sedute, Pedrali, 2015 La silhouette curva, le proporzioni generose e i dettagli delle gambe posteriori, che ricordano le tecniche del legno curvato, rimandano alle gloriose sedie da bistrot di una volta: stessa comodità, analoga praticità – Dome di Pedrali è impilabile – e maggiore leggerezza grazie allo stampaggio a iniezione del polipropilene caricato con fibre di vetro. Dome è una collezione disponibile in 8 colori, con e senza braccioli, e comprende una versione ‘fresca’, con schienale e seduta traforati. www.pedrali.it

BERN

Clutch stampata in 3D Maison 203, 2017 Tranne la tracolla è interamente in nylon stampato in 3D, incluse le componenti di chiusura, la pochette rigida Bern disegnata e realizzata da Odo Fioravanti per Maison 203, la società fondata nel 2011 da Orlando Fernando Florez e Lucia De Conti. Ispirato alla topografia del centro storico di Berna, il disegno è caratterizzato dalla ritmicità strutturale dei vuoti che, come le strade porticate del centro della capitale svizzera, separano una forma ovale dall’altra. Project assistant Juan Nicolas Paez. www.maison203.com

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› PREMI

I PREMI SELINUNTE 2019

LA CRISI DELL’ARCHITETTURA È CRISI DI IDEE? SEMBRA DI NO, A GIUDICARE DALL’ENERGIA E DALLA PASSIONE DEI PROFESSIONISTI CHE ANCHE QUEST’ANNO HANNO PARTECIPATO A ARCHITECTS MEET IN SELINUNTE, L’APPUNTAMENTO SICILIANO GIUNTO QUEST’ANNO ALLA NONA EDIZIONE

Alberto Cecchetto, Massimo Iosa Ghini, Francisco Mangado, Camillo Botticini, Osama Hamdan: questi i vincitori dei premi Selinunte 2019, consegnati da Luigi Prestinenza Puglisi in conclusionedei tre giorni di presentazioni, lecture e tavole rotonde di Architects meet in Selinunte, l’incontro annuale organizzato dall’Associazione Italiana Architettura e Critica e di cui IoArch è media partner. Intitolata Interior Landscapes, questa nona edizione aveva un sottotitolo stimolante, tanto da essere variamente interpretato dai partecipanti e finanche da taluni assenti: la crisi dell’architettura è crisi di idee? Forse no, è la risposta più ovvia dopo la rassegna di presentazioni che si sono succedute, dove le idee erano molte, e dunque le tavole rotonde si sono occupate delle cause esogene, a cominciare dalla gestione dei concorsi di architettura per finire con la logica perversa dell’appalto integrato. Alberto Cecchetto, che all’Università Iuav Francisco Mangado, qui con Luigi Prestinenza e Enrico Caruso, direttore del parco archeologico di Selinunte, è il vincitore del Premio Internazionale Selinunte 2019. A destra, Alberto Cecchetto riceve il Premio Fondazione Sicilia dal presidente della Fondazione avvocato Raffaele Bonsignore (foto © Moreno Maggi e Giulia Fontana).

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ebbe come maestro Giancarlo De Carlo, è il vincitore del premio Fondazione Sicilia, istituito quest’anno e consegnato dal presidente di Fondazione Sicilia, avvocato Raffaele Bonsignore, dopo la lecture dell’architetto veneziano. Fondazione Sicilia è particolarmente coinvolta sui temi dell’architettura, tanto da aver promosso un bando – rivolto sia alle amministrazioni locali sia ai progettisti, per una somma complessiva di 150.000 euro – per il recupero dei borghi siciliani abbandonati. Camillo Botticini è il vincitore del Premio Nazionale all´Architetto di quest´anno, mentre a Iosa Ghini è andato il premio ‘design’. Il Premio Selinunte è stato assegnato invece all´architetto Osama Hamdan, che prestando la propria competenza a organizzazioni internazionali che curano il restauro di monumenti fondamentali nella storia delle religioni monoteistiche favorisce lo

sviluppo di un’economia palestinese basata sul turismo devozionale. Un premio speciale anche a Mario Nanni dopo la sua lecture sulla luce. Premio Internazionale Selinunte a Francisco Mangado, che si aggiunge così all’ormai lungo elenco di ospiti illustri che animano ogni anno il convegno di architettura che si svolge all’interno del Parco Archeologico più vasto d’Europa (270 ettari). Diretto da Luigi Prestinenza Puglisi e Orazio La Monaca, Architects meet in Selinunte è stato realizzato con il sostegno di Fondazione Sicilia, dei main partner Kerakoll, Pedrali e Oikos, di partner tecnici e di sponsor locali. Partner istituzionali del convegno il Parco archeologico di Selinunte e Cave di Cusa, l’Ordine degli Architetti della provincia di Trapani, la Fondazione Architetti nel Mediterraneo di Trapani “Francesco La Grassa”; La Rotta dei Fenici e Adi Sicilia


elements MilanoDesignWeek 2019

a cura di Elena Riolo

Matteo Thun per 3M - A Pinnacle of Reflections, Super Studio - Ph. Carlo Magnoli


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elements BUDRI MARMOR NATUM LA NASCITA DELLA PIETRA La nuova collezione Marmor Natvm, design di Gwenael Nicolas - Curiosity, per Budri è stata concepita come omaggio alla poeticità della natura. Il connubio tra tecnologia e artigianalità ha portato alla nascita di nuove pietre: il marmo si scompone e si ricompone, si esprime in nuovi modelli e forme. La collezione dedicata al mondo contract comprende tavoli living, consolles, lampade, specchi e librerie.

www.budri.com

ABET LAMINATI FABRIEK, METAL EFFECT E FEBO Fabriek, Metal Effect e Febo sono le tre nuove collezioni all’interno di 2019>2021 Collection. La prima si ispira alla consistenza dei tessuti, la seconda propone decori dall’effetto cangiante e metallico, Febo (nella foto) infine è frutto della collaborazione tra Abet e l’artista Ugo Nespolo:10 decorativi dai colori accesi, caratterizzati da grafiche forti, ispirati ad alcune città come Kiev, Boston, Kitami, Visby, New Orleans e naturalmente Torino.

POTOCCO I DETTAGLI SOFISTICATI DI ARIAL Arial è la nuova consolle di Potocco, design Gabriele e Oscar Buratti. Si caratterizza per il minimalismo e i dettagli sofisticati. La parte superiore dei cassetti è realizzata in massello di frassino o noce canaletto, così come lo schienale, che sovrasta di poco il piano. Quest’ultimo è disponibile in marmo, vetro retroverniciato, frassino o noce canaletto.

www.potocco.it

www.abetlaminati.com

JESSE AIACE, IL LETTO MULTIFUNZIONE Aiace, design Favaretto and Partners, è un letto solido che nasconde, nella sua generosa testiera imbottita e rivestita in morbido feltro, contenitori estraibili che fungono da comodini, predisposti con prese per la corrente, luce e caricatori wireless per i dispositivi di ultima generazione. Plurimo Aiace è invece il sistema di armadi che permette una grande libertà compositiva; è disponibile con ante a battente, scorrevoli e complanari.

www.jesse.it

ARPA KÉR, MATT, STILISH, TRENDY Una texture opaca che aggiunge sensuale tattilità alle sue proprietà di resistenza. La forza espressiva di Kér è interpretata da dodici esclusivi decorativi dai pattern raffinati, ispirati a eleganti astrazioni materiche. Kér è adatta sia ad applicazioni orizzontali che verticali ed è disponibile in HPL sottile e compatto.

www.arpaindustriale.com

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PEDRALI JE SUIS HÉRA, DESIGN PATRICK JOUIN Il legno ha ispirato Héra, design Patrick Jouin: una seduta dalle forme fluide e raffinate. Realizzata in frassino o noce americano, esprime leggerezza, comfort e avvolgenza: lo schienale in multistrato curvato tridimensionale (6 mm di spessore) è gradevole alla presa, elegante ed ergonomico. Il sedile imbottito in schiumato poliuretanico, supportato da cinghie elastiche, ne massimizza l’accoglienza. Le gambe a sezione rettangolare, con angoli raggiati, esprimono attenzione ai dettagli.

www.pedrali.it

LA CIVIDINA FILINEA, TRA BOTANICA E TECNICA Filinea, design Antonino Sciortino, è la poltrona futuristica di LaCividina. Ispirata a una pianta molto diffusa in Sicilia, l’euphorbia tirucalli, realizzata in tondino d’acciaio sottilissimo. È una sagoma d’aria, che nasce dall’incontro tra natura e tecnica. La lavorazione del tondino, spesso solo pochi millimetri, richiede grande abilità tecnica: gli artigiani di LaCividina hanno creato le singole sagome e le hanno poi unite a diverse altezze. Il risultato è una seduta leggerissima sulla quale riposare rimanendo quasi sospesi nell’aria.

www.lacividina.com

ET AL. LEGGERA, RESISTENTE. È PALAU

LAPALMA IDA, PER UN ELEGANTE CAFFÈ ALL’APERTO

Leggerezza, resistenza e comfort. Sono questi i tratti distintivi della nuova collezione di sedute Palau, design Marc Sadler, per arredare uffici, sale riunioni, locali food&beverage e ambienti interni ed esterni. Disponibile nelle versioni sedia monoblocco e poltroncina, con eleganti braccioli a sbalzo, grazie a un design pulito e minimale ma deciso, offre una sensazione di leggerezza. La seduta, dotata di quattro gambe affusolate, è sottile e dalla forma avvolgente. È disponibile in sei diversi colori.

Ida è la nuova seduta di Lapalma, design Anderssen & Voll, espressamente pensata per l’arredo outdoor. È una elegante rilettura della classica sedia da caffè. Pratica ed elegante, ha un ingombro ridotto, senza però rinunciare al comfort. Ida sorprende per l’insolito accostamento materico tra il metallo della struttura e la trasparenza della maglia 3d. La seduta, proposta in legno iroko, è ideale per l’utilizzo in esterni.

www.lapalma.it

www.et-al.it

FORNASARIG LINK 60X, LA SUPER IMPILABILE Link 60X, design Luca Fornasarig, è la nuova seduta dell’azienda friulana. È leggera, versatile, super impilabile (si possono facilmente sovrapporre fino a 60 elementi) e 100% riciclabile. Grazie a queste sue caratteristiche si adatta a diversi spazi e utilizzi. Disponibile anche con sedile e schienale in multistrato curvato di rovere, faggio e frassino, tinteggiato in diversi colori. Altezza seduta 46 cm, profondità 55, larghezza 49. Ideale per le soluzioni contract.

www.fornasarig.it

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FANTONI LE MOLTEPLICI FUNZIONI DI ATELIER Atelier, design Gensler, è un sistema di arredo ufficio innovativo e flessibile adatto a rispondere alle esigenze del workplace. Grazie alla struttura modulare il sistema riunisce molteplici funzioni. Lo schema si articola in quattro elementi principali: una workstation configurabile, un collaboration table ad altezza 105 multifunzione anch’essa configurabile, una famiglia di contenitori dinamici compresivi di mobile pinboard e un sistema libreria-contenimento.

www.fantoni.it

BOFFI IL GIOCO COMPOSITIVO DI COMBINE Libertà di composizione è la parola d’ordine per la cucina Combine, design Piero Lissoni. Una libertà resa possibile da monoblocchi funzionali, piani di lavoro e tavoli estraibili che si compongono liberamente per creare zone pranzo fisse o estensibili. Un gioco compositivo che si completa con un’ampia gamma di materiali e accessori e che si arricchisce di nuove soluzioni per i piani di lavoro: grandi lastre in vetroceramica con integrati i bruciatori a induzione e la ricarica wireless.

www.boffi.com

RUBELLI STEFANIA CLUB CHAIR Fa parte della collezione Cinecittà di Rubelli Casa, è dedicata alla Sandrelli e si chiama Stefania Club Chair, design Marco Piva. È una poltrona pensata per diversi ambienti e per diverse situazioni: perfetta in studio come in soggiorno, per il relax, la conversazione, momenti di meditazione. Si compone di un tubolare metallico leggero che avvolge la seduta facendola sembrare sospesa. Il comfort è garantito dalla continuità tra seduta e schienale.

www.rubelli.com

FRANCHI UMBERTO MARMI BETTOGLI, INUSUALE E SOFISTICATA Nasce dal prezioso marmo di Carrara, la collezione Bettogli - design Eugenio Biselli, Interninow. È composta da divano, poltrona e chaise lounge, perfettamente adatti sia indoor, sia outdoor. Lo schienale del divano angolare segue una linea continua, rigorosa ed essenziale. La seduta, nella comodità inusuale del marmo, risulta elegante ed accogliente anche grazie ai grandi cuscini che la completano.

www.franchiumbertomarmi.it [ 110 ]

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PRATIC BRERA CONCEPT Brera Concept è la pergola a lame retraibili e compattabili di Pratic. Offre protezione e possibilità di apertura totale; è disponibile in oltre 30 colorazioni ed è resistente ai raggi ultravioletti e alla salsedine. Tre versioni: Basic, solo la copertura; Superior, con vetrate Slide Glass; Premium con vetrate e Raso.

www.pratic.it


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UNION TECHNIQUE ISOLA, FONOASSORBENTE, MODULARE, AUTOPORTANTE Isola è un elemento fonoassorbente modulare studiato per aggiungere spazi di lavoro temporanei. Fa parte della linea Fonica di Union-Technique, è realizzato in poliestere rivestito in tessuto ignifugo ed è costituito da una struttura autoportante sfoderabile. I pannelli sono collegati da una cerniera lampo che consente il rapido sgancio e l’inserimento di altri elementi.

www.union-technique.it

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VICCARBE COPA, LA SEDUTA SUPER CONFORTEVOLE Con uno schienale dalle linee sinuose e avvolgenti Copa, la nuova sedia di Viccarbe, design Ramos-Bassols, oltre ad essere comodissima piace per la sua versatilità e adattabilità allo spazio. La linea, ispirata alle forme di un cristallo, sintetizza perfettamente l’idea di David Ramos e Jordi Bassols sul design contemporaneo.

www.viccarbe.com

ARPER SAUL, TAVOLI AFFIDABILI, SOLIDI E LEGGERI Affidabili, solidi e al tempo stesso leggeri, i tavoli Saul, design Jean Marie Massaud, sono il complemento ideale per tutti i divani e gli arredi delle collezioni Arper. L’ampio piano poggia delicatamente su quattro gambe inclinate, coniugando solidità e leggerezza. Le finiture del piano - nelle varianti marmo o vetro fumé serigrafato - donano una presenza materica alle forme aggraziate della collezione. Le gambe in alluminio sostengono un piano di forme e dimensioni varie: quadrato piccolo o grande, tondo o rettangolare.

www.arper.com

(foto ©Marco Covi)

MDF ITALIA LE EMOZIONI DI TENSE FINE WOOD Tense, il tavolo icona della collezione Mdf Italia, compie dieci anni. Per questa ricorrenza l’azienda ha proposto diverse versioni. Il tavolo Tense fine wood in noce nazionale, design Piergiorgio e Michele Cazzaniga, ha un piano lisciato e rifinito con finitura acrilica trasparente, mentre i bordi e le gambe del tavolo presentano una finitura rugosa a piano sega. Il top è in pannello composito portante, con un’intelaiatura in profilato di alluminio; le gambe sono in acciaio rivestite in tranciato di noce. È disponibile in 5 differenti altezze e 36 dimensioni.

www.mdfitalia.it

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SIMES QUESTO MATTONE È LUMINOSO Brick of Light, design Paolo Rizzato, è una lampada che si mimetizza nella muratura di laterizio assumendone forma e dimensioni. Grazie alla sua maneggevolezza, è possibile movimentarla, assemblarla e posarla in opera come se fosse un mattone. Può essere posata in interno, in esterno, raso muro, incassata o sporgente, su una superficie piana o curvilinea, al centro o su uno spigolo della muratura, liberamente o in base a un disegno predefinito.

www.simes.it

MARTINELLI LUCE ELASTICA, PER GIOCARE CON LA LUCE Elastica, design di Habits, è una lampada che, grazie al cambio di inclinazione facilitato, si adatta ai diversi spazi. Tesa tra soffitto e pavimento, è composta da una striscia in tessuto elastico. Il circuito flessibile a Led, contenuto nella striscia, disponibile in diversi colori, permette di dimmerare la luce, spostandola verso l’alto o il basso, di accenderla o spegnerla. Grazie alla strip Led è possibile anche giocare con la luce.

www.martinelliluce.it

VISTOSI JUBE, ELEGANTE FASCINO RETRÒ L’eleganza del vetro soffiato trova in Jube, design Favaretto & Partners, una nuova dimensione. Una lampada sinuosa, formata da due vetri accostati e perfettamente assemblati, tanto da sembrare un pezzo unico e con colori tono su tono dal sapore vintage. Il vetro è disponibile in quattro colori: fumé, terra bruciata, verde antico, cristallo.

www.vistosi.it

AXOLIGHT MANTO, LA LAMPADA CHE VA SU E GIÙ

NEMO BIRD, LA LAMPADA CHE SI MUOVE

Manto, design Davide Besozzi, è una collezione di lampade a sospensione, in tre dimensioni (70, 120 e 180 cm di diametro). La sfera in vetro soffiato bianco opalino, che contiene una fonte luminosa a Led, è sostenuta da un braccio telescopico, che una volta azionato consente di disporre la sfera a più altezze: sospesa a distanza o immersa nel tessuto elastico. A sua volta il corpo cilindrico, grazie ai tiranti di acciaio, mantiene in posizione orizzontale il cerchio di tessuto bianco.

Bird è una lampada da tavolo a Led in estruso di alluminio, design Bernhard Osann, con elemento a T di appoggio in polimero caricato con fibre di vetro. È composta di braccio sporgente verniciato nero opaco, in cui è localizzata la sorgente luminosa, e di contrappeso verticale in ottone. La lampada, collocata sul bordo di una superficie, si muove, ma ritorna sempre in posizione orizzontale. Il modulo Led incorporato nel braccio ruota attorno al proprio asse.

www.axolight.it

www.nemolighting.com

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LUALDI TEATRO, ELEMENTI PIVOTANTI PER AMBIENTI FLESSIBILI Il sistema Teatro, design Andrea Boschetti/Metrogramma, propone scenografie flessibili e contemporanee per differenti destinazioni: dalle residenze alle clubhouse, dagli ambienti executive business agli spazi entertainment. Il carattere poliedrico si esprime attraverso la movimentazione pivotante - meccanizzata o manuale, attivata sull’intero sistema o selettivamente su uno dei suoi componenti - e dalla possibilità di vestire ciascun elemento con materiali, colori e pattern diversi.

www.lualdi.com

B-LINE SEMPLICE E ARMONIOSA. È HAXO Haxo, design Patrick Norguet, è una seduta semplice e armoniosa, adatta per gli spazi residenziali e collettivi. È disponibile con struttura a quattro gambe, in rovere o acciaio, e a slitta. La versione con braccioli è prevista per la base a quattro gambe in acciaio. Le finiture possono essere in rovere naturale, rovere verniciato bianco a poro aperto e rovere verniciato nero a poro aperto. Le basi in metallo possono essere cromate o verniciate, in bianco o nero.

www.b-line.it

DAVIDE GROPPI ENDLESS, LA LUCE SENZA FINE Endless è luce senza fine. Con il sistema di Davide Groppi, pareti e soffitti diventano spazi di luce potenziale. L’idea è semplice, ma innovativa: considerare le pareti e i soffitti come circuiti elettronici per posizionare gli apparecchi illuminanti nella massima libertà. Endless è una striscia adesiva che si può applicare a ogni superficie. Il sistema è stato ideato per portare “differenza di potenziale” dove si desidera.

www.davidegroppi.com

AGAPE IL CEMENTO VELLUTATO DI PETRA Petra, design Vencato e Merendi, è il nuovo lavabo di Agape. Realizzato in Cementoskin, resistente allo sporco con caratteristiche estetiche uniche. La finitura superficiale è naturale e vellutata. La collezione è composta di diversi pezzi che convivono in più combinazioni o singolarmente. Adatto sia per ambienti indoor che outdoor.

www.agapedesign.it

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GABER ABUELA, PER AMBIENTI RICERCATI Grazie al design pulito, Favaretto & Partners, e all’unicità dei dettagli, Abuela è la collezione di sedie e sgabelli indicata per ambienti ricercati. La collezione, in tecnopolimero o in legno massello di faggio, è utilizzata negli spazi contract e hospitality. La possibilità di integrare sedie, con e senza braccioli, e sgabelli dal design elegante e dai colori vivaci, contribuisce a creare ambienti unici sia indoor che outdoor.

www.gaber.it

MOROSO GOGAN, IL DIVANO QUASI SOSPESO Il divano Gogan, design Patricia Urquiola, deve il suo nome alle pietre giapponesi poste sugli argini dei fiumi: le sue forme ricordano infatti quelle morbide dei sassi scolpiti dal vento e dall’acqua. In Gogan l’equilibrio è dato dalla forma irregolare dovuta alla leggera inclinazione della seduta verso la parte posteriore. Schienale e seduta sono uniti da contrafforti che conferiscono un’idea di leggerezza, tanto da farlo sembrare sospeso da terra.

www.moroso.it

MIDJ IL TAVOLO CLESSIDRA Il tavolo Clessidra, design Paolo Vernier, allude con la sua forma (diametro 150 cm) all’idea del tempo che scorre. Si compone infatti di due elementi conici sovrapposti, che si intersecano e che sono collegati da un anello sottile di metallo. Disponibile in legno o in versione bicolor, con piano in cristalceramica e base in legno o metallo. Gli elementi conici sono disponibili in 16 colorazioni opache e tre lucide.

www.midj.com

ITALGRANITI GROUP IL DESIGN SOFISTICATO DI ACQUA PROJECT ItalgranitiLive, il programma di complementi composto di lavabi, piatti doccia e accessori coordinati ricavati dalle lastre Mega (spessore 6 mm), ha dato vita alla linea Acqua Project, design Centro Stile Milano Architetti. Si tratta di una collezione di mobili lavabo in cui forma e materia si fondono in un design sofisticato. I componenti in grés porcellanato, le parti in legno e le strutture in metallo si alternano generando rigore estetico e chiarezza progettuale.

www.italgraniti.com [ 114 ]

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