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Interventi di alcuni membri del Gran Consiglio Discorso di Mussolini

Trascrizioni – Verbale B

riunione sia proseguita fino alla sua conclusione”. Proposta di rinvio8 Grandi si oppone

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[ottavo foglio manoscritto non numerato]

L’adunanza è sospesa alle ore 22 e ripresa alle 22,30. Bastianini 167

[pagine 11 e 12 mancanti; la numerazione riprende con la p.] 139

Bastianini10 di questa epoca della storia: oggi esiste un’innegabile frattura fra la Nazione ed il Partito: di essa esamina le cause principalmente di ordine spirituale. Dichiara che data la gravità della situazione il dovere assoluto della resistenza non toglie che si debba con tutte le necessarie cautele e garanzie ricusare la possibilità di qualche [parola illeggibile] contatto con gli avversari. Bignardi illustra lo stato d’animo delle masse lavoratrici, parlando in favore dell’ordine del giorno Grandi. Galbiati afferma che le Camicie nere della milizia, pronte alla battaglia, aspettano provvedimenti concreti e non ordini del giorno. Ammette che la situazione attuale è gravissima per le deficienze di un armamento “puerile”. A superare questa deficienza può bastare la volontà. Tringali Casanova fa dichiarazioni di voto contrarie all’ordine del giorno Grandi. Biggini si oppone allo stesso ordine del giorno con considerazioni incerte e slegate intorno allo Statuto. Osserva poi che il Duce in quell’ordine del giorno non è nemmeno nominato.

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Mussolini dichiara che se quell’ordine del giorno fosse approvato egli restituirebbe11 domattina al Re la delega dei poteri militari. Il Re, che gli ha dato tante prove

8 Questa notazione e la successiva sono appuntate in basso a sinistra del foglio. 9 Questa pagina e le successive fino all’ultima sono scritte sul verso di una carta intestata «Fondazione “Guglielmo Marconi” – sede in Bologna». 10 Il nome è inserito di lato come un titolo. 11 La parola è scritta sopra a “riporterebbe”, cancellato nel testo.

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di benevolenza, in ventun’anni, potrà invitarlo a mantenere la delega stessa; ma qualora S.M. – di cui egli ripete di essere un fedele servitore – riprendesse quella delega egli si porrebbe il problema della sua persona. Bisogna avere una dignità: in quel caso egli considererebbe finito il suo compito. Scorza dichiarando di parlare in nome del Partito ne prende la difesa. Attacca lo Stato Maggiore e specialmente il criterio di selezione degli alti gradi. Legge e presenta un ordine del giorno, incitante ad una resistenza imperniata soprattutto sul Partito12 .

14bis: Incastro13

Poiché esso contiene, fra l’altro, un saluto reverente al Pontefice, Farinacci interrompe osservando che non sarebbe politicamente opportuna, dal punto di vista dell’efficacia dell’azione del Papa, una manifestazione del genere. Scorza prosegue leggendo anche

[riprende p. 14]

un altro ordine del giorno, con cui si auspicano pronte riforme degli organi costituzionali e, soprattutto, del Comando Supremo. Dati questi suoi ordini del giorno si dichiara nettamente contrario all’ordine del giorno Grandi, specie per quanto riguarda la restituzione al Re dei poteri militari e politici.

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De Bono fa un’energica difesa, contro le affermazioni di Scorza, dei gerarchi; e afferma il profondo turbamento ingenerato nei quadri dell’Esercito dalla continua intromissione controllatrice del Partito, anche sotto forma di spie politiche nei reparti dell’Esercito. Mussolini interviene per precisare, che il Regime fascista è l’unico, non solo nei confronti dei regimi totalitari, ma anche degli altri, che mantenga una Commissione Centrale di Avanzamento, ispirata a principii e metodi nettamente democratici.

12 In questo punto del testo è stato inserito un richiamo che rinvia alla pagina 14bis, sopra a tre parole cancellate: ”M (?) legge anche” 13 Il termine “Incastro” è inserito in alto come titolo.

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Le scelte si sono regolate in base all’annuario ed alla votazione e non secondo quei criteri di eccezionalità che lo stato di guerra impone. D’altra parte ricorda che detta Commissione è presieduta dal Principe Ereditario e di essa fanno parte anche due altri Principi Reali14. Gli altri componenti potrebbero difficilmente far valere la loro volontà. De Stefani spiega le ragioni della sua adesione all’ordine del giorno Grandi e prospetta il problema strategico e politico singolarmente delicato di Roma. Con quest’ordine del giorno si offre al Duce la possibilità di un elastico indirizzo politico di risoluzione della crisi.

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Farinacci illustra il suo ordine del giorno. Frattari si associa alle considerazioni di Scorza e ai suoi ordini del giorno. Alfieri afferma che solo adesso la Germania comincia ad intendere l’importanza del fattore mediterraneo; e con vari argomenti prova l’impossibilità per essa di fornirci prontamente mezzi adeguati. Suardo dà ragione dell’adesione data all’ordine del giorno Grandi; ma, scosso dalle dichiarazioni di Mussolini circa il dilemma che quell’ordine del giorno gli pone, la ritira per associarsi all’ordine del giorno Scorza, invitando gli altri firmatari a concentrare i loro voti su di esso. Polverelli non considera utile e tempestiva la critica al Partito. Date le considerazioni del Duce intorno all’o.d.g. Grandi, egli, mussoliniano (vivaci proteste di Bastianini e di parecchi dell’assemblea) non lo voterà. Ciano afferma che l’o.d.g. cui ha aderito non mira a indebolire né il Regime, né, meno che mai, il Duce. Ricorda che il Gran Consiglio

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altre volte ebbe a fare riferimento alla persona del Re quando ebbe ad offrirgli la Corona d’Etiopia e quella d’Albania. Questi precedenti che testimoniano la prontezza del fascismo a chiamare in causa il Sovrano per una compartecipazione, per così dire attiva, ai successi del Regime, legittimano il riferimento a lui in questa crisi15 .

14 Nel testo compaiono, cancellate, le parole: “e che difficilmente potrebbero gli altri (termine illeggibile) componenti opporsi alla volontà dei”. 15 In questo punto del testo compare, entro un riquadro, la dicitura «Incastro De Marsico» che rinvia all’intervento di De Marsico riportato a p. 17bis.

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17bis

De Marsico combatte l’ordine del giorno Scorza, del quale cita i discorsi, rivolti non ai fascisti soltanto ma a tutti gli italiani. Essi, all’Adriano, a Ferrara, alla Radio, hanno appassionatamente invocato l’unione nazionale. Così il discorso di Gentile, che fu interamente divulgato da tutta la stampa italiana. Con l’o.d.g. presentato da Grandi si domanda che la Nazione abbia un interprete, al di là e al di sopra del Partito, anche contro il Partito: il Re.

[riprende p. 17]

Scorza insiste ancora sui suoi argomenti. Albini dice che le sconfitte continue hanno creato un clima di sfiducia nel Paese. La situazione interna è dal punto di vista della polizia buona, ma delicata moralmente e politicamente. Accenna alle difficoltà dell’alimentazione, e si pone anche lui il quesito dei mezzi necessari ad organizzare una resistenza efficace. Cianetti dichiara di aver firmato l’o.d.g. Grandi soprattutto per l’accenno al ripristino delle funzioni degli organi costituzionali, particolarmente di quelli corporativi. L’accenno al Re voleva dire soltanto riaccostamento della Corona alla condotta della guerra, tanto più necessario in un momen-

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to in cui molti generali dicono che c’è più niente da fare. Concludendo egli tenderebbe associarsi a Suardo per l’o.d.g. Scorza. Bottai dichiara di avere firmato consapevolmente l’o.d.g. Grandi; e di mantenere, quindi, consapevolmente la sua firma. Egli vuol dissipare l’equivoco, da alcuni ingenerato, che detto o. di. g. non si dichiari esplicitamente per la resistenza, poiché i suoi primi quattro capoversi vi fanno esplicito richiamo con un appello a tutti gli italiani. La discussione in merito può vertere soltanto sui mezzi necessari alla resistenza. Contro l’invocazione di Scorza di “riforme” di organi costituzionali, dichiara più saggia la richiesta dell’o.d.g. Grandi di “ripristino” del funzionamento di detti organi. In questo momento qualsiasi accenno a riforme sarebbe male accolto dal popolo italiano. Basta, appunto, il ripristino della costituzione fascista in riferimento alle parti ancora vive dello Statuto del Regno per sanare il divario tra lo stato di fatto e lo stato di diritto. L’appello al Monarca non vuole che dare

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visibile e plastica evidenza alla solidarietà tra re e Duce in questa congiuntura. E’ necessario che il popolo ne abbia cognizione piena. Se ritirassi la mia firma, mostrerei di averla data senza il necessario discernimento. Acerbo parla in favore dell’o.d.g. presentato da Grandi, facendo minute osservazioni circa la paralisi degli organi costituzionali ed amministrativi dello Stato. Accenna particolarmente alle interferenze del Partito e alla mancata funzione delle Corporazioni provocando qualche interruzione di Cianetti. Grandi si associa alle dichiarazioni di Bottai. E’ stata la documentazione portata dal Duce al Gran Consiglio che ha dato purtroppo ragione agli angosciosi dubbi sulla possibilità della resistenza. Polemizzando con coloro che hanno criticato il suo o.d.g., vuole chiarirne pienamente le intenzioni col leggere il primo testo che era stato preparato: testo che parecchi dei presenti già conoscono16 .

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Esso era pienamente esplicativo del significato del richiamo alle disposizioni fondamentali dello Statuto e delle leggi costituzionali fasciste mai seriamente applicate dal regime. Contesto che Scorza possa asserire di parlare a nome del Partito. Il Partito è il Duce, il Gran Consiglio, i federali, ecc. ecc., non soltanto il segretario. D’altra parte nessuno ha pensato17 alla possibilità che si dia una pericolosa pubblicità all’o.d.g. se sarà approvato, data la segretezza della convocazione di questa adunanza. Insiste nell’appello al Re e nella restituzione di tutte le prerogative sovrane. Ricorda ed in parte rilegge il proclama reale datato dal Quartier Generale il 10 novembre 1917. S’invoca che il Re parli in quest’ora tragica e sia ancora in linea come allora tra i suoi soldati. Il Duce ha voluto propriamente coartare le coscienze dei firmatari dell’o.d.g., ma questo è ispirato soltanto dal senso di responsabilità che deve guidare l’opera di tutti in questo grave momento.

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Scorza risponde brevemente ad un’osservazione di Bottai e rivendica di fronte a Grandi il diritto di parlare a nome del Partito.

16 Nel testo compare nuovamente il termine «incastro» senza un riferimento. 17 Parole cancellate: “data la segretezza di questa convocazione al fatto”

172 Verbali della riunione del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943

Mussolini mette in votazione l’o.d.g. che porta il maggior numero di firme ossia quello presentato da Grandi. Su di esso Grandi aveva chiesto l’appello nominale. Rispondono si: De Bono, De Vecchi, Grandi, De Marsico, Acerbo, Pareschi, Federzoni, Cianetti, Balella, Bignardi, Gottardi, De Stefani, Rossoni, Bottai, Marinelli, Alfieri, Ciano, Bastianini, Albini. Rispondono no: Scorza, Biggini, Polverelli, Tringali, Galbiati, Frattari, Farinacci (accompagnando il tutto con la dichiarazione che intende votare il proprio ordine del giorno), Buffarini. Astenuto: Suardo

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L’ordine del giorno presentato da Grandi è approvato. L’adunanza è sciolta alle ore 2.20.

ordine del giorno grandi*1·

IL GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO

riunendosi in questi giorni di supremo cimento, volge innanzi tutto il suo pensiero agli eroici combattenti d’ogni arma che, fianco a fianco con la fiera gente di Sicilia in cui più alta risplende l’univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di strenuo valore e d’indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze Armate.

Esaminata la situazione interna e internazionale e la condotta politica e militare della guerra:

proclama il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l’unità, l’indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l’avvenire del popolo italiano;

afferma la necessità dell’unione morale e materiale di tutti gli italiani in quest’ora grave e decisiva per i

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destini della Nazione;

dichiara che a tale scopo è necessario l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali,

* Due pagine dattiloscritte sul cui verso sono scritte a mano le pp. 6 e 5 del verbale.

174 Verbali della riunione del Gran Consiglio del fascismo del 25 luglio 1943

invita il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché Egli voglia per l’onore e per la salvezza della Patria assumere con l’effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia.

intervento di de veCChi*2

De Vecchi osserva che la difesa del Regio Esercito, assunta da De Bono, è potuta sembrare insufficiente, per la stessa profonda commozione con cui il Maresciallo ha protestato contro l’affermazione di Mussolini doversi attribuire l’infausta sorte delle nostre armi alla mala voglia dei soldati. L’oratore respinge fermamente la tesi mussoliniana. Asserisce che un certo disorientamento della gioventù italiana di fronte a una guerra non sentita, perché priva di idealità, deriva dall’educazione ricevuta. Ricorda che un tale argomento è stato da lui stesso trattato più volte, precedentemente, con Mussolini e nel Gran Consiglio, come anche Balbo ebbe a dichiararsi nel medesimo ordine di idee, nell’ultima seduta dello stesso Gran Consiglio. Cita in prova del cattivo indirizzo formativo delle giovani camicie nere lo spettacolo frequente dei grappoli umani appesi agli autocarri fra urli e canti screanzati, come se quelle volgari parodie dei reparti d’assalto potessero influire utilmente per una preparazione spirituale delle nuove leve ai cimenti e ai sacrifici di una guerra. Afferma che tutta l’intonazione data da Starace a quella azione è stata sostanzialmente di disciplina soltanto esteriore e di effettivo disordine morale. Aggiunge che tuttavia in guerra, lì dove i comandi militari hanno funzionato, la gioventù si è rifatta un’anima con facilità e rapidità sorprendenti, così da offrire splendidi esempi d’eroismo, certamente non meno luminosi dei tanti che ammirammo durante la guerra 1915-18. Non è

[pagina manoscritta numerata] 2

dunque vero che gli Italiani non si siano voluti battere. Egli sostiene che nella presente guerra si è trattato più che mai di una questione di quadri. Se chi comandava difettava di spirito militare, come potevano dimostrarlo i gregari? Anche nelle nomine dei generali è stata attuata molte volte una selezione alla rovescia, perché la Commissione suprema di avanzamento si è trovata spesso di fronte a proposte di promozioni o di rimozioni suggerite da criteri politici, ossia per motivi che non avevano nulla a vedere con l’apprezzamento delle capacità militari.

* Un foglio manoscritto con molte correzioni e cancellature, scritto su entrambe le facciate.

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