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Intervento di Bastianini
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gli ufficiali siciliani con altrettanti padani; l’ordine non fu eseguito, forse perché ne mancò il tempo34. “In Sicilia al momento dell’invasione vi erano circa 230 mila uomini del R. Esercito, più reparti di Marina, più reparti di Aviazione, più forze armate germaniche. Erano oltre 300 mila uomini che si trovavano nell’isola. Lo Stato Maggiore era convinto che in 48 ore l’aggressione all’Isola sarebbe stata respinta: contro tale previsione stanno i fatti e, purtroppo, 70 mila prigionieri, fra i quali 5 generali e 2 ammiragli. Bisogna riconosce35 -
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re che vi è stato uno sbandamento terribile: prima i marinai abbandonarono i loro posti, poi gli avieri poi i soldati; soprattutto quelli dell’isola si toglievano la divisa ed in abito borghese raggiungevano le loro località; talvolta si davano al saccheggio. «Che volete che ci faccia io, quando gli italiani non si vogliono battere?36». Nell’attuale situazione la nuova linea potrebbe essere favorevole per la nostra resistenza, ma, a questo punto, egli vuole riferirsi ancora una volta ad un triste episodio: la caduta di Augusta. «Augusta è stata presa intatta, l’ammiraglio Leonardi ha fatto saltare la piazzaforte, quand’ancora non si delineava il pericolo. Il nemico ha parlato della ripresa di Augusta: non vi è stata alcuna ripresa, perché Augusta non era mai caduta; il nemico ha avuto le più facili comodità per l’occupazione». Mette anche in evidenza come, nel complesso, la popolazione si sia portata bene; dichiara che ne hanno approfittato solo degli antifascisti che si sono prodigati nel rendere servizio all’avversario. «Allo stato attuale, secondo anche le dichiarazioni del generale Guzzoni, sulla nuova linea che comprende che comprende Sanfratello, Bronte, Randazzo e Acireale, è possibile una strenua resistenza”. Quanto alla Sardegna, egli dichiara che ivi la truppa è composta di circa 160 mila uomini. “Secondo le previsioni dello Stato Maggiore non è pensabile uno sbarco in Sardegna, e neppure è prevedibile, sempre per dichiarazione dello stesso Stato
34 Nel testo dattiloscritto un intero periodo cancellato: «Inoltre egli afferma come la situazione anche per le truppe combattenti fosse resa più difficile dal caos esistente in Sicilia per la popolazione che sparsasi nelle campagne dopo i bombardamenti aerei, costituiva un notevole impedimento per i movimenti militari» 35 Le due parole sono cancellate. 36 Nel testo dattiloscritto: «I Tedeschi si sono battuti molto bene ma la popolazione civile si è sbandata»
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Maggiore, un ulteriore sbarco nella penisola”. A questo punto dà let183
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tura di quanto i germanici37 abbiano fornito all’Italia in materie prime e materiale bellico, e dà la dislocazione delle forze germaniche38 in Corsica, in Sardegna, in Sicilia, nel continente. Inoltre accenna come nell’ultimo colloquio avuto con Hitler questi abbia affermato che qualche altra divisione potrà essere inviata, e dà anche lettura di una lettera inviatagli dal Führer circa le ulteriori possibilità di aiuto da parte della Germania. Da questo momento il DUCE pone al Gran Consiglio il dilemma: guerra o pace? Resa o resistenza ad oltranza? Constata che il popolo è deluso, ma disciplinato; e fa una lunga dissertazione sulla impopolarità di tutte le guerre. Tratta in modo particolare della conquista dell’Impero e, fra l’altro, dà lettura della lettera inviatagli dal Maresciallo Badoglio il 18 ottobre 1935 circa la presenza della flotta inglese nel Mediterraneo. Afferma che l’Inghilterra fa la guerra all’Italia non al fascismo; che non vi possono essere alternative di pace; che occorre guardarsi dalla politica dell’opportunismo, perché essa non potrebbe produrre nessun mutamento nella situazione39 .
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«Augusta, prosegue il Duce, è stata presa intatta. L’ammiraglio Leonardi ha fatto saltare la piazzaforte, quando ancora non si delineava il pericolo. Il nemico ha annunziato la ripresa di Augusta; ma non vi è stata alcuna ripresa, perché Augusta non era ancora stata espugnata, il che è succeduto con ogni facilità e comodità». In tutta la Sicilia è avvenuto un terribile sbandamento. Dietro quella unità
37 Nel testo dattiloscritto: «tedeschi» 38 Nel testo dattiloscritto: «tedesche» 39 Nel testo dattiloscritto: «che occorre guardarsi dalla politica dell’opportunismo, perché essa non potrà procurare nessuna solidarietà» Seguono sei righe cancellate: «Prendono successivamente la parola i camerati De Bono, Farinacci, De Vecchi, Bottai, Grandi, Polverelli, Farinacci, Ciano, Farinacci, De Marsico, Federzoni, Bignardi, Bastianini, Biggini, Galbiati. Quindi il DUCE, sui vari argomenti e sulle osservazioni che sono state mosse dai camerati sopracitati, fa»
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costituita prevalentemente di Siciliani era il caos sociale prodotto dai bombardamenti, con la sospensione di tutti i servizi pubblici, con la distruzione di innumerevoli abitazioni, con la mancanza di viveri, e col conseguente errare qua e là di forse un milione e mezzo di persone, datesi alla campagna perché private improvvisamente di ogni risorsa. Così è rimasta delusa la speranza che nella difesa del suolo della Patria potesse manifestarsi finalmente una resistenza efficace. È importante notare che la stessa propaganda inglese, la quale tende a valutare altamente gli avversari, perché ciò le giova tanto in caso di vittoria come in caso di sconfitta, e che già aveva ammesso lo strenuo valore della 1ª ar mata italiana nella battaglia di Tunisia, esprimeva la sua sorpresa per il vuoto di qualsiasi consistenza difensiva da parte nostra in Sicilia. È avvenuto uno sbandamento terribile: prima i marinai hanno abbandonato i loro posti, poi gli avieri, alla fine i soldati, soprattutto i nativi dell’Isola; costoro si toglievano l’unifor me e rivestiti alla peg gio rag giungevano i loro paesi e talvolta si davano al saccheg gio. Numerosi ufficiali in borghese si sono affollati ai traghetti dello stretto di Messina. Dei tanti che hanno abbandonato i loro posti, uno solo è stato fucilato, un capomanipolo della Milmart, per ordine dello stesso Duce. “Che volete che ci faccia io, quando gli Italiani non si vogliono battere?” Tuttavia egli osserva che, nel complesso, la popolazione si è portata abbastanza bene. Comunque essa si accorgerà presto del peso dell’occupazione, anche per la requisizione di tutte le riserve di derrate. Dell’invasione hanno profittato solo quegli antifascisti che si
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sono prodigati nel rendere servizi agli invasori. “Allo stato attuale, secondo quanto comunica il generale Guzzoni, sulla nuova linea che comprende Sanfratello, Bronte, Randazzo e Acireale, è possibile una seria resistenza”. Quanto alla Sardegna, il Duce informa che ivi le nostre forze ammontano a circa 160 mila uomini. “Secondo le previsioni dello Stato Maggiore non è pensabile uno sbarco in Sardegna, e neppure un ulteriore sbarco nella Penisola”. Espone poi i dati su tutto ciò che la Germania ha fornito all’Italia in materie prime e materiale bellico, e dà la dislocazione delle unità germaniche in Corsica, in Sardegna, in Sicilia e nel continente. Per di più accenna che nell’ultimo colloquio
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avuto con Hitler questi ha dichiarato che qualche altra divisione potrà essere inviata in Italia, e dà altresì lettura di una lettera inviatagli dal Führer circa maggiori possibilità di aiuto da parte della Germania. Considerando i coefficienti del riuscito sbarco in Sicilia, taluno potrà domandare perché non fu effettuata una difesa sul mare. Il Duce obietta che in quel momento una sola nave da 35,000 tonnellate era disponibile alla Spezia. Le due corazzate “risuolate”
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saranno pronte a Taranto verso la fine di agosto. Se sarà tentato l’attacco alla Sardegna, avremo tre grandi navi da battaglia da impegnare nel combattimento. A questo punto Mussolini pone al Gran Consiglio il dilemma: - guerra o pace? resa a discrezione o resistenza ad oltranza? Non vi è dubbio che mai alcuna guerra fu popolare, a cominciare da quelle del Risorgimento. Nella guerra 1915-18 vi furono 530,000 disertori, ciò che potrebbe fino a un certo punto dare ragione all’amnistia nittiana. Nella campagna etiopica avemmo pochi, troppo pochi morti; ad ogni modo è da ricordare il momento di depressione causata dall’episodio di Debenguinà. La guerra attuale, poi, ha ragioni e caratteri che non possono essere facilmente compresi dal popolo. Per giudicare la situazione attuale conviene tener presente che l’Inghilterra fa la guerra all’Italia, non al fascismo. Pertanto occorre guardarsi dalla politica dell’opportunismo dell’ultima ora, perché essa non potrebbe produrre nessun mutamento nella situazione. Aperta la discussione, DE BONO, con voce commossa, protesta contro l’asserzione del Duce circa una diffusa contrarietà a combattere, attribuita ingiustamente ai soldati italiani, come causa delle disgraziate vicende
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di questa guerra. Si tratta invece di un complesso di cause molto diverse e non soltanto militari. Fra queste l’oratore indica la crisi degli alti comandi, determinata da una selezione spesso poco felice, come nel caso della promozione del generale C., che ha sorpreso e disgustato tutto l’Esercito. Formula poi alcune domande sull’efficienza delle forze attualmente disponibili, particolarmente aeree.