to religioso, esso è oggi noto come il Libro di lino di Zagabria: un manuale di riti religiosi di oltre 530 parole – descrive le norme da seguire per praticare il rito aurispicino anzidetto – utilizzato, e qui si rimane di sale, nella Valle del Nilo da sacerdoti Egizi se non Tirreni. Oltre alle lamine dorate di Pyrgi redatte in Etrusco e Fenicio, c'è una tavoletta di avorio rinvenuta in Cartagine redatta in Etrusco. Potrebbe però essere stato un oggetto di scambio come tanti. I Tirreni però importano nella penisola italiana qualcosa che ha storiche paternità mediorientali: una agricoltura evoluta. I documenti eterni di Tebe Tebe è tra le ultime capitali dei grandi regni antichi (datati ante il secolo XIII a.C.), è nata a sud a causa delle vicissitudini sofferte dalle capitali che l'hanno preceduta, che scontano la loro presenza nel nord del paese, pressato via via da tre tormentati fronti – occidentale libico, orientale ittita, settentrionale dei popoli del Mediterraneo –. Non ha caso Tebe viene anche appellata Pilastro meridionale o Iunu Scemayit, in contrapposizione alla più antica e potente ma saccheggiata Eliopoli, cioè il Pilastro settentrionale o Iunu meht. Il tempio di Karnak viene così descritto da Schuré: "Il tempio di Ammone Re è un inno di pietra allo Spirito unico ed assoluto, sovrano, del Dio degli dei (L. II, cap. 124