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RIVISTA
dimostra che se non in tutti almeno in alcuni casi di anemia perniciosa progressiva, il midollo d'ossa può eccellenti risultati.
GoRDON. _ La plperazlna. - (Brit. Med. journ., 16 giugno 189i.).
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J. Trattamento delle oonvulalonl nel bambini._ (Brit. Med. Journ., 2 giugno 189-iJ.
Il prof. Simon divtde il trattamento delle convulsioni nei bambini in i periodi: 1) In primo luogo il canale alimenta re dev'essere vuotato poiché i '/, dei casi dipendono ea iudigestione o da costipazione ostinata: un clistere caldo è da 'usarsi con olio, glicerina o sale. 2) Per calmare il sistem a nervoso possono farsi inalare alcune gocce di etere 9' clo rofor·mio: avuto reffetlo del primo clistere se ne può fare un altro contenente clora lio e muschio (8 grani di cloralio ad un bambino da 3 a 6 i, t l ad uno di 9 me:::i e 15 ad uno di un anno con 20 gocce di tintura di muschio) in tre 0 quattro volte pe r ass: curare ch'esso sia ritenuto c assorbito. Io aggiunta si può pt<escrivere una mistura contenente pie-· cole dosi di bromuro polassico e tintura di muschio da darsi ogni ora o ogni mezz'ora. 3) casi ostinati ùebbonp usarsi i riulsivi come bagni senapati (da uno a tre) o un vescicante alla nuca. 4) Nel ricercare la causa delle convulsioni, se non esi'ste un'indigestione, coprostasi od enterite, fa d'uopo vedere se non esistono scottature, corpi estranei nel naso o nell'orecchio, ernie, testicolo indisceso, ritenzioni d'orina od uremia. Se v'è sospetto di quest'ultim a allora bisogna produrre una controirritazione sui r eni mediante bagni ad aria calda, sanguisughe alle mastoiJi e salasso. Cessate le convulsioni, il bambino non deve ritenersi fuori pericolo prima non ha or·inato liberamente.
Il Gordon ha un lungo studio sulle proprietà dissolventi che ha la piperazina sull'acido urico. Usò calcoli di acido urico, renelle e acido urico ottenuto artificialmente. A dilierenza degli altri i quali esaminarono l'azione della piperazina sull'acido urico in pre&enza dell'acqua, egli nei suoi esperimenti si serYi dell'orina per mettersi, per quanto ;. possibile, nelle contli?:ioni di chi è sottoposto alla cura di questa sostanza.
La piperazina è una doppia molecola di sperm ina avente la formola C' H 1 • N' e perciò vien anche della dispermina. Si prerara facendo agire del sodio sull'idroclorato di etilendiamina o sugli acidi derivati dall'etilendiamina. Questo è il pr·ocesso usato dalla Casa Schering.
La piper azina forma masse cristalline, deliquescenti le quali all'aria assorbono acido carbonico. È molto solubile in acqua e la soluzione è fortemente alcalina. Ha sapore fresco, salino e amaro. Ha debole odore ammonia.cale. Si scioglie pure nelrorina normale formando a principio una soluzione limpida: dopo pochi secondi si ha la precipilazione dei fosfati . Nell'organismo la piperazina non si trasforma in totalita poiché essa si può dimostrare nell'or·ina mediante il ioduro bismutico potassico. Con questo reatlivo si potè costata1·e che in un individuo il quale prende,·a 2 gr. di piperazina al giorno, a lmeno 0,30 gr òi essa eran passati inalterati nell'orina. L'uso di questa sostanza non ru mai accompagnato da fatti spiacevoli. L'autore si propone di da re ulLeriori rag · guagli clinici.
Dai numerosi esperimenti istituiti, il Gordon si crede autorizzato a lrarne le seguenti conclusioni:
1° La piperazina non si trasforma tutta nel corpo di quelli cui vien somministrata.
2° La piperazina in soluzione all'l p. 100 nell'o r ina normale tenuta alla temperatura di 39<> C. (temperatura del corpo) ha la pr opl'ieta di per la m assima parte un frammento di calcolo di acido urico.
RIVISTA-
3° Che quBnlo più ricca è la soluzione di piperaziua nell'orina (al decuplo del 7,5 p. 100, tanto più presto comincia l'azione dissolvente e tanto più prtstamente essa :>i completa .
4° Che ciò nonostante, le più forti quantità di piperazina non hanno proprietà solventi che loro corrispondono in l'apporto alle piccole.
5° Che razione dissolvente della piperazina è maggiore di quelle delle altre sostanze adoperate come paragoné cioè borace, citrato di !ilio, carbonato di sodo e citrato di po-
6° la piperazina in soluzioni deboli o forli nell"erina, converte le parti non disciolte dei calcoli in una massa molle granulare e poltigliosa .
7° Che in identiche condizioni né il borace, il citrato dt !ilio, il carbonato di sodio, nè il citrato di potassio rammollirono o resero granulosi i frammenti di calcolo.
A lcuni nuovi meto41 d i cura delle g a• tro-lnt e •tbla ll. - (Brit Med. Journal, 9 e Berl. Klinik, maggio 1894).
Il Rosenhein discute in primo luogo dell'efficacia de:Ja doccia gastrica. Egli fa uso d'un tubo con numerose apertu r e laterali e una larga terminale. Impiegando una certa pressione l'acqua esce da lutti questi oriftci e lava tutte le parti dello stomaco. La doccia s·usa mattina e sera. Con questo metodo si evita una forte azione sulla parete ed usando la a stomaco digiuno la digestione non viene influenzata. La doccia é meglio sia fatta dal paziente stesso. L'acqua deve essere calJa e può esse1· semplice o pure contenere sal di cucina, cloroformio o nitrato d'argento (1 p. 1000) La doccia è utile nella dispepsia nervosa, nel catarro gastr icocronico e nelle gravi affezioni dell'apparecchio sensorio e secretorio come nella gastralgia e nell'ipersecrezione del muco e del succo gastrico. L'aggiunta all'acqua di cìoruro sodico aumenta l'acido cloridrico, e quella del nitrato d'argento lo
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diminuisce. Dopo aver lavato una o due volte vi ::;i versa la soluzione di nitrato d'argento e v1 SI mezzo minuto. Ciò non produce alcun danno il piloro non sia insufficiente. Quanto a_lla corrente eleltr1ca tanto la sua indicazione quanto la specre sono ancora subjudice. Per l'insufficienza motrice_, il del elettrico è fuori quistione. Parla m segurto della galvamzzazione retto addominale nei casi di paresi intestinale. Cita un caso in cui l'efficacia dell'elettricità si mostrò chiaramente anche quando i sintomi irritativi e i dolori gastrici emno dovuti a malaUia organica, forse ad un'ulcera cicalriuata
11 Rosenheim discute in seguito del trattamento dell'ulcera gastrica colle grandi dosi di bismuto. Egli prescrive 10 gr·. di sottonitrato di bismuto in 200 g1'. d'acqna al mattino e a stomaco digiuno: 50 gr. d'acqua si soprabbevooo un po' più tardi. Tratta infine il Rosenheim del trattamento della costipazione spastica mediante grRndi clisteri di olio: 400 a 500 grammi d'olio puro sono iniettati facendo seguire, se neces· sario. un clistere d'acqua; le iniezioni si fanno a principio giorno In appoggio dei buoni l'isultati da questi vari metodi Ji cura il Ronseheim cita vari casi clinici.
SI:\IA,'i0FF3KI. - n para -ed o rtoolo rfe nol o nelle tube roolosL - (B r itish Jd ecl. journ., 30 giugno 189-i. e Wrateh, 8, 189f.).
Il Simanoffski ha usato delle soluzioni di monoclorfenolo in glicerina al 5, 10 e 20 p. 100 e ra notare uno speciale rar·allere di questi moHo potenti disinfettanti che essi non irritano le mucose anche se impiegati in soluzioni al 20 p. ·100, che non formano combinazioni stabili coll'albumina dei tessuti e che essi penetrano nelle profondita dei tessuti stessi con grande facilità. I casi di tubercolosi trattati e rano molto avanzali con gravi lesioni della laringe e diflìcclla nella deglt<tizione. In un caso, oltre a questi sintomi, esisteva anche un'ulcera alla radice lingua; in un altro un'identica ulcera occupava tulta la parete posteriore della faringe e parte della regione nasofaringea. T utti i casi. senza eccezione. ed an che quest' ultimo, in Clli coesisteYa :.1:1 agraYe affezione polmonare, migliorarono rapidamente col trattamento locale al monoclorfenolo: le ulcere si detersero e i sintomi concomitanti scompa rvero Parimenti buoni risultati si ottenne ro dalle medesime soluzioni nel lraltarneoto dell' ispessimento ed iperplasia delle mucose. Situanoffski crede che i monoclorfenoli troYerann0 un vasto campo d'applicazione nella difler .te ecc. ed egli senza esitare li raccomanda nella pra tica laringologica a preferenza dell'iodoformio. del mento!o e della pioctanina a nche perchè essi posseggono pr oprietà anesietiche.
. dopo la fine del massaggio. sue ricerche Mitun ora . . . hell riman e mera,·igliato dt trovare che ti sangue dt pa· c. t. pparentemente anemici pole,•a contenere uo numero ZJen l 8 . . · · d' di ross i molto d.t che . 1 tratta l! 1 fisiologia io med 1a mdtv1dU1 sam.
PAL. L 'Idrat o dl cloraUo nell'emottisi .- (Brit. ·Jfed. J. · rn 1i Juo-lio 189} e Centrai .f. die vesamm. JOU ., o luglio 18!H).
.J. K. MncHELL. - Il ma..aggio e 11 sangue. - (Brit. Med. fou r n., 2l 18!H, e A mer. Journ. of Med. Se., maggio 189't) .
Il Mitchell descrive gli effelli del massaggio sul numero e sulle emoglobine dei corpuscoli rossi del sangue. Egli es11miuò il sangue di trenta individui prima e- dopo il messaggio . La durata di questo fu almeno di un' ora. Delle trenta persone esamina le due erano sane mentre le altre soffrivano di anemia, denutrizione, disturbi nervosi ecc. Un considerevole aumento dei globuli rossi fu sempr e notato d.opo il massaggio, ma l'emoglobina non aumentò in proporzione. Consider-ando che i globuli r ossi non possono fo r marsi così r a pidamente e in cosi gra n numero come si osserva dopo il massaggio, Mitchell cpioa che questo abbia il potere di versare nél della circolazione dei lllObuli i quali si soffermano nelle varie parti del corpo. Crede an che che questi globuli sddizionali sono differenti dagli altri e piu poveri di emoglobina e così si spiega il piccolo aumento di questa rispello al numero dei lllobuli stessi. Tale aumento è indipendente dalla natura delle malattie da cu1 l'individuo è affetto. Mitchell è di parer e che il massaggio può impiegarsi senza pericolo negli a lti gr adi di anemia. Il massi mo dell'aumento nel numero dei globuli r ossi si nota
Pal ricorda in primo luogo i due antichissimi mezzi con· sigliali già da Ippocrate nei casi di emoLlisi il e la legatura delle e:o.t remita. Lo scopo di questi mezz1 e dt scaricare il sistema venoso pur permettendo il libero corso del sangue a r terioso . Parecchie volte egli all'in sorger e emottisi legò le quattro membra al di sotto delle ascelle e al di sopra delle gi nocchia r ispettivamen te ottenendo sempre buoni rtsullati. P ertanto la legatura può durare al più una mezz'ora e, a meno che non si mella molla cura nel discioglierla, può avvenire che i tromlJi polmonali gj distacchino per l'aumentato afflusso del sangue venoso. L'aulore perctò si rece a provare il cloralio id rato dal quale non potevano attendersi i medesimi svantaggi d'ordine meccanico. Quindici ammalati furono assoggetlati a questo trattamento iniettandosi nel retto da 15 a 25 gr. di cloralio. I benefici efft>tli si ottennero in uno spazio di tempo che variò da mezz'ora a tre quar ti d'ora. L'a utore racco manda di continuare f!l i
T lntur& oompo.ta di oatnm e . - (B r it. M ed. Jou r n., 2 g iuj:!no 189 i e Amer. Journ. o.f .\1ed. Se., maggio 189l).
Il prof. Dilhring ha eseguito una serie di esper imenti assieme a J. M. Baer, farmacisti, per ottenere una tintura di calt' ame che avess e pr oprietà lerapeutiche e fa r maceutiche uniformi. Egli t rovò la miglior prepa razion e è fatta colla tintura di quillaia. Questa tintura si ottiene macerando le corteccic di quillaia nell'alcool a 95 per lo spazio di 24 vre e poi filtrando: la proporzione della corteccia all'alcool deve essere di 1 : 4. Si fa digerire in segu ito pt>r almer o 8 giortri, l p. di catrame io 6 p. di tintura agitando frequentemente e poi si filtra. Il prodotto che ne risulta è un liquido limpido bruno- nero, il quale di acqua forma un' emulsione giallastra.
1146 lUVISH.
La tintura è eccitante e può essere prescritta con 10 a 60 p di acqua come lavanda. È utile dove è indicato il catrame come in certe forme di eczema, psoriasi e prurito ed in altre malattie infiammator ie della pelle. spesso più utile impiegarla diluita che allo stato naturale. '
Per prevenire l'lodlsmo .- (Brit M ed. Journ. 9 giugno 189i e In t. Med. Mag.).
Il dott. H. M. Spencer raccoma nda di prescrivere il ioduro potassico nel modo seguente preconitzato dal pro f. Hardaway: la tendenza alla corizza è distt·utta dalla noce vomica e il citrato ferr·ico-ammonico e la china prevengono la depressione:
Ioduro potassico . . oncia mezza
Citrato ferrico-ammonico dram. uno
Ti ntu ra di noce vomica » due
Acqua oncie una e me.ua
T intura di china composta q. b. a far once quattro.
S. Un cucchiaio da tbè in mezzo bicchiere d'acqua dopo i pasti. La quantità del ioduro può essere a umentata come si vuole aggiungendo la necessaria quautilà d'una soluzione s atura.
FORMULARIO.
Contro 1 audorl notturni del tislol . - Dal Bernlteim di Parigi è as;sai commentata la fo rm ola seguente: grammi 2 • 10
Acido salicilico .
A'XJUa distillata .
Alcool ....
Gli cerine neull·u.
Per iniezioni soltocutanee, una o due alla sera.
Oppure:
Acid•l salicilico puro . . . . gt·ammi 1,50
S. in etere solfùrico . ;-l
Filtra e ag. olio di mandorle dolci » 10
Da iniettarne 2-4 c. m. c. ogni sera.
Contro il sudo r e dei piedi.
Secondo recen ti comunicazion i sarebbe assai raccomandato l'uso dell'acido clor idrico comune da usarsi nel modo seguente.
Si metLerebbero i piedi, immergendo prima il calcagno, in una catinella contenente tanto dell'acido cloridrico che basti a coprire la pianta. Dopo questo bagno, da fa r si alla sera, si lavano i piedi <'On acqua saponata.
È solo :la f11re attenzione che i piedi non sieno escoriati, nel qual caso è bene cospa rgere per otto giorni, p1·ima dì intraprendere la cura, le calze con polvere militare di talco (amido puro, talco veneto, polvere anagrammi 50, acido salicilico grammi i-10). Se l'acido clo ridrico provoca dolori, è necessario allungarlo con acqua nella proporzione del 25 oj0 • - l n otto o dieci settimane di questo trattamento usato due volte per settimana, si otlerl'ebbero risultati efficacissimi.
R1VISTA o'lGIEXE 114-9
A preoenire gli aecidenti dell'anestesia cloroformiea.
Solfato neutro di spaeteina . centigt'mi 30 Cloridrato di morfina. . . . 10
Acqua steriliz2ata g. 6, per una soluzione di 10 cm. c. S. Per iniezione ipod. un quarto d'ora prima dell "operazio ne. R,
Rivista
ReicH. - Un' epidemia di tifo addominale i n segnlto .8.d uso d l latte non sterlllz z a to . - (Berliner klinische Woehenschri(c, i\. 30, 189t).
Molli osservatori nel decorso degli ultimi anni hanno riferito che parecchie malattie infettive, come tifo, colera, scarlattina, difterite, tubercolosi ecc. possono essere propa.,.gate dal latte.
In Inghilterra 24 anni fa, fu per la prima volla desct·iUa un·epidemia di tifo dovuta al latt": in appresso si fecero par ecchie oss ervazioni analoghe in America; negli ultimi anni relazioni simili furono fatte in !svezia, Ioghillerra e Germania. Specialmente in !svezia Almquist ha pubhlicato le · relazioni di 5 di tifo, le quali si manifestarono dal 188:3 a l 1888 e che con grande probabilità furono propagate dal latte. Lilllejohn nell'autunno ed in\·crno del IR90 ebbe l'opportunità di studiare una grande epidemia di lifo in Edimburgo, in cui più della metà dei casi sarebbero stati prodotti dall'uso del lall.e . Von .Mering- ha descritto un'epidemia di tifo, manifesiatasi nel -t"890 in due prigioni di Strasburf!O e propagate dal latte, a cui era stata aggiunta a cqua inCJuinata con germi di tifo.
t:epiJemia di tifo, os3crvata dall'autore nell'anno 1892 nel circondario di Oels, si sviluppò in una latteria di OberSchmollen e iu altt·e latterie d• villaggi vicini. Quesrepidemia, la quale colpì 92 malati di cui 11 morirono, fu con tutta probabilità cagionata òall'uso del latte ?on. sterilizzato. I germi infettivi potrebbet·o anche esset·e nel latte diante J'ac'lua di pozzi non polabtle, che servtva per lavare 1 recipi enti relativi.
Un'epidemia Ji tifo, a forma esplosi\·a, quando cioè contemporaneamer:te sono colpiti molli è :pesso do_vuta all'acqua potabile; se inv ece st tt•atla d1 cast sporadtct, manifestantisi in luoghi i cui abitanti non bevo no la stessa acqua di pozzo o di sorgente, allora può sospeltarsi che il latte sia il mezzo di diffusione. È perciò sempre pru· dente di bevere il latte sterilizzato. C. S.
Variet
Cristoforo Colombo e l medlol. - (Brit. Med. Jou r n., 16 !:iugno 189i e Journ. of the A m. Jfed. Ass., 5 mag· gio 1894).
Il dott. A. M. Fernan dez de Ybarra ha trattato in modo mollo inter·essante della storia medica di Colombo e della parte presa dai medici nella scoperta del nuovo mondo. Pel piccolo equipaggio (120 uomini) che accompagnò il grande uomo nel suo promo viaggio, facevano parte due fisici o chirurghi, Mastro Alonzo a bordo della caravella Santa .\!aria e Juan a bordo della Pi nta. Quest'ultimo ri· mase al forte di Navidatl quando Colombo riloruò in Ispagna e fu uno dei 38 uomini massacrati dagl'indigeni di S. Domingo. I 1 medico capo della seconda spedizione composta di 1500 uomini che lasciò Cadice nel settembre del 1493 fu il dott. Diego Alvarez Chanca, di Siviglia, medico ordinario del Re e della Regina di Spagna . Parlando di lui nel memoriale spedito a Ferdinando, Colombo scrisse: " Voglio informare
1150 YARIF.TÀ le LL. AA. del co ntinuo lavoro cui si é sobbarcato il dott. Chanca a causa del vrodigi oso numero degli ammalati e della scarst>zza dell e provvigioni: ci ò malgrado egli ha dato prova del maggior zelo e bontà in tutto ciò che si riferisce alla sua profegsione. Poichè le LL. AA. mi hanno incaricato di fissare lo s tipendi o che g!i si deve dare (bencbè sia certo che egli no n riceva nè possa ricevere nulla da chicchessia che paragonarsi a ciò che riceverebbe co!<tà) ho slabililo per lui all'anno un credito di cinquantamila mara redi (c. 3600 lire) ». Il dott. Chanca salvò la vita a Colombo lluanc.io egli fu pre;:o da una lunga e grave febbre e scrisse la prima relazione scientifica sul Mondo solto forma d'un rapporto diretto al Consiglio municipale di Siviglia. Ritornato in Ispagna scrisse un Commen.:. tllm noNm> in Parabolis Dioi Arnaldi de Villanooa, che fu pubblicato a Siviglia nel 1514. Da Paolo del Toscanelli, famoso medico e astronomo fiorentino ebbe eccellenti consigli sulla possibilità di recarsi in I ndia dall'Ovest ed una. carta de lla rolla che doveva seguire. Un altro medico che ebbe molta parte nella sua car riera fu il dott. Garcia Fernan:'ez che esercitava nel piccolo villaggio di Palos de Moguer nell'Andalusia, nelle cui vicinanze trova vasi il conYento ai Santa de la Robida in cui Colombo affranto dalla fatica e dalle sofierenze una volta chiese ed ottenne ricove1·o. Il priore prendendo per pazzo il suo ospite chiamò il dotl. Fernandez, il quale discorrendo con lui di cose astronomiche e geografiche riconobbe l'uomo di genio e non il pazzo. La chiaroveggenza di questo umile medico di villaggio salvò forse Colombo da una miseranda fine e il mond-o della perdita d'uno dei più grandi uomini. Riguardo a Colombo stesso il dott. de Ybarra in opposizione a tutte le autot·ita storiche classiche, ritiene che egli morisse non in seguito a gotta ma in sPguilo alle complicazioni cal'diache d'un cronico reumatismo. Questa diagno8i sembra fondarsi principalmente dal fatto che le per8one che videro Colombo nell'ultimo me8e di sua vita ricordavano che il suo corpo era straordinariamente gonfio ùal pello in giù.
No Ti Z I E
looletà d l antropologia dl Parigi.
Questa società ha nell'ultima sua adunanza nominlltO il colonnello medico Guida comm. Salvatore a membro associato straniero, ed ha pure promosso a tale cate goria il membro corrispondente, capitano medico Livi cav. Ridolfo. Tali nomine furono fatte in considerazione del saggio, compilalo dal dottor Li vi, e presentato dalla Xl V sezione al congresso medico internazior.ale, sui risultati ottenuti dallo spoglio dei fogli sanitari, dei quali il colono. Guida fu il promotore e il fondalo.r e.
Congreuo lnterna"lona.le di igiene e demografia di Budape•t.
\ rappresentare il Minister o della guerrH a questo congresso, che si inaugurò il '1° settembre, fu destinato il maggiore medico cav. Claudio Sforza, in8egnante d'igiene alla scuola d'applicazione di Firenze. Il della marina deleg· ) a suo rappresentante il medico di 1• classe cavaliere Teodor ico Rosati, nostro coilaboralore.
Necrologia
Il maggior generale medico Peoco.
Annunziamo col più. vivo dolore la morte del generale me. dico in posizione ausiliaria, Comm. Giacomo Pecco avvenuta re;>enlinamente in Torino il 22 s ettembre. pervenuta questa notizia 11uando la composizione del giornale era gia terminata ci vieta di parlare a lungo
'"BCiìOLOGlA
come vorremmo di questo venerando decano del corpo sanitario militare
Della sua lunga e meritoria carriera militare demmo già notizia all'occasione del confer·imento fattog li della Medaglia .\laurizia na e del suo ritiro dall'attivilà di servizio (1).
Dopo il del ben meritato rip<>so il generale Pecco si e r a stabilito in Torino, dove impiegaYa tutti i suoi ozii in pazienti ricerche storiche sulle antiche vicende del corpo e servizio sanitario militare. delle quali i nostri lettori hanno già veduto qualche frutto nel nostro giornale.
Il generale P ecco, malgrado i suoi 72 anni (era nato il 15 marzo 1823) , godeva ancora della più perfetta salute, e iilte · grità di corp0 e di mente, quando la morte lo ha fulminato sulla pubblica via.
I funerali ebbero luogo lunedì 21- con intervento di larghissima rappresenta nza militare, e di numeroso· stuolo di amici, estrema tes timonianza dell'eredità d'affetto lasciata dal defunto.
Per espresso suo desiderio fa salma Yenne incenerita nel crematorio municipa le.
All'unico figlio, ai fratelli, e specialmente al comm. Ales• sandro, chimico fa1·macista ispettore, le nostre sincere condoglianze, che certamente sono divise dall'intero corpo sanitario.
CISTI DERMOIDALE CONGEi;ITA ALLA REGIONE DESTRA
notevole pel suo prolungarsi sino alla cavità orbitaria attraverso un anomalo canale fra le lamine dell'osso frontale.
il dottor Calabre"e cav. medico classe nella R. marina
11 Diret.t.ore
Doll. STEFANO 1\&CIS colon nello medico ispettore. i l Collabora tore perla R.• :>.farina
Il Redat.t.ore
Tizzone da Castiglione (Catania), ventenne, ùi ottima costituzione organica, senza morbosi dedi nota. di condizione pastore, arruolato l'li marzo del corrente anno nel go reggimento bersaglieri, presenta>a un' intumescenza alla fossa temporal e destra e propriamente al 5egmento posteriore del frontale, che fa parte eli detta regione. L' intumesceoza, al dire del paziente. esisteva fin dalla nascita, e, mentre per lo si manteneva nelle pmporzioni di un grosso cece, con l'uso del regolamentare si era anàato aumentando di volume (1).
D.r TEODORlCO ROSATI .lfed,eo di 1• ela"e
D.r RIDOLFO LIVI Capitano medic'b
Allorchè il Tizzone entrò all'ospedale dipartimentale della ( 17 aprile), il tumore aveva la gros sezza di nna castagna. Ricoperto da cute sana, esso si mostrava di
NUTINI FEoERtco,
1154- CISTI OEIUIOlDALE for ma glouosa , ed alla palpazione si sentiva alqua nto molle ed ela:>Lico. non aderente alla pelle. r.on la sua base poi di ci rca t5 rom. di diame\ro. appariva in un infos:-:ameoto specia le della regione. ben delimitato da un rilievo osseo periferico.
Veruna mole:;tia, nè alcu n visivo venint allora accusalo dal paziente.
Fatta, pertanto. diagnosi di cisti Wn!Jenita. si voleva enucleare la neo-forma?.ione; ma il Tizzone vi si adducendo che un medico del suo paese lo avea consigliato di non farsi mai operare per non in correre in alterazioni dell'occhio destro. In vista di ciò, egli venne rimandato alla sede del baLt aglione nel medesimo stato in cui era venuto all'ospedale.
Al.i,A TEMPORALE DESTRA
violento che non permise all'infermo di prender v P .0 · tali abnormi mani fest:1 zi on i l' indomani ro· sonno. e1 · ' . . .
· · ono a decrescere mentre 10 camb1o prese a nap- mJncJ ar • par ire l' intumescenza alla regione. temporale. .
" 1 accontare alla visita matt uttna de l 6 magg1o quanto ,e r . ·r r'to il paziente disse pure che si era accorto ut 4• ::.u r1 e • . . . . non vedere dall'occhio destro; e, d1manda, che non sapeva asser ire se la v1sla es1.steva o meno prima dell'azione traumatica, non :n·endo ma1 avuto per lo innanzi occasione di esaminare separatamente lo stato fu nzionale dei suo i occhi (1).
All'osservazione obbiettiva si notò che effettivamente il tumore della tempia destra era meno protuberanle della prima volta, e che la palpebra superiore - quale residuo della tumefazione nei tessuti peri-oculari - offriva ancora una certa prominenza e l'apertura palpebrale n' era abbastanza limitata.
Da li a qualche gio rn o per altro, il 5 cioè, il predetto bersagl iere fu di ricoverato al rip arto di rhirur;!ia, a cagion e di un trau mati.s mo subito nella località del tum ore. La sera innanzi, io vero, co n un com pa;;no, ri cevette da costui una capata sn l'ioLumescenza della regione tempora le ; per la cui azione ebbe immediatamente un molesto perturbament o del capo ed un'abbonda nte fu oriuscita di liquido, tenue, incolore, a form a di rivolo, dall 'occ hio corrispondente . Io pari tempo , la neoformazioo e parve quasi scomparsa; talchè il suo comnon pago della sollerenza prodottésgli, gli sopgiunse, come coda al cattivo gioco, che meritava un compenso per averlo lib erato incrueotemente del piccolo tumore.
A questi primi fatti seguì nel corso della notte una notevole tumefazione della regione dell'occhio ed un dolor di
Premendo sull' intumescenza , questa si vedeva ridursi, e l' infermo 'Veniva colpi to da un peso assai doloroso sull'o::chio. Contemporaneamente , la tumidezza dell a pal pebra aumentava, e talora anche il oculare facera lieve sporgenza. Nell'atto dell a pressio ne, inoltre. col polpastrello immesso sotto il margine sopra-orbitale si anertiva non di rado un senso di spinta.
\'iceversa, ingiungendo al paziente di strin gere fortemente le palpebre. ovvero esercitando con le dita un a pressione su l'occhio destro, il tumore alla tempi a cresceva sensibilmente di volume .
In un punto del rilievo osseo che circondava la hase dell' intumescenza, e propriamente in L1sso ed in dentro della neoformazio ne, quasi al conline fra la regione temporale e la frontale. si toccava una piccola depressione come un'incisura; dalla quale una perpendicolare tirata in raggiungeva, a 4:5 mm. di lungh ezza ed a Jjvello dell'angolo palpebrale esterno, il lato temporale del contorno orbitario . Orhene, se su quesla incisura poggiavasi fortemente l'estremitit di un dito, la riduzione del tumore con le sue conseguenze lìsiche e subbiettive veniva ostacolata ' lino a che la forza premente su di esso {tumore) non si rendesse vieppiù rilevante.
L'occhio sinistro era emmetrope ed aveva normale la sua acutezza visiva; laddove quello di dritta, dall'esame con le scale tipografich e, non funzionava che assai parzialntente. L'infermo, in altri termini, mostrava di non vedere con esso se non nel solo caso che inclinasse forte . mente il capo sul lato temporale e rivolgesse il bui uo -çerso l'angolo esterM. Ed anche in questa particolare po:;izioue egli distingueva appena gli ottotipi di :3 cm. Iii altezza a circa metri di distanza. Ma, come meglio si clirà in seguito, pure l'occhio destro appariva sano; nè alcun che di speciale si notava nel sacco congiuntivale.
Dal momento che sotto la pressione il tumore diminuiva di volume , era evidente che parte del suo contenu to do.vesse rilluire in altro luogo. Ora, questo luogo non poteva trovarsi in mezzo ai tessuti epicranien.si, visto veruna nuova bozza si rilevava all'esterno; nè fra le maglie della p 1lpebra superiore, dove il lieve crescere della prominenza non era punto in rapporto di grado col vuotamento cistico . :-)i aggiunga che nel caso affermativo non sarebbe mancato di vedersi la progressione del liquido lnngo lo spazio che separa le du e regioni. TI tur·gore palpehrale, inoltre, an-
TKlii'ORA!.E D!ST!L' f 15i
zicllè parecchie ore dopo quale effetto reattivo. sarebbe sorto immediatamente al traumatismo, al pari della scomparsa dell' intumescenza . , .
Per l'opposto. il senso penosr s1mo che l rnfermo av,·ertiva sul globo oculare quando si premeva su l tumore, la spinta al dito esploratore sotto l'arcata orbitaria e la pir.cola sporgenza del bulbo che avevano luogo per la medesima azione, e poi il rapido protnberare dell' intumescenza temporale nella pressione dell'occhio, costituivano seuni non dubbi che il prodotto della cisti penetrasse nel "' ca-ço dell'orbita. Anzi, avuto rignardo alla disposizione della capsula di Tènon -la quale, dopo aver involto da per ogni dove la porzione sclerotidea del bulbo, va ad inserirsi al contorno orbitario - il liquido cistico dovéva essere accolto nella loggia posteriore di essa cavità.
Ma quale via eguiva nel suo mo,·imento alternativo il contenuto della neoformazione '!
Si affer ma eire i tumori della regione temporale possono impegnarsi nella fenditura sfeno-mascellare e penetr·are nell'orbita; come soventi volte, per la stessa comunicazione. alle contusioni delle tempie co nseguono suggellazioni sotto la congiuntira. Però, nel caso di cui è parola. la sede della neoplasia era relati,·amente lontana dalla scissura infra-orbitale: senza dire che per tro,·arsi tale fenditura nell'angolo inferiore esterno dell'orbita, il senso di spinta nell'atto della compressione del tumore, non si sarebbe rile\ato infossando il dito fra il bulbo ed il contorno superiore del cavo orbitario.
TI sito in cui si percepiva que t'ultimo sintoma, faceva invece argomentare che il prodotto della cisti sboccasst nell 'orhita alquanto indietro del margine sopra - orbitale.
D'altro Jato. l'ostacolo che la riduzione del tumore in-
1158 CISTI DBR"OIDALE
contrava quando si premeva sn l' incisura ossea (no tata immediatamente in basso ed in dentro dell' intnmesceoza) rendeva certi che quella piccola depressione del rilievo osseo periferico, quasi al co nfin e fm la regione temporale e la frontale, costituis:;e il punto di del contenuto neoplastico nel suo movimento di discesa.
Ammessi, cosi, i due estremi del cammino tenuto dal liquido cistico, e non essendo plausibile ch'esso nell'orbita attraverso la c:\vità c ranica, risultava co n lntta probabilità che la sua conduzi one aYesse luogo per un l'anale osseo, più o meno obliq uo , scavato fra le lamine del!:. porzione squamosa del frontale .
questo canale non poteva essere sorto che nel per·iodo di ossilicazione e doveva essere determinalo dalla presenza di un prolungamento della neoplasia, esteso ,;ino all'orhita.
essendosi mai avuto protrusione del bulho oculare destro, nè alcuna sofferenza relativa agli elementi della cavità orbitaria, pr:ima dell'azione traumatica sulla tempia corri·pondente, era logico •·itenere che per lo innanzi non ,j fosse esercitata veruna co mpressione su quegli elementi. e che in conseguenza il prolungamento cistico, anzichè a saccoccia più o meno voluminosa, terminasse nell'orbita a plice cui di
\vanti il traumatismo, inoltre, la tensione del corpo della cist i nou subiva oscilla1.ioni di sorta, il suo contenuto cioè non presentava segni di movimento alcuno; e messo ciò in rapporto coi fatti anteriori, chiaramente emergeva che l'estremità a cui di sacco del prolungameOLo neoplastico, integra dapprima, fo;se scoppiata per la propagazione !leil'urto violento dovuto alla capata, ed avesse lasciato e!Tondere il liquido del tumore su i tessuti della loggia poste-
ALLA
RKGIOSB DBSTR.\
. d • la Jassezza del con nettivo involgente permette nore: o' e . .
. -. a·. espandersi. Oa ([Ul la Istantanea detume- agh strava:.t . . . . d l neopl asma e da qu• pure - quah effettt d1 pres- scenza e '· ' . . 1· or•rao i orbitari - il perturbamento •mmedtato stone SU g 1 n . . . la Consecutiva cefalalgia e tunudezza congJUnttvo- del capo e ' pal pebrale.
D I l' rbita il contenuto della. cisti non poteva passare a o . . . l ·cl1;. s1 ·a per la sua non notevol e quanttta. sra o tre; p01 v. · per non essere un di llogo;;i,. non di tensione sufficiente a vm cere la re:.tstenza det tessult dJe normalmente otturano le aperture di comunicazione con la cranica e con la fossa zigomatica. Ed anche quando si spingeva in dietro il globo oculare, cote:;ta resistenza non doveva allerarsi ; trovando il liquido ri,tico, nella scontin uità del cui di sacco, facile via a ritloire al!" esterno, a ritornare cioè sul suo cammino.
Fa d'uopo rammentare che fra effetti immed iati del traumati,;mo fuvvi eziandio un'abhondante fuoriuscita di umore. tenue, incolore, a forma di rivolo, dall'occhio destro . Siffatto liquido - la cui co piosa emissione fu anche affermata da alcuni presenti al fatto - veniva dagli stessi, specie per la contemporanea depressione dell' intumescenza, interpetralo come proveniente direttamente dal tumore. :\la perchè fosse. il contenuto oeoplastico effuso nella cavità orbitaria, avrebbe dovuto perfo rare la capsula di Tt;non e la congiuntiva, ciò che in realtà non esisteva. Si reputava dunque soddisfacentb il concello che il liquido predetto fosse in cambio costituito di sol e lagrime, escreate in grande quantità pel repentino aumento di pressione sul parenchima dena glandola.
Riguardo infine alla pretesa alterazione visiva, si riteneva che essa- se effettiva - fosse preesistente all'azione trau-
1160 CISTI Df:lUIOIDALE '!H. matica, ovvero fosse con maggiore probabilità l'esito transitorio dell'abnorme compressione esercitata dal contenuto cistico sul nervo ollico e sul globo oculare.
In questo stato di co::.e, il paziente, lungi dall'opporsi all'intervento chirurgico, diceva di aderin·i di buona voglia, perchè sperava di ottenere la completa funzione dell'occhio.
Preso quindi il divisamento di enucleare la ci:;ti, si procedè all'atto operativo il 14 maggio con un taglio a T rovesciato. Per mettere allo scoperto il piccolo tumore fu mestieri incidere pure l'aponevrosi temporale ed-i l muscolo dello stesso nome; e. senza dire delle piccole noie dovute al sangue spicciante da p:lreccbi vasellioi, bisogna notare che lo :>collamento del sarco si accompagnò ad estrema difficoltit per le salde adert'>nze che esso aveva co ntratto col perio;tio della regione. Nel giungere, :lnzi, a livello dell' incisura ossea piil volte citata, le ulteriori pratiche per porre ftne all'en ucleazion e. fecero scontinuare la parete della cisti. Però. secondo si vedrit, non potera accadere altrimenti.
Quella specie d' incisura era com·ertita in forarne da te;,:suto ftbroso, e, come fu chiar-ito da caute esplorazioni specillari, dava origine ad un canale a pareti dappertutto redure, liscie, senza scabrezze, con direzione obliqua dall'alto in basso e da destra a si nistra. e con terminazione alquanto indietro e verso la parte media na del margine sopra-orbitale: canale pel quale. in seguito a compressiontdel bulbo, renne fuori una poltiglia bianca simile a quella della saccoccia
es(erna .
Restò cosi pienamente confermato che la ciHi si prolungava di fatto fino alla caYità orbitaria, un ano -
ALLA UlfPOHAI.E DESTRA
l le Osseo scavato fra le lamine della porzione ma o cana · squamosa del frontale. . . ,.
Sorse l'idea di rascb 1are dehcatamente l del cal d·strumrere il prolungamento del sacco: ma temendo na e per l eo . d'fT •t .l l" . l ..._.l.ta· di un· intensa reaziOne. 1 us1 )l e ag 1 organ1 a poSSI vi l '
· · · · preferì di hm1tars' alle l'Ole 101eZIODI d1 acqua VlClOI, SI b · che si ripeterono fino a che non SI ebbe 11 cononca, . . . · · to che nessun residuo del contenuto c1stt co es1stesse rmc1men più nel cavo orbitario . . . .
I mbottita poi di garza al iodoform10 la soluz10ne d1 continuo. si rimandò all'indomani la riunione de'relativi margini; la preceduta da nuove iniezioni antiseuiche, fu praticata con vari punti di sutu ra.
I l contenuto della cisti era - come si è al)cennatopiuttosto denso e bianco; ed all'esame microscopico eseguito dal collega H. Marantonio, risultò formato di colestearina e di abbondanti cellule epiteliali. Il !':acco che avea l'aspetto ordinario delle pareti delle cisti in genere, apparve pre\"'alentemente costittLito di tessuto connettivo poco vascolarizzato. con un rivestimento interno fatto da parecchi strati d1 cellule epiteliali piatte; di cui i più superficiali, sfaldnti, davano ragione della copiosa quantità delle medesime cellule trovate nel contenuto. Non vi si rinvennero peli. nè ghiandole sudorifere: ma avuto riguardo allo svil uppo con · oenito della neoformazione e co nsiderata la ricchezza di· !:> elementi epiteliali che il tumore - senza essere in comunicazione con la cute - possedeva nel suo involucro e nel suo contenuto, la nat ura dermoidale della cisti non sembrò dubbia.
Tranne, intanto , un modico grado di edema palpebrale e di dolore nelle pertinenze dell'occhio destro, niente altro di anormale sopraggiunse durante la riparazione de'tessuti .
1·162 CISTI DERMOIDALE CO,'iGE:'ìiTA
•Juestì fatti, sedati con l'uso del ghiaccio, ben presto, ed in capo a dieci giorni dall'atto operativo la guarigione era già al suo termine.
ALLA REGIONE TEMPORALE DESTUA 1·163
iegare dei mezzi di sorpresa, allo scopo di smascherare la p h ' . . d Il' malafede e di dimostrare anc e l acutezza VISIVa e oc- sua . chio destro .
Con l'asportazione della cisti, per altro, e con la successiva cicatrizzazione della parte, la facoltà visiva dell'occhio destro, nulla, secondo il paziente, aveva guadagnato. Egli con ti· nuava ancora a dire di non vedere da quest'occhio, se non parzialmente e nelle condizioni dianzi citate. inclinando cioè il capo sul lato dritto e rivol_gendo il bulbo verso l'angÒio esterno.
Nondimeno l'esame dell'occhio in questione non avvalo · rava .·iò.
La pupilla destra, invero, anche tenendo chiuse le palpebre di sinistra, reagiva bene all'azione della Yeruna deviazione strabica si scorgeva allorcùè il paziente fissava con ambo gli un dito che lentamente v.eniva accostato al suo naso . Egli, nella speciale posizione del capo che permetlevagli un limitato visus, manifestava normale la dei colori; e vedeva nettamente. ad egual e distanza, tutti i gruppi di linee in vario modo disposte. Nessun miglioramento riceveva dalla lente steoopeica o dalle lenti sferiche e cilindriche. Inoltre, l'illuminazione lateralt>t e diretta e l'esperimento delle immagini catottrich e, escludevano qualunque traccia di opacità dei mezzi diottrici. Cosa più rilevante infine, all'esame oflalmoscopico non Teniva dato di scoprire alterazione alcu na del fondo oculare. : l'esito di cotali osservazioni, così lontano dallo spiegare il preteso disturbo vis!vo, fece nascere fondati sospetti che il Tizzone simulasse . Si pensò quindi d'im-
Si usò dapprim; il metodo di Graefe, collocando davanti all'occhio sano, mercè un portalenti, un prisma di l O gradi; d obbliO'ando poscia il paziente a guardare ·su di un car· e n toncino bianco, nel quale era tracciato un disco nero . Interrogato, egli r ispose di vedere un disco in su ed u.n altro in basso; e siccome la diplopia - dovuta alla dev1az10ne il prisma imprime ai raggi luminosi - non si percepisce se l' allro occhio non funziona, cosi fu chiaro che l'occhio da lui detto difettoso era realmente buono.
Ciò venne pure confermato dall'esperimento di FoJ1torbe" a norma del quale. messo un vetro rosso avanti l'occhio sinist1·o, s'iogiunse all'osservando di leggere delle lettere tracciate io nero e rosso su fondo bianco e fatte in guisa che sopprimendo l'asteggio rosso, risultavano altre specie di lettere. Per la proprietà che ba il vetro rosso di annullare la percezione dello stesso colore su fondo bianco, e•>li avrebbe dovuto rilevare modificate le lellere, se l'occhio n dritto fosse stato davvero arnaurotico. Invece, le lesse immutate e ne distinse anche il diverso colore, mostrando ad evidenza che vedeva pure con l'occhio sospeLLo. la prova migliore si ebbe con uno' dei procedimenti suggeri ti dal Baroffìo. Invitato il soggetto a leggere la scala murale con occhiali, forniti di semplice vetro a destra e di una lente sferica di fo rte potere rifrangente ( 15 diottrie) a sinistra, egli, a capo dritto ed alla distanza di o metri, de..:ifrò, senza indecisione alcuna) anche gli ottotipi di mm. 7,5 di altezza. Così, ten uto conto che l'occhio sinistro, emmetrope, era incapace di leggere quei caratteri, risultò irre-
CISTI DER,IOIO.UE ALLA REGIO:';E, ECC.
fragabile che il destro non solo funzionava regolarmente, ma arera pure un'acutezza visiva del tutto normale.
È ::upertl uo poi dire come e quanto rimanesse male il bersagliere, allorchè immediatamente dopo , aruto rordine di ripetere la lettura col tener chiuse le palpebre di destra. si accorse di non poter di. verona lettera tipografica con quell'occhio (il si nistro). col quale innanzi asser:ra di aver leno la scala murale!
CONTRIBuZIONE ALLA DELLE FISTOLE TORACICHE
La persistenza delle fistole toraciche, residuate ad operazioni di empiema, è dovuta, come è noto, alla mancata aòesione delle due pagine pleurali, a causa della perduta forza espansiva del polmone, il quale fu precedentemente .:ompresso dal versamento nel cavo pleurico. Deriva da ciò tanto più difficile diventa la guarigione di tali fistole, per quanto più lungamente agì sul polmone la ca usa comp rimente: come pure, che le alterazioni anatomo-patologiche, cui soggiacciono le lamine pleuriche diventano tanto più :;ravi, per quanto più a luogo persiste la suppuraziooe, e il cavo rimane io comunicazione coll'esterno. E questo complesso di fatti costituisce naturalmente un ostacolo sempre maggiore pel saldamento delle superfi cie pleurali e per la ohliterazione del cavo suppurante.
Avendo il polmone perduto permanentemente la sua forza espansiva, e venendo meno anche le altre forze, di rò, di compenso fisiologico, che tendono a fare avvicinare le superficie libere della pleura, col concorso anche della colonna vertebrale, è necessario trovare un mezzo, mediante il quale il fogliello parietale possa avvicinarsi al \iscerale. Ora, secondo l'opinione di tutti i chirurgi, siffatto scopo non si può ollenere che accorciando la lunghezza delle costole, diminuendo co si il loro raggio di cu rvatura , onde eliminare l'ostacolo che impedisce la coattazione e radesione dei foglietti pleurici.
Da ciò l'indicazione di praticare estese demolizioni di costole. come non ha guarì, propose Estlander, resecandone tutta una serie; onero di render mobile una parte della p'lrete toracica, asportando solo dei cunei da dne pnnti di ciascuna Cùstola, per modo che ne restino sdoppiate cinque <• sei, come ha praticato Ssubulin; od infine o:perando alla maniera di Schede, il quale ha proposto di resecare, non le costole sole, ma la parete toracica nel suo spessore, rispettando la sola pelle; volendo con ciò ottenere che la cavit;i dell'empiema si converta in una specie di conca aperta, e la pelle conservata possa sen·ire a coprire la perdita di saldandosi in stguito sulla pleura polmonare.
Dai tanti metodi proposti per la cura delle fistole in pa · rola, emerge chiara l'importanza dell'affezione non solo. ma anche, e più specialmen1e, la difficoltà del trattamento.
Non v'a dnbbio che ciascuno operatore vanti dei buoni risullati ottenuti col proprio metodo; per·ò non si può del pari negare chP. Lutti i processi operativi messi finora in atluazione presentino tale graviti• da impensierire seriamente il chirurgo per la vita dell'infermo: specialmente se si consideri che i malati di fistola toracica sono già profondamE.'nte deperiti, e presentano quindi una resistenza organica assai debole ad nn traumatismo certamente non lieve, quale i.• quello che si produce per attuare uno dei proces!'i operativi or ora accennati.
ALU C[RA DELLE !'!STOLE TOR.\CICHE 1167
Se l'empiema, come lo definisce il Griui, neon è che un ascesso della pleura; e se la degli asces;; i in genere è dovuta al rico.marsi del cavo suppurante di tessuto di nuova formazione, che dallo stato di. granulazioni si trasforma poi in connettivo compatto , ne consegue che sulla superficie libera della pleura, date alcune condizioni, pos:;orgere, come su qualunque altro tessuto. granulazion;, le qual:, subendo in progresso di tempo ulteriori fasi, potranno dar luojlo al consecutivo ricolmarsi del cavo di quel tessuto conneuivo che. come avviene per LUtti gli altri ca>i ascessoidi, l'obliteri completamente. In tendo dire cioè che r possibile ottenere la chiusura del!a cavità suppurante anche senza il completo ravvicinamento delle lamine pleuriche tra loro, sempre quando, s'intende, la superficie di queste non abhia giit subito tali processi degenerativi da rendere imposgibile !JUal::iasi neoformazione di tessuto.
Partendo da siffatto prin cipio io ottenni la di una fistola toracica di antica data, in persona di un giovane marinaro cannoniere, senza asportare molte costole, ma resecandone una sola per un tratto di dieci centimetri.
Eccone in succinto la storia.
Starita cannoniere nel corpo reali equipaggi, matricola !l!l52 1, di anni 2·1, giovane di nlida costituzione lisi ca, venne ricoverato all'ospedale perchè da otto mesi era alretlo da fistola pleuro - cntanea al settimo spazio iotercostale destro, sulla linea papillare.
IJalle notizie anamnestiche raccolte risultò che non si era mai contagiato di sifilide, e che non aYe>a sofferto altre affezioni importanti, eccetto una pleurite purulenta a destra, circa dieci mesi prima dell'epoca attnale, a causa della quale ave,·a suhito la toracotomia al settimo spazio, cui era infine residuata una fistola permanente.
CO;'iTIUI!l:Zl ONE
Lo stato generale del l'infer·mo er·a notevolmente deperito, la suppurazione pinttosto abbondante, la febbre contin uayemittente, con piressie oscillanti fra i 38 e i 39 r-en tigr·adi.
All'esame del lato destro del petto notavasi una forte depressione di tutta la regione mammaria destra. eò immobilità deJ!e atti respiratort; fremito-torace-vocal e rinforzato, ipofonesi marcatissima, mormorio \rescicolare spent(l in quasi tutto l'ambito polmon:we. Sondando collo specillo il lìstoloso si rilevava che esso aveva nna direzione in dentro e in allo, attraversa ndo obbliquamente gli strati della parete toracica, per poi pe netrare liberamente nel cavo pleurico.
A sinistra, eccetto un'asprezza del mormorio vescicolare, null'altro notavasi di anor·male.
Introdotto un tubo da drenaggio attrave rso il seno fistoloso, di lun ghezza sufficie nte per poter penetrare profondamente nel cavo pleurico, praticai per qualche giorno delle lavande con una soluzione salicilica al mezzo pet· cento, ed ottenn i con ciò una leggiera drminuzione della supp urazio ne, ed un miglioramento nelle ·condizioni generali dell'infermo; però, vi sto che la febbre non accennava a scomparire, e convinto del resto che coi mezzi palliativi non si sarebbe potuto ottenere mai la chi usura della fi:>tola, stabilì d' intervenire ctlirurgicamente nel modo che
Eseguita una r igorosa a ntisepsi della parte e cloroformizzato l'inferm o, praticai un'inci sion e ò.i circa dodici ce ntime tr i lungo la se ttima costola destra. profonda fino, all 'osso, fra la ascellare anteriore e fa parasternale; con altra incisio ne eseguita sull a ·onda sca nalata, che, partendo dall'apertura fisto• si congiungeva all a estremità interna della prima , misi allo scoverto tutto quel tratto del dotto fistoloso che percorreva lo spessore della parete toracica. Scoverta poi la costola
CURA D:&LLB FISTOLE TORACICHK 11 69
e stacc}atone il p!!riostio dalle due facce, ne resecai colle fort · · 1 ·vor·e un seamento di circa dieci centimetri ; dopo di HCI l'> che allacciai l'arteria sottocostale corr ispo ndente e quniche altro pi ceolo ramo che dava sa ngue: incisi inlìne l'aponerrosi toracica interna e il foglietto pleurico par ieta fe, che trovai assai ispessito e di consistenza presso che cartilaginea. Potei cosi esaminare l'apertura interna del dotLo fistoloso, e constatai che veniv.1 a corri :>pondere presso il punto steroale di resezione della co;tol a. Pr,t ticai alloea il raschia mento delle pareti della fisto la, che, come ho accennato. a,·evo messo precedentemente allo scorerto, e, toccata la superfi ci e col cloru ro di zinco al IO p. 100, occlusi il tutto con sutura a strati falli co n se ta.
Divaricati poi ampiamente i bordi deìla fer ita, per modo da poter dominare perfettam ente fa cavità pleural e, ne rasch iai accuratamente le lamine parietale e viscerale, e le toccai colla stes.;a soluzione di cloruro di zinco. ed asciugato bene il cavo con batuffoli asettici, lo zalTai con bende di garza all'iodoformio , iotroducendone gradatamente circa quindici metri. Riunii finalmente i bordi della ferita co n sutn ra a strati dei tessuti profondi, ej attor•:ig liata della cute, lasciando tanto di apertura quanto ne ritenni sullicic nte per poter praticare lo zaffamento consecut ivo.
Fin dal giorno successi vo all'operazio ne le condizion i generali dell 'infermo migliorarono in modo sensibil e, pel fatto specialmente della scomparsa iella febbre e del ritorno dell' appet ito. Himossa la prima medicatura dopo due gior ni, tro>ai il cavo perfellamente asettico, la garza. quasi asciutta, e i bordi delle ferite in via di aderi re per prima. Rinnovai fa stessa medicatura; però dopo poche ore fui obbligato a to· gliere prontamente la garza percM si erano manifes tati sin- .
1170 C01\TRIBUZIO:-IE .\I.L.-\ CURA OBI.LE HSTOLK, .ECC. tom i di avvelenamento da iodoformio. D'allora in poi introdu.5si bende di f!arza idrofila sterilizzate nella stufa, mercè le 'luali non ebbi a deplorare più alcuno accidente.
Assai sca rsa fu la su ppurazion e che si svulse in seco ndo tempo, e rapidi ssi mo fu il dell'infermo, sia nei falli !ocali che nelle condiz ioni genera li. Scom parsa la febbre e ritornato l'appetito, la nutrizione si ristabi lì hen i n istalo fi siologico . Il cavo andò diminuendo tamente, e in quanmta giorni lini per chiudersi del t ullo . residuando al posto della incisione cuta nea una cicat ri ce solida e depressa , la quale non daYa alcuna molestia all'i nd ividuo.
RiYi di lo Starita dopo due mesi, e consta tai co n soddisfazione che godeva perfetta salute.
r.·allo operati vo sopraccennato non r;resenta in sè ste.sso alcuna importanza, perocchè si riduce presso a poco ad un:.t pleurotomia retro-costale; si comprende quindi di leggieri che i, motivo che mi ha indotto a pubhli carlo deves i ricercare unicamente nel successo ottenuto con esso , laddove si sarebbe r itenuto indispensabile. per l'esten sione dell 'a telettasia poimonare, resecare cinq ue o sei co:;tole, in omaggio ai operativi sopra r iieriti. In clinica tutti i mezzi cu rativi sono
I.Juoni CJUnndo menan o alla guari gione della malattia, che è lo scopo principale di tutte le mediche di sc ipline ; raggiungere sitTatto scopo con mezzi relativamente semplici, e cagionando il minor danno possibile al malato, ecco l'ideale della la mia breve Nota valga quindi . come una modesta contribuzion e pel conseguimento di siffatto ideale.
Castellamma r e, li H agosto Hl!H.