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LIBRO D'ORO

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N OVE LLO GIACOMO

N OVE LLO GIACOMO

Ego ne immortalitatem quidenl ac~ oipiendam putarem contra patriam; et eos qui pro repub!ica vitam reddidcr-unt nunquam mo rtem potius quam immortalitatem nssec1.:tos putavi. CICERONE.

!( presente albo cl' onore e fa tavola marmorea c/je rammemora i giovam: già alunni cli quest' !sti; tuto Tecnico, caduti pe r fa libertà e gra ndezza de/,, f Italia, devono considerarsi adun temp o come ricordo, omagg io ed esempio : ricordo, che imprima nei cuori dei futuri cftfensori de/fa t erra nostra i nomi sacr i c1t· c oloro che per essa cftedero fa v ita ; omaggio che att esti fa riconoscmza c1t· tutti no,: che per virtù for o vecfe.mmo salva fa patria eia! danno i? cfaf!a vergogna cfeffa sconfitta, vedemmo unili .finafmenti? intorno a 1111 solo vessillo, mtro i confini segnati da D,o, tutti i figli cfe(f'antica madre; esempio che in# segni a noi ed a/ vPntur/ cGe fa libertà si acquista e s/ conserva soltanto con fa spada salda nel pugno, con !'animo pronto a! sacrifido supremo.

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Signori; carissimi giovani:

Son morti per la patria. Questa semplice affer• mazione è il migliore degli elogi; altro non ci sa• rebbe da aggiungere. Già un grande poeta, sebbene in tempi molto lontani e diversi dai nostri, aveva sentenziato ess.ere dolce e nobil cosa morire pe r la patria. Se dolce non so, ma nobile è certo e che in alcuni casi sia un dovere che non consente titu• banze è certissimo.

La devozione alla patria è uno dei più grandi, dei più sacri doveri degli uomini liberi; del quale il sentimento è tanto più forte, q~anto più alto e cosciente è il sentimento della propria qignità e fierezza e indipendenza . Non è la patria, come aJ. cuni affermano con presunzione di sapi~nte modernità, un' astrazione vana di tempi ormai superati, un argomento vieto di retorici discorsi , un' ingannevole maschera d'. interessi di classe ; la patria in verità rappresenta materialmente, moralmente, concettualmente, quanto vi ha di più nobile e caro e prezìoso per chi non è disposto a servire, per chi vuole liberamente svolgere la propria attività nel· l' adempimento dei doveri che gli spettano come uomo e come cittadino. La storia di tutte le grandi nazioni e particolarmente della nostra prova la ve• rità di quanto ho affermato. Onde non a torto il Foscolo incitava gli italiani allo studio della loro storia. « Io vi esorto alle storie, egli esclamava, per• chè niun popolo più di voi può mostrare nè più calamità di compiangere, nè più errori da evitare, nè più virtù che vi facciano rispettare, nè più grandi anime degne di essere liberate dall' obblivione da chiunque di noi sa che si deve amare, difendere ed onorare la terra che fu nutrice ai nostri padri ed a noi e che darà pace e memoria alle nostre ceneri». Queste parole ammonitrici del nostro grande poeta, che pur tra debolezze ed errori molto dolorosamente scontati ebbe per la patria i palpiti più ardenti del cuore ; queste parole, dico, pur troppo, mo lti italiani sembrano ora avere dimenticate, come se la storia nostra quasi tre volte millenaria, la storia più grande che popolo mai sulla terra abbia vissuta, sia d' un tratto caduta dalla memoria degli uomini, siasi, dirò così, dileguata come evanescente fantasma. E questo accade dopo uno sforzo poderoso compiuto dalla nazione italiana, sforzo meraviglioso anzi e tale che se non fosse già una realtà storica, sarebbe acidi· rittura incredibile ove si pensi alle condizioni psico• logiche, mili t ari ed economiche dell'Italia allorchè s'iniziò l'ultimo immane conflitto. Perchè bisogna tenere ben presente che da poco più di cinquanT t' anni la patria è risorta ad indipendenza ed unità, dopo tre secoli di obbrobriosa servitù. E come le fortunose vicende di questa nostra terra so~o nel loro complesso ciò che di più grande è avvenuto nel mondo, così i particolari avvenimenti del risorT gimento nostro non hanno riscontro nella storia di nessun altro popolo; sono unico esempio della meT ravigliosa azione di una non numerosa schiera di eroi, che con la virtù del sacrificio seppero ridare vita, dignità, potenza a un volgo disperso che non aveva più nome.

Se, o giovani - mi rivolgo specialmente a voi che siete la speranza e la forza viva dell ' Italia fuT tura - se, dico, risaliamo alle origini del nostro ri T sorgimento per seguire il corso degli avvenimenti che conduss e ro l' Italia alla liberazione dal dominio straniero e all'unità, siamo colp iti da un fatto che può parere strano ed essere interpretato in senso non favorevole alla· nazione nostra.

E mi spiego. Erano gli italiani, io domando, quando ricomparvero sulla scena della storia, riusciti a vinT cere la prostrazione morale in l oro generata da ben tre secoli di servaggio ? erano essi, cioè, maturi alla libertà, degni di goderla? Le contum e lie onde erano fatti segno dagli stranieri gli Italiani, delle quali alcune sono rimaste famose, come ad esempio: « L'Italia è la terra dei morti », «L'Italia è un'espressione geografica », « Gli Italiani non si battono»; ques t e contumelie, rip e to, e rano soltanto manifestazioni della malevolenza degli stranieri a nostro riguardo, o rispondevano alle reali condizioni dell' Italia di quel tempo ? Che quelle insolenti parole rjspondessero, sia pure in parte, alla verità, pur troppo, non si può negare. Un simile giudizio, ma naturalmente con· ben altri intendim e nti, avevano manifestato, in tempi diversi, insigni scrittori nostri e infatti non aveva, per esempio, il Machiavelli, con parola infiammata dal dolore e dallo sdegno, pianto l'Italia « più schiava che gli Ebrei, piµ serva che i Persi, più dispersa che gli Ateniesi, senza capo, senza ordine, battuta, spogliata, lacera, corsa?» e il Guidiccioni non aveva pure lamentato nei suoi versi le sventure della patria non men serva che stolta; e il Filicaia, più tardi, nel celeore sonetto, a tutti noto, non aveva egli ancora deplorato che l' Italia fosse ridotta a servir sempre, o vincitrice o 1J111ta? E dimenticheremo l'a• postrofe sdegnosa del profeta del!' Italia risorta :

« Ahi fiacca Italia, d'indolenza ostello, Cui niegan corpo i membri troppi e sparti Sorda e muta ti stai ritrosa al bello ? »

E ancora, non aveva il Foscolo ch iamato fortu• nata Fi re nze pe rchè serbava raccolte in un tempio l' itale glorie « ... . uniche forse (dolorosamente esclamava) da che le mal vietate Alpi e l' alternaOnnipotenza delle umane sorti - Armi e sostanze t' invadeano ed are - E patri a e tranne le memorie, tutto ? » Tra gli stranieri adunque che insolente· mente gettavano io faccia ai padri nostri le infelici sorti della patria e gli scrittori ricordati c' è differenza di sentimento, non di giudizio.

Ma se gli Italiani, quando suonò l'ora del riscatto, non erano nel!' immensa maggioranza peranco maturi alla liber tà, come avvenne, è naturale si ch ieda, la grande resurrezione ?

Avvenne , rispondo, per vi r tù dei nostri martiri; piccola sì, ma meravigliosamente eroica schi era ; piccola, rip eto, e potrei dire anche piccolissima, ove si pensi ai molti milioni di abitanti che già popolavano l'Italia. Eppure, qualcuno ·potrebbe obbiettare, numerose erano da noi le sette che miravano alla libertà d'Italia e numerosi gli affiliati a ciascuna di esse. Certamente ; ma giovarono esse in realtà alla resurrezione nostra ?

È noto il gi udizio del Foscolo in argomento:

« A rifar l'Italia bisogna disfare le sette ». C osì cominciava il suo studio intorno alla servitù dell'Italia. « Potrebbe, egli continua, se non disfarle re-primerle il fer ro straniero; ma allo straniero giove rà prima istigarle, onde più sempre sig noreggiare per mezzo d' esse I' Italia » . E ancora: « Le sette ama~o l' ozio scioperatissimo e gridano pace; tendono a divorarsi fra loro e provocano sempre il ferro dello straniero. E se alcune di loro bramano, o mostrano bramare la pubblica libertà, vorrebbero sempre dominare sole sugli altri».

11 Carducci su tale ar gomento scrisse che quando il 'Foscolo proferiva ,1 motto così c aro aipappagaffi tro11 vide c/je un fato d e ffa cosa e passionatamente, ma si accetti o no l'attenuazione del Carducci, res ta sempre il fatto, certamente non senza valore, che il Foscolo. vissuto al tempo della grande fioritura delle sette, dava di esse così sfavorevole giudizio. E quando pare si voglia lasciar da parte tale giudizio, noi domandiamo : quanti fra gli ascritti alle sette erano pronti a sacrificare se stessi per redimere l' Italia? pochi, pochissimi anzi, come i fatt i mostrarono ; ma la virtù del sacrificio appunto era il porro unum necessarium alla redenzione della patria. La causa dei popol i - esclamò nel!' imminenza del patibolo Enrico Tazzoli - è come la causa della religione ; non trionfa che per virtù di martiri » e Tito Speri a sua volta : « Gesù ha santificato la Croce, noi nobiliteremo le forche » e Carlo Montanari, presago della prossima funesta sentenza, uscì in queste parole: « Se fossi sicuro che fuggendo mi fanno re d'Italia e restando m'impiccano, resterei lo stesso ... » la diserzione avvilisce la causa che si serve 1 onde ben scr isse il Carducci rispetto al nostro riscatto che mai unità cli nazione fu fatta per aspirazioni cli più g",-ancl,' e pure intelligenze, 11è con sacrifici c1,· più 110/3//i e sante anùne Ma, pur troppo, noi siamo abituati a considerare gli avvenimenti umani con criteri materialistici, trascurando cioè quasi del tutto i l fattore spirituale. Ed è questo un errore fond amentale, dal quale derivano infiniti altr i; da ciò la disparità di giudizio sui medesimi fatt i da parte degli storici anche fra i più dotti e geniali; da ciò l' inspiegabilità logica di avvenimenti che si svolgono in modo del tutto contrario ai ragionamenti, alle previsioni considerate per un momento le più assennate ed acute. E passando dal generale al particolare cioè al nostro risorgimento, noi non pos.. siamo spiegarcelo se non tenendo sempre presente il fattore spirituale. E iofatti gli avvenimenti militari che si sogliono considerare come decisivi nelle lotte internazionali, influirono ben poco sul risultato finale; risultato veram ente grandioso e non certamente in armonia con i fatti militari dei quali apparve la conseguenza Come spiegare questa contraddizione ?

Ecco: il fatto, l'apparenza materiale talvolta nulla significa ; una luce spirituale invece illumina meravigliosamente tutto.

Una battaglia vinta o perduta può non aver peso alcuno sull'esito finale, laddove il· sacrificio silenzioso, oscuro di un'anima può generare il trionfo. Qualcuno penserà che una tale concezione della storia è in piena opposizione con quella oggi prevalente ed è vero; qualche altro scetticamente e fors' anche beffardamente sentenzierà: misticismi di anime deboli ; giudizio sommario, secondo me indubitabilmente errato.

Ad. ogni modo voi avete ben capito, o giovani, che appunto per questa via solitaria io voglio guidarvi con trepida, religiosa devozione, alle are dei nostri martiri. Risentiamo qualcuna di quelle voci benedette: « Dopo Dio non v' ha cosa che io non sacrificassi volentieri per la mia patria - scrive il

T azzoli, il martire più eroico, forse, di tutto il nostro risorgimento - Oh! l'Italia, egli continua, è la base di tutti i miei castelli dorati; sono sogni ma mi fanno bene ... .Ma l'Italia non è un sogno: ho fede, fede viva che un di o l'altro sarà grande e felice e dal Cielo io gioirò del suo bene» . E due giorni prima di sa• lire il patibolo, nel dare gli ultimi consigli 2 un ni• pote, il T azzoli stesso scriveva: «Ama la tua patria . ... amala assai e sii pronto a sacrificarti per essa ». Le ultime lettere del T azzoli ai suoi congiunti sono così ammirabili per elevatezza di sentimenti da dover pensare che figura più grande, più pura di martire della patria mai possa essere esistita. Ma se il T az. zoli in modo particolare si distingue, altri martiri gli stanno accanto ben degni di lui.

E a capire la loro grandezza spirituale, basta CO· noscere solo poche frasi che essi pronunziarono o scrissero nell ' imminenza dell'ora suprema. Il sacer• dote Grazioli, ad esempio, così ebbe a dire: « Noi vogliamo stringere i venti milioni che popolano le terre d'Italia attorno a una sola bandiera; noi vo• gliamo che per il bene d'Italia il nostro intelletto sia libero, libera la nostra parola, potente l'opera nostra» . E Pietro Fortunato Calvi: « Piuttosto che rinnegare i santi principii sui quali riposa la causa della libertà d' Italia subisco lieto la morte ». E Tito Speri, cinque giorni prima cl' essere impiccato, fra molte altre cose, scriveva a Tarquinia Mas· sarani: « Dio e l'Italia! questo sarà il mio voto perpetuo ed estremo; la fo , .... a vrs e farà impallidire la mia carn~, ma l'anima non mai, me lo creda : non lo dico per millanteria, ma per intima convinzione, per sentimento veramente spontaneo Quando verrà il giorno desiderato d~lla emanciy pazione, s'adoperi perchè i nostri concittadini facy ciano raccogliere anche le mie con le. ossa dei miei compagni per riporle in un luogo ombreggiato cariy tatevolmente col simbolo della religione di Cristo ».

E il 2 marzo, alle 10 della sera, cioè poche ore prima di subire il supplizio, con una serenità veramente superiore all'umana, lo stesso Speri così scriveva ad Alberto Cavalletto, il patriotta nobilissimo, pure duramente provato dal carcere austriaco: « Nella mia vita ho qualche volta gustato delle gioie, ma te lo assicuro, in confronto a quelle che provo in questi mome~ti, esse non furono che misero fango .... io non so come tutti gli uomini non si persuadano a farsi impiccare. Tu crederai che io esageri o sia impazzito; no;.... sento prevalere in me il principio spirituale in tal modo che sospiro il momento di liy berarmi dalle torture ·del corpo e volare finalmente nelle braccia di colui dal quale sono disceso.... Fi y gurati che nel momento in cui ti scrivo, se toccassi con mano che con un pugno soltanto potrei liberarmi da quella che chiamasi forca, non lo farei: te lo giuro : è cosa incredibile, lo capisco, ma è cosa altrettanto vera». E basta quanto ho riferito per p t,..ovare ad esuberanza, secondo il mio giudizio, come la virtù del sacrificio avesse operato in quel martire meraviglioso il miracolo della quasi piena spiritualiz• zazione. Di altri martiri potrei ricordare ' brani di !et• tere che non si leggono senza ammirazione e com· mozione vivissime, ma troppo mi dilungherei, onde mi limiterò a riferire ancora poche parole di una lettera che il ricordato Alberto Cavalletto scriveva alla propria sorella dal carcere di Mantova : « La carcere ha rafforzato e depurato il mio amore per Dio e la patria; sento che con l'aiuto di Dio e con l'esempio e col patrocinio del benedetto martire (cioè 7ito Spen) che tanto mi amò sulla terra e prega per me in cielo; sento di poter sostenere con fermezza ogni dolore e tortura e la stessa morte, che spesso mi si affaccia col più lusinghiero aspetto».

«

È anche questo, come gli altri ricordati - osserva il Luzio - un insigne documento d'eroismo d'altri uomini e d'altri tempi, che destano in noi, nipoti degeneri, un senso di rossore e d'invidia ».

Ma se il sacrificio di quei martiri ha riscattato la patria, il sacrificio recente dei compagni vostri, o giovani, ha contribuito non solo a salvarla da nuova rovina ma a portarne altresì i confini là dove da Dio furono segnati. Qualcuno di voi però pensando a recenti movimenti di plebi nostre, ad eccitamenti criminosi, a sacrileghe voci bestemmiatrici contro la patria, può forse essere turbato dal dubbio che il sacrificio dei nostri morti antichi e recenti sia per tornare vano nell'avvenire, che un'onda di barbarie stupida, pazzesca, delittuosa deva travolgere, som• mergere quanto di buono, di grande, di bello hanno creato nei secoli i padri nostri. No, non sarà così, siatene certissimi. La salvezza è in noi, anzi la sai~ vezza è in voi, dai quali dipendono le future sorti della nostra gloriosa terra. Voi non siete folla inco~ sciente; voi non ignorate quanto sublime virtù di sacrificio è costata la libertà di cui ora godiamo; onde. non potete dubitare un solo istante dell' avve~ nire della patria. Checchè facciano quelli che hanno l'anima avvelenata e vogliono avvelenare le anime altrui; quelli che · non sentono qua nte cose e care e belle e grandi significa questa sola, questa sacra parola: patria; certamente non prevarranno.

Fossero pure essi immensa legione e voi scarso manipolo non importerebbe; la sola forza numerica conta poco e talvolta nulla affatto; conta invece im~ mensam ente la forza morale; conta il voler vincere ad ogni costo la buona battaglia . I vostri compagni caduti che oggi commemoriamo sono più vivi che mai; essi formano una schiera formidabile; schiera di invisibili eppur operanti spiriti, che sarà al vo stro fianco possente, invincibile se la voce della patria vi chiamerà a difenderne i confini, l'onore, la gran~ dezza.

E un'altra cosa dovete tener ben presente: l'Italia non può fare assegnamento che sulle sole sue forze. Questo ha dimostrato in modo evidentissimo l' ul~ timo conflitto mondiale.

Entrata nella lotta per inelu ttabile necessità sto~ rica, ispirandosi a generosi ideali di giustizia e di libertà, dopo compiuto immenso sacrificio di nobi~ lissimo sangue, l' Italia nostra si vide fatta segno dal malanimo di stranieri ingrati e gelosi alle accuse più strane e più stolte.

Ma non dubitate: la menzogna, la perfidia, l' in~ gratitudine possono trionfare soltanto per poco ; il tempo ristabilisce la ve ri tà e la giustizia immanca~ bilmente. Il presente per noi non è lieto; ma nostro è l'avvenire. Lo sentiamo noi, lo intuiscono coloro che mirano, ma invano, a sbarrarci la via. Il grande nostro destino sta scritto in un libro che non conosce tempo; la mano che l'ha segnato decide di tutti e di tutto; i suoi caratteri sono e t ernamente duraturi ed eternamente ve ri, chè, come dice il poeta, « . . . . sillaba di Dio ·mai si cancella ».

Elenco Dei Caduti

Adam i Giovanni

Angeli Gio Batta, medaglia di bronzo.

Ange li Giuseppe

Ba l ett i G in o

Baraldi 'Pietro

Barbiani Attilio

Bassi Gio Batta, medaglia di argento.

Battigelli Luciano

Ber nardinis Armando, due medaglie d'argento, un encomio solenne e Croce al merito di guerra.

Bernardis Gio Batta

Bisutti Ugo

Blason i Erminio

Ilortolotti Serg i o

Bosari Ernesto

Canduss i Giovanni, Croce per merito di guerra.

Casa li Lui gi

Cella Mario

Comparetti Vincenzo

Concbione Adelcb i, medaglia d i bronzo

Dell'Arm i L uigi Gin o, medaglia di argento .

D'Andrea Bruno, medaglia di argento e tre encomi solenni.

De Fanti Lui g i

De Gasperi Gio Batta, due medaglie d 'argen to.

De Gasperi Luigi, medaglia d'argento

Del Fabro Val e n tino

Della Pietra Emidio

Del T or r e Carlo, Croce al me· rito di guerra.

Disnan Quattordicesimo

Domini Pietro, medaglia d'argento.

Dorigo Benedetto, due meda· glie d'argento una di bronzo e due encomi solenni

Dorigo Dante

F.rrnac o ra Danilo

Famea Antonio fu Ugo

Fantini Mar i o Ferrarini Nereo, medaglia di argento.

Fogbini Aurelio

Fornera (de) Rodolfo, f11, elogiato

Foscolini Giuseppe

Gi anola P ie tro

Gi orgi Gianfrancesco

Gonano Luigi, med aglia di bronzo.

Gozzi Addo, medaglia d'arg.

Greguol Ern esto

Gussetti Pietro Luigi, medaglia d'arg ento

Iussigb Luigi

M.ag ri ni Ermanno, medaglia d'argento .

Marcovich Mar i o

Marsilio Gesulfo

Martina Lui gi, medaglia d'argento.

Marzuttini Guido, medaglia d'argento ed un encomio solenne.

Micoli Umb e rt o, medaglia di argento

Missio Camillo, medaglia di argento.

Mis s io Giuseppe, medaglia di argento

Missoni Antonio, encomio solenne

Missoni Mario

Monti G ui do, medcigtia d'oro.

Montico Ado lfo, medaglia di argento e cro ce per merito di guerra.

Montico Gi useppe, encomio so, lenne.

?.fo r assi Riccardo, medaglia d'argento

Mosca Bruno

Moschin i Giacomo, per onore citato ad esempio al Roll. di guerra del 9 novembre 1917

Novello Gia co mo, medaglia di argento.

Padovani Attilio, med. d ' argento .

Paroni Mario

P ec il e Giova nni

Per iz Leo ne , encomio sol enne dal Comando di Divisione e medaglia d'argento

Petr u cco Sev er ino, medaglia d'argento .

P l ateo Ugo, med. d'argento

Prampero (di) Bruno, medaglia d'argento

Raber Luigi Amedeo

Raho Luigi

Rea Luigi, medagl. d'argento

Rea Renzo, medagl. d'argento

Rossetti Rodolfo, medaglia di argento.

Sant i Aldo

Sarti Noello

Sbuelz Adriano, Croce al merit-0 di guerra.

Scarpa Luigi, medaglia d'argento.

Screm Giacomo Gabriele

Scoffo Marino

Sormani Giuseppe, medaglia di bronzo e croce al merito di guerra

Spelladi (de) Rodolfo, medaglia d'argento.

Tomadoni Umberto

Tosolini Carino

Trevisan Gino

Turco Cesare

Vidal Bruno

Zancanaro Pietro, medaglia d'argento.

Zorzi Antonio

Zuliani Ugo

Adam I Giovanni

di Lorenzo, nacque a Cividale il 18 agosto 1897.Effettivo del 6" Reggimento Alpini ed aggregato al 46° Reggimento Fanteria, conseguì il grado di Sot• totenente. Morì a Budrio il 29 ottobre 1918 in se• guito a malattia contratta in guerra. Fr equentò questo Istituto dal 1913 al 1916.

Ang Eli G Iova Nni Battista

di Umberto, Tenente del 6° Bersaglieri, nato a Cividale del Friuli il 7 ottobre 1891. Fu alunno di questo Istituto Tecnico dal 1907.908 al 1910.911.

Morì in seguito a ferita riportata in combatti• mento presso Plezzo il 17 settembre 1915.

Gli fu conferita la medaglia di bronzo con la seguente motivazione :

0 Decorato delta medaglia di bronzo al valore militare perchè, quale comandante di plotoo"e, usciva dalla trincea per incitare un drappello di tag1iafili ad avanzare verso i reticolati nemici, finchè cadde mortalmente ferito >.

Plezzo, 17 settembre 1915 - D. L ;2;2 luglio 1916.

An Geli G Iuse Ppe

Tenente di fanteria, nato a Cividale da Umberto il 12 febbraio 1894. Nel 1914 conseguì presso il no~ stro Istituto Tecnico la licenza in Commercio e Ragioneria e frequentò dopo il 1° corso della Regia Scuola Superiore di Commercio di Venezia . Com~ battè valorosamente su vari fronti, rimanendo ferito per ben tre volte.

L'11 maggio 1918 egli perì per il siluramento del piroscafo « Verona » nello stretto di Messina, mentre stava per recarsi nella Libia.

Bale Tt I Gino

Sottotenente degli Alpini, nato a Maniago (Udine) dal fu Arturo l' 11 marzo 1893.

Freque.ntò questo Istituto durante gli a nni 191011 e 1911 •1.2.

Il 1.2 gennaio 1915 fu chiamato sotto le armi venendo ascritto ali' 8° Alpini, 9° Grup po, 692 '' Compagnia Mitraglieri Fiat, 52" Divisione. L' 11 giugno 1917 fu dichiarato disperso nel combattimento del · l'Ortigara.

Barald I Pietro

di Ireneo, allievo ufficiale aviatore, nato a Oderzo (Treviso) il 18 gennaio 1899, morto a Foiano della Chiana (Arezzo) il 13 novembre 1917. Frequentò il nostro Istituto Tecnico fino alla quarta classe della s e zion e Fisico Mate matica. Iniziò il servizio militare con la chiamata del primo quadrimestre 1899 e fu assegnato al J° Reggimento Genio sezione telegra• fisti dal quale passò, a sua domanda, nel corpo degli aviatori. Fu prima a Caserta, poscia a Foiano della Chiana dove perdette la vita nel volo di brevetto in seguito ad un accide nte.

Barbiani Attilio

di Francesco, soldato 8° Reggimento Alpini, 16· Com• pagnia nato a Cividale il 17 maggio 1895, mori il giorno 31 agosto 1915 a Caporetto in seguito a ferite riportate a T olmino.

Partì volontario il giorno prima della dichiara• zione di guerra ali' Austria.

Frequentò questo Istituto Tecnico nell'anno sco• lastico 1914•15 nel primo corso.

Bassi Giovanni Battista

di Giacomo, Tenente di Fanteria, nato a Udine il 15 novembre 1892 .

Ot tenne nel 1910 la licenza in Commercio e Ragioneria presso il nostro Istituto T ecoico. Fu dopo allievo ufficiale nell' 84° Reggimento in Firenze, e prestato servizio quale sottotenente nel 2° Reggi~ mento Fanteria di stanza a Udine, scelta poi la carriera delle armi, compì con esito brillantissimo il corso presso la Scuola di Parma. Nei primi mesi di guerra fu promosso tenente e prossimo a raggiun~ gere il grado di capitano prese parte a sette com~ battimenti. Per I' azione del 19 luglio 1915 gli venne conferita la medaglia di bronzo. I1 24 ottobre 1915 fu colpito a morte sul Podgora, mentre incurante della propria vita osservava il tiro di una batteria avv ers aria .

Sopra la sua tomba i commilitoni collocarono una lapide con la seguente iscrizione: « li 24 ot~ to.in 1915 - nelle trincee d/pri'ma linea di Pocfgora - 1! piomoo nemico toglieva alfa Patria - f' eroico tenente G B. Bassi - R. I. P » .

La suddetta medaglia di bronzo porta la moti~ vazione:

< Offertosi volontari amente a guidare · pattuglie per la distruzione di reticolati mediante il briilamento di tubi espio s ivi, le animò con l'esempio, e _ ben c hè sotto in t enso fuoco nemico pers istè nel suo comp i to fino a che non l'ebbe adempiuto. Durante I' attacco guidò il suo ploto ne sulle posizioni nemiche con esemplare valore». • Podgora, 19 luglio 1915.

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