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LA COPIA E L'ORIGINALE
Il ininistero Nitti non ha ancora debuttato nella sua terza reincarnazione e già suonano lug ubremente le campane da morto. Eccezion fat ta pel Messaggero e per akuni fogli minori senza importanza, Nitti è, i n materia di politica interna, condannato all'unanimità. Le difese degli ufficiosi sono molto imbarazzate. 11 sangue sparso in via Nazionale e - soprattutto -le ignobili persecuzioni ai fuorusciti adriatici han~o creato il vuoto attorno a Nìtti. Lo stesso Seà,lo, che aveva un commento odioso, det tato da quello spirito acid~ di Garzia Cassala, ha sentito il bisogno e il pudore di deplorare i fattacci della polizia nittiana e l'uomo ch e la regge e l'ì~pìra. .
Nitti trova, ancora, dei difensori in materia di ~litica estera, A sentire certi nittianì, egli avrebbe inaugurato la politica della pacificazione e della resurrezione europea. Noi troviamo che queste apologie sono leggermente ridicole. Il fatto è che, colla sua sedicente politica europea , Nitti si è fatto prendere bellamente in giro, mentre la soluzione del problema adriatico è rimandata alle calende jugoslave. Non s i esàgera - per partito preso - dicendo che anche in tema di politica estera N itti è un fallito, Ma i nittiani non si danno per vinti e rico~rono all'arma sup rema 01i combatte Nitti, prepara i] ritorno 'di G iolitti. Ora, noi non abbiamo disarmato contro Giolitti e non intend iamo di disarmare (antro Nitt i Facciamo osse rvar~ ai nostri contradditto ri ch e s i lavora scmpi e per qualcuno. Anch'essi lavorano per Giolitti, sostenendo un uomo e u na politica ·ch e è giolittiana nel peggior senso t radizional e, camorristico della parola. Se giolittismo significa, come significava, vivere alla g iornata , di spedienti, senza ideali, il ministero Nitti è giolittiano per eccellenza.
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C'è poco da scegliere fra la copia Nitti e l'originale Giolitti. D el resto, Nitti è stato sempre un grande amico e ·ammiratore di Giolitti. Ognuno ricorda che nel famoso discorso di Muro Lucano, Nitti giust ificò fa tesi delia neutralità g iolittiana. Né sono dimenticati i biglietti· da visita lasciati da Nitti nell'anticamera di Giolitti, prima e dopo il viaggio in America. L'attuale ministero è giolittiano. Ci sono dentco, e non ai por· tafogli minori, 1'00 Peano, quello cui fu indirizzata la famosa lettera dura nte la nostra neutralità, e l ' on. Falcioni. Due giolittiani p er la p elle.
Ci sono i d1:1e clericali Rodinò e Miche1i, ch e pendono, come tutti i clericali, verso Giolitti. C'è Schanzer, che può essere annoverato fra i giolittian i. Continuando questa indagin_ç, si finirebbe per trovare che quindici su quattordici ministri sono di tendenze, di temperamento o d i idee giolittiane. NessW1a meraviglia se l'impressione generale è che questo è un ministero d'anticamera o di transizione. Si pensa che questo ministero, colle sue avanguardie o pattuglie di punta giolittiane, prepari il ritorno del capintesta di Dronero. Il quale, a mezzo della fida TribHna, ha già lanciato il suo programma, con questi dlle capisaldi fondamentali: ristabi lire il prestigio del Parlamento; risanare la finanza con l'imposta sui patrimoni, previa la nominatività di tutti i titoli. Niente da obiettare su ciò: Cogli attuali d eputati è assai difficile far risorgere il prestigio parlamentare Ma questi due punti non sono Sufficenti per un programma di ricostruzione nazionale
E Ja politica estera? E la politica interna, specie nei confronti dei funzionari dello Stato?
A Roma accade un fenom eno singolare. Gruppi di uomini, che fu . rono gli interve ntisti battaglieri della vigi lia , che f ecero la guerra, che contribuirono alla vittoria e -che la vittoria non intendono svalutare, uomini come Peppino Garibaldi, si adopran? a varare il ministero Giolitti. Lo schifo de lla politica nittiana è giunto in taluni interventisti a tal segno che a Nitti si preferisce Giolitti.
Non sappiamo quello che succederà domani. Ma la nostra opposizione a Nitti si esaspera di più attraverso questa constatazione: è stata la politica nittiana che, giorno per giorno, ha ricreato una popolarità al l'uomo che pareva tramontato per senipre. I veri preparatori del ritorno di Giolitti sono gli uomini e i g iornali che hanno sostenuto Nitti e la sua politica di dedizione all'estero e all'foterno. Comunque, 3.1 disopra di Nitti e di Giolitti, Ja speranza dell'Italia vittoriosa fiammeggia sulle rive del Quarnaro ed ha un nome : D'Annunzio!
Da Il PQp()lo d'Italia, N 127, 28 maggio 1920, VII.
La Montagna E I Topi
Gli avvenimenti delle ultime quarantott'ore ci consigliano a non mu• tare la n ostra linea di condotta.. che è quella di non disarmare né cont ro Nitti, né contro G iol itti, e di attendere l'ulte riore svolgimento d ella situazione, senza le precipitazioni che affannano e compromettono una parte d ell'interventismo romano. Noi ci sentiamo in obbligo d i ripetere ch e Nitti e la sua politica sono detestabili e che senza N itti e nittismo - impe!\'ersanti da dicci mes i -non ci troveremmo, oggi, r idotti a q uesto punto . Il Lazzaro che g rida il 1Jeni fora.s a G iolitti è precisamente Nittì, e gli fan da coro i rinunciatari di tutte le specie. Ripetuto e precisato tutto ciò, noi ci domandiamo se l'intervista concessa da Giolitti al la T1·ib1111a sia q uel monumento di sapienza politica che j soliti turiferari vanno esaltando Jn· questi ultimi tempi la montagna giolittiana era stata siffatt'amente iperbolizzata che aveva finito per assumere le proporzioni dell' Himalaia. Ora da questa gigantesca montagna è 'uscito un topo, due topi. Perc hé, insomma, volere o no, questa oramai famosa intervista g iolittiana è una povera cosa, e, se no n l'avesse data Giolitti, sarebbe passata inosservata, come un articolo çli giornale, Coloro che salutavano in Gio litt i una specie di medico sovrano capace di indicare ed applicare * per far risorgere Ja nazione, sono rimasti amaramente delus i. Il « prestigio del Parlamento» è una frase vuota di senso. La crisi del parl amentarismo -rapp resentanza pol it icaè generale e profonda, e quanto a noi pens iamo che il miglior mezzo per ripristinare il prestigio del Parlamento tradizionale è quello di abolirlo pe r dar luogo a forme più moderne, rea/; e oneste d i rappresen• tanza popolare. E lasciamo impregiudicata la questione se Giolitti sia, per i suoi precedenti ed il suo t emperamento, l'individuo_ più adatto a ristabilire il prestigio delle istituzioni parlame ntari. Quanto al secondo poStulato giolittiano, quello finanziario, Giolitti invoca· provvedimenti universalmente accettati e che, fra l'altro, figurano nel programma fondam entale dei Fasci Italiani di Corr:battimento: confisca dei sopraprofitti di guerra; leva sui patrimoni; tassazione one rosa delle eredità .
Va da sé che noi non siamo - in materia fiscale - scett ici come alcuni econom isti di grido'. Un fatto deve avere, soprattutto, colpito gli zelatori giolittiani che fanno capo a quello strano· dalmatico e fiumano del la sesta giornata che risponde a l nome di Filippo Naldi: l'assoluto mutismo' di Giolitti in materia dì politica estera.' C'è gente, che, sulla sua parola d'onore, d ha assicurato che il programma adriatico dell'on. Giolitti è tale da soddisfare il più intransigente na"zionalista, Può darsi ; tutto è possibile a questo mondo; ma Giolitti, dal momento che si lasciava intervistare, perché non ha d etto niente in tema di politica estera? Se è vero che Giolitti ha posto la sua candidatura alla presidenza del Consiglio, egli deve avere un programma anche in politica estera. Perché non accennarvi, sia pure vagamente?
Questo silenzio di Gjolitti è inqu ietante, soprattutto quando sia messo in rapporto coll'attività dei suoi partigiani, i quali continuano a fare il processo alla guerra e quindi a coloro che l'hanno voluta. In un articolo pubblicato sulla Stampa di ieri, il signor Salvatorelli esce in considerazioni che ci riportano sul terreno della più acerba polemica. Quel signore ha l'aria di negare oggi l'esistenza nel 1914 di un imperialismo teutonico ( e questo è un colmo idiota!), e fa seguire (1Uesta negazione dalle seguenti considerazioni : ·
« Essi - dice lo scrittore della S1ampa - ripetono che la guerra distruttrice, la guerra mondiale combattuta sino in fondo era o~e5saria per salvare l' umanità da "una egemonia teutonica nettamente imperialista ed antidemocrat ica", e che fautore di una simile egemonia era chi alla guerra, all a guerra sino in fondo, non era stato favorC"Yo le. L'Inghilterra, che già prima del 1914, per chiunque 110/esu vedere, era la p otenza egemonica che dominava la vita italiana, oggi è la padrona assoluta delJ' Euro pa continentale e del mondo mediterraneo, da Gibilterra all'India, da Rcval al Golfo Persico. Ess,1 può impe· dire i nostri commerci, fermare le nostre fabbriche e le nostre ferrovi e, alfa. marci, ricattarci col chiedere i mi liardi in oro che le dobbiamo e non possiamo pagarle; e da lei dipendono altresl, in varia misura, i destini di quasi t utto il resto d'Europa, mentre! due terzi d'Africa e un terzo d'Asia costituiscono un ininterrotto dominio britannico»
Anche ammesso che tutto ciò sia vero, res tano da fare le seguenti considerazioni che smontano ia tesi artifiCiosa· della Stampa.
I. Sino a guando l'Inghilterra .rimarrà padrona assoluta deJl' Europa continentale e del mondo mediterraneo?
2. L'Inghilterra dominatrice p11ò ricattarci (da notare quel può); ma quale destino sai:ebbe toccato all'Italia se l'imperialismo tedesco avesse trionfato? Quale indennità avremmo dovuto pagare? Colla Germania e l'Austria ad Ala, a Trieste e a Salon icco, in quale situazione sarebbe venuta a trovarsi l'Jtalia?
3. Dato e non concesso che l'Italia avesse potuto rimanere neu- trale sino alla fine, tanto nel caso di una vittoria del blocco tedesco, come nel caso opposto, la sit~azione dell' Jtalia q uale sarebbe stata?
Avremmo avuto più carbone durante Ja neutralità o dopo o non ne avremmo avuto nemmeno un grammo? La nostra .sudditanza economica non dipende dal fatto guerra, ma da fatti p recedenti la guerra; un'altra politica interna - e la poteva fare Giolitti, ma non la fece - ci avrebbe potuto liberare almeno in parte dalla nostra fam e di carbone e di materie prime. ·
O ra, se coll'avvento di Giolitti i gìolittiani vog liono vedere t rionfare una tesi, quella del 1920, è un conto; ma se invece si ripromettono di vedere, si'a pu re postumamente, trionfare la loro tesi del_ 191 5, . è un altro caso. Nel 1915 i giolittiani furono battuti. Per g overnare nel 1920, bisogna riconoscere l'errore del 1915. Ed è tempo di finirla col far credere che la gu erra sia stata imposta da pochi scalmanati d i piazza. Questa spiegazione è bambinesca. Pochi energ umeni non avrebbero trasci nato un popolo. II popolo si lasciò trascina re p erché u nti va la bontà delJa causa. E i primi interventisti non furonO pescicani o magnaccia, signor Berg eret stampaiolo, ma un gruppo di sin dacalist i, uomini di pensiero, di fede e di ingeg no almeno uguale a quello di tutti i collaboratori ordinari e straordinari della Stampa.
Ognuno assuma in questo momento le sue responsabilità Se G io• littì significa un tentativo di rivincita della fazione che fu battuta da una insurrezione di popolo nel maggio, si voglia o no, sempre radioso (e questo è il tono della campagna giolittiana), non sperino Gio litti e i suoi amici di avere una t regua da noi e meno ancora dai leg ionari, migliaia oggi, ma esercito domani, che a Fiume difendono, contro i parecchisti del . ' 15 e quelli del ' 20, la santità e la g randezza della vit· toria italiana.
Da Il Popolo d' Italia, N . 129, 30 magg io 1920, VII.