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LA NUOVA BABELE

I socialisti ufficiali italia~i si agitano - è il loro mestiere! - _contro l'invio di materiale bellico alla Polonia in guerra contro la Russia. Le cronache sono piene di « fermi » di treni e di piroscafi; tutti i « colli » diretti all'estero sono sospettati, anche se contengono dei vasi da n otte, fabbricati a Caltagirone, patria, per chi non lo sapesse, di Arturo Velia. Difatti, volendo spingere le cose all'estremo de!Ja logica, bisognerebbe" sospendere qualsiasi esportazione, perché tutto può servire ad usi Dellici: dalle mitrag liatrici alla carta da scrivere; e, se non direttamente, tu tto, per vie t raverse, può giungere a Varsavi.a.

Diciamo subito e lo facciamo stampare io grassetto, perché non ci sorride la prospettiva di passare - ahimè ancora una volta! - per « venduti allo straniero», che, secondo noi, l 'Italia deve rimanere rigidamente r,e~tràle r,el conflitto ruuo-polacco:

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1. perché l'avanzata in Ucraina sembra ispirata da motivi d'imperialismo territoriale;

2. perché la guerra all'esterno finisce per consolidare all'interno della Russia il bolscevismo e la demagogia bolscevica in tutto il mondo;

3, perché vaste zone d ella popolazione ucraina sono ostili ·alla << liberazione» da parte dei polacchi.

Per tutte queste ragioni, l'Italia deve mantenersi estranea al conflitto o agire per condurlo ad una rapida soddisfacente composizione.

Detto ciò, quale dovrebbe essere l'atteggiamento deì socialisti polacchi ?

Se, ad esempio, l'opposizione alla guerra polacca da parte dei sociaJisti italiani ha una intensità di· dieci, quella dei polacchi, direttamente interessiiti, dovrebbe essere dì mille. Se, continuiamo nelJ'esempio, in Italia si fermano i treni e i piroscafi, in Polonia ci dovrebbe essere, da parte dei socialisti, almeno l'insurrezione contro la . guerra. Niente di tutto ciò. In Polonia il Partito Socialista è favorevole alla guerra. Non è vero, come dice una dichiarazione del spcialismo francese, che la :Polonia sia feudale. Storie. .B più feudale la Francia!

Presidente della Repubblica Polacca è P ilsuldski, fondatore del Partito Socialista PoJaccoj e, in materia sociale, la Polonia ha risolto il problema d ella terra, assegnandola a chi la lavora. La Polonia è una re- pubblica socialista o quasi. Fatto è che i socialisti polacch~ sono favorevoli a lla guerra contro . la Russia. Non si tratta di « rinnegat~ » isolati, ma del Partito.

Il LworaJqre, q uotidiano socia li sta di Trieste, pubblica alcune notizie interessanti circa l' atteggiamento dei socialisti polacchi.

« Il Na przod (À vanti.f) del 14 maggio pubblica il testo di un "telegramma che il LJlbo,tr PrzrtJ ha d iretto al Partito Socialista Polacco:

«" Il L1bo11r Pnrl y è inquietato dalle notizie dei giornali secondo le quali il Partito Socialista Polacco appoggia !"attuale offensiva polacca contro la Russia.

MIDDLETON".

« Il capo del P . S. P., Daszynsk i, a nome del Comitato ttntrale, ha risposto telegraficamente:

«" Vi preghiamo <li leggere i giornali del nost ro Partito e<l i d ocwnenti che vi sono pubblicati a favore della causa della pace. N oi propugnamo l'indipendenza dell' Ucraina e la poniamo come condizione per le trattative di ~ace " » .

Il corrispondente d el lavtJt'atore traccia un profilo del Daszynsk i, dal q uale risulta che costui è stato ed è un ferocissimo guerrafondaio, che vuole la guerra in permanenza, contro russi, boemi, ucra ini. Nessun dubbio in materia, ma è straflo che un uomo di tal calibro sia niente po' po' di meno che il presidente del fàrtito Socialista Polacco. Sempre secondo Il Lavo ratore, quotidiano socialista di Trieste, i giornali socialisti polacchi sono tutti uno squillo di guerra.

« li R.obolnik (/..411or.rlort), organo centra le del Partito Socialista Polacco a Varsavia, finora, non ha scritto neppure una parola contro l'offensiva polacca; airopposto, esso ha dichiarato che si. tratta di una campagna necessaria, perché la Polonia vuol salvare .. l'indipendenza della nazione ucraina" . In un altro uticolo, però, lo stesso giornale ha avuto cura di dire che questa indipendt"Oza è bensì de-siderata da certi circoli politici della n a:r.ione ucraina, ma che le grandi masse dei. contadini vedono con preoccupazione e con diffidenza l'invasione po· lacca. I circoli politici ai q uali accenna il R obotnik si riducono all'avventu riero politico Petljura e ad una ventina di suoi amici .... a Varsavia. Le masse dei contadini, invece, che vedo no con diffidenza l'invasione polacca, costiluiscono il settantacinque per cento di tutta la popolazione ucraina, la quale sa che, assieme ai "liberatori" polacchi, verranno in paese i latifondisti polacchi, che ritoglie• ranno loro i terreni espropriati. ·

« Ancora più chiara è l'attitudine favorevole alla guerra del già citato Nap rzod, organo centrale di Cracovia del Partito Socia.lista Galiziano

« Anche il N'1t,,zod scrisse in passa.lo a favore della pace colla Russia, ma solo affinché le truppe polacche pote-ssero c·ssere mandate cont ro la Germania· per ··liberare " la Slesia superiore. In un articolo (Ki ,ff o T,uh,11), ·comparso il 10 maggio, il Naprzod si ri volge .all'Intesa e p articolarmente alla Francia, dicendo che si dovrebbe concedere, .in compenso per Ja conqui sta di Kieff, la città di T<"sch<'n a lla Polonia, addimostratasi, nella lotta contro i bolscevichi, come il più valido sostegno della società occidentale, assicurando che in 1ico. noscerua i polacchi saranno i più fidi alleati dell'lntesa ne lla lotta comune contro i bolscevichi.

« N on passa giorno in cu.i ìl Na prz od n on l evi a l cielo la genialità dei generali polacchi, l'eroismo dei gen erali polacchi. In u n articolo (intitolato Ki,ff) del 14 maggio, questo bel giornale socialista, preso da sentimentalismo sang uinario, scriveva : "E siccome siamo in primavera, le donne di Kieff dovranno spargere fior i al passaggio dei valorosi posnani " . Notate che i soldati posnani sono gli ex-prussiani d elJa Posnania, temuti ed odiati: dagli ucraini p er gli atti di ferocia da essi comm~i l'anno scorso nella Galizia orientale

« Nel Parlamento polacco, il sociali_sta Liebermann ha votato la fiducia al ministero. Ebbene, non è caratteristico il fatto che la stampa·socialista polacca ha sottaci uto ai suoi lettori quel voto, mentre esso è menzionato n ella borghese Nowa Refo rm1t di Cracovia del 14 maggio?

« I " socialisti " polacchi no n sono sazi di sangue: vogliono ,·edem e scorrere anche in occidente, Quind i D aszynski, fra gli applausi di lutti i p artiti borghesi, ha già minacciato una guerra ai tedeschi e particolarmente ag li czechi. L'organo dei socialisti p o lacchi nel territorio del plebiscito di 1'eschai, Rob oJnik. Slatki, continua ad insulta.re i czechi con i p eggiori epiteti ; ed eccita g li operai polacchi a viofenze contro g li opera.i czechi. Questo giornale è cosl pieno di vo lgarità che a ripeterle vi farei venire la nausea Per questa ,·o lta bast a i>.

E diciamo basta anche noi: Soltanto rèsta stabilito che i· socialisti italiani,_ impedendo ogni rifornime nto alla Polonia, giovano ai bolscevichi russi, ma danneggiano i socia listi polacchi.

Posti d inna·nzi a questa constatazione di fatto, i nostri puss ìsti gr ideranno che il Partito Socialista Polacco ... non è socialista. Ma alla stessa stregua i socialisti polacchi p otrebbero contestare a quelli ita· liani il diritto di chiamarsi socialisti . « La verità. socia lista è con noi! », g ridano gli ·uni a Varsavia. « Fa lso ! La verità sociali sta è dall a nostra · parte!», ~ibattono g li altri a Milano. , C'è, n ell'un iverso, un supersocìalista é'h e possa giudica re _ e mandare ? Sceve rare i reprobi dai virtuos i ? G li autentici dai contraffatt i ? M a che cosà è la verità in genere e la ver ità socialist a in ispecie? Tutte domande legittima te dal contegno dei socialisti polacchi e da quello d ei socialisti ita lia ni.

Il Volo

Un nastro di seta tricolore mette in festa il mondo anche al cospetto dell'infinito; l'un capo del nastro è stato trattenuto in mano ferma da due volatori italiani attraverso l'Arabia, l'India, la Cina, sui bordi dell'Oceano Pacifico: ed è stato ieri legato strettamente intorno al palo dì bronzo della vittoria che salutava l'Italia da Tokio.

Un brivido di luce tricolore rimane, come una parabola d i un ra zzo ; attraverso il cielo, segnala all'infinito il valore d'Italia, chiudendo il mondo in un cerchio italiano, confondendosi e ricongiungendoci al solco di Colombo.

Un volo al di là delle stelle, verso l'Oriente, solleverà le fronti prone delle moltitudini intese a imbestialire nelie contese dei propri scambi e nella g rigia e sorda uniformità delle proprie aspirazioni ch e impantana e sommerge la forza dell'individuo, per guardare al mira· colo di due u omini soli, validi e giovani, fascisti di ·vento e di luce, che strappano al sacrilegio quotidiano i propri cuori di combattenti e di italiani, ·e perpetuano la vittoria vilipesa, conta.minata· e sbertucciata nelle pia..z2e, Masiero e Ferr?- rin sono partiti da Oslka il giorno 30 maggio 1920 alle 10. Masiero arrivato a Tokio alle ore 13 ,30 ; Fe rra rin all e ore 14,30.

Dalla capitale del mondo 1a volata superba è part ita ad una nuova conquista del mondo per le sue vie più di ffici li , e segna il principio di un nuovo evo , con cifre e con nomi ital iani.

Inasp ettatamente, dal clamore baSso del -popolo, che s'arruffa nel buio delle sue taverne, è partito il volo lirico del più grande poema moderno. E· questo poema è ancora nostro, è ancora italiano, oasce miracolosamente come fa Commedia Divina, tra l'ansimare delle contese · guelfe e ghibelline, e a l di sopra di tutto e di tutti, padrone cos) delJ o spazio come del tempo, limp ido e acceso come l'aria di tutte Je aurore.

11 rombo che c'è nel nostro tu~ulto festante e glorioso è il rombo di quei motori; e lo stupore v:ivido di tutti quegli occhi obl iqui ch e han no guatato n ei cieli di Tokio le nuove aquile romane scendere ro· teando, non rapaci, ma f estose, Hlwnina la nostra ind imenticabile a urora .

Un n astro tricolore , buttato per il cielo come u n razzo dì trincea, è scoccato dalle solide e f erme mani di due combattenti ed è caduto nel cuore d i Tokio.

Abbi amo portato oltre il valo re d ell a nostra vittor ia; l' abbiamo veduta rinascere d'un tratto, quando più pareva sommersa e Jimenticata, con un impeto lirico che non s i spegnerà mai p iù.

M asiero e Ferrarin, con le ali italiane del Carso e del Piave, sono calati roteando su Tokio !

Da Il Popolo d'Italiff, N 131, 2 g iugno 1920, VII (-I--, 66),

NON li LA GUERRA !

Glì scandal i delle terre ljberate, e noi siamo stati fra i primi ad occupa rcene ( ch iediamo, naturalrpente, che la più severa giust izia sia fatta), offrono motivo all'o rgano quotidiano del Pus per diffamare an· cara una volta la guerra o, per intenderci, la g uerra nazionale. Tutto quello che accade o non accade, vien rigettato sulla guerra. Un ladro ruba: è la guerra! Un assassino uccide: è la guerra! Un pazzo va al manicomio: è la guerra! Ma domandiamo· ai pussisti: i ladri sono sorti soltanto e durante la guerra? Non si rubava anche pr ima? Non ci sono stati scandali colossali - in tutte le nazioni - ancor prima del fatale agosto 1914? Era la pace, allora? Questo ridu rre il fatto gue rra - grandioso e terribile - alle ruberie di Castelfranco Veneto è bambinesco e cretino. la guerra non è soltanto Cirmeni e Pironti, e qual· che altro farabutto del genere, come vogliono far credere nella loro diffamazione e speculazione i socialisti; la guerra ha altri nomi, che si chiamano Battisti e Sauro e Toti e Corridoni e mille altri - vecchi e adolescenti - che sono corsi al sacrificio con maravigliosa purità di fede,. benedicendola nella vita e nella morte. Come tutti i g randi fe~ nomeni della natura, la guerra mette alla prova g li uòmini; li denuda nelle loro qualità fondamentali; divide i deboli dai forti; quelli ch e res istono da quelli che cedono; quelli ·che riempiono il sacco da quelli che muoiono; gli eroi dai disertori.

I catàclismì della natura provocano la stessa cernita: non c'era la guerra all'indoman i del terremoto di M essina, ma ci furono i lad ri ripugnanti che si diedero al saccheggio delle case ed alla depredazione dei morti. L'Avanti! avrebbe stampato:« :i:. il terremoto! ».

Nella guerra come nella rivoluzione, non· tutto è bello e n obi le. Accanto a coloro che muoiono suUe barricate, innamorati di un' idea, ci sono quelli delle retrovie, che aspettano - -con sapiente prudenzadi spartire il bottino della sesta giornata. Anche la rivoluzione come la guerra ha i .suoi speculatori, i suoi p"escicani, coloro che ci vedono J'affare. [n Russia i membri dei Sovièts commettono quotidianamente furti e truffe d'ogni genere. A pagina 67 del libro di Slonim si legge che « Lenin ha dovuto confessare che troppa canaglia è penetrata n ei

S0 vièt1 e che molti delinquenti, approfittando della situazione, seppero salire ad alti posti e mettere la mano sulle casse dello Stato ».

Nella Pravda di Mosca ecco in qual modo viene descritta la vita dei commissari del Sovièt di T saritsì ne:

« I commissari andavano per tutto il distretto in vetture sontuose a tre e sci cavalli. Un'infinità di aiutanti, una scorta numerosa, molti bauli . Atteggiamenti da governatori, insulti, offeSt', bestemmie, e bastonate contro il popolo lavo ratore. E po; 11no spe,pe'ro del d enaro del popolo, In certe case di malaffare, i commissari spendevano somme m ormi a bere ed a giocare ».

Questa documentazione del << pescecanismo >> bolscevico potrebbe conti nuare, ma non è necessario. Noi, davanti agli sperperi e alle malversazioni dei·commissari sovietisti del distretto di Tsaritsine, ci guardiamo bene dal dire: è la rivoluzione! Ma questa specie di « probità intellettuale» è' totalmente sconosciuta ai socialisti, quando, davanti agli scandali di Castelfranco, Veneto, sentenziano balordamente: è la guerra!

Infine i ~ocialisti ufficiali· italian i hanno meno di chiunque diritto d i lagnarsi della guerra e di impreca re alla guerra. Che cosa pretendevano? E che cosa pretendono? La· guerra, che ha, per ammissione stessa dell'Avanti/, trasfor~atò grandi cose, ha portato formidabili vanlaggi al Partito. I socialisti italiani erano poveri; adesso sono ricchi a milioni. 11 Partito aveva quarantamila iscritti ; ne ha oggi centocinquantamila. I deputati da cinquantadue sono sal iti a centocinquantasei; i voti da un milione sono saliti quasi a due Centinaia e migliaia di socialisti si sono arricchiti durante Ja guerra. Il Gruppo parlamentare socialista è pieno di milionari. Attraverso una corrispondenza di Umanilà Nova , siamo venuti a sapere ch e anche l'on. Targetti è un miliona rio, che fa compagnia agli altri numerosi milionari d ello stato maggiore socialista.

:B. un fatto innegabi le ch e si no ad oggi gli unici, i veri, i grassi profittatori _ materiali e morali della guerra sono stati i socialisti ufficiali italiani. E come 1a I}lassima parte dei nuovi ricchi, anche i socialist i ital ian i mancano di stile e _di pudore!

Da J/ Popofo d'llalid, N. 132, 3 giugno 1920, VII.

Il Corriet·e della Sera, giornale europeo a tendenze nettamente, oramai, bolsceviche, attraversa, fra le molte crisi, anch e una crisi d'ordin e mora le, che lo ha gettato nella più profonda· costernazione. Nel suo numero di ieri ha dovuto constatare che « il nazionalismo è di nuovo in piena». Evidente mente non giova dare certe ò.ot izie e cest in arne altre; non giova ridurre a dieci righe di cronaca insulsa il comizio affo llatiss imo del « Lirico »; non giova ignorare completamente o quasi, come è stato fatto precisamente dal Corriere, l'adunata nazionale dei Fasci dì Combattimento: ad un dato momento si è « forzati » a riconoscere - perché la realtà è la r ealtà e g li struzzi, a nch e quando si nascondono, la documentano - che il nazionalismo è di nuovo in piena. Siete pregati anzitutto di ammi ra re_ l'abilità lojolesca colla quale è presentata la nuova realtà della vita italiana: si parlà di nazionalismo, all'intento di identificare il vasto movimento nazionale con un determinato Partito politico, mentre invece il Partito Nazionalista non è che una unità nl:lla collettività. Quel che ·più angoscia il Corriere, che parla di «recidiva», è il fatto che quest'anno la ripresa degli elementi nazionali non è stata provocata da atteggiame nti clamorosi, come avvenne l'anno scorso all 'epoca dei raid! diplomatici Roma-Parigi e viceversa. In questo periodo di tempo abbiamò assistito a questo vario ord ine di fenomeni: l'avvento al potere di un uomo che ha mortificato in ogni senso la dignità nazionale e osteggiato gli elementi interventisti; una grande vittoria elettorale dei due Partiti favorevoli alla neutral ità e la campagna schifosa dei rinunciatari 4i tutte le specie. L'interventismo non rinunciatario, a quest'ora doveva essere ben morto e discretamente putrefatto, mentre invece sembra tanto vivo da gettare neJle più nere gramaglie . gli « esperti » di politica estera del CtJrriere della Sera

Prima sconfitta del Corriere Seconda disfatta: il fallimento sempre più pietoso delle trattative adri;i.tiche dirette e indirette. Si capisce: chi mostra di volere la pace a qualunque costo non avrà la pace mai , specialmente nei confronti dei si8nori jugoslavi.

N ella chiacchierata del Cordere è sottaciuto un fatto: lo ricordiamo noi . Voi dite che è imposs ibile applicare il patto di Londra? -~ falso. Falsissimo. .All'epoca degli ultimatum del gennaio e febbraio - si ~rat- t:tva proprio di indecenti burlette? - gli Alleati riconobbero che, ove gli jugoslavi non avessero accettato il compromesso loyd-georgiano, l'Italia avrebbe potuto applicare il patto di Londra. :E inutile ricordare come Trumbié e soci prendessero bellamente in g iro g li 11ltima111m e coloro che li Janciavano. Quel capitolo della nostra recente storia diplomatica è tale da coprirci di ridicolo e di vergogna. Non riprendiamo la polemica sull'antitesi Fiume-patto di Londra, antitesi che non esiste, né stando alla lettera del trattato, né basandosi sulla realtà ddle cose. E questo è stato dimostrato miJle volte.

Ma domandiamo piuttosto ai signori del Corrie re: se non si è con- ' elusa la pace adriatica, di chi la colpa? La cosiddetta diplomazia italiana si è negli interminabili convegni dimostrata proclive ad ogni genere di rinunce. L'ultimo compromesso - quello che mutila J"Istria, rinu ncia a tutta la .Dalmazia e aU'arcipelago e non salva FiUme - è semplicemente mostruoso. Eppure gli jugçslavi lo hanno respinto. Perché la verità è questa e ar Corriere lo sanno: che gli. jugoslavi sono intransigentissimi. Non sono Zara o Fiume che rivendicano, ma Trieste, ma Gorizia, ma Cividale, ~a Udine! Dal Tagliamento al Vardar: questa è la formula dcJl'insaziabile imperialismo di Belgrado. Per cui , se si ,,uole la pace a qualunque costo, come la vogliono i neo-bolscevichi del Con-iere (la pace a qualunque costo! fu la formula bolscevica a Brest-Lito.vsk), bisogna dare agli jugoslavl. l:t linea dell'Isonzo, e, se brontoleranno, anche quella del P iave. Ora è un fatto innegabile che Ia campagna rinunciataria, inscenata dal Corriere e perpetrata per mesi e mesi, ha forlificato enormemente l'intransigenza irriducibile degli jugoslavi, i quali, siamo sinceri, come- non dovrebbero essere intrans igenti e prenderci in g iro, quando, olt re che da Wilson e da Millerand o Lloyd George, sono cosi paternamente incoraggiati dagli italiani del Corriere?

L'ultima disfatta che att ende il g iornale di via Solferino è l' assai probabile avvento al potere di Giovanni Giolitti. L'aberra2io ne a cui è giunto ~uel giornale è tale che deplora, di fronte al problema adriatico, l'indifferentismo del proletariato italiano. Ma cosa pretendono aJ Corriere? Che il proletariato ita liano faccia uno, sciopero generale con relativo sterminio degli interventisti, che non si vergognano di essere stati t:ili, semplicemente per imporre all'Italia la pace di .Trumbié e di Nitti, per cavare dal focherello rinunciatario 1a castagna jugoslava? li ritorno di Giolitti spaventa quelli del Corriere; noi, no. Perché noi non siamo « per aria >> come il giornale europeo, il quale ha puntato tutto sul neut rali sta e disfattista Nitti.

Con Giolitti o senza Giolitti, noi, ripetiamolo perché è necessario, non siamo « per aria», ma siamo poggiati solidamente su l terreno del

Quarnaro. là sono le nostre forze e le nostre riserve. t inutile che la diplomazia tessa faticosamente le sue tele di rag no e che il C orriere si distenda in lamentazioni f~mmin esche: l'arbitro della situazione non è oggi Nitti e non sarà domani Giolitti. L'arbitro assoluto della situazione adriatica è D'Annun zio. Questa la grande e i;randiosa realtà . Un" soluzione di comprome sso del problema adriatico mm passerà se D'Amumzi.o vi oppm-,à il suo veto; sarà accetlato, se D' Anmmzio l'accetterà, Intanto il fi ume nazionale che pareva isterilito è nuovamente in piena

MUSSOLINI

Da Il Popolo d' Italia, N . 13 ), 6 giugno 1920, VII.

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