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IL PROBLEMA DEL VENETO
Al di là, ed anche al di qua del Piave, le provincie dt;l Veneto attravecsano un periodo di crisi acuta, d'ordine mateé_le e morale. I fatti sono noti. Lo scandalo di Castelfranco Veneto è scoppiato come l' indice rivelatore di una situazione, che si sintetizza in queste constatazioni non confutabili: stato di miseria generale, aggravato dalla · disoccupa.iione, specialmente n el Friuli e nella Carnia; niente o quasi ·niente d i fatto nella ricostmzione delle t erre liberate; e - finalmente - incompetenza di buroc rati e miserie su larga scala e in g rande stile. Bisogna riconoscere che c'è quanto basta per esasperare una popolazione, anche se ha· fama di essere paziente come quella del Veneto. Le pOpolazioni del Veneto hanno pienamente ragione ed hanno il diritto d i porre il loro· problema davanti alla coscienza nazionale. 1L Veneto è stato duramente provato dalla guerra. Chi ha visto Treviso e molti altri pa esi e città all'indomani deJl'armìstizio ne ha un'idea. Tutta la zona dell' Isonzo, a un anno data dall'armistizio, non offriva ancora alcun segno, sia pure lieve, di rinascita. Ovunque macerie. Anche le città non toccate dall'invasione, come Padova, Venezia, Vicenza, hanno sofferto dann i ingentissimi. Il te rritorio fra il Piave e l'Isonzo è stato il campo , di battaglia della guerra italo.aust riaca . E opportuno inoltre ricordare che gli alpin i delle Alpi Venete hanno - in .particolare - dato un prezioso contributo di sangue e di eroismi alla vittoria. Scacciati gli invasori austro-tedeschi, il Veneto ha dovuto subire un'alt r a invasione: quella dei burocratici di Roma, che h anno accumulato rovine sulle ro· v in e. Per diciotto mesi il Veneto ha pazientato o ha manifestato il suo malcontento con movimenti d' indole locale, che avevano la virtù di «sorprendere-» il resto degl~ italiani, ignari e lontani; finalmente, i recenti moti d'insieme, per territorio è per classi, hanno voluto dire che la misura era colma e che s'imponeva una soluzione al problema. Jl giornale che è stato la bandiera del movimento, La Riscoua, e alla cui campagna pro-Veneto pienamente consentiamo, salvo certe a ff ermazioni d'ordine massimalistico, ha già ottenuto vari importanti risul tat i, e cioè: ·
1. è. resa obbligatoria la pubblicità dell e denunce <lei danni di guerra;
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2. finanziam ento graduale, ma prestabilito dalla legge sui danni di guerra, mediante un prestito di pross ima emissione ;
3. trasformazione del cosiddetto « ininisterino » di Treviso, mediante l'allargamento delle competenze locali;
4. inchlesta ·a fondo sulla gestione ministeriale, sottoministerial e, burocratica, tecnica ed amministrativa del dicastero e « dicasteri no » delle Terre Liberate ;
5. finanziamento g raduale e progressivo dei Consorzi zootecnici per il ~ipopolamento equino e bovino delle nost re campagne. Sono i primi accenni alla soluzione del problema del Veneto . e noi Ii notiamo con viva soddisfazione, perché ci sentiamo solidali col movimento. Ma, g iunti a q~esto ·punto, rivendichiamo -il diritto d i dichiarare che la causa del Veneto - giusta e santa - non dev'essere guastata da grottesche c-sagcrazioni. A questo s enere di pessima lette• ratu ra appartiene un articolo che ci viene segnalato da Vicen za e nel quale, a g uisa di conclusione, si tenta il r icatto r idico lo del separatismo:
« Si vorrà - tuona un ignoto sull a Provitu ia di V ire-nza - da Roma tentare le sorti dell'unità, cominciand o a darci quella effettiva libertà regionale, cbe solo può fard recede re da ll'id~ separatista? G auguriamo che così sia. Ma in ogni modo si ·pag hi prima un debito che si ha verso di noi. Libertà chiedevamo e libertà avremo; denari chiedevamò e se non ce li danno penserffll o a p rea·· derceli!
« Attenta Roma!... • .
Queste sono scemp iaggini e fanno un male enorme alla causa d el Veneto. Non è agitando il / 0 1 11011 R om da Vicenza che si conciliano alla causa del Veneto le simpati e degli itali ani. Lanciare la parola « separati smo )) q uando altre g enti venete abitanti all' opposta sponda dell'Adriatico lottano e soffrono per ricong iungers i con Roma, equivale a commettere una malvagi a azione. Un con to è la burocrazia, che non è soltanto romana, ma che ha - anche - il suo contingente di veneti , e un conto è l'Italia. Ci sono delle regioni in Italia _che attendonò da cinquant'anni la soluiion e del loro problema; ci sono ·delle regi oni in Italia che da mezzo secolo chiedono invano strade e ferro vie e scuole e ospedali e luce e acqua. Né si dica che, essendo lontane dal teatro della guerra, che fu il Veneto, queste regioni non abbfano sentit o la guerra. L'hanno « sentita » n eUa maniera più viva e più sacra: col numero altissimo dei loro morti. Nqn bisogna dimenticare il sacrificio di sangue che st:.lle terre ·del Veneto e per liberare il Veneto fu dato g enerosamente d a sardi, siciliani, calabresi e pugliesi. Se tutto ciò fosse ricordato, certe stddule voci separatiste non si farebbero sentire e ce rt i luoghi comuni anti-roma.ni, residui deUa letteratura pap iniana d i u n tempo, passerebbero al loro posto naturale, che è il cestino. E non crediamo sia necessario dimostrare l'assurdità della tesi separatista dal punto di vista economico, perché le tendenze dell'economia contemporanea non lasciano dubbi circa la vitalità delle economie in formato minore. Per concludere, procurino i veneti di non forzare la nota; di non turbare, con spropositi di forma, la coscienza nazionale, già in ansie per molte altre questioni; di non pregiudicare, insomma, la loro causa, che, essendo giusta, dev'essere e sarà sposata da tutta quanta la nazione.
MU SSOLINI
Nitti è cad uto Questa la notizia che sarà accolta con in6nita sodd isfazione dalla quasi totalità degli italiani. Soddisfazione che si accresce, al pensiero che la caduta è irreparabile, senza speranza di resurrezione.
Non avremo la vergogna di un quarto ministero N itti, anche se ciò dispi acerà moltissimo agli ultimi residui del rinunciata.risma p iù o meno europeo.
Nitti è caduto nel modo più ig nominioso che si possa im mag inare : non affrontando la tempesta ch'egli coscientemente o incoscientemente . aveva scatenato. Che ci sia sotto un trucco Nitti-Mod igliani? Valgono a g iustificare l'interrogativo dubitoso questi precedenti. 1l decreto- legge sul pane è stato lanciato di sorpresa alla vigilia della r iap ertu ra della Camera. Grande; nonché si~nulata, emozione fra. ì cattivi pastori del socialismo. Il decreto si metamorfosa in un progetto di legge, ma nelle ventiquatt ro: ore successive si trasforma ancora in decreto-legge con la firma del re e la p ubblicazione sulla Gazzet/a Ufficia/e. Contorcimenti degli ufficiosi che annunciano come e qua.lmente il decrcto.leggc ·sarà discusso.
Finalmente ieri, questa specie di aborto mezzo legislat ivo, mezzo burocratico, viene ri tirato per sempre dalla circolazione.
Ma intanto l'immondo Cagoia, dandosi alla latitanza prima del tempo , ottiene questo du plice scopo:
1. evita di cadere su una questione d i politica estera;
2. fa il gioco dei suoi amici socialisti, i quali, per bocca d eH'on. Modigliani , menano vanto di avere accoppato il ministero e si rinverginano la loro_ un po' scossa popolarità, apparendo alle masse elct· torali come i -salvato ri del pane proletario, nonché quotidiano.
Bisogna insistere su questo punto. Le vicende di questi ultimi mesi avevano di molto attenuato gli entusiasmi delle masse per l'azione po· litica e parlam~ntare del Partito Socialista Ufficiale. Ci voleva un fat to clamoroso per dimost rare che i socialisti -i quindicimila - sono sempre fieri campioni dei d iritto p roletario e che al Parlamento non ci sono andati soltanto per g raziosamente triplicare la loro indennità.
Cagoia, col suo improvviso, idiota, ass urdo decreto-enigma sul pane ha voluto rendere un ultimo servizio ai « suoi » cari socialisti. .
A prescindere da questo aspetto dctla situazione politica, quale vasto panorama di rovine si stende ·dinnanzi ai nostri occhi e tutte accumu· late dall'uomo nefasto, precipitato· finalmente dal potere indegrlamente tenuto per ben undici mesi!
In Tripo1itania e Cirenaica, malgrado certo statuto conceSso or norl è molto agli ara@; siamo ridotti alla spiaggia. Gli albanesi ci r icompensano attaccando Valona. Gh Alleati ci fanno Ja ··forca e l'elemento tedesco nell'Alto Adige tratta l'Ita lia dall'alto in basso. Quanto a F iume e al resto, siamo sempre in .... Alto Adriatico.
All'interno, situazione enormemente peggiorata. Crisi, anzi abdica· zione dell'autorità statale; non un principio di soluzione ai prob lemi fondamentali, che sono : il caro-viveri, la mancanza di case e lo svalu. tamento della lira, invenzioni di complott i, dedizione a ch i più grida, opposizione agli elementi nazional i giunta sino a l massacro, scandali e ruberie in alto e in basso, aggravamento della crisi morale.
Questo il bilancio di governo· del nefasto Nitti. I socialisti, che lo hanno sempre larvatamente e apertamente appoggiato, non hanno il diritto di cantare vittoria. Quanto ai «popolaci», essi perdono, nella rovina nittiana, molta della loro reputaz ione e del loro prestigio. Il fatto che non si può negare è questo: il primo ministero combinato in Italia colla partecipazione ufficiale del nuovo Partito Popolare, è morto ancora prima di nascere.
Il Pipi ha dimostrato di essere a ncora un povero e infelice appren· dista in materia di lotte politiche. Basta ricordare che il Partito Popola re ha precipitato la crisi; che non h a osato assumere il potere col suo lt-ttder, che è l'on. Meda; che non ha osato, dando esempio di vera pusillanimità morale, coilaborare col Bonomi per via del fatto guerra; e che, infine, ha dato due modeste comparse - come un notaio e un pompiere - alla terza incarnazione N itti.
Queste Ie recentj vicende del Pipi.
Volere o no, il Partito Pppolare si è fatto far fesso, pe[ dirla in gergo, ed esèe malamente compromesso, specie nei confronti del P art ito concorrente, che è qu.eIIo Socialista Ufficiale.
Questi gli elementi essenziali che si p resentano a un primo rapido esame della situazione.
Quanto alla soluzione, ci piace riportare l'ordi ne del giorno vo· tato alla recente adunata dei Fasci d i Combattimento, nel .quale, « constatata di fronte alle ri valità e alla concorrenza delle <lue demagogie, - la rossa e la nera - l'impossibilità del funzionamento norma le e ricostruttivo del Parlamento e la pacificazione del paese, s'invitano i fascis ti ad agita ce la necessità dello scioglimento della Camer a e a p repa ra re an imi e mezzi p~r u na n uova consultazione dd popolo italiano».
E evidente che co ll'attuale Camera n on c'è mezzo di governa re. Presto o tardi, bisogna riportare la cr isi da l Parla mento al Paese .
Mussolin I
Da il Pop olo d'Italia, N . 138, 10: g iugno 19 20, VII.