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UN «REAZION ARIO»

Rinaldo Rigola

Roma, 16.

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L'on. Rinaldo Rigola, già segretario generale della Confederazione del L1Yoro, scrive sullo sciopero di .Milano questo articolo.

o: Tutti convengono n el riconoscere che vi è sproporzi one tra lo sciopero cronico dei pubbli ci servizi e le cause d a cui è orig inato. G li stessi attori sono convinti di ciò Eppure sembra che non vi sia più forza d i inibiz.ione negli uomini e che tutti corrano verso l' ignoto, come sospint i da un fa to cui non si possa resistere

« Prendiamo Io sciopero f erroviario di Mi lano. La causa è nota I fr rrovieri milanesi ha nno voluto rendersi solida.Ji co i compag ni di Cremona e portare nella vertenza il p eso dd loro sciopero Ora, finché questa tattica viene applicata a ll' industria privata, il danno generale può essere grande, ma non irrepara bi le. Trattandosi di pubblico scr Vi2io cosl indispensabile, chi ne sopporta le conseguenze è la cittadinanu e più :tncon la parte meno facoltosa della cittadina nu stessa. · t< lo mi d ispenso dall'obbligo d i fa re le solite recriminazioni contro i Governi. I G ove rni h anno certamente de i to rt i imperdonabili, ma sarebbe vano far ris:ilire a questi soli la responsabilìtà de l generale smarrimento. t< Cè s tata la guerra, grande iattura in verità, poiché ha ridotto i popoli alla miseria. M a forse questo un motivo perché ì lavoratori si faccian o nemici di se stessi e aggravino sempre più le loro g ià mh ere condizioni? Si riflet1:1 che noi noo abbiamo a ncora toccato il fondo d ell' ab isso. Il peggio per la classe o~r:aia potrà venire quando la domanda di consumo sani mo:-no g rande di gue-1 che oggi non sia, anche senza atte ndere la ctisi d i sovrap roduzione. O ispttdere le forze de l lavoro in queste condizioni è preparare la r ovina del prolctarfa to insieme a quella della borghesia. ·

« Cosl non la può durare Lo dicono tu tti, conservatori e rivoluzionar i Meglio cento volte sopportare un cataclisma sociale, piuttosto che sopportare le t ormentose ansie di un lento e prog ressiv o disfacimento delle pi ù supe rbe conq uiste della civilt:i..

4 La r ivolu zione non è che la sostituzione di un nuovo o rdine nell'ord ine esistente. Essa suppone una mente direttiva ed un a preformata volontl nelreser• cito ri voluzion ario d i realizzare un dato disegno. M a gui cosa abbiamo? Cerca e cerca, in fondo non c'è nulla. Ossia c'è de ll'esasperazione, dd ma lcontento sp:1· smodico, fo rse una indefin ita e indefinibile aspi razione ad un rivolg imento, senza che tutto ciò si colori di un programma. I: i l peggio che possa toccare a u n paese.

Non dobbiamo dimenticare che la salve zza è in noi, specie quando i G overni falliscono alla prova. Orsù, cosa d obbiamo fare?

« Io sono quindi sempre del parere che non convenga ii.busuc d ello sciopero economico. Non conviene quando lo sciopero è fatto contro il privato i mprendi1ore e conviene assai meno quando è rivolto contro un pubblico servizio di primissima necessità. N on c'è dubbio che lo sciopero · ferroviario che co lpisce in questo rnomen10 la regione lombarda, è uno sciopero economico, anzi sindaca le, poiché si tratta, in sostanza, a l dire dei dirigenti più autorevoli, della difcs :a della dignilà ·dcll"organizznione. Pretesa rispett:ibilissim:i. Gli operai debbono essere gelosi del prestigio delle loro organizzazioni e non debbono m:ii permettere ad a lcuno di c:dpestarlo. Ma, insomma, l'organi22azione si può difenJ cre anche senza ricorrere alla ex1rnna Mtio dello sciopero 1

« Questione di misura e di proporzione; questione di tenere anche un po' conto d egli inleressi del pubblico. lo non dirò che q uesti scioperi t roppo frequenti scatenino la. r eazione; ma non dubito mcnomame;nte che un'arma così formidabile fin irà per essere resa pressoché inservibile dall'abuso ».,

Caro Rigola! Questo si chiama rubare il mestiere. Il mio mestiere. Ed io protesto nel modo più energico. lo credevo lino ad ie ri di essere l'unico .reazion:irio esiste-nte in It.lli a, o, per essere più esatti, l'un ico reazionario che ha il cor aggio di procb marsi tale sul grngno dì chi capisce, di chi non capisce e di chi fa finta di non capi re di che genere e specie sia. la mia «reazione». La mia reazione è quella del medi co, che, a un dato moment o, vedendo l 'inesorabile progredire della cancrena , pianta il coltello nell a pi:lga; la mia r e:lzionc è quella dell'uomo , che, vedendo i l carro correre a precipizio senza più guida, si getta ai freni, onde evitare Ia c:1.t:tstrofc; la mia reazione è il tentativo di st rappare a.Ila estrema follia i cervelli infetti di tabe mitica; la mia reazione è la vera rì,•oluzione, se è vero che non già la Vandea è rivoluzionaria, ma Parigi che schiaccia la Vandea. Ah!, finché lo dice,·o io, l'interventista non maddaleno, cervello d i eretico insofferente di dogmi e sp regiatore dei v end itori di fumo in malafede, e ra facile e relativament e p rofittevole g ridare al venduto! Ma adesso il nume ro dei re:tzionari aumenta E sono di qualità sopraffina. Reazionario è stato il d iscorso dell'on. B uozz i al congresso di G enova, tanto «reaz iona rio» ch e ha p romesso perfino le fucilate ai fa nnullon i ch e in regime socia lista credessero di spassar· scia invece di lavorare; «reazionario)> an cora di pi~ è questo a rticolo deJl'on, Rigola.

Non s i può d ire che l'on. Rigola sia l'ultimo venuto nel movimento, sindacale. Per chi non' lo sap<?Sse, l'on. Rigola è stato, per u n decennio circa, segretario della Confederazione Generale del Lavoro; oggi di rige una rivista (/ Problemi del Lavoro), dov'egli rivela le sue qua lità di tecnico e di pratico delle questioni operaie. L'on. Rigola vede, come vediamo noi; giudica, come giudichiamo noi. ·Se noi foss imo d ei veri reazionari, nel senso antiquato e mettern ichiano dell a p arola, noi do· vrcmmo, nel segreto nostro, compiace rci di questa corsa a ll'abisso, in fondo alla quale - per necessità di cose - no n ci può essere che una « restaurazione» feroce; ma il nostro reazionarismo è ispir~to da un grande, quasi disperato amore per la classe lavoratrice, intesa q uesta parola nel suo significato più vasto e più umano, classe che vorremmo vedere libera, autonoma, canuninare verso un regime di maggiore benessere e di maggiore ljbeità, mentre inve<e la. vediamo bal~are la tarantella degli schiavi ubriachi. f?,rcmo anche allora, come oggi, il nostro dovere, senza chiedere nulla. Nemmeno t:1n g razie! · ·

A furia di disastri, più che a furia di articoli o di ordini del giorno, la classe operaia si accorgerà di essere stata or~ibilmente mistificata da coloro che si riempiono la bocca della parola rivoluzione_ e non sanno nemmeno che cosa sia. AIIora può darsi che i « reazionari » che dissero ..:_ senza avvilenti piaggerie demagogiche - la dura puola dell:1 verità, siano ricercati come punti di salvezza e di appoggio nell'ora del disastro.

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