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«COME. PRIMA, MEGLIO DI PRIMA ! »
Non sappiamo se queste linee usciranno ·a sciopero finito o a sciopero in continuazione, limitatamente a Milano, o allargato a qu alche altra compartimento. T utto è possibile: soprattutto sul terreno della bestialità demagogica, terreno prediletto da coloro che VÌ\'Ono sugli scioperi, mentre il << povero cristo » dell'operaio finisce per rimetterci il pa ne, la tranquillità e qualche volta la pelle
L'episod io di Milano non è il primo e non sarà l'ultimo. Qua lcuno ci ha chiesto perché ci siamo tenuti in u na specie d i assenteismo di fronte a questa nuova pa.2.2i.1. La ragione c'è. Ricordate lo sciopero di genna io? Allora qualche giornale cagoiesco, che oggi articoleggia di fondo contro l'anarchia crimin:ile dei ferrovieri, li lisciava, li accarezzava, si strofinava - democraticamente -a loro, nella speranza inutile di vendere qualche centinaio di copie in più. 11 nostro atteggiamento fu aUora chiaro e preciso e si riassunse in questi capis:i.1di:
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1. appoggio alle richieste legittime dei ferrovieri, tanto a quelle d'ordine economii:o, come a queJle d'ordine morale;
2. a sciopero scopp iato: solidarietà colle categorie che non ave• vano disertato il lavoro;
3, a minacce a\1anzate: richiesta che fossero applica te le legg i e i regolamenti, anche se si fossero dovute applica.re su larga scala, come è avvenuto recentemente nella repubblicana Francia. ·
Ma ì giornal i cagoieschi consiglia rono al lardoso Saverio di << molfare », bruciando l'a rticolo 56 col pretesto della sua inapplica bilità. Di 9ui ebbe origine il movimento dissolntorio delle ferrovie italiane. Quando il personale si accorse che l'articolo 56 era uno schioppo scarico o un'arma che il Governo no n aveva il coraggio di adoperare, ogni freno fu rotto. Peggio ancora ! n Governo dell'ignobile Nitti imperversò contro coloro che avevano compiuto il loro dovere, mentre premiava i sabotatori della disciplina e delle ferrovie. Non si volle affrontare e risolvere, allora, jl conflitto d' autorità ; oggi lo stesso conflitto si è aggravato e risolverlo è assa i più difficile. Col volere vivere alla giornata si sbocca in quest i vicoli ciechi. · sono fare i loro comodi o non d eve essere loro permesso di facli. La faccenda dei « fermi » alle armi e ag li armati è ben più g rave _ di quanto non semb ri. L'interpretazi one di questo «veto» può condur re assa i lontano. Chi vi d ice che i dittatori del Sindacato non emanino domani un 11ka,e che inibisca l'uso delle fe rrovie a coloro che non h anno la tessera del Partito Socialista in tasca?
Bisogna decide rs i: o le f errovie appartengono al Sindacato o appa:r· tengono allo Stato, in rappresentanza della nazione. O i ferrovieri pos-4.•• xv.
La lista dei « controrivoluzionari » può essere allungata smisu ratamente. Anche g1i «indifferenti», q uelli che non fanno politica, Cl p ossono entrare. Va da sé che quando l e cose giungessero a q uesto estremo, si scatenerebbe la reazion e dei singo li e dei g ruppi, come è avvenuto qua e là , in ciuesti g iorni, con sin tomatica e simpatica anticipazione. Si applicherebbe 1a legge del tag lione.
Altra ipotesi. Oggi è il Sindacato rosso che fa la forca agli altri che non la pensano come i suoi grotteschi padre tern i; ma domani pot rebbe essere u n Sindacato bianco o ve rde - o anch e un semplice gruppo di ferrovieri - a fare la forca ai ross i.
Alt ra ipotesi. l a rappresaglia immediata a reYolverate Quando non c'è più una legge comune che vincola, i g rupp i e i singoli s i fanno g iustizia d a sé. Un ritorno al pili autentico cannibal ismo.
Rinaldo Rigola ha ragione -e in ciò conferma le prevision i di un filosofo teoretico qual è il Renzì - quando afferma che in fondo a tutto ciò c'è il nu lla e lo sfasci:1mento non d i un regime, ma di t utta la civiltà uma na. n da un p ezzo che noi avvertia mo questo pericolo. Rag ione per cui siamo stati d efiniti «reazionari ». Cominci:mo a capire a Roma ch e non si tratta soltanto di risolvere l'episodio Bergonzoni, ma di r ist;1.bili re certi valori o di abdicare ?
In questo semplice interrogat ivo c'è il desti no della naz ione MUSSOLINI
Da Il P(lf,clo d' Jt,1/ia, N. 146, 19 giugno 1920, VII.