5 minute read

LA TESI DI CAVIGLIA

La tesi del generale Caviglia, quale si. desume. dal suo recente discorso al Senato, è - schemàtizzata - la seguente. Primo: l'Italia deve realizzare sulle Alpi Giulie il confine geografico, delimitato dal patto di Lolldra. Non, quindi, mutilazione dell'Istria; non, quindi, soluzione wilsoniana o compromesso Uoydgeorgiano; non, quindi, confine al Monte Maggiore ma confine al Monte Nevoso. Secondo: eretta in Stato indipendente, ma, beninteso, Fiume integra è integrata col suo porto, che può essere diviso, colle sue f e rrovie e coi suoi sobborghi. N oi diciamo subito che, se l'anness ione più o meno larvata di Fiume, col famoso contatto, budello terminale, dovesse costarci la mutilazione dell'Istria, vale la pena di rinunciare all'annessione di Fiume e di salvare l'Istria.

Terzo : il generale Caviglia crede di sa lvare l'Istria e l'indipendenza di Fiume transigendo in Dalmazia.

Advertisement

Non d sembra che il ge~erale abbia idee molto chiare sull'argomento.

Dobbiamo ridurci al litorale Zara-Sebenico, rinunciando a tutto il retroterra, o dobblamo limitarci a salvare Zara, abbandonando anche Sebenico?

Un punto fermo però bisogna stabilire: che il confine a l Monte Maggiore equ ivarrebbe a un disastro nazionale. L'Istria non può essere mutilata: Essa è una inscindibile unità geografica ed etnica, malgrado gli elementi slavi d'immigrazione. Arcangelo Ghislcri, ch e non può essere accusato di imperiaÌismo, in una sua n on lontana e documentata p ubblicazione, ha dimostrato che l'Istria non può essere che italia na. Al confine sicuro del Brennero deve corrispondere il Confine sicuro del Nevoso. Non è soltanto una necessità, ma un diritto. Non bisogna fermarsi alla "situazione odierna: flon sappiamo ciò che d può serbare il domani. Il sud-Oriente è ancora un'incog nita. Confiniamo con un popolo slavo che conta dai dodici ai quindici milioni di abitanti, circondato da nemici, è ve~o, ma appoggiato agli slavi del nord, i quali si appoggiano a loro volta al grande mondo slavo.

Anche la Russia può serbarci delle sorprese.

Ora, tutte le manifestazioni , anche ufficiali, degli slavi confinanti con noi, non sono tali da incoraggiarci a rinunciare a confini sicuri come quelli segnati dalla natura e consacrati nella storia.

Transazioni sul patto di. Londra possono, se sarà inevitabile, ~sere sublte o accettate nel retroterra dalmatico, non g ià nell'Istria orientale. Il confine al Nevoso deve essere un postu lato incrollabile della nostra politica per ciò che riguarda la soluzione dèl problema adriatico.

Quanto a Fiume, il suo destino è nelle mani di D'Annunzio. Egli è l'arbitro della situazione, arbitro anche di accettare una « soluzione di necessità» per Fiume e la Dalmazia, se non ci sarà altra via da scegliere. Noi ci rimettiamo a lui, con fiducia inalterata. La sua pas~ sion·e, la sua chiaroveggenza, il suo equilibrio e la forza armata di cui dispone e quella ancora maggiore di rui potrebbe disporre, se domani lanciasse . un appello alla gioventù italiana, sono gli elementi di fatto che confortano la nostra speranza.

Finché D ' Annunzio è a Fiwne noi sentiamo che l'Italia non sarà tradita nell'Adriatico.

Mussolini

Da li Popolo d' JtaHa, N. 159, 4 luglio 1920, VII.

I nos~ri cari Alleati inglesi e francesi, col « previo concetto >> di H ythe, ci avevano assegnato l'elemosina del sette per cento sul totale d 'indennità da imporre alla Germania. La meschinità della cifra non aveva suscitato emozioni eccessive nel nostro beato paese, che è sempre inchiodato ai formidabili problemi di politica interna per via dell'estremismo scemo e Semplicione che fa là repubblica a intermittenze nelle città e nei vilJaggi della vecchia rete adriatica, in particolar modo sulla « tratta >> Bologna-Ancona. Può anche darsi che in fondo a questa olimpica od olimpi onica indifferenza, esistesse un interrogativo: che cosa vale il sette o il settanta per cento, quando non è ben certo che l'orso tedesco voglia acconciarsi alla spartizione delia sua pellaccia? Alcune voci si levarono all'estero: due o tre giornali, non più, illustrando le tragiche giornate marchigiane, trovarono che la percentuale stabilita per l' Italia era uno scherzo di pessimo genere, una di quelle freddure pesanti, in uso presso le genti del nord. E invocavano, quei giornali: fate Ja carità di qualche altro centesimo all'Italietta che si trova in fieri guai bolscevichi o quasi. Non conviene spingerla nell'abisso, spingerla, corile avvenne a Budapest, al bolscevismo per disperazione nazionale, perché ciò sa rebbe pericoloso per tutti.

I nostri cari Alleati non sono stati sensibili all'espressione di cotanto nobili sentimenti e il loro gelido cuore «finanziario» si è leggermente intenerito: il sette è diventato il dieci per cento. 11 che significa che se la Germania prometterà di pagare, putacaso, ·cento miliardi, noi non avremo il dieci per cento d ei suoi miliardi, ma il dieci per cento della sua promessa.... ·

Ci sono dei diritti di priorità, che riconosciamo legittimi, nei confront i della Francia e del Belgio. Campa, dunque, mio caro, vecchio ronzino italiano, ché l'erba sarà di nuovo cresciuta - alta - sulle doline del Carso, - prima che un marco d'oro prenda la Gotthardbahn o la Brennerbahn ! A questo punto, dobbiamo, per l'esattezza della ero· naca, aggiungere che l'Italia avrà « compens i >> di varià natura in altre parti del globo terracqueo. Si dice - dai maligni che queste « parti >> del globo di futuro dominio economico italiano siano una pura induzione di geografi. e che debbano ancora essere scoperte dai nav igatori ....

Qualche cosa come l'araba fenice. Gran discorrere, un giorno, su queste e su .altre colonne, del carbone di Eraclea. In verità, Eraclea esiste, il carbone anche, ma l'unico bacino dal q uale si potrebbe ricavare subito, e non fra un sècolo, un po' di ·carbone, appartiene ai francesi, i quali non lo mollano.... per i nostri begli occhi di fratelli lati ni. Ci fanno balenare dinanzi i « compensi » lontani e ci negano quelli vicini.

I nostri cari Alleati tentano strapparci le miniere di merrnrio d 'Id ria; hanno tentato di tog lierci il bacino carbonifero istriano di Albona e ci strapperanno quello dalmatico di Knin. Poca cosa un milione d i tonnellate . di carbone annuali per... l' Inghilterra, ma vantaggio non disprezzabile per l' Italia !... Oh, generosa Albi one, che si contenta di un miserabile sette per cento! Dov'è un poeta societario, magari a scarta- · mento rid otto, che intoni un inno al tuo immarcescibile idealismo?

E dov'è un altro poeta che canti le tue gesta squisitamente sororali, o Francia, non d imenticando i colpi mancini della H avas ?

Non guastiamoci il sangue - quel po' che ci è rimasto ! - jn maniera irreparabile. L'ultima parola non fu ancora detta. Il signor Fehren· bach ha chiesto la parola. E in sieme cOn lui ben vcntitre luminari della scienza e dell'economia t edesca Prof esJ.O-ren, con tanto di occhiali, di barba e d i Ku/Jur! E dietro ai Pr.ofeswren c'è il popolo e il popolino tedesco, che dovrebbe, in definitiva, portare la soma Tutto è incerto, tutto è possibile. Chi vi dice, ad esempio, che se Fehrenbach riuscisse a dimostrare l'impossibilità per la Germania di pagare 300 miliardi, ma soltanto'78, l'Ing hilterra non faccia il bel gesto di r inunciare ai suoi 222 . (t più probabile che l'Irlanda si porti nel Mediterraneo....).

Eppu re, anche dopo Spa, il nostro destino non può essere inesorabilmen te segnato. L'elemosina umiliante inflit taci dagli Alleati potrebbe e dovrebbe sostituire un fermento di vita, un punto di riferimento e di parten za per la nostra politica estera di doman i. Illusioni! Gli Alleati ci conoscono bene Sanno che rtoi non possiamo guardare oltre monte e oltre ·mare, perché c'è sempre u na Roccaca nnuccia qualsiasi che impazza e gioca alla rivolu zione e diventa, per qualche giorno, il centro dell'attenzione nazionale, mentre al di là dei confini gli altri, diciamolo plebeamente, ci « fregano » in p ieno.

Cara, car1!{1val-nation ! Canta che ti passa! Canta « Band iera rossa:... ».

This article is from: