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DALL' INTERNO E DALL' ESTERNO
Variazioni Sullo Stesso Tema
Corre voce nei nostri ambienti parlamentari che un deputato presenterà, in una delle prossime sedute della Camera, la seguente interrogazione al ministro degli Esteri o a chi per lui: « Chiedo d'interrogare S. E. il ministro deg li Affari Esteri del Regno d'Italia sulla situ azione generale deil'impero ing lese. E precisamente chiedo notizie ·sulla portata degli ammutinamenti di militari irla ndesi nelle InQ.ìe; chiedo qualche informazione sulla battaglia di Londondercy e sullo stato d'a nimo deg li egiz iani.. .. ».
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Fantasia. Un deputato capace di questo gesto di legittima r itorsione non esiste al Parlamento italia no. Alla Camera dei Comuni si è svo lt o questo episodio che· la SJefrmi ci t rasmette con una inconsueta rapidità:
« Londra., 5. - Alla "Camera dei Comuni, Walter Smith domanda se il sotto'segretario per gli Affari Esteri può fare dichiarazioni sulla sitlla2ione pol itica dell' Italia. Harusworth risponde che è fuo r di dubbio che delle forze ana rchiche in Italia si sian() date da fare p er provocare un moviment() .rivoluzionario. Perb esse hanno fallito lo scopo. Soltanto ad Ancona riuscirono a persuade re un pic_colo reparto di truppe a far ousa comune con loro. l'ordine stato ristabilito in quella città col concorso dello stesso suddetto reparto I socialisti ita liani sono contra ri a q uesti metodi di violenza e il Governo ha l'appoggio di .tutto il paese n el suo atteggiamento fermo ma conciliante • .
Chissà quali voci catastrofi che d ovevano correre i n questi giorni a Londra, se un deputato ha creduto di dover interpellare il Governo inglese suita situazione in Italia, I.a tradizione non ha, in siffatto modo, soluzioni d i continuità: all'estero ci credono sempre alla vigilia del bolsce vismo. Questa credenza è, in p a rte, giustificata. Nessun paese d' Europa offre lo spettacolo di una permanen te agitazione convulsionaria come l'Italia! Esiste dovunque una crisi p sicologica ed economica; ma in nessun paese essa si manifesta in cosl acute forme di violenza e di guerra come avviene in I talia. Chi legge all'estero i g iornali italia ni e scorre la quotidiana: lunga lista dei morti, n on può non aver l'impressione che l'Italia a ttraversa un periodo di guerra civile ! N e consegue la forse irre- parabile decadenza del nostro · prestigio morale e la rovina, non meno fatale, del nostro c red ito economico.
Chi si azzarda a prestarci d enaro o a mandarci materie prime, quando continuiamo a giocare alla rivoluzione? S.e la nostra reputazione di pò· polo non migliora, giorni bui ci attendono. Su chi 1icadono le più gravi responsabilità del disastro che sta su di noi? Il sottosegretario inglese degli Esteri ha forto di accusare gli anarchici. la colpa di costoro è minima. La responsabilità enorme ricade sul mi}ione e ottocentotrentadnquemila elettori che mandàrono alla Camera centocinquantasei deputati socialisti, Dopo questa clamorosa e impressionante ri velazione d i for ze elettorali, il credito morale dell'Italia non poteva che deca dere, specialmente in paesi dove l'elezionismo più che uno spediente o u n si· sterna è una sp ecie di religione. All'estero apparve questa realtà : dalla prova delle urne usciva trionfante il Partito Sci:cialista e precisamente quel Pa~ti~o Socialista ch e ·aveva pcllegrinato, durante Ja guerra, a Zimmerwald e a Kienthal; e, dopo la guerra, aveva - coi partiti socialisti dell'occidente - ostentat o ad esasperato i l suo bolscevismo Con questi precedent ì1 nessu na meraviglia se 1a più innocua delle sparatorie viene interpretata a Parigi e a Londra come l'inizio della 1ivoluzione. I so· cialisti non meri tano affatto l'elogio del sottosegretario inglese. Ciò che è accaduto in queste ultime settimane è il portato della loro p re· dicazionc, anche se all'atto pratico essi scantonano e Iascfano nei guai gli anarch ici e gli irregolari.
Quali si siano i movimenti che hanno provocato l'interrogazion e del deputato inglese, il fatto rimane e la sua gravità politica e morale è palese a ch iuOque. Per la prima volta in un grande Parlamento alleato si è discusso non della situazione inte rnaziona le dell' Italia o dei suoi rapporti con altre _potenze, ma della sua situazione interna. Vi spiegate, senza difficoltà, tutto l'atteggiamento degli Alleat i e le miserie con su· mate contro di noi. Ci considerano come un popolo d ìsccntrato, che si
· agita contì nuamente, sen za scopo; un popolo che non obbedisce più a nessuno; un popolo che h a rinunciato ad essere un'entità internazionale.
Grazie, in gran parte, ai cosiddetti rivoluzionari delle Marche e della Romagna, da protagonisti della storia siamo stati retrocessi a comparse che si << dimenano » nel fondo, suscitando un po' di curiosità, un po' di noia e qualche spicciolo di pietà.
Dopo Il Voto
La p rima parola di commento al voto della, Camera è un avverbio: finalmente! Non se ne poteva più, D a l 24 giugno durava H comizio di Montecit orio. Per due settimane intere, dozzine e dozzine di oratori - per tre quarti socialisti - h anno sputato l'an imaccia loro su tutto e su tutti. A completare l'orchèstra non è mancata la chitarrata melanconica di Pirolini, maddaleno anche lui ! Se la discussione non si fosse chiusa, certamente qualcuno sarebbe andato a Montecitorio ad imporre, con un g esto energico, la chiusu ra. 1! orama i sempre più ev idente ch e i deputati socialisti, vigliacconi in p iazza, fanno a Montecitorio i l eoni. n più igienico ed e più estetico.
Quanto al voto, era atteso. Il ministero Giolitti dispone di una maggioranza ragguardevole. Quanto alle dichiarazioni di Giolitti, quc(ie ri· g uardanti la politica este ra, ci lasciano molt o incerti, per via del loro « gcnericismo » ecccs~ivo. Sta b ene che il Governo non voglia imp egnarsi e preferisca rimettersi alla Camera; sta bene che la nostra politica estera deve essere ispirata dal p ostulato ideale della pace da raggi ungere e da mantenere, ma gualche « precisione » doveva essere data.
Sul problema adriatico, G iolitti ci assicura che è facile accordarsi cogli jugoslavi e noi non lo cred iamo così facilmente ; su l problema al· banese, Giolitti ritorna sull' indipen denza , che deve essere gara ntita agli a lbanesi, ma non dice verbo su Valona. Né ci soddisfa 1a ragione avan · ' zata da Giol itti p er spiegare l'evanescenza delle sue d ich iaraz ioni in ma· teria di politica estera. I problemi adriatico, albanese e mediterra neo, sono nuovi p er Giolitti mi nistro; non nuovi per Giolitti deputato o uomo politico. Egli Ii conosce perfettamente, come, del resto, dopo due ann i di a rdenti pùlemiche e di vana diplomazia, li conosce qualsiasi cittadino italiano. Giolitti non può non avere un «suo» punto di vista, che potrà co~ncidere o non coincidere con quello della Camera. Noi ci rifiutiamo di credere a un Giolitti ace fa,lo e abuJico in materia di politica estera. Preferiamo credere ,che le « precisazioni)> richieste dall'opinione pu bblica non tarderanno a venire. L'opinione pubblica domanda se e quando saranno riprese le trattative adriatiche cogli j ugoslavi e su qua li basi; che cosa accadrà di Valona; e qua li compensi riceverà l'Italia, oltre la meschina indennità fi ssat a dai maggiori Alleati
In materia d i politica interna, il discorso di Giolitti è più soddisfacente. Il suo proposito di mantenere i provvedimenti fiscali enunciati, servirà a sm entire certe voci e a sventare certe manovre. Ma i p roventi fiscali non basteranno a sanare il bilancio; di q ui la necessità di voler accelerare la smobilitazione ( e si smobiliti pure il 9g e anche il '99, non dimenticando però che la Jugoslavia ha parecchie centinaia di migliaia di uomin i sotto le armi). Mandiamo pure a casa , fra l'estate e l'autunno, le ultime due classi di soldati, ma ci vorranno ben altre economìe prima d i arrivare. al pareggio: bisognerà diminuire, soprattutto, il deficit enorme provocato dal prezzo politico del pane
L'on. Giolitti ha conchiuso richiamando il Parlamento al dovere di legiferare. Ci sono in cantie!e una dozzina di progetti di legge p resentati d'urgenza. Bisogna discuterli. Dopo tante «accademie», è tempo di concretare qualche cosa. Se ciò apparirà impossibile, data la costituzione attua le del Parlamento italiano, l'on. Giolitti deve affrontare la situazione, sciogliere le Camere e indire le elezioni generali.
M USSOLINI
Da li Popolo d'llafla, N. 164, 10 lug lio 1920, VJI .
TRA L'OGGI E IL DOMANI
L'aùone a doppio .fondo del Partito Socialista Ufficiale - che tanto ha scandalizzato i repubblicani delle Ma rch e e della Romagna in occasione delle recenti sommosse - continua e con tinua a far schifo. Tutta la ' bag-:.,logia socialista, da Barberis vìnattiere a Modigliani leguleio, è diretta a mantenere nelle masse uno stato d'animo d 'aspettazione mcssianica; e quando le masse, tenute sòtto Ja pressione parolaia, t entano d i passare ai fatti, gli organ i dirigenti ripetono, noiosamente, il vecchio gioco del rinviare a doman i. Ecco una interruzione di deputati socialist i, non bene identificati, nemmeno dal resocontista dell'Avanti!: «Presto avremo i Sovihs! ». Giolitti h a ri battuto dicendo che li ritiene remoti assai ancora, non fosse a1tro p erché dove nacquero non esistono 'p iù
Anche i repubblicani , attraverso l'orazione funebre del melanconico Pirolini, hanno voluto insistere sulla inevitabile crisi del regime, cont ribuendo a mantenere l'aspettaz ione apocalittica o miracolistica delle masse in un evento che nessuno definisce, in una rivoluzione insurrezionista che nessuno, Salvo qualche anarchico, prepara· sul serio. Questo è un fenomeno « parusistico ». Pe r chi non lo sapesse, par11Jia sig ni~ca l'aspettazio ne deJJa fine del mondo. Il fe no meno « parusistico » più inte ressante n ella storia delle religioni e delle e resie è stato quello che accompagnò la predicazion e di Cristo. Che va le, - pensavano Je turbe igna re e inquiete che seguivano Gesù - che vale lavorare, vivere, lottare? F ra poco sarà la fine di tutto e di tutti .... Lo stesso sembrano d ire a l Parlamento ·e fu~ri i « parusistici » dell'epoca nost ra: che vale, oramai, discutere, p olem izza re, combattere? la fine di questo reg ime è segnata: la catastrofe approssima e i maddalcni lanciano il loro <<si· salvi chi può ! »
Niente è eterno nell 'un iverso: non un regime politico, no n una costituzione èconomica, non un s istema di idee, Tutto si forma, s i tra· sforma, muore, rinasce, ron perpetua vicenda nei secoli e nei millenni. Noi non soffriamc> di as.pettazioni messianiche o di allucinazioni apocal ittiche. N oi non siamo di coloro che attendono da un giorno all'alt ro la rivoluziçme. Costoro identificano ·la rivoluzine col fatto clamoroso, coreografico e sangui noso dell'insurrezione. Ora, una rivoluzione p uò svolgersi senza episodi insurrezionali; oppure l'insurrezione può essere u n momento di una rivoluzione. Se per rivoluzione si intende, come deve intendersi, un acceletamentci di ritmo dell'evoluzione, un abbreviazione di distanze, una risoluzione di antitesi che parevano irriducibili, non v'è dubbio che la rivoluzione bisogna' aspettarla domani o dopo, per la semplice ragione ch'è già in corso da oramai sei anni e p uò durare sessanta an ni ancora e concludcrsiin modo tutt'affatto opposto alle sue origin! ideali. Ma venendo dalle considerazioni generali al fatto concreto nazionale. il quesito va posto in questi termini: « Il regime politico ital iano è reazionario? )> . Nessuno in buona f ede p ùò rispo ndere affermativamente a questa domanda. Il regime politico italiano è « democratico » per eccellenza. Un confronto pbstìco giova più che u na lunga dissertazione. La repubblica nord-americana - dove, fra l'altro, il candidato socialista alla presidenza è in galera da parecchio tempoha espulso, or non è molto, ben cinquemila estremisti, anarchici e bolscevichi; in Italia si è potuto tenere liberamente un congresso anarchico. C'è chi afferma che quèsta libertà viene poi pagata a caro prezzo. Noi non entriamo nel merito; constatiamo. Le istituzioni p olitiche italiane sono, forse, immodifica bili? No. Senza bisogno d'insurrezioni, l'Italia ha applicato, in materia di. rappresentanza; i postulati estrem i della democrazia, come il suffrag io universale, la rappresentanza_p roporzionale e darà il voto alle donne. La Corona ha rinunciato a g ran parte dei suoi beni. Non importa se passivi Più importante ancora , la Corona ha rinunciato a qualcuna delle sue prerogative pecul iari, cOme all'articolo ·quinto dello Statuto e al diritto d'indulto e d' amn istia. Dal punto di vista sociale, l'Italia h a g ià al potere i socialisti, sia pure irregolari; e, in materia di legislazione fiscale o sodale, l'Italia è alla t esta di tutte le nazioni, comprese quelle·che - ben a malincuore, come la Germania o l'Austria - hanno dovuto sogg~acere alla croce della rivoluzione. L'esistenza deJla mona rchia cosi vaporizzata, non impedisce !a realizzazione di alcuni dei postulati massimi del socialismo, come la nazionalizzazione delle miniere, delle forze idro-elettriche, ecc.
L'abbattimento di questo regime - ampia cornice, che ha d imostrato di contenere e può contenere, sino a pcova contraria, quasi tutto il programma economico dei repubblicani o dei socialisti - g ioverebbe a da re p iù libe rtà al popolo? Più benessere, forse? Il regime è già in corso, nel senso che si adatterà ai tempi; o ra, vale la pena d i compiere uno sforzo insurrezionale - con tutti gli incèrti annessi a un tentativo del g enere - quando nessuna « utilità » è in vista?
· ~Ile du e l'una:· o ci si ferma a una repubblica socialdemocratica.: e allora il gioco, nelle attuali condizioni, non vale la candela ; o si va -come è pili probabile, sia pure transitorjamente - alla dìttahua proletar ia, cioè a un regime oppressivo dal punto di _vista politico e distruttivo dal punto di vista economico, con relativo isolamento dell' Ital ia all'estero e relativa guerra civile aJI'interno.
Può darsi che domani si renda necessario suggellare, con Ùn'ultima formal ità, un complesso di trasformaz io ni già compiute, e allora si potrà assistere a un « placido tramonto>>; può darsi che sia necessario mutare talune condizioni di stabilità, con un urto violento; ma, prcscin· deodo da queste che ·sono le ipotesi di d omani, rimane Ia realtà d'oggi. Ed è questa: . senza concede rsi a fat ui, inutili. e sanguinosi estet ismi insurrezionali, bisogna - con probità, con semplicità e con fede - Ja. vòrare a « ricostruire » la nazione.
Vaste masse di popolo n on chiedono altro. Si vuol torna re a vivere o a riv ivere Semplicemen te
MUSSOLINI
D a Il Popolo d'Italia, N. 165, 11 h:g lio 1920, VII.