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LA FINE DI UNA ILLUSIONE

« IL BOLSCEVISMO E INCAPACE DI REALIZZARE L' OPERA DI COSTRUZIONE SOCIALE »

Dice Kropotkin

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N on è stato fo rse affermato che il g rande teorico dell' anarchia Pietro Kropotkin era d'accordo con i bolscevichi; che aveva dato la sua adesione al loro regime e si comp iaceva persino d ei loro metodi di governo? .

La verità però è ben diversa. Ed è u na l ettera dello stesso Kro· potkin che ce lo dice. Questa lettera, p ubblicata dal Times del l O luglio, è stata affidata dal celebre rivoluzionario russo a Miss Margaret Bontfield, che faceva parte d ella delegazione britannica laburista che si recò in Russi~.

Senza soffermarsi sui particolari del (eg ime sovietista, Kropotkin lo giudica nel suo insieme e soprat tutto dal punto di vista deg li inte· ressi della grande massa dei lavo ratori russi.

Kropotkin si chiede che cosa rappresenti il bolscevismo nella marcia dell'umanità verso la l ibertà e la giustizia sociale. 'E. soprattutto questo che Kropot k in vuole fare sapere all'opinione pubblica dell' Europa.

Riproduciamo in extemo questa importante lettera, aggiungendo sol· tanto che l'auto re abita Ja Jocalità d i Dimitrof, nei d intorni di Mosca , e che eÈli non ha mai lasciato la Russia dal tempo della rivoluzione.

« La Russia bolscevica - scrive Kropotkin - ha voluto r iprendere e continuare l'opera d ella Francia rivoluzionaria.

« Disgraziatamente, questo tentati vo è stato fatto in Russia sotto la ditta· tura eccessi vamente accentrata di wi Partito. Secondo me, questo tentativo di costituire una repubblica comunista, basata su un comunismo di Stato stretta• mente aocentratO i n W'I Governo di ferro che corrisponde alla d ittatura d i un Partito, secondo m e, questo tentativo è fallito . Abbiamo constatato cosi che il comunismo n on può essere introdotto in Russia, nonostante le condizioni della popolazione, l a quale, minata dall'antico regime, non oppone una r esistenza attiva agli esperimenti t entati dal nuovo Governo.

« L' idea dei S0 rih1, val e a dire quella dei Consigli degli operai e dei con· tadini, rcal i22ata la prima volta dura nte la rivoluzione del 1917, immediatamente dopo la cad uta d ei regime czarista, questa idea dei Consigli, che han no il com pito di controllare la vita poli tica ed economica del paese, è una grande idea. Essa ha come consegllenia r ahra id ea dei Consigli, composti d i t utti coloro, che, con il loro sforzo persona le, p rendo no p arte attiva alla prodUlione della r icchezza nazionale M a, f i n o a che il paeie è 1ot1 c,/)aJtc, alla diJtt111m: di ,m putho, i Con sigli degli operai e d ei «mradi ni p~ d ono e1,1idenU'mMU ogni , ;. gnificato Essi sono ridotti a rapprese11tare la parte passiva, che rappresentarono, in a ltri tempi, gli " Stati generali", e i parlamenti, gu ando erano stati convocati d al re, e dovevano tener fro nte a l potente Consiglio del re

« N on mancano, n ella storia antica e moderna, gli esempi di come ocrorra agire per rovesciare un Governo già indebolito. Ma, quando si tr atta di r ico,. strui re, ex-no vo, forme di vita e soprattutto nu ove form e d.i p roduzione e di scambio senza avere alcun esemp io d a seguire, q ua ndo tutto deve essere i mprov visato, allora un · G overno potentemen te accentrato, il quale desidera forn ire tutti i generi ad ogni abitante, si trova nella assoluta incapacità di comp iere tutto questo lavoro , -valendosi - come intermediari - dei suoi fu nzionari, per quanto essi siano numerosi Poiché a q uesto p unto cominciano g li abusi.

« D a questo s istema t rae origine u na burocrazia cosl formidabile che, al confronto, il sistema burocratico fu ncesc, che r idUede l'intetvento d i qua ran ta funzio nari per vendere u n a lbero rove5Ciato da un urag ano attraverso una strada, divenla un nonnu ll a. A q uesto spellacolo noi assistiamo attualmente i n Russia. Ed ecco q uello che voi, op erai dell'occidente, potrete e dovr ete evitare con tutti i mezzi, n el momento in cui pensate al successo d i u na ricostruzione sociale, e dopo aver inviato qui i vos tri delegati pe r constatare come una r ivoluzione sociale s i pre:.cnta nella r ealtà. L' immensa opera di ricostruzione ch e una ri voluzione sociale esige, non può essere compiuta da un G o'Yerno centrale, n emmeno quando essa può basarsi sul suo lavoro, su qualch e cosa di più sostanziale di poch" p ubblicn ioni sociali o anarc hiche. Per un lavor o simile sono n ecessari la cultura, i l cerve llo e la collaborazione spon tanea ·di tutta una massa d i forze locali e specia lizzate, ch e, sole, possono vi.oce1e le innumer evoli difficoltà dei p roblemi econ omici n ei loro a spetti locali

« Senza qu esta collabor a.z.io ne, e avendo .fiducia soltanto ne ll' ingegno dei d ittato ri di un Par tito, si dist ruggon o tutte le formazioni indipendenti, come le un ioni p rofessionali operaie e le organi mnion i cooperative locali, dopo averle trasfom1.1t e in orga ni burocratici d i un Pulito. Ed è questo che accad e attua i. mente in Russia ».

Questa lettera di K r~potkin è il colpo di g razia inferto al bol· scevismo russo e al scimmi esco bolscevismo occidentale. Si può du· bita re, quand o pacla un riformista come l' on. Dugoni, che ha, fra l'altro, molti fatti personali col massimalismo italiano, per q uanto J'o n. Dugoni sia esplicito e p reciso n elle sue d ich iarazioni re/our de RuSJie; ma nes· suno, sovversivo- o non sovversivo, può dubitare deHa parola di Pietro K ropotkin Si può dissentire dalle idee del grande e intemerato apostolo dell'anarchismo ; ma la sua onestà, la sua p robità, la sua chia roveggenza e la sua fed e son o fuori di dubbio e di discussione. Jo, che quindici ann i fa sono stato, per mezzo del 1:krtoni, i n comunione spirituale con Kropotk in p er il fatto di aver t radot~o i n italiano il suo volwne U pt1role di un ribelle e il primo volume della sua magnifica S/Ot'ÙJ d eJ/a riv oluzione fran~eie, non mi stupisco molto per il g iudizio stroncatore che Kropotkin dà del bolscev ismo. N ei libri d i Kropotkin l'anarchismo è una .costruzione armoniosa che si elabora od profondo, senza co· striziorli di Governi, senza dittature di partiti o di persone. Utopi a ? Certo. Comunque preferibile, come tendenza al limite, alla terribile reiltà russa. Non pecchiamo d'immodestia se richiamiamo il lettore a meditare sulla testimonianza del Kropotkin, che convalida in pieno quanto scrivemmo nel nostro articolo di ieri l'altro. Il bolscevismo sche· matizzato dal Kropotkin, si riduce, com'è iq realtà, alla dittatura d'un ·pugno d 'uomini, esercitata colla violenza e ·col terrore, a una burocrazia spaventevole e a un passivismo non meno spaventevole da pa rte dclle masse operaie.

A poco a poco il mito splendente nelJa fantasia delle masse, si tra· sforma nella sagoma g rigia di un esperimento fal1ito. Dopo tanto fiammeggiare d'entusiasmi, ecco la fredda cenere. Sino a pochi giorni fa l'Avanti! aveva l'anti·marxistico coraggio di identificare Lenin col socialismo; adesso, fors e, -l'incauto filosofo si vergogna della sua propo· sizione inventata. Dov'è la luce « che veniva, che doveva vé nire dall'oriente»? L'ombra scende all'orizzonte...

Mussolini

Amarissimo

Responsabilita

Ah no! Questa volta se i signori jugoslavi ci faranno, come ne hanno l'intenzione, la guerra, la colpa non sarà di Mussolini, come si è dato ad intendere aila « vasta tribù» per quella del 1915; non sarà la colpa degli interventisti ridotti a un pugno d'uomini; non . sarà dei guerrafondai la colpa, ma dei pacifondai. Questo sia ben chiaro, onde ognuno si abbia le rispettive responsabilità. Avete voi incontrato, p er le strade infocate dì Milano, cortei di popolo acclamanti alla guerra, · come- nel maggio 1915? Ci sono forse, sui muri, i manifesti famosi del « o guerra o repubblica »? Nemmeno. Nessuna eccitazione da pàrtc nostra.

Non un grido, sia pure flebile, di (( Abbasso i croati! ». Il contegno del popolo italiano non potrebbe essere più remissivo e mentce per le piazze di Lubiana e di 2.agabria si chiede l'immediata dichiarazione di guerra all'Italia, gli italiani pensano ai « ferrovieri secondari» e all'ennesimo nonché inevitabile sciopero generale.

Ebbene, se i signori jugoslavi ti insolentiscono, ci ricattano, ci minacciano, ci sparano addosso e sconfinano, lo si deve alla grande non mai vista esibizione di vigliaccheria nazionale dei pacifondai nostrani. Oh le iron ie d ella storia! Una g11erra prowcata dai pacifondai. La pace a qualunque costo chiama la guerra a qualunque. costo I serbi non hanno mai pen sato sul serio di attaq:arci, finché ci teneva no in quakhe considera zione, finché ci ritenevano capaci di stare almeno in piedi, ma da quando. si sono convinti che noi siamo frolli e infrolliti, che l'Italia è barcoUante come una prostituta ubriaca, i servi hanno ritenuto giunto il momento opportuno per precipitare la situazione. Signori, una volta tanto non rubiamo il mestiere a Ferravilla: 1a colpa non è dei Crapotti d 'oltre Adriatico. '.n nostra. Totalmente nostra.

Limitandoci a questi ultimi giorni, la prima esibizione di vigl iacch eria nazionale è stata fatta dal Governo di 1 Giolitti, quando, per p lacare l e carogne del pussismo, s'è impegnato a sgombrare Valona e a non mandare pili. truppe. Con questo gesto ci siamo squalificati non soltanto in faccia agli alban es i, ma in faccia al mondo. Cagnare d i pus- sisti, pronunciamenti di soldati, scioperi su tutta la linea, linguaggio tremebondo della stampa (basta leggere le pisciate romane che compaiono su l quotidiano diretto da quell'inciprignito rachitizzato immalinconico filosofesso che risponde al nome di Missiroli) e vi convincerete Che tanto sfacelo non poteva che provocare l' aggressività dei serbi. L'Italia dei Misiano non fa p iù paura ai croati e alle stirpi guerriere jugoslave.

:n giusto! Ed è giusto che l'Italia, per troppo pacifondaismo, si ti ri addosso una nuova guerra.

Tutto ciò che accade da molto tempo a questa parte suscita un dubbio angoscioso nelle nostre anime. Nel 1915 noi contribuimmo ad inserire la storia d'Italia nella storia mondiale. Da parecchi secoli, la storia d'Italia era stata appena p rovinciale. Riuscimmo ? Formalmente, sl. Intimamente, no. L'Italia è ancorà quella dì ieri. Un uomo è a Spa, non l'Italia. L'Italia ha sempre 1a faccia rivolta su se stessa, a rimirarsi. Questo si chiama << politica interna ». Per fare una pol itica mondiale, bisogna essere tagliati anche per lo stile tragico. Bisogna, cioè, aver dimostrato di reggere a una catastrofe oazionale, come quella della Russia ai tempi di Napoleone, come quella della Francia ai tempi di Bismarck, come quella della Germania ai tempi di Foch. È attraverso a queste forrriidabili prove che si forgia l'anima di un popolo. Nella nostra storia non ci sono. Il dramma solo ci atterrisce. Abba Garima? Via dall'Africa! Valona? Via dall'Albania! Spalato? Via d alla D àlmaz ia!

Non appena un rischio si delinea oltre il campanile, l'anima perdutamente provinciale d ell'Italia affiora ed esplode. Cavour, soltanto perché rappresentava il Piemonte, poté mandare dei battaglioni in Crimea, ma l'uomo che in fatto di politica .estera rappresenta veramente l'Italia, è Benedetto Cairoli. Anche Francesco Crispi sentl che l'Italia non poteva rassegnarsi ad essere soltanto una specie di « grande prin· cipato di Monaco», ma si fece contro di lui una« questione moràle... », in un paese come il nostro, che non ha mai conosciuto la zoologia tediosa dei moralisti e non ha mai avuto una «morale». Dove si vede che le nostre spalle non reggono il peso di una « politica estera » : sono appena sufficenti a quella « interna ».

E allora, àncora una volta, decidiamoci. Se si è ancora in tempo, decidiamoci.

Se Decìo Raggi non è 1riai esistito, se Cesare Battisti pon è mai stato impiccato, se a mig liaia uomini e adolescenti non sono éa.duti con un grido di amore sulle pietraie delle Alpi o del Carso, se G rappa e Piave sono una favola, se tutto ciò noi_\ esiste più, o .no n è mai esistito, ~-1n:10 .1'1tal~a a Miglioli e a !"fisiano. Spalanchiamo le frontiere. M i. s1amzz1amoc1.

L' Italia diserti dalla storia e si riduca alla cronaca. Sia misianizzata . Pensate! La stagione dei dolci fichi approssima.

E siano salve le panèe per i fichi!

E siano i fichi salvi per la panc ia !

Alleluia!

MUSSOLINI

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