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IL LAMENTO DEL PASTORE

C'è una profonda malinconia nell'ultimo scritto di Camillo Prampolini dedicato a i « socialisti di guerra». C'è una cocente tristezza in quella serie d'inte r rogativi dubitasi, che danno impressione di una fede che oscilla e declina! Qual'è la vera verità socialista ? Qual' è la via? Ch i è il vero, l'autentico socialista? Dove vanno le masse? Queste le domande che inquietano la coscienza di un uomo che ha dato quarant'anni di vita a un'idea e, g iunto al crepuscolo, s' accorge che il suo lavoro fu vano o qu asi. Visto un po' da lonta no, Prampoli ni vi appa re come un sacerdote sulla soglia d i un tempio che Je turbe han no abbandonato per correre in cerca di un dio pi.ù comodo e di un paradiso più facile. Né discorsi, né lamentazioni giovano ormai a fa r tornare all'ovile le pecorelle sbandate e fantasiose.

« Dove vanno? )>, chiede a sé e agli altri il vecchio pastore. E rispònde: « Vanno rapidamente verso l'anarchismo».

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i'? precisamente questa la realtà delle cose. Non ci sorprende. Questa « corsa al più rosso» è stata per molto tempo un ·motivo dominante dei nostri scritti. Abbiamo denunciato più volte quello che si delineava come pericolo del « più rosso». Il massimalismo fa tuo e chiacchierone doveva lavorare p er l'anarchismo. Il massimalismo doveva scivolare nell'anarchismo, p er successione ~ogica di fattì e di sentiment i. Non c'è una frazione astensionista in seno al Partito Socialista Italiano? Le masse vanno verso chi g rida di più, chi promette di più. Fra una· rivoluzione a scadenza imm~diata, quale progettano gli ana rchici, e una rivoluzione a scad enza eternamente rinviata, com'è quella dei socialisti ufficiali massimalisti, le moltitudini « simpatizzano » colla prima, istintivamente. Ma chi, più di qualunque altro, ha piantato l'aculeo di questa precipitazione massimalista nelle carni e neH':m ima del ·proletariato 'italiano? Il socialismo ufficiale. Dall'esaltazione biennale del mito russo. il proletariato si è od~ntato verso l'anarchismo.

Il socialismo, che aveva avuto, sempre,· un respiro vastamente umano, quasi un ritmo oceanico, fu ridotto all'angust~a di un camminàmento di trincea. Una indescrivibile confusione sconvolse le idee. li socialismo abol izione di classi diventò dittatura di classe; un'idealità di giustizia s i tramutò in un desiderio d i vendetta; il volontarismo sostituì completamente il . determinismo economico; la rivoluzione socialista, intesa come profonda alterazione di rapporto economico, p rovocata e preparata dal capitalismo, fu ridotta a l concetto puramente insurrezionale, che può modificare una situazione politica, non g ià capovolgere un sistema d'interessi elaborati nei secoli.

A Iato di questo ·caos ideologico, ecco manifestazioni pratiche di autentico anarchismo. Ecco le masse che non obbediscono p iù. Gli Ordini cadono dall'alto su schiere che non li accolgono. L'indisciplina trionfa. Gli « scacchi » socialisti e confederali, in materia di disciplina operaia, non si contano più. In questi ultimi tempi, i socialisti ufficiali s i sono accorti di questo pericolo che viene da sinistra e che compromette ogni loco movimento. la preoccupazione dominante del Part ito Social ista sembra que11a di non « fa re il gioco degli an archici ». In taluni c'è l'ossess ione dell'anarchismo. C'è, ·in molti socia listi, una sorda gelosia contro i cugin i che non hanno lavorato, ma vendemmiano proficuamente nella vigna del P11s. ·

Sono ancora i~ tempo i sociali sti ufficiali a· frena re la corsa delle masse verso l'anarchismo?

'I! lecito dubitarne. La tattica degli anarchici è stata, in un primo tempo. abilissima. Preoccupazione dei malatestiani è stata quella d i non p à de_re il contatto colle masse che seguivano il Partito Socialista. Le polemiche furibonde dopo i fatti di piazza Missori furono smorza te e interrotte dopo le prime battute. Bisognava procedere a gradi. D istingue re fra capi e folle. Polemizzare con cavalleria, quasi con umiltà Qualche stoccatina antiparlamentare, ma n ient'altro. O ggi, invece, gli anarchici passano all'attacco: Si se ntono forti abbastanza. Non siamo ancora alla guerra guerreggiata, ma u n preludio di guerra c'è.

Nell'Umanità Nuova di ieri si dà, in seconda pagina, dell' « infame e del traditore» a quel Bruno Buozzi, che è il massimo esponente della Federazione operai metallurgic i italiani; in terza pagina si dice ch e i « massimalisti della Venezia Giulia sono dei perfett i commedianti»; in quinta pagina c'è un attacco f eroce contro il « camerone confederale di Torino e .contro l'Avanti.'» per la sua sconcia propaganda contro gli anarch ici; in settima pagina si p arla, in una CO[rispondenza da Vo· ghera, di <( pompieri della Camera- del Lavoro » che si sono astenuti dal movimento e lo hanno sabotato in tutti i modi, incitando finanè:o al crumi raggio ; finalmente, nell'ottava pagina, oltre alle solite allus ioni ai « p astori » e <( fonzion;ui » deUa mastodontica Camera del Lavoro di Milano, c'è un ordine d el giorno della Unione sindacale italiana, nel q ua le . è detto che « la ripresa delle violenze reazionarie è il risultato dell'indifferenza con cui g li organismi proletari riformisti ha nno accolto la sollevazione anco netana » e si invitano i · propri soci a « seg nalare le responsabilità, che . appartengorio 'ai disfattisti polit icanti del movimento rivoluzionario».

Mentre gli anarchici riprendono Ja ]oro individualità cd approfittano, per il successo della loro propaganda, di quello stato d'animo di messianica attesa rivoluzionaria creato dal Partito Socialista, sempre più contraddittorio e incoerente si appalesa l' atteggiamento del Partito Socialista stesso, che non sa «cogliere» le grandi possibilità realizzatrici di questo periodo storico e non vuole scendere in piazza per non essere rimorchiato dagli anarchici e p er non rischiare la pelle o 1a se"mpl ice tranquillità dei suoi capi.

Povero Prampolini !

Noi ci rendiamo conto dei suoi dubbi e delle sue angosce, perché lo céediamo un sincero. Ma anch'egli, più che un combattente deciso a non lasciare l'agone prima della lotta suprema, ci appare come un deluso o un rassegnato a subire l'ineluttabile evento.

Non è u n grido di raccolta o uno squillo di riscossa il SU!) : è piuttosto un l amento di solitudine.... nell'amara solitudine delJo spirito ·,he vede crollare, in sé, dopo averlo innalzato blocco su blocco, il magico castello dell'ideale.

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