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LA CRISI DELLA «LORO» AUTORITA

Che accanto alla crisi dell'autorità dello Stato borghese, ci sia, p iù grave, una crisi dell'autorità dello «Stato» proletario, noi _ abbiamo docuròentato e iJ,ustrato parecchie volte. Ma, in questi ultim i giorni, un fatto di ·una significazione grandissima viene a prova re che la crisi. delJ'autorità «proleta ria » è tanto acuta da far prevedere una catastrofe. Alludiamo a quanto accade a proposito d el decreto sulle p ensioni ope· raie e sulla rivolta ch'esso decreto ha scatenato in mezzo alle masse che dovevano o dovrebbero esserne beneficate. P recisiamo con ·ordine.

In d ata 1° luglio .1920, i seguenti signod : Ludovico d'Aragona, segretario genera le della Confederazione Generale dei' Lavoro; Felice Quaglino, segretario generale della Federazione edilizia; Nico Gasparini, rappresentante della Federazione nazionale dei lavoratori delJa terra; Emilio Colombino, segretario della Federazione italiana operai metallurgici; Alessandro Galli, segretario generale della Federazione operai tessili; Ludovico Calda, rappresentante del Sindacato dei porti ; Alceste Lanzoni, rappresentante della Società di mutuo s~ccorso e cooperative; Ettore Cipriani, rappresentante . degli Assicurati volontari, lanciano un appello ai lavoratori di tutta I talia, nel quale - sinteticamente - viene annunciato:

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1. che il decreto 21 aprile 1919, entrato in vigore il 1° Juglio 1920, è una « prima c·onsacrazione del diritto positivo italia no del p robl ema de1le pensioni italiane»;

2. che il s is~ema del triplice con tributo è stato indicato da assemblee e da congressi proletari « come la forma più idonea» per garantire una dig nitosa assistenza al lavoratore vecchio ed invalido ;

3. che la legge italiana è migliore di tutte le altre di tutti i paesi del mondo;

4. che le masse devono accogliere favorevolmente la legge, della quale beneficerannò undici milioni di lavo ratori fra indust riali ed agricoli.

Trascu riamo il contorno.

Ebbene, quale accoglienza ha avuto la legge e il manifesto che la raccomandava al lavoratori italiani?

Un'accoglienza nettamente ostile. 1n molte loca lità gli operai ha nno rifiutato la lo ro quota. .

A fato di questa ri volta dettata dall'egoismo delle masse e che S<Jualifica in pieno i dirigent i firma ta ri del manifesto,· fa più allegra confusione si è notata negli ' organismi minori M entre la Federazion e metallurgica, ad esempio, ha votato un of'dine del giorno nel quale è ~< fatto obbligo agli organizzati di sottoporsi al contributo » e si progettano comizi per spiegare alla m assa << i motivi che devono spingerla. a guardare con simpatia alle leggi sociali», ecco la Camera confederale del Lavoro di Bologna che emana una. circolare in senso d iametralmen te contrario a quello dei metallurgici e invita i suoi organizzati a « non pagare», tanto che il La11 0t'atol'e di Trieste, nel dare 1a notiz ia, la intitola funereamente cos1 : Un altro- decrefr.,, nal o _ mor to. Piena babele fra le organizzazioni e ambiguità pietosa dell'Avanti/, il q uale, fra il sì e il n o che in capo gli tenzona, sceglie massimalisticamente il nì. ·

Non si arriva a capire se l'A vanti / sia favor evolmente · contr.:i rio o cont rariamente favo revole al p agamento del contr ibuto ope raio. Riassu•

· mendo, fissiamo:

I. l'atteggiamento de lle masse, anche perché sollecitate dagli elementi estremisti e anarchici, suona piena. squalifica di dirigenti firmatari del manifesto; i quali· dirigenti av rebbe ro l'elementare dovere di rassegnare le dimissioni;

2. l'atteggiamento delle masse è squisit_amente egoistico, quindi anti-socialìstico;

3. venti mesi di predicazione imbecille fatta dagli elementi politici del Partito hanno annulbto venti anni dì lavoro, di studi e di propagan da, poiché ·è chiaro che, manc:indo il contributo operaio, la legge va all'aria o perde quel carattere auto-filantropico ch e le avevano voluto conferire i dirigenti operai.

Lo scacco confederale non p uò essere attenuato. :B clamorosissimo ! Ma si spiega.

Gli operai «imboniti » e intontiti, si dividono, « g rosso modo », in d ue g randi zone: quelli che non crr:dono più alla rivoluzione e quelli che ::-- più o meno fermam ente - ci credono ancora. l primi attraversano un periodo di scetticismo e di menimpippismo, per clii si preoccupano soltanto dell'oggi è niente del domani; gli ultimi pensano che se la rivoluzione viene, essa risolverà globalmente tutti i problemi, compreso quello delle pensioni e che è grottesco far causa comune coi borghesi e lo Stato, quando gli uni stanno per essere espropriati e l'altro sta per essere d emolito.

Ri uscirà la Confederaz iqne Gene ra le del Lavoro a. imporre aUe sue masse il rispetto della nuova legge? , Né dubiti amo assa i, per quanto, essendo , in gioco il suo prestigio,

Ja Confederazione Generale del Lavoro farà il possibile per convincere e trascinare i refratt ari.

Comunque, l 'episod io ha una sua morale chiara, delinea delle re• sponsabilità e impone .:_ finalmente - a i confederali e agli e lementi ragionevoli del Pa rtito il dovere di ~ceglierc !

Mussolini

Da Il Popolo d ' l!alia, N. 180, 29 Ìuglio 1920, VII.

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