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LA POLITICA DELLE RINUNCE

ADDIO, VALONA !

Per quanto atteso, per ·quanto << scontato » l'annuncio ufficia le ch e l'Italia abbandona definitivamente Valona non può non impressionare, nel modo più penoso, quegli oramai scarsi nuclei italiani che h anno ancora il senso della dignità nazionale. Molti italiani, specialmente quelli ch e vissero e combatterono in Albania, consid eravano Valona come u na città nostra sull'altra sponda. Attorno al mucchio delle case o deJle capànne primitive albanesi, era venuta via via sorgendo una città, con palazzi, alberghi, strade las_tricate, scuole , ospedali, illuminazione elettrica. Le mulattiere impraticabili del retroterra, attraverso l'opera tenace del fante , s i erano a poco a poco tramutate in ampie strade maestre, che facilitavano Je comunicazioni fra villaggi, nei quali il « bono· ta· liano » distribuiva alfabeto e pane, strumenti agricoli e medicine. Non ci sa rà, dunque, nessuno che illustrerà alla nazione l'immensa opera d i civiltà compiuta d~ll'Italia in Alban ia? Valona doveva essere il pre· m io concesso aI1a fatica e ~I sangue ita liano, Valon~ doveva costituire i l vestibolo per la ,:aostra penetrazione pacifica nei Balcani. W ilson stesso aveva riconosciuto.solennemente la l egittimità dell'assoluto possesso ita. liana di Valona, più il mandato su tutta l'Albania; Giolitti dich iarò a sua volta che nell 'attuale situazione del mondo l'Italia non poteva non rimanere a Valona... Ma tutto ciò è orma i storia del passato. Il tricolore itali ano è stato amflla inato .a Valona per sempre,

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Eppu re varrebbe la pena di conoscere un po' più da vicino Je vi· cende del nostro disastro albanese. Oh, noi non siamo cosi ingenui da chiedere la pubblicazione di un « libro » albanese. L'Inghilterra lo ha fatto p er il suo esercito d'occupazione in Russia. ma noi ci contenteremmo di q ualche lume che g iovasse a d are w,a linea agli avvenimenti, sia pure soltanto dal punto di vista della cronologia. D omandiamo, così a semplice t itolo di curi osità:

Quando e da chi e co n quali modalità fu dato l'ordine ài presid i italiani dell'interno dell'Albania di ritirarsi su Valona?

Come avvenne che le auto rità m..ilitari e politiche di Valona si fa . cessero ·cogliere impreparate dall'attacco degli insorti?

Cè stata o non c'è stata un'opera di sobillazione e d'aiuto materiale agli albanesi da parte dei greci e dei ·serbi?

Come si conciliano le dichiarazioni di Giolitti sulla necessità di mantenere Valona, con l'impegno di non mandare truppe di ri_n forzo al presidio assediato e coll'accordo concluso a Tirana, ·nel quale è imposto all'Italia lo sgombero di Valona?

Come ha pot uto un generale, in un. or.dine de] g iorno, lanciare il « siamo. a Valona e ci 'resteremo» quando le d irettive del Governo erano inclini al l'abd icazione e alla rinuncia?

Se no i volessimo regalarci e rega lare al pubbl ico delle fiches de cont ola1io11, pot remmo sciorinare le opinioni dei te(nici, contradditoric sempre, come le perizie psich iatriche. Noi accettiamo coffie dato di fatto che il possesso di Saseno ci compensi da l punto di vista strategico della perdita di Valona e diamo per concesso che roccupazione delle due pun te di terraferma ci diano il controllo assoluto della baia di Valona. Ammettiamo, inoltre, che ci siano, nel concordato, clausole soddisfacenti dal punto di Vista economico. Ma tutto ciò non attenua la portata della nostra catastrofe albanese, che è di natura essenzialmente politica e morale. Se il patto di Tirana noi lo avessimo concluso pri ma dell'attacco degli insort i; se nòn avessimo ceduto Valona senza tentare d i difendcrJa, noi avremmo comp iuto un bel gesto; l'unico gestodiremo cosl - « wilsoniano », malgré Wilson, di tutta la guerra e di tutta la pace Noi, invece, abbandoniamo Valona ~opo averl a di fesa per due mesi; l'abbandoniamo perché non possiamo più tenerla; perché il capo del Governo italiano ha promesso di non mandare più rinforzi, obbedendo al ricatto del pussismo eternamente antinazionale e antiital iano. Prima dell'attacco degli insorti, noi avremmo, cedendo Valona, potuto fare la figura degli idealisti (o d ei fessi); adesso facciamo là figura. dei vinti che si rassegnano alla loro disfatta. La rèaltà apparirà a i balcanici e non balca nici in questa proposizione schematica, ma giusta : poche migliaia di insorti albanesi ·hanno buttato in mare una cosid,detta gran de Potenz:1 come l'Italia.

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A rendere più plastico e dolorosO il confronto, proprio nei giornali di ieri, comparivano notizie frances i e inglesi di tutt'altro genere.

L'Agenzia H ,wfl.J annunciava che « la situazione fran cese in Ci licia è considerevolmente migliçnata e che in Siria è eccellente>). I francesi si battono ncJle terre del Mediterraneo Orientale, conquistano inte re regioni; ma mi sapete voi scova re un francese di Francia, che, d a. vanti ai sacrifici inevitabili .di sangue e di denaro che que Ua politica importa, lanci il g rido d i « via da Damasco» o« via da Ada na ,>? (L'accerchiamento francese nel Mediterraneo è ormai un fatto compiuto). Anche gli ingles i si trovano "in qualche imbarazzo p er via d ella sollevazione araba nel corso infe riore dell'Eufrate; ma. avete voi notizia di inglesi d'Ingh ilterra che si « agitino » per il ritiro delle truppe dalla Mesopota-· mia? Questa lista potrebbe continuare col Belgio che non r inuncia al Congo, colla Russia bolscevica che pone delle ipoteche su \Vilna ( contesa fra polacchi e lituani) e sulle isole Aaland evidentemente svedesi... e perfin o colla repubblica austriaca ch e rivend ica i suoi diritt i te rri toda li nei confronti degli jug oslavi.

Le conseguenze del nostr o disastro albanese possono essere incalcolabili. Non p er ni ente, per ben due volt~. l'agenzi a ufficiosa serba ha annunciato la p resa di V alona. La prima volta, come ripercussion.e, s i ebbero i fatti di Spalato. Bisogna attende rsi qualche al t ro episodio del genere, ma su più vasta scala. L'op inione corrente nella Jugoslavia è che gl i italiani non si battono più, p e r n essun motivo. Se i serbi attacch eranno Sebenico e Zara, avranno dei complici in Ital ia che grideranno il << via da Zara o da Sebenico! >> o anche dall' Istria o da Udine, se sarà necessario. Via! Via semprel E perché non via dal Brennero?

I tedeschi dell'Alto A:dige chiedono << l' istituzione di una milizia territoriale e il contemporaneo ritiro delle t ruppe italiane». Capite il latino o il tedesco? Fra poco, al primo crepità~e delle carabine t irolesi, echeggerà ne l pantano della vigl iaccheria nazionale il « via dall 'Alto Adige!». Avanti, signori di o ltre tutte le frontie re : chi vuol da re , se ci trovate g usto, una pedata all'Italia?

Consoliamoci colla cronaca «i nte rna>~ , che ha al suo primo piano Millesimo e Savona. F inché il popolo italiano darà spettacoli così Jeg· giadri, come la caccia e il linciaggio d egli ufficiali isolati sulla spiaggia di Savona, non gli può mancare un brillante 'destino

Da Il Popolo d'l1alit1, N . 186, agosto 1920, VII.

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