10 minute read
IL NUOVO PAPA
Mentre il vecchio papa, quello, per inte nderci, del Vaticano, anunae• strato da una plurisecolare esperienza, fa, da qua lche tempo, nn uso limitatissimo di bolle, scomuniche, anatemi e simili altri strumenti inquisitoriali, il nuovo papa, invece, queJlo rosso di Mosca, non l ascia passare un giorno senza lanciare i suoi ful mi ni contro i traditori e i rinnegati del socialismo occidentale. Pe~ poco che l a duri ancora, il signor Uljanov ci avrà reso un prezioso serv izio : quello di precipitare nel ridicolo più grottesco il suo sistema politico e mentale. L'occiden te non è a ncora « maturo » per gli uk.ase di Len in. A lcun i secoli di l ibertà hanno dato agli uomini di questa terra una grande strafottenza in tema di scomuniche. N essuno Je prende sul serio. Len in, peggio del P adre Eterno, cont inua a giudicare e a mandare. A.Ila destra, gli eletti; alla sinistra, i reprobi. Quando Mosca h a parlato, tutto il resto del mondo socialista non conta. Bisogna accettare e credere in silenzio. Ecco alcune propar~ zioni delle più recenti <( bolle >> di Su;i Santità il pontefice Lenin :
« IJ modo di agire di Dittmann e di Crispien, i due noti capi i ndipendenti tedt"S<h.i, mostra l'impossibilità di r imanere in un partito insieme con codt"Sti elementi piccolo-borghesi. Colla loro esitazione al momento decisivo, essi tradiscono la ri voluzione p roletaria, come i n Italia essa è tradita da D 'Aragona, Modigl iani e Turati ».
Advertisement
All'ukase, Lenin aggiunge un suo articolo, pubblìcato nella Pravda, dove son~ queste paro le : · q Gli avvenimenti d'Italia devon o aprire gli occhi anche ai più ostinati, che non vedono il pericolo di un accordo, di una pace con Crhpien e D ittmann . I Crispien e 1 Dittmann italiani, Turati, Prampolini, D'Aragona, sabotano la rivoluzione i n Italia nel momento in cui essa comincia a maturare».
Non c'è, dunque, che un socialismo a utentico sulla terra: quello inca rnato in Lenin. L'unico·socialista, il superuomo è lui. Se, per avven. tura, qualcuno non la pensa come lui, si emana un «bando» da Mosca e il d isgraziato va ad aumen tare la schiera dei rin negati .
Ma ecco delinearsi già, nella pietosa bancarotta politica, economica , morale dei s istemi socialisti, qualcuno che è più leninista di Lenin:
G. M Serrati. Costui. trova che Lenin è anco!a vittima di certi pregiudizi nazionalistici e colonialistici e che il bolscevismo, invece di distruggere la proprietà privata agricola, l'ha moltiplicata all'in6n ito. Confessione da ritene~e ! · le sue scomuniche avranno il valore che si dà in Italia a certi luoghi comuni. Non tutti vo.Ì;liono ridursi allo stato di gregge belante le litanie. Che L~nin pensi per sé, va bene; che pensi anche alla Russia, poss iamo ammettere; ma quando pretende di pensare per tutto il mondo, di sostituirsi a tutti i cervelli e di possedere l'unico specifico di salvezza della povera umanità, allora varca il segno. Il cittadino Lenin non può pretendere di sostituirsi a Dio e di essere adorato come un Dio.
Siamo dinanzi, evidentemente, ad un tentativo di incrinatura dell'infallibilità del papa rosso. Ma, allora, perché gli scomunicati centristi citati da Lenin dovrebbero commuoversi per i suoi furori, dal momento che ·anche egli può, secondo taluni dei suoi stessi discepoli, prendere dei famosi dirizzoni dottrinali e pratià?
Da tutta questa commedia una cosa emerge: che la chiesa rossa ha ereditato i sistemi, gli usi e gli abusi della chiesa n cia.
1 N ell'economia, il bolscevismo significa miseria; nella politica, equivale a schiavitù. Ormai si confessa anche in Italia, da gente tornata dalla Russia, (pe lassù la dittatura del proletariato è in r ealtà la dittatura di alcuni uomini del Comitat o centrale d el Partito Comunista Russo, esercitata sul proletariato per mezzo della polizia e dell'esercito rosso.
In Italìa siffatto sistema di Governo è matematicamente assurdo. O ra, se Leni n continuerà a fare il papa, con relative minacce d'inferno e promesse di paradiso, alimenterà i giornali umoristici.
Intanto la turba degli eretici che non intende g iurare sui vangeli di Mosca ingrossa in tutte le n azioni dell'occidente.
Potrebbe dars i ·che il mito di Le nin, sopravvissuto alla _tragedia, muoia in una farsa.
D a li Popolo d'Ila/id, N. 234, 30 settembre 1920, VII.
CHI GOVERNA ?
A proposito dell'.entità e realtà « Governo » nei confini storici e geog rafici di una nazione, si possono d are i seguenti casi, Ci può essere un solo Governo effettivo e nessun altro Governo, né effettivo, né potenziale. Oppure, ci può essere un Governo effettivo e diversi Go,•erni potenziali o tendenziali. Ogni Partito, conservatore o rinnovatore, può essere cons iderato un Governo « in potenu »> cioè il Governo di domani. P uò darsi ancora il caso de lla coesistenza di d iversi Govern i effettivi, sul territorio di una stessa n~ìone e questi Governi possono trovarsi f ra loro in istato di guerra o di pace. Tutto ciò è accaduto o accade nelJa storia del passato e nella cronaca dei giorni nostri.
Per qu ali attributi s i può affermare ch e un Governo è effettivo ? Quando, per Jo meno, ha i l monopolio della forza armata - esercito e polizia - della politica estera, della giustizia , deJia moneta e de lle tasse. Dopo questo preambolo scolastico, ma n ecessa rio, esaminiamo freddamente la situazione attuale· in Italia. Quanti Governi « potenzial i » ci sono in Ita li a? Moltissimi, e cioè quanti sono i Partiti, ognuno de/ quali } è fernume nte convinto che mandando al potere i suoi uomini e appl icando l e sue idee, si darebbe gJoria é prosperità alla nazione.
Ma quanti so no i Governi che in Italia possono chiamarsi effettivi per via che possiedono forze armate, fanno una loro politica estera, a mministra no Ja loro g iustizia e procedono a requisizioni e battono moneta? Contiamo. Un primo Governo, che può ancora chiamarsi « effettivo », è quello che risiede a Roma ed è presieduto da Giolitti. Un secondo Governo, che può chiamarsi « effettivo >>, è quello pi.JSSista, che dispone di forze armate, fa la sua politica estera, requi sisce, instaura tri bunali e prigioni ed emette - anche - carta valuta. Un terzo G o· verno, abbasta nza effettivo, è quello che si esprime dai Fasci Italia ni di Combattimento. Questi sono i Governi effettivi interni che stanno a Roma e a Milano. Poi c'è un altro Governo, effettivo, periferico: quello di Fiume.
Si domanda: quale fra questi quattro Governi è il più effettivo? Non quello di Roma, il quale dispone solo « sulla carta » delle sue forze a rmate. I « fermi » de i ferrovieri, l e pai:alizzano. Non quello d i Milano ( sociali sta ufficiale), cui manca una direttiva, rnalgrad? le masse di cui dispone e le sue forze nwneriche imponenti. Per via di eliminazione appare che il Governo più effeùivo è quello di Fiwne, del quale il Govern.o dei Fasci è alleato fed ele e pronto da quattordici mesi.
Il Governo d i Fiume è l'unico che abbia, oltre ai monopoli - forza armata, gìustizia, ecc. - una fede, un'idea, una volontà tesa verso uno scopo determinato. Lo spirito può qualche volta superare la· deficenza degli strument i materiali; ma gli strumenti materiali non bastano a sanare le deficenze dello spirito.
B _possibile la coesistenza duratura di tre Governi nel seno di una stessa nazione? No! Ceci tuera cela. Tutti i Governi devono tornare potenziali e uno so lo rimanere effettivo, Come ognuno vede siamo arrivati al t ermine di sviluppo logico del nostro ragioname nto.
E intenda chi può MUSSOLINI
D a Il Popoh> d' Italia, N. 236, 2 ottobre 1920, VII.
NEL «PUS»
Puri E Gli Impuri
Con un ordine del giorno votato con due soli voti di maggioranza e sottoscritto da sette personaggi, sino a ieri sconosciuti o quasi, la Direzione del Ptu « fa suoi i ventun punti della tesi di Mosca sulla costituzione dei Partiti comunisti, per i quali punti si deve ~rocedere àd una radicale epurazione, allontanando dal Partito gli" eleme nti riformisti ed opportunisti, secondo le forme cd i modi che verranno sottoposti alla discussione· del prossimo congresso », L'ordine del giorno soccombente è stato presentato dal prnfessore liceale Adelchi Baratone, massimalista deU'ultima ora. L'on. Nicola Bombacci, rinforzato da quel terribile estrcmistà che -risponde al nome del conte avv. prof. Antonio Graziadei, ha vinto, G. M. Serrati rassegna le dimissioni.
Diciamo subito che la discussione precedente il voto è stata di una povertà ideale, confinante colla più nera miseria. Gli uni ribalbettavano il sillabario ·moscovita;. gli altri si ten evano - per ragioni di contingenza - su un terreno di ambiguità. Alla fine gli estremisti comunisti sono riusciti a fa r trion fa re il loro punto di vista. Il Partito, che fu sino a ie ri socialista, dovrà, per « f are la faccia feroce », chi amarsi comunista. Si tratta di un p iccolo salto indiet~o. Si' torna al 1848. Poi si dovrà epu rare. Radicalmente epurare. Non basta gettare ad be.stias il povero Turati, che sembra oramai un Daniele nella fos sa dei leoni.... impagl iati; la «fitta» schiera dei riformisti e degli opportunisti ,-deve seguire l'ingrato destino del direttore della Critica So-eia/e. Ma che cosa significa Ja proposizione che chiude l'ordine d el giorno Terracini, dove si pada
_« di forme e di modi da sottoporre alla discussione del prossimo congresso»? L'epurazione è.... «l 'epurazione». La ghigliottina è Ja ghig liottina. Ad ogni modo, assisteremo, nei prossimi giorni, ad una specie di giudizio universale, con la cernita dei puri e l'anatema agli impuri.
Soltanto: chi sono i puri e chi sono g li ,impuri dal punto di vista socia~ lista? Dove Jinisce la purità e quando comincia l'impurità? L'on. Turati è certamente un impuro per Serrat i. Ma Serrati, a sua volta, è un ·impuro per Bombacci E i titoli di purità di Bombacci sono s~spettati, puta caso, da Bordiga. (Il quale, essendo astensionista, dovrebbe seguire, per opposte ragioni, la sorte di Tura ti). L'epurazione deve avvenire anche a sinistra, per essere completa.... Non c'è, dicono in Francia, un puro che non trovi u no più puro di lui che lo epu ri. Tutto ciò è chiesastico e g iacobino. Tutto ciò rappresenta Ja disfatta del socialismo politico, che si fraziona, come sta avvenendo in Germania, in una serie innumerevole di sette, rabbiose e impotenti. 11 movimento sindacale fini rà per inserirs i - sul terreno produttivista - nel corpo del capitalismo, la cui funzione mondiale comincia adesso,
Quali le conseguenze d 'ordine politico della scissione socialista? Per rispondere bisognerebbe possedere elementi di fatto circa la vastità della sciss ione. Tra coloro che prevedono un taglio a inetà e quelli che preved ono un'amputazione peri(erica, noi siamo p iuttosto vicini ai pdmi Una massa notevole di socialisti seguirà Filippo Turati e si può dice che qualitativamente saran no i migliori La conseguenza delJa scissione socialista sarà, a nostro avviso, la riconvocazione dei comizi elc_ttocali. A Partito diviso, i centocinquantas~i deputati socialisti sentiranno il bisogno di riappellarsì al corpo elettorale. Ma, a prescindere da ciò, il Governo, a scissione socialista compiuta, dovrà prendere l'iniziativa di indire le elezioni generali.' Può determinarsi, solo così, il fatto nuovo che conduca al potere quell i che saranno gli ·« epurati » del prossimo congresso socia· lista. Il grido « al potere» , lanciato così spesso in questi ultimi tempi da· Claudio T reves, potrà d iventare realtà attraverso alle successio ni negli eventi che ab biamo prospettato. MUSSOLINI
TRATTARE.... E CHI CONCLUDE?
Si vuole capi re o non si vuol capire eh~ l'arbitro della situazione neH'Adriatico è Gabriele d ' Annunzio? Bisogna dunque pensare che una "formidabile ondata di cretinismo si sia abbattuta su tutti coloro che formano la eletta (?) politica dirigente della nazione? Si può sapere che cosa va a combinare Sforza a Venezia? Se ci va per constatare ancor.? una volta - ma dovrebbe essere l'ultima - ch e l'intransigenza jug oslava non demorde dà.i suoi piani imperialistici e che quindi è l'ora di applicare il patto di Lon dra, allora il viaggio rapp resenta una utilità. In tutti g li altri casi è superfluo. II conte Sforza deve una buona volta convincersi che l'unica soluzione è l' applicaz ione del patto di Londra, p erché tutte le altre soluzioni saranno rese nulle dalla volontà e dalle armi di Gabriele d'Annunzìo.
Il signor conte Sforza, diplomatico incagoiato, non ha dunque fotto il messaggio che,' in occasione del 20 settembre, Gabrie le d'Annunzio ha fatto lanciare dall'alto su Roma e quindi a nche sul ministero degli Ester i ? II messaggio a un certo punto dice :
« Intanto, io che comando l'esercito italiano di Fiume d'Italia, dove la 1;enle eroica e mutilata porta orgo1;liosamcnte i suoi segni e sfida chiunque ad insultarli, io dico che nessuna rinu nzia iniqua potrà essere compiuta fra le Alpi Giulie e le D inariche finché l'ultimo dei miei combat~enti sia in piedi. E i miei combattenti non sono soltanto di qua dalla barra ma anche di là dalla barra. Ed è i J caso di ripetere la parola demoniaca; "Legione 110 nome, ché molti siamo" ».
Lo capisce o non lo capisce questo italiano metallico il conte Sforza}
E allora bisosna intendersi, in primo luogo, con Gabriele d'Annunzio. Chiedere a lui quali sono le rinu nce inique e quali non sono inique.
Senza ciò, le trattative di Venezia sono chiacchiere buttate ai venti di questo ottobre sciroccale. Che cosa conterà se il conte Sforza r inuncerà al Nevoso? I leg ionari fiumani Jo occuperanno. Altrettanto dicasi della Dalmazia, dove MilJo è alleato di o··Annunzio. Quando si tratterebbe di d ar corso alle rinunce, più o meno inique, H povero conte Sforza si troverebbe n ella più penosa deUe situazioni: si troverebbe· in istato - lui e il suo Governo - di pietosa, clamorosa, irreparabile impotenza . Belg rado, in un p r imo tempo, se ne laverebbe le mani i'!: il Governo italiano che avrebbe l'obbligo di applicare il compromesso, anche nei confronti dei reparti ribelli di Fiume e d ella Dalmazia. Un Aspromonte ·· in grande st ile? Non c'è da pensarci. Constatata e prot ocollata l'impotenza del Governo ufficiale italiano, non rimarrebbe al Governo di Belgrado che applicare colle proprie forze il compromesso: sloggiare cioè i ribelli del Nevoso, di Fiume e di Dalmazia. Straordinaria, ma logica. success ione di eve nti !
Tutto ciò è evitato dall'applicazione pura e semplice del patto di Londra, che,' lo vogli ano o non lo vogliano j r inu nciatari di G1.sa nostra, non comporta affatto per l'Italia di cede re Fiume alla Jugoslavia, .i. oche per la lapalissiana ragione che l'Italia non può cedere quello che non ha. Insomma, la s ituazione è questa: le eventuali rinunce d el G overno italiano non sono eff~tuabili, se vi si oppone D'Annunzio. Qu ind i è inutile proporle. Quindi è inutile trattare. Un ica salvezza, per finirla, l'appl icazione del patto di Londra.
Badi, il conte Sforza! La sua respo nsabil ità è e norme.
Cerchi, nella sua qualità di min istro della monarchia, di non affo. garla nelle acque morte della laguna! MUSSOLINI
Da lJ Po polo d'ItaHa, N. ~381 5 ottobre 1920, VII.