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LA LORO MENTALITA
Mentre in Italia ci sono dei rinunciatari, nella Jugoslavia non ce ne sono. Dirigenti e popolo; parlamento e partiti; reggente e contadini, un odio mortale li accomuna: l'odjo contro l'Italia; e un obiettivo solo li esalta : quel!o che si esprime nella formula dall'Isonzo (e forse dal Tagliamento) al Vardar.
la colpa imperdonabile, il nero tremendo delitto compiuto dai rinunciatari italiani è quello di avere dato ad intendere che dall'altra parte ci fossero delle persone ragionevoli, colle quali sarebbe stato possibile t ro vare l'accordo. Non è cosl. Abbiamo documentato mille volte a qua li confini pazzeschi si spinge l'intransigenza jugoslava. Voi pensate che nelle riviste, redatte da uomini di cultura e di pensiero, non ci sia la stessa feroce intransigenza antitaliana? Vi ingannate. Abbiamo sul ta· voJo alcuni numeri della Revue Jo11goslat1e, che esce, naturalmente, a Parigi. Nel numero di marzo-aprile 1920, legg iamo una poesia dal titolo: Noi non ti abbiamo perduta, o Istria noitra!, nella quale è detto che i croati scenderanno a Pola, a Pisino e più in là .... Nelle Note e Documenti, a proposito della.... barbarie italiana, troviamo questo lusinghiero confronto:
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« I turchi, questi barbari asiatici, celebri per il loro modo di torturare i raia, sono stati superati dai bulgari, che mostrarono un'abilità sorprmdente a inventare dei supplizi per la popolazione macedone, Gli italiani fanno impallidire la fama dei bulgari »
Segue il testo di un appello dei rifugiati del litora le, nel quale è detto, colla migliore disinvoltura: lo stesso Comitato o altro analogo ,ha mandato un telegramma al Principe Reggente, nel quale si contengono queste... rinunce:
« Noi non domandiamo nulla di ciò che appartiene agli italiani, ma d ifenderemo sino· all'ultimo ciò che ci appartiene. D omandiamo la nostra. Gorizia. e il nostro CarsO; dateci la nostra Istria, che nessuno tocchi Fiume, la Dalmaz.ia e le nostre i sole».
E scusate se è poco !
« Secondo i principi di Wilson al regno del S. H. S. che apparttflgono: tutta la Dalmazia colle sue 'isole, tutti i paesi occupati d ella Carniola, tutta la regione di Goriz.ia cosl come i dintorni della dttl di Trieste, tutta l'Istria col Quarnaro, inEne la città di Fiume ! ».
Come si ve de, sono « modesti » n ei loro appetiti t erritOr iali i nostri cari, carissimi jugoslavi! V ediamo se, co l passare del tempo, i porcari d'o ltre Adriatico scendono a più miti consig li.
Mai più.
Ecco il numero di luglio-agosto 1920 della stessa rivista. C'è wi ap pello al popolo jugoslavo, lanciato da un « Comitato di studenti per l'Adriatico ·» e neJ quale appelli) è contenuta questa perla :
« Se l'Italia conservasse un pollice so lo delle rive adriatiche il sangue di mig liaia di figli slavi sarebbe stato versato invano!».
Cì sono _ ben tee pagine di pretesi document i sul terrore italia no. Poi, a guisa d i consolazione, sono abbondantemente citati talu ni articoli r inunciatari apparsi sull'A vanti!, l'I:1izù1tiva, il R esto del Carlino
Si p uò q ui ndi, sulla scorta di q uesti e _ d i ce ntinaia di altri docume nti u ffic iali e non ufficiali, prevedere il corso delle trattative fra il conte Sforza e il sig nor Trumbié, Il signor Trumbié ch ied erà tran quillamente t~1tta la Dalmazia e tutto l'arcipelago dalmata; chiederà non meno tranquillame nte Fiume e tutta l'Istria, con Trieste e tutto il Goriziano sino all'Isonzo, Il sig nor Trumbié dimostrerà. tutta la sua buona volon tà. attraverso una sola rinuncia, non senza lunghe discussioni ~ il sig nor Trumbiè è d isposto a r inunciare ad Ud ine e alla linea de l T agliamento.... ?.CUSSOLJNI li Popolo d'Italia, N . 239, 6 o ttobre 19 20, VII.
TROPPO TARDI !
Quello che si è finalmente « rivelato >> al convegno social-pussista di Trieste non ci sorprende. Non ci sorprende che l'on. Nicola Bombacci sia ri tornato entusiasta dalla Russia. Il cittadino Bombacci non è uno « sputacchio verde», come lo definisce, con squisita camerateria, il suo collega on. Bentini. 11 deputato Bombacci è, in fondo, un buon diavolo di coniglio, incapace di far de l male a una mosca. Di lui si può dire quello che Alfredo Oriani diceva di Enrico Ferri : « Non è una testa, è una capigliatura )) Di ·aombacci si può affermare: << Non è u n cervello; è soltanto Ja réclame ambulante dell' ·· A cqua Chinina Migone " ».
· Il povero Bombacci, rimasto alla cultura e alla bocciatura della ·terza ginnasio in seminario, con un se i in italiano e un quattro in latino, non ha capito ·e non capirà mai niente di socialismo, a meno che non si VO· gliano gabellare per sociaffsmo certe chitarronate comiziaiole, in cui, in· vece delle idee, hanno una gran parte la barba, la. cravatta, il gesto e simile mimica da cerretani dozzinali, Né ci sorprende l'ambiguità di Serrati. Costui, lo diciamo senza alludere a lontane polemiche, ha al suo attivo l'esperienza americana. Un socialista che è stato negli Stati Uniti, che ha vissuto a New York, in paesi e in città dove il capitalismo si è sviluppato sino all'iperbo1e1 è portato ad immaginare il socialismo come un'ulteriore acceler;i.zione di quel ritmo di attività, non già come un ritorno a condizioni di vita rudimentali. Pietrogrado, ridotta a sei· centomila abitanti, deve aver prodotto in Serrati un' impressione dì gelo e di sgomento. Non C i sorprende, infine, che la gente deJla Confede r~zione si sia decisa a spiattellare la verità. Qualche cosa di simile al con· veg_no di Trieste è accaduto a Orléans: il sindacalismo occidentale ha condannato irr pieno il bolscevismo. Tutto ciò che su queste colonne abbiamo detto e documentato migliaia di volte, è finalmente ammesso dai socialisti che sono andati in Russia,·come gli Argonauti nella Colchide; ·e, invece che col vello d'Oro, sono tornati col sacco di cenere grigia della loro delusione. Avevamo dunque ragione noi di proclamare:
1. che in Russia non c'è mai stata e non c'è la dittatura del proletariato;
2. che in Russia non c'è nemmeno la dittatura del Partito 5o: · cialista;
3. che in Russia c'è soltanto la dittatura incontrollata e incontrollabile di un gruppo di intellettuali, appartenenti a una frazione del socialismo russo;
4. che tutte le altre frazio ni del socialismo russo e molti sindacati operai combattono tenacemente il bolscevismo;
5. che tutti i d ecreti socialisti sono rimasti sulla carta e che nel dominio economico - fabbriche, commercio ·e sop rattutto agricolturasi sta tornando e si è già tornati all'antico.
Questi sono stati i capisaldi delJa nostra campagna antibolscevica. Altri capisaldi noi abbiamo sostenuto, molto in anticipo sul signor Serrati: e cioè che se una rivoluzione politica può svolgersi in pochi giorni, una rivoluzione economica, dovendo toccare e trasformare gli interessi di milioni di uomini, è un compito formidabilme nte complesso, che può esaurire diverse g enerazioni. Ci vogliono ancora cinquanta anni o cento a nni prima che il comunismo trionfi, realmente, in Russia, ha d etto Serrati. Campa pure somaro proletario...
Ma un fatto soprattutto ci preme sottolineare. A prescindere dai g iudjzi che si possono dare sul fatto rivoluzione bolscevica, noi abbiamo, in ceoto occasioni, sostenuto che era anti-socialista, anti-storico, imbecille e criminale pretendere di fare in Italia una rivoluzione alla russa. Oggi da Trieste ci giunge la conferma di questa troppo lapalissiana verità. Siamo lieti di vedere in un certo senso coronata da. queste esplicite confessioni confederali la nostra campagna. Non è stata di soli articoli. 1'!,oi abbiamo spezzato in d iverse occasioni colla violenza l'infatuazione bolscevica e- proprio nei momenti in cui gran parte della ignobile e vigliacca borghesia intellettualoide italiana - .filosofi fessi alla Missiroli in testa - civettava col bolscevismo. Della nostra az ione ha benefici ato soprattutto il p roletariato, che dovrebbe esserci ricorioscente. N on c'è stato il salto nel buio, ma non v'è dubbio però che la sbornia bolscevica ha istupidito, corrotto e imbestialito g ran parte delle masse opera ie italiane. Sono stati inferti g ravi danni alla nazione Crederanno - ora - i p roletari alla verità detta, non più da noi, ma dai loro capi? Speriamolo. Prima che ~ia troppo tardi! _ MUSSOLINl
MISTIFICATORI....
Il voto del Gruppo parlamentare socialista, che ha chiuso le relazioni dei deputati reduci dalla Russia, è il monumento della contraddizione e della ipocrisia. C'erano sul tappeto 1e versioni relative alle f accende bolsceviche: una rosea, dettata da Nicola Bombacci, 1o scemo della compagnia; una grigia, dettata da Serrati, che va asswnendo le arie da padre nobile del convento social-pussista; e, finalmente, una necissima, dettata dai capi della mandria confederale. Dopo aver ascoltato queste t re versioni diverse è anche an ti tetiche fra di loro, il Gruppo parlameniire del Pus_ h a votato alla unan imità ( dei present i, circa set- · tanta) i l seguente ordine del giorno:
« Il Gruppo parlamentare socfalisla, preso atto delle relazioni orali fatte da akuni suoi compagni che si recarono in Russia, io attesa delle relazioni scritte ampiamente documentate e definitive, riconferma la sua fervida solidar icti alla Russfa comunista, proponendo di difenderne- ad ogni costo nel Parlamento e nel , paese il suo libero sviluppo».
Questo è un ordine del giorno stra\'ag ante e disonorante. Con esso si vuol far credere, in contrasto con migliaia dì testimonianze irrefutabili, che 1a Russia sia comunista, mentre, lo sanno oramai anche i paracarri, di comunisti in Russia non ci sono ch e i dittatori del Krem lino. E nemmeno loro sono sempre comunisti, percllé spesso devono accettare dei compromessi borgh esi e piccolo-borg hesi , Comunista un paese dove j comun isti sono seicentomila, quasi tutti funzionari del regime, su cento e più milioni di abitanti? Comunista la Russia; dove i l comunismo trad izionale agricoio è stato annientato dalla ripartizione delle terrè' in regime di proprietà individuale? Comunista la Russia, che non ha « comunizzato » niente, assolutamente niente, all'infuori della miseria e della fame? Ma chi vogliono ancora mistificare, questi grotteschi pagliacCi del socialismo italiano? Chi? Se stessi o g li altri?
Ben più coerente, a proposito deUa Russia, è stato il congresso s indacale di Orléans. Là non sì è parl~to di" una Russia comunista, che non esiste; si è parlato di una Russia che ha diritto - e noi siamo pronti a riconoscerlo - di governarsi liberamente come vuole.
Il voto di Odéans è stato preceduto da un discorso formidabile di Merrheim, che è il segretario della Federazione metallwgica francese.
Il Merrheim ha ·cominciato col definire Lenin, attraverso un profilo tracciato dal ferocissimo massimalista Rappoport:
« Lenin - diceva Rappoport - non conosce che un rimedio: il saJasso, li suo trionfo sarebbe la morte della rivoluzione russa ».
Il Mercheim ha continuato la sua requisitoria implacabile contro i sistemi, le dottrine, il terrorismo dei bolscevichi.
« Non è - egli ha detto - una dichiarazione di gucrra alla borghesia che ci portano i comunisti; ma una dichiarazione di guerra ai nostri sindacati ».
Il Merrheim ha concluso rivendicando al sindacalismo il pieno di. ritto ad una azione autonoma, all'infuori dei Partiti e delle sètte in cui i Partiti stessi si dividono. 11 congresso g li ha dato rag ione. L'ordi ne del giorno votato è anti-bolscevico. C'era anche a Odéans un commesso viaggiatore di Lenin, ma non ha avuto fortuna. L'esempio dei sindacalisti francesi va segnalato e additato agli italiani, i quali, dopo aver affermato e dorumentato che in Russia c'è tutto fuorché il comunismo, si contraddicono im"mediatamente e pietosamente nel loro ordine del g iorno.
Cosl la tragicommedia continua..... MUSSOLINI
Da Il Popolo d'ltdlù,, N. 241, 8 ottobre 1920, VII.