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I PERSONAGGI DELL’EPIFANIA ........................................... pag

no appunto tutti i testi della liturgia di questo giorno. “Rivèstiti di luce, (…) la gloria del Signore brilla sopra di te” (Isaia 60, 1), abbiamo sentito il profeta dire all’umanità, raffigurata nella terrestre Gerusalemme. E ancora: “cammineranno i popoli alla tua luce” (Isaia 60, 3). Il vangelo poi ci parla della luce di una stella che diventa punto di riferimento e guida agli uomini che nella notte del mondo si pongono alla ricerca del loro salvatore». Biffi parla addirittura della “parabola della luce”: «…La luce pare fatta di niente, è impalpabile e inafferrabile. Eppure le cose – che si mostrano per se stesse così consistenti – hanno per noi colori, contorni, dimensioni (si direbbe, “esistono” per noi) solo in quanto sono illuminate e vengono in tal modo salvate dall’oscurità che sembra annientarle. Così è il senso di Dio nella coscienza dell’uomo: pare a prima vista qualcosa di estrinseco e di superfluo, un lusso per spiriti poco affaccendati e un po’ malinconici, una inutilità che non aggiunge niente alla solidità, alla corposità, al peso delle realtà terrene che affollano gli spazi dell’esistenza. Ma senza il senso di Dio tutte le cose si fanno grigie, opache, senza splendore. Senza Dio tutto perde valore, senza Dio i nostri giorni si rivelano vani e non hanno un perché. Senza Dio noi stessi ci scopriamo privi di una persuasiva ragione di vita e di destino che dia significato alla nostra quotidiana fatica» (G. Biffi, Epifania, Cantagalli, pp. 34 s).

È Gesù la luce vera: «la luce splende nelle tenebre» – dice il Vangelo –. «Già prima della sua nascita Gesù era stato preannunciato come “un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte” (Lc 1, 78 s). A soli quaranta giorni sarà chiamato da Simeone nel tempio: “luce per illuminare le genti” (Lc 2, 32). E lui stesso dirà di sé: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12) (ibidem, p. 54).

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I PERSONAGGI DELL’EPIFANIA

GESÙ

Un confronto con il Natale ci suggerisce un’osservazione salutare. Natale – È Dio che agisce, oserei dire con tanto rispetto. È Dio che si “scomoda” per raggiungere gli uomini; un richiamo per ciascuno di noi ce lo offre G. Biffi: «Se Dio è venuto fino a noi nel

Natale, è giusto e doveroso che anche noi tentiamo di andare a lui, uscendo da una vita superficiale e pigra, senza palpiti e senza fremiti di rinnovamen-

to. È l’esempio e l’incitamento che ci viene dai Magi, come dai Magi ci viene la fiducia che possiamo anche noi conseguire il traguardo della nostra ricerca e trovare Dio. (…) Trovano Dio coloro che, come i Magi, hanno il coraggio di lasciare le abitudini di comodità, di vita mediocre, di incoerenza morale, per obbedire alla voce della coscienza che propone una più perfetta obbedienza alla legge interiore e ai più elevati ideali» (ibidem, p. 112).

L’uomo invece sta fermo: i pastori stanno immobili davanti al

Bambino Gesù, si limitano a manifestare lo stupore perché intuiscono che quel bambino in braccio a Maria è specialissimo, forse intuiscono che in lui c’è Dio! Riescono solo ad esprimersi con un “Oh…” di grande stupore. Epifania – Dio “sta”, immobile nella sua divinità, perché oramai si è pronunciato tutto nel Verbo, Gesù Bambino. E aspetta che il mondo venga a Lui. Scrive ancora Biffi: «Il Creatore dell’universo è venuto quaggiù, per così dire, nascostamente: nell’oscurità e nel silenzio, rivelandosi a una piccola cerchia di uomini senza prestigio, senza fama, senza risonanza… Però non vuole che nessuno finisca col ritenere che la sua venuta tra noi sia quasi un fatto privato, da tener nascosto e da riservare soltanto ad alcuni. Il contrario è vero: la sua iniziativa ha una portata universale, la sua verità è destinata a illuminare l’umanità intera, la sua grazia è offerta a tutti i figli di Adamo» (ibidem, p. 96).

I Magi, rappresentanti dell’umanità intera, che si sente già realizzata e soddisfatta di sé, si scomodano, si muovono perché una nuova e speciale stella li interroga in profondità e li invita a cercare il perché della vita al di fuori di sé. Allora i Magi sono il simbolo dell’uomo in ricerca, sempre in ricerca, anche oltre la scienza e lo sperimentabile. Sono quindi il simbolo dell’uomo pensante. Alla fine, liberandosi dalle proprie chiusure e affrontando tante fatiche, trovano… “il” Bambino; intuiscono che è… Re, un Re specialissimo, e Lo adorano perché si scoprono

“finalizzati” a Lui, tendenti necessariamente a Lui. Per questo

Gli offrono –secondo la tradizione – oro, incenso e mirra. E con questi doni – sempre secondo la tradizione – vedono Dio in quel Bambino.

I MAGI

Non mi basta conoscere la conclusione del loro pellegrinaggio. Voglio sapere qualcosa di più su di loro: Chi sono in realtà? Da

dove vengono? Perché solo loro tre vanno in cerca di un personaggio speciale?

Mi risponde ancora una volta il card. Biffi, un uomo particolarmente profondo nel pensiero e… “con i piedi per terra”: «Avvezzi a scrutare con assiduità la volta celeste, una notte si avvedono che tra il consueto scintillio delle stelle una luce nuova aveva cominciato a rifulgere. Colti e informati quali erano della letteratura dei popoli vicini, hanno subito posto in relazione ciò che vedevano con ciò che avevano letto in una antica profezia custodita dal popolo ebraico, una profezia che diceva: “Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele. Come mai quella stella fatidica è stata vista da loro e soltanto da loro? Perché essi non solo guardavano: sapevano elevare insieme con gli occhi anche i loro pensieri. Gli altri, ricurvi, ricurvi sull’opacità delle cose materiali, erano tutti presi dall’assillo dei molteplici interessi di quaggiù, seppellendo così ogni aspirazione e ogni fremito del loro spirito sotto la coltre delle sollecitudini e degli appagamenti della vita terrena» (ibidem, p. 113 s).

Un’altra domanda: a me, a noi che cosa insegnano i Magi specialmente con il loro lungo e difficile pellegrinaggio? Sempre il card. Biffi ci dice: «Trovano Dio coloro che, come i Magi, hanno il coraggio di lasciare le abitudini di comodità, di vita mediocre, di incoerenza morale, per obbedire alla voce della coscienza che propone una più perfetta obbedienza alla legge interiore e ai più elevati ideali. (…) Movetevi – ci dicono i Magi – e fate almeno qualche passo in più verso il Signore che già si è mosso verso di noi. È la semplice e decisiva lezione di vita di questa bella festa dell’Epifania» (ibidem, p. 113). E ancora: «la loro vicenda è la storia di una ricerca: la ricerca di una sapienza più alta della nostra scienza, la sola che può dare senso alla vita e alla morte, la ricerca di un bene che può saziare quella fame di felicità che nell’uomo è più grande dell’uomo stesso e del mondo intero; la ricerca di un Dio che si è fatto vicino e accessibile» (ibidem, p. 92).

I Magi vanno a Dio, Gesù Bambino, riconosciuto come Dio, e vanno… “da uomini”. Seguono la stella, vanno alla reggia del Re del momento, vanno a Gerusalemme, la capitale, il centro più importante e prestigioso, ma tornano… “da credenti” (“per aliam viam!”). Come mai? Perché erano uomini in ricerca, aperti, non fermi e ostinati sulla loro esperienza, quindi erano capaci di cogliere i “segni”.

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