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Io che nella pallavolo ci credo
by Anderlini
Storie
IO CHE NELLA PALLAVOLO CI CREDO
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Alberto Bigarelli e Michele Serenari raccontano il loro ultimo anno in palestra
Alberto Bigarelli, da piccolo atleta del minivolley ad allenatore di una delle formazioni più importanti dell’Anderlini, passando per diverse esperienze a livello nazionale e internazionale. Non si può certo dire che questo ragazzo non abbia deciso di dedicate e investire la sua vita nella pallavolo.
Classe 1990, Bigarelli è cresciuto pallavolisticamente nel settore giovanile della Scuola di Pallavolo Anderlini e Pallavolo Modena. Nel 2009 è Campione d’Italia di Beach Volley Under 21, e proprio in questa specialità che ha partecipato nello stesso anno agli Europei di Kos. Nella stagione 2010/2011 fa il suo esordio in Serie A con Casa Modena in occasione delle finali scudetto, accanto ad illustri colleghi del calibro di Bruninho, Angel Dennis e Dick Kooy, al servizio di Silvano Prandi. L’anno successivo passa in Serie A2 alla Edilesse Conad Reggio Emilia, per poi trasferisti a Crema in B1 e di nuovo a Reggio Emilia in B2.
Nel 2014 milita nelle fila dell’Hydra Volley Latina di B1. Nelle ultime stagioni sportive ha calcato i parquet del Volley Castelfranco e Top Team Mantova. Ritornato nei ranghi Anderlini per la stagione 2019/2020 come giocatore, resta come allenatore del settore femminile eccellenza, dopo aver appeso le scarpette al chiodo.
Alberto, come vedi la pallavolo nella tua vita?
La pallavolo è sempre stata al centro della mia vita fin da piccolino. Le mie sorelle hanno sempre giocato e con i miei genitori ci siamo fatti ogni palestra e palazzetto d’Italia. Ho avuto la fortuna di crescere dentro le mura del Palanderlini e del Palapanini per poi continuare la mia carriera da giocatore tra serie A e serie B girando da Nord a Sud. Un vero onore. Ora è da qualche anno che mi sono “lanciato” in un nuovo percorso, in una nuova carriera da allenatore nel volley femminile per raggiungere nuovi obiettivi e grandi traguardi.
Tu sei uno studioso della pallavolo? Perché hai scelto questo approccio?
Sono un pò stacanovista. Per diventare un grande allenatore non basta aver giocato ad un buon livello in passato o magari guardare le partite in TV ma credo sia molto importante aggiornarsi giorno dopo giorno. Ci deve essere tanto studio
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dietro, sia tecnico che mentale. Sicuramente chi entra in camera mia non troverà i più grandi romanzi di sempre ma troverà una sfilza di libri di volley. Non chiedetemi infatti quale è il mio libro preferito.
Come sei riuscito/a a mantenere la concentrazione in un anno come questo, a intermittenza?
È stato un anno molto lungo e faticoso. Sicuramente devo ringraziare la società che mi ha permesso di dare sempre una certa continuità al lavoro in palestra nel massimo rispetto di ogni restrizione anche nei momenti più difficili. Ho imparato tanto da una stagione come questa. Ci sono stati dei momenti nei quali il rapporto umano con le mie giocatrici veniva prima dell’aspetto tecnico; abbiamo focalizzato l’attenzione sull’importanza del gruppo. Aiutandoci, confrontandoci e dandoci sempre degli obiettivi giorno dopo giorno, lo stimolo non è mai mancato e in anno e mezzo come questo... è senza dubbio la mia vittoria più grande.
Sei soddisfatto/a di come è andata la stagione?
Sono molto contento del nostro percorso. Ora inizia sia per il gruppo Under 17 che Under 15 il momento più caldo e importante della stagione. Al momento abbiamo raggiunto ogni obiettivo che ci siamo prefissati in precedenza. Arriviamo ai prossimi appuntamenti con tanta voglia di scendere in campo e molto motivati. Il lavoro di 10 mesi svolto in palestra si inizia a sentire sulle gambe ma allo stesso tempo c’è tantissima voglia di abbracciarsi in campo che non ha prezzo. Siamo pronti!*
Qual è la soddisfazione più grande che hai avuto quest’anno? Ogni giorno è stata una soddisfazione. Questa pandemia ci ha insegnato tanto. Vivere l’oggi senza programmare il domani ci ha permesso di allenarci ogni giorno come se fosse l’ultimo allenamento. Vedere le ragazze mai fuori posto e pedalare sempre verso lo stesso obiettivo per me è stata una delle più grandi soddisfazioni. Un’altra bella gioia per me, per lo staff e per tutto il mondo Anderlini è l’esperienza in maglia azzurra che stanno vivendo le nostre quattro 2006 Linda, Irene, Dalila e Martina. Un sogno per loro che si avvera grazie anche al contributo della squadra, delle loro compagne di sempre che le hanno accompagnate in questa meravigliosa esperienza.
Qual è la sfida più grande che hai dovuto affrontare (dentro e fuori la palestra)?
Per un allenatore ogni giorno è una sfida. La pallavolo è la mia più grande sfida, bella da morire ma allo stesso tempo delicata. Quando vedi nelle tue ragazze che hanno in testa il tuo concetto di etica del lavoro hai vinto. Ma la sfida più grande in assoluto è far pensare alle tue giocatrici con il Noi e non con l’Io. Io ci credo molto a questo, ci sarò riuscito? Non lo so, spero di sì.
* questa intervista è stata fatta prima della partenza per le Finali Nazionali Giovanili Crai Under 17 e Under 15
Dopo aver letto le parole di un allenatore, saltiamo dall’altra parte della barricata, per capire il punto di vista di chi scende in campo e ha la responsabilità finale di quelle palle che tanto posso costruire come distruggere.
Michele Serenari, schiacciatore classe 2004, arrivato all’inizio della stagione 2020-2021 dallo Zinella Bologna, con la quale ha collezionato un titolo regionale Under 16 nel 2019 proprio ai danni della Scuola di Pallavolo Anderlini.
Giocatore della tecnica sopraffina, perfezionista e instancabile lavoratore che tra i 2004 e i 2005 dell’Anderlini ha trovato la sua dimensione.
Come sei riuscito/a a mantenere la concentrazione in un anno come questo, a intermittenza?
La concentrazione è stata soprattutto difficile da mantenere a causa della mancanza di partite e quindi di stimoli per più di metà anno, quindi la cosa importante è stata ricordarsi sempre quali fossero gli obiettivi della stagione, parlandone sia tra compagni che nei discorsi fatti dagli allenatori, per riuscire comunque a rimanere lì con la testa, migliorare ed essere pronti una volta ricominciate le attività.
La stagione 2020-2021 per il gruppo squadra Under 17 è iniziata prestissimo, vista la grande voglia dei ragazzi di entrare in palestra dopo il lunghissimo stop del lockdown nazionale che abbiamo vissuto. Se all’inizio l’entusiasmo era “alle stelle” per il nuovo gruppo formato, gruppo molto competitivo, e per la speranza di poter vivere una stagione normale, ben presto il gruppo si è dovuto scontrare con la realtà che tutti quanti conosciamo.
Il campionato è iniziato a ufficialmente a febbraio, ma è stato bruscamente interrotto dalle continue quarantene preventive legate ai contatti scolastici dei ragazzi e, di fatto, fino ad aprile non hanno preso il via con fluidità le gare in calendario. In un mese e mezzo si sono dovute disputare tutte le gare del girone Under 17 e le gare della Coppa Italia di Serie D.
Sei soddisfatto/a di come è andata la stagione?
La stagione nel campionato di serie è stata un po’ al di sotto di come secondo me avremmo potuto fare sia come gioco che come risultato, di conseguenza. Comunque per noi era in sostanza un modo per giocare più partite col gruppo della 17, quindi non aveva grande importanza il risultato i sé. Nel campionato Under invece tutto sommato è andata bene anche se ovviamente rimane un po’ di amarezza per il finale da secondo posto in regionale.
Qual è la soddisfazione più grande che hai avuto quest’anno?
La soddisfazione più grande è stata probabilmente la crescita personale che sono riuscito ad ottenere nella fase finale dell’anno, dopo un inizio che non è stato così facile e immediato arrivando da un’altra società (non come gruppo, col quale mi sono trovato bene da subito, ma proprio come nuovo ambiente, stile di gioco e modo di allenarsi). Ovviamente rimane anche la soddisfazione di aver giocato un’altra finale regionale, nonostante il non aver avuto la possibilità di qualificarsi per le finali nazionali.
Come sei riuscito/a a conciliare scuola e sport?
Conciliare scuola e sport è in gran parte una questione di sapersi organizzare con impegni e orari, soprattutto nel mio caso dato che vivendo in un’altra città, tra treni e passaggi in macchina o col pulmino della società, impiego gran parte dei miei pomeriggi di allenamento già solo coi viaggi di andata e ritorno ai quali si aggiungono ovviamente 2/2.30 ore di allenamento. Quindi in sostanza bisogna saper accelerare un po’ tempi dello studio, che per alcuni all’inizio può essere complicato, ma col tempo ci si abitua.
Andrea Sassi, allenatore di Michele, si sbilancia a dare alcune chiavi di lettura della stagione conclusa,
È stato tutto molto lungo, abbiamo provato a dare ai ragazzi quei momenti di socialità che all’esterno non potevano trovare, facendo insieme ciò che più ci piace. Il contesto esterno però non ci ha permesso di vivere con piena serenità ognuno dei momenti passati assieme, per tutti ci sono stati alti bassi. Solo quando è iniziato il campionato l’obiettivo comune ci ha dato nuova forza, tant’è che, nonostante il grosso del lavoro fosse stato fatto nei mesi precendeti, nell’ultimo mese la squadra ha trovato il suo gioco migliore e singoli hanno saputo dare il loro meglio, tanto da tenere testa a ravenna in finale regionale.
Michele, qual è la sfida più grande che hai dovuto affrontare (dentro e fuori la palestra)?
La sfida più grande per me è stata probabilmente fuori dalla palestra, perché non è stato sicuramente un anno facile dal punto di vista mentale. Passare intere settimane solo tra casa e allenamento (noi che tra l’altro abbiamo avuto la fortuna di non esserci mai fermati quest’anno, mentre molti altri erano a casa senza la possibilitàdi allenarsi) a causa delle continue chiusure è stato molto complicato a volte e io credo di averne risentito anche in campo in alcune occasioni.
Continua Andrea Sassi,
A loro va il merito di essersi sempre presentati a testa alta in palestra, anche in un momento difficile con quello che abbiammo e che stiamo passando, lasciando fuori i problemi che la condizione esterna ha amplificato per ognuno di noi. Sono stati all’altezza di una richiesta di impegno e di professionalità altissima in ogni momento della stagione, sopportando un allenatore dalle molte pretese, tra le altre anche quella che siano ragazzi migliori del sedicenne-diciasettenne medio. E giorno dopo giorno hanno dimostrato di sapere essere, piuttosto che apparire.