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«Arrendersi non è un’opzione»
from Stadium n. 4/2022
by Stadium
La frase della nuotatrice paralimpica Carlotta Gigli ci indica la forza di questi atleti, che si chiama “coraggio”
Sarete d’accordo con me nel riconoscere che Bebe Vio, trionfando per la seconda volta consecutiva alle Paralimpiadi, ha lanciato un messaggio a tutti noi: smettiamola di lamentarci. Piantiamola di vedere soltanto il peggio di noi stessi. Scappiamo dalla rassegnazione e riaccendiamo il motore della speranza. «Arrendersi non è un’opzione»: è la frase fulminante e bellissima pronunciata da Carlotta Gigli, nuotatrice ventenne, affetta da retinopatia degenerativa, dopo il record mondiale nei duecento metri misti. Lo si può cantare anche sulle note di “Volare”, come hanno fatto le tre ragazze, amputate di gamba, sul podio tutto italiano dei 100 metri piani: Ambra Sabatini oro e record del mondo, Martina Caironi argento e Monica Contraffatto bronzo. Lo si ammira nello sforzo del nuotatore cinese Zheng Tao, che esce dalla piscina sollevato da un tubo stretto tra le labbra essendo privo di braccia. Una disabilità che, tuttavia, non gli ha impedito di vincere cinque ori paralimpici. Ogni storia, ogni medaglia, ogni gara è una lezione su come ciascuno di noi abbia sempre la forza di andare avanti. È questo il vero segreto della felicità! Non rimanere paralizzati dal dolore per il proprio limite e vincolo, ma fare leva proprio su questi per lanciarsi oltre l’ostacolo con l’obiettivo di fare il massimo possibile. Si tratta di qualcosa di più che semplicemente abbassare l’asticella delle proprie aspettative. Dobbiamo ammetterlo, anche noi siamo atleti paralimpici. La nostra vera competizione, nella quale siamo impegnati quotidianamente con il nostro lavoro e la nostra vita, è piena di limiti e difficoltà. Siamo imperfetti, feriti, menomati, disabili: tutti siamo chiamati ad affrontare una lotta. Tutti abbiamo bisogno della forza di questi atleti, che si chiama “coraggio”. Quel famoso coraggio manzoniano, che se uno non ce l’ha non se lo può dare. Loro invece l’hanno avuto e se lo sono dato confrontandosi quotidianamente con avversità di ogni tipo, comprese le loro disabilità, per trasformarle poi in punti di forza. Questi sono atleti davvero speciali perché hanno trovato la forza di rendere bella, piena e felice la loro vita ferita e ammaccata. Sono stati in grado di cancellare dal vocabolario l’avverbio “nonostante” per lanciare a tutti questo messaggio: nonostante non esiste, «se sembra impossibile, allora si può fare». L’impossibile è possibile. Noi che abbiamo le gambe e le braccia, che possediamo occhi e orecchie funzionanti, a volte ci scopriamo incapaci di usarli ritrovandoci sordi, ciechi e immobili. La paura e la rassegnazione paralizzano, solo il coraggio offre la capacità di ripartire. Questi straordinari atleti paralimpici, famosi o che frequentano le nostre società sportive, sono un grande esempio per tutti noi. La loro tenacia è l’invito a credere che per riuscire nell’impresa della nostra vita, per realizzare il sogno che abbiamo in mente, dobbiamo combattere contro problemi, limiti e mali che non potevamo neppure immaginare… e vincerli!