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La soppressione della FASCI per opera del regime fascista
from Stadium n. 4/2022
by Stadium
di Leonio Callioni
Riportiamo, dalle cronache del 1927, in pieno regime fascista: Il Consiglio dei ministri constatò «la necessità di riformare la legge (cioè il decreto legge del 9 gennaio 1927: NdR) secondo lo stile integrale e intransigente del fascismo» e di un nuovo decreto-legge, sopprimendo le eccezioni allo scioglimento ammesse l’anno precedente, vietando «qualsiasi formazione o organizzazione che si proponga di promuovere … l’educazione fisica, morale o spirituale dei giovani, eccettuate le formazioni ed organizzazioni facenti capo all’Opera Nazionale Balilla». È la fine di un’esperienza meravigliosa di servizio ai più piccoli e ai più giovani, offerta dalle molteplici realtà di ispirazione cattolica. La reazione della Chiesa non è in realtà, con il Papa Pio XI, immediata e vigorosa come sarebbe forse (forse…) stato necessario. D’altra parte la partita aperta con il Partito Fascista e con il suo capo indiscusso, Benito Mussolini, per la Chiesa era molto ampia, tanto da imporre atteggiamenti sobri e attenti a non provocare reazioni violente. «Il Papa – racconta la nostra principale fonte storica, il libro primo dei Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano, edito dal CSI – si limita a protestare, quando vengono definitivamente soppressi gli esploratori cattolici (nel 1927 erano già state sciolte le istituzioni sportive della FASCI)… in quanto ha in mente un progetto di Azione Cattolica in cui non c’è posto per attività sportive e ricreative autonome. In fondo Pio XI, approfittando delle pretese del Partito Fascista, assecondò questa volontà politica perché, mentre coglieva il valore profondo dell’Azione Cattolica a livello educativo, considerava di poca importanza le altre associazioni di ispirazione cristiana ritenendole collaterali e secondarie». Forse non è inutile ricordare che questa parte della storia va letta con lo sguardo su quel periodo, cercando di contestualizzare le scelte e quindi va evitato accuratamente un atteggiamento giudicante su quella che all’apparenza può sembrare solo scarsa considerazione dell’attività sportiva. Bisognava essere in campo in quegli anni ed avere la responsabilità complessiva di un Pontefice per poter valutare con un minimo di competenza. Ed erano anni difficili. Divennero anni drammatici e poi tragici. Il Fascismo ad un certo punto della storia italiana, inseguendo idee di ampliamento dell’influenza italiana in particolare sull’Africa, per la “costruzione dell’impero” ad imitazione dello storico Impero romano, finì nell’abbraccio mortale del potentissimo Stato hitleriano, con il risultato di essere stritolato nelle sorti di una guerra sanguinosa e crudelissima, anticipata da leggi razziali che ancora oggi fanno pensare ad un periodo storico buio, chiuso ad ogni ideale di libertà e rispetto della dignità umana. Ma torniamo un attimo ad alcuni aspetti che possono illustrare come ci si avvicina alla decisione del Consiglio dei ministri fascisti di sciogliere la FASCI. La rilettura di questo brano è, a nostro avviso, particolarmente significativa di un atteggiamento più generale: «NON PER POLEMICA… Ogni tanto, sui giornali sportivi italiani fa capolino qualche giudizio sull’opera nostra e, peggio, qualche critica poco serena… Ecco qua infatti la “Gazzetta dello sport”, edizione romana, che parlando di alcune vicende poco liete riguardanti l’invasione fascista di un circolo sportivo socialista, trova modo di prendersela con la FASCI e con gli esploratori cattolici. Il brano che ci interessa è questo: “Non è simpatico che la politica si immischi nello sport. E sopra tutto non è logico e non è utile. Lo sport deve essere al di sopra della mischia e nessun colore politico dovrebbe macchiarlo. Ma incominciarono i cattolici ad organizzare ricreatori e società sportive prettamente confessionali, con obblighi più o meno larvati, poi aggravarono il male con l’unirle in una loro speciale federazione, la FASCI, e lo peggiorarono ancora di più con l’istituzione dei loro boys scouts, in contrapposizione con gli altri che non sono antireligiosi, ma semplicemente a-religiosi”. Dunque – riprende Stadium – non per fare una polemica, ma per convincere noi che tutto questo è frutto di una concezione falsa dell’opera nostra affermiamo: 1) che confessionale non vuol dire… politico e che la FASCI è sorta 17 anni fa quando i cattolici la politica la facevano guardandola dalla… finestra! 2) che le nostre società federate non hanno altri obblighi oltre quelli apertamente sanciti nello statuto e nel regolamento federale: affermare il contrario è mentire. 3) che porre come base di un movimento educativo il principio religioso è necessario e indispensabile[…]». Tanto altro ci sarebbe da riproporre di quella preziosissima documentazione. A noi, qui e oggi, basta poter segnalare che non fu solo il Fascismo a chiudere l’esperienza della FASCI, ma che gran parte della società liberale e benpensante di quel tempo dette il proprio sostanziale contributo. E quando si è vittima di un odio strisciante e generalizzato è impossibile sopravvivere. Il movimento sportivo cattolico comunque non fu ucciso ma solo messo fuori gioco finché il Fascismo non fu spazzato via dalle vicende – in particolare la seconda Guerra mondiale – che lo stesso aveva tanto fortemente voluto. Torneremo con la nascita del Centro Sportivo Italiano.
