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Martina Riva: una vita tra passione e progetti sportivi

Dal gioco in oratorio ai grandi eventi: l’impegno dell’Assessore allo Sport a Milano

UN VIAGGIO NELL’UNIVERSO SPORTIVO DELL’ASSESSORE, TRA IMPEGNO PERSONALE E VISIONE PER IL FUTURO DELLO SPORT MILANESE

di Massimiliano Dilettuso

A tu per tu con Martina Riva, Assessore allo Sport a Milano. Dalla sua passione giovanile per diverse discipline alla guida di importanti progetti volti a incentivare lo sport tra i giovani e a promuoverne l’accessibilità. La sua idea di sport come veicolo di inclusione e sviluppo e l’ambizione di vederlo accessibile a tutti.

Da dove nasce la sua passione per il mondo sportivo?

Ho iniziato a praticare nuoto da piccola, poi ho avuto due parentesi tra la pallavolo e la ginnastica artistica, entrambi sport a cui devo molto. Con la scuola partecipavo a tutte le gare di atletica possibili e immaginabili: la mia distanza preferita era quella dei 1.000 metri. Come tutti i giovanissimi, avevo una predilezione per i tornei di pallamano e palla prigioniera... Credo di aver perso anche qualche amicizia, dopo essere stata eliminata in qualche torneo! Battute a parte, credo di poter dire di essere appassionata di sport da sempre.

Quali sono i principali progetti sportivi che è riuscita a promuovere durante il suo assessorato e di cui è particolarmente fiera?

Sono felice di come stiamo promuovendo lo sport tra i giovani, cercando occasioni in cui ragazzi e ragazze possano sperimentare nuove discipline e mettersi alla prova. Penso ad esempio a “Expo per lo Sport”, che permette ai bambini di cimentarsi in oltre 30 diversi sport gratuitamente; penso ai campus estivi di Milanosport molto apprezzati dai bambini e dalle famiglie, e ai tanti eventi sportivi che abbiamo ospitato e ospiteremo all’Arco della Pace e nelle piazze della città, proprio nell’ottica di rendere lo sport accessibile e farlo conoscere a tutti e tutte. Nel nostro orizzonte abbiamo i Giochi Olimpici e Paralimpici invernali Milano Cortina 2026 ed è un piacere vedere crescere questo progetto in prima persona. La strada verso l’appuntamento olimpico è costellata di grandi eventi: alcuni li abbiamo già ospitati con onore e merito – penso al successo dei Mondiali di Scherma 2023, degli Europei di Salto Ostacoli, Milano Premier Padel P1 – e altri li ospiteremo nei prossimi mesi e anni – Mondiali di Kendo 2024 e Mondiali di Canottaggio 2025. Del cammino percorso fino a qui, una cosa mi rende veramente fiera: vedere crescere lo sport al femminile della nostra città, dal Sanga Basket tornato in Serie A1 dopo 31 anni dall’arrivo a Milano, all’Allianz Cloud, di Vero Volley, all’Inter femminile che da novembre 2023 gioca all’Arena Civica.

Quanto è importante promuovere lo sport e, soprattutto, farlo tra i più giovani?

Lo sport è condivisione di valori e di tempo, è occasione di incontro e confronto, è impegno, fatica e passione, è la gioia di raggiungere un traguardo sperato e la consapevolezza dei propri limiti. Educare i giovani a comportamenti e abitudini di vita sani e attivi è fondamentale per il loro bene e per la società. I dati che riguardano l’abbandono sportivo sono preoccupanti: l’Italia è al primo posto tra i Paesi OCSE per sedentarietà tra i bambini e – è bene ricordarlo –durante la pandemia circa il 25-35% dei ragazzi ha smesso di praticare sport. Questo è un problema grave, perché l’abbandono dello sport comporta spesso l’acuirsi di problemi di salute e di difficoltà emotive, psicologiche, relazionali e sociali che hanno ricadute importanti sulla vita personale e comunitaria di tanti giovani.

Quali sono le peculiarità dell’associazionismo sportivo a Milano? Quali gli aspetti su cui, secondo lei, è necessario puntare per uno sviluppo maggiore?

Il tessuto sportivo milanese è per lo più composto da piccole realtà associative dilettantistiche senza fine di lucro, tendenzialmente strutturate in ASD e SSD e composte sostanzialmente da personale volontario.

Si tratta di realtà che, oltre a rappresentare una validissima forma di presidio anche in zone non semplici della città, hanno lo straordinario merito di valorizzare al massimo la funzione sociale dello sport, garantendo la più ampia accessibilità alla pratica sportiva ed una particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione. Di contro, realtà di questo tipo hanno spesso, purtroppo, un approccio poco imprenditoriale alla gestione degli impianti sportivi che vengono loro affidati, e questo comporta talvolta l’emersione di problematiche legate alla sostenibilità economica, nel lungo periodo, del servizio fornito. Specialmente in un contesto normativo che impone alle amministrazioni di utilizzare l’articolata e complessa procedura della gara europea di concessione di servizi, per l’affidamento degli impianti, sarebbe forse opportuno incentivare maggiori accorpamenti tra associazioni.

Unendo le forze e facendo “fronte comune”, queste realtà riuscirebbero, probabilmente, a dotarsi di una più solida capacità gestionale e sarebbero anche in grado di affrontare più efficacemente eventuali competitor maggiormente strutturati, ma meno attenti al sociale.

Qual è il suo rapporto con il Centro Sportivo Italiano? Ha dei ricordi particolari?

I primi ricordi del CSI risalgono alla mia infanzia. Da bambina giocavo a pallavolo nell’Aspis; mio fratello con la stessa società sportiva giocava a calcio. Ora ovviamente il rapporto è differente. Con il Centro Sportivo Italiano c’è una grande collaborazione. Il CSI è il mondo dell’inclusione, dei sogni dei bambini e degli allenatori che li vedono crescere, è il mondo dove ciò che conta davvero è partecipare, è il mondo in cui si è liberi di divertirsi, perché non importa se si è dei campioni o no. È il mondo dove si alza sempre l’asticella, e devo dire che ogni giorno ringrazio questo lavoro per avermi messo in contatto con Massimo Achini (Presidente CSI Milano, N.d.R.) e con tutto il CSI che gravita intorno a Milano.

Cosa ne pensa dello sport promosso negli oratori?Nel 2024 è ancora possibile pensare ad un’offerta sportiva che nasca all’interno delle parrocchie?

Sì, anzi è una fortuna che nel 2024 si possa ancora contare sulla forza di oratori e Terzo Settore per dare questa opportunità ai ragazzi.

Da una parte lo sport in parrocchia risponde all’esigenza primaria che i giovani hanno di muoversi, di giocare, di stare insieme e dall’altra risponde alla necessità di contenere i costi, perché le famiglie non sempre sono nella condizione di sostenere la spesa di un corso di calcio, pallavolo o altro sport. Essere davvero accessibile è il quid in più dello sport in oratorio, il suo valore aggiunto.

Chi è il suo idolo nel mondo sportivo? A chi si è sempre ispirata e perché?

Avendo sempre nuotato, il mio riferimento è stato per diverso tempo Federica Pellegrini, che da adolescente ha iniziato a vincere titoli olimpici. Oggi, da Assessore allo Sport, non posso fare a meno di notare quei campioni che dedicano volentieri il proprio tempo ai progetti del Comune e del Terzo Settore in generale.

Fanno la differenza Pippo Ricci con l’Associazione Amani Education, Bruno Cerella e Tommaso Marino con Slumdunk, Javier Zanetti che con Inter porta avanti progetti con i ragazzi dell’istituto penale “Beccaria” e con Comunità Nuova nell’ambito di SportZone, e con loro molti altri.

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