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La forza delle donne nella storia dello sport

di Vittorio Bosio

La bellezza di Stadium è la sua ricchezza di notizie, approfondimenti, analisi, tanto che ogni volta mi mette in imbarazzo. Perché? Perché non è facile scegliere quali argomenti mettere in particolare rilievo in questa breve sintesi che è l’editoriale.

Cerco di fare il mio dovere e punto la luce su alcuni aspetti di richiamo. Salta subito all’occhio che protagoniste assolute di questo numero sono le donne. Alle donne, di ogni età e di ogni disciplina o attività professionale, è infatti dedicato il percorso fondamentale di questo numero. Siamo a marzo e abbiamo voluto tentare di rendere un po’ di giustizia a tutte le donne che da troppo tempo, addirittura dalla notte dei secoli, accompagnano e realizzano la storia dell’umanità rivestendo sempre il ruolo più eticamente elevato ma, purtroppo, da sempre e ancora oggi in tanta parte del mondo, socialmente e culturalmente ai margini.

La Redazione di Stadium si è posta questo problema e, pur nel suo infinitamente piccolo, ha voluto dare un segno di ribellione in un mondo ancora troppo maschile. Lo abbiamo fatto nel modo più genuino ed efficace: raccontando, nella normalità come nelle eccellenze, il ruolo determinante delle donne. È solo il primo piccolo passo, ma almeno lo abbiamo fatto.

Non posso evitare di richiamare l’attenzione dei lettori, e in particolare delle strutture dell’Associazione, su un altro tema particolarmente importante che riguarda l’esito dell’Assemblea nazionale di metà mandato. Vale sempre la pena di precisare, a scanso di equivoci, che l’abbiamo potuta organizzare ben oltre il tempo della metà del mandato, a causa delle circostanze che tutti conoscono e che hanno drammaticamente segnato questi anni: dalla pandemia al dopo-pandemia e poi, come se non bastasse, sono emerse le tante difficoltà imposte da leggi sullo sport che avevamo aspettato con ansia per tanti anni e che, quando sono state approvate, hanno dimostrato tutta la loro assurda inapplicabilità, perché pericolose e certamente dannose. Per fortuna qualcosa è cambiato e qualcosa sta ancora cambiando. Abbiamo resistito a tutto, anzi ci siamo ulteriormente rafforzati, e i numeri delle adesioni, delle partecipazioni ai diversi tornei, ad ogni livello, così come la forza propulsiva della proposta sportiva, sono continuamente cresciuti. Segno che in Italia c’è, fortunatamente, una voglia incontenibile di fare sport, e di fare quello sport che unisce, che aggrega, che permette agli adulti di essere esempi educativi e formativi per i più giovani.

Noi siamo esattamente lì. Da ottant’anni. Lo facciamo con l’entusiasmo dei neofiti, perché i nostri valori erano allora (e sono ancor più adesso) i valori irrinunciabili di una società giusta, coesa, capace di vivere in pace, di amarsi e di essere sinceramente solidale. Adesso è però il tempo della responsabilità. Siamo in democrazia e ogni quattro anni siamo chiamati a farci avanti per accettare il carico del lavoro da svolgere. Lo possiamo fare in molti modi, ma è chiaro che siamo soprattutto chiamati a offrire un servizio affinché sia data continuità alla proposta sportiva del Centro Sportivo Italiano. Abbiamo bisogno di gente di esperienza e di gente giovane che si metta in gioco, che rinnovi e rafforzi il meraviglioso tessuto della nostra Associazione.

Ci vuole capacità di fare sacrifici. E tra noi ce n’è tanta. Ci vuole coraggio. E tra noi ce n’è altrettanto.

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