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Marco Mezzaroma e le sfide dell'attuale sistema sportivo
from Stadium n. 10/2024
by Stadium
«L’AUGURIO CHE FACCIO AL CSI PER I SUOI 80 ANNI È QUELLO DI PROSEGUIRE, OGNI GIORNO, NELL’IMPEGNO APPASSIONATO PER LO SPORT». Intervista a tutto campo al Presidente di Sport e Salute S.p.A. sulle sfide presenti e future dello sport
di Felice Alborghetti e Leonio Callioni
Da un anno Marco Mezzaroma è alla guida della società Sport e Salute S.p.A., cui è affidato il compito di diffondere sempre di più la base sportiva delle persone di tutte le età, con possibili benefici effetti sulla salute, sulla socialità e sulla cultura nazionale.
Cosa pensa, dal suo particolare osservatorio, del sistema sportivo attuale? Quali sono i progetti più urgenti, e quali quelli per i quali serviranno tempi più lunghi?Il sistema sportivo italiano, così come tanti altri settori, è chiamato ad affrontare diverse sfide, adattandosi a contesti sociali, culturali ed economici che mutano. Il nostro ruolo è quello di permettere a chiunque di fare attività fisica, ma anche di supportare il sistema sportivo in questi nuovi scenari. C’è chi pensa che il nostro compito si limiti alla contribuzione economica. Non è così, anzi è quasi marginale. Siamo chiamati a portare al traguardo le linee direttive del Governo in materia sportiva, ma anche a sostenere progettualità, iniziative e azioni di sviluppo. Le sfide principali, soprattutto perché urgenti e non più procrastinabili, sono quelle legate all’accesso alla pratica, alla diversificazione dell’offerta sportiva da adattare agli interessi dei più giovani, che interpella anche un ripensare l’impiantistica ed in generale un cambio di paradigma che porti sempre più italiani a sentirsi sportivi anziché tifosi da divano.
Nei suoi interventi sottolinea spesso che bisogna aver cura di migliorare, potenziare e diffondere nuovi impianti sportivi, perché senza queste strutture è inutile parlare di proporre lo sport. A che punto siamo con il Censimento Nazionale degli impianti sportivi?Grazie all’impulso del Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, e con la collaborazione della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, stiamo non soltanto aggiornando il censimento degli impianti sportivi in Italia, che era fermo al periodo preCovid, ma lo stiamo sviluppando secondo una nuova logica. Oggi, infatti, possiamo incrociare i dati, creando un’architettura di algoritmi che ci permetterà di avere un quadro, territorio per territorio, dell’offerta e delle reali esigenze. Quella dell’impiantistica è una sfida decisiva. I numeri sono impietosi: ci sono 6.266 impianti sportivi non funzionanti, di cui oltre 3.000 al Sud, ma soprattutto in Italia ci sono 57 impianti sportivi non completati, cioè per i quali sono stati stanziati ed anche spesi soldi pubblici ma senza che questi abbiano adempiuto alla loro funzione. Oggi per completarli servirebbero risorse ancora maggiori, perché necessitano anche di essere adeguati alle nuove normative. Il nostro compito però non è solo quello di indicare i problemi, ma anche di fornire possibili soluzioni. Ecco perché, oltre a lavorare in squadra con l’Istituto per il Credito Sportivo, stiamo attivando una serie di protocolli d’intesa, ad esempio con il GSE (Gestore Servizi Energetici) per fornire opportunità a tutto il sistema sportivo. Si aggiunge poi l’attività intrapresa per avviare relazioni proficue con Fondazioni e soprattutto un dialogo tra pubblico e privato che, a nostro avviso, può aprire spazi a nuove opportunità di sviluppo.
Come giudica l’impegno del Centro Sportivo Italiano per una diffusione sempre più ampia e radicata della pratica sportiva a misura di persona, a favore dello sport di tutti?Quella dello “sport di tutti” non è una battaglia di bandiera, ma un impegno comune senza esclusive. Il “valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme” riconosciuto dalla Costituzione è la bussola che, come dice il Ministro Abodi, deve guidare tutti i protagonisti del panorama sportivo. In tal senso, il Centro Sportivo Italiano ha da sempre rivestito un ruolo particolare nello scenario della promozione sportiva, con la centralità data nella sua azione al ruolo formativo ed educativo dello sport. La “visione ispirata alla concezione cristiana dell’uomo e della realtà” è l’elemento distintivo di una realtà come il CSI, che con la sua costellazione di eventi, attività, iniziative ed azioni sul territorio rappresenta uno dei partner più affidabili ed efficaci dell’azione corale di promozione e diffusione dell’attività sportiva.
Secondo molti analisti del sistema, lo sport d’alto livello è chiamato ad un forte ripensamento: costi sempre più insostenibili; ricerca del campionismo; assenza di spazi per la creatività personale e la fantasia; assenza di quello spazio di spontaneità che è invece tipico degli oratori e delle società sportive del CSI. È davvero così?Credo che a cambiare sia l’approccio culturale degli italiani attorno allo sport, non più legato solo all’agonismo quanto semmai alla pratica sia ludica sia volta al benessere psicofisico. Non è un caso che circa il 40% degli italiani che dichiara “di fare attività fisica” non è legato ad alcuna Federazione o Ente di Promozione Sportiva. Questo significa che c’è voglia di andare a correre al parco, in bici, di andare in palestra, fare yoga, pilates o di organizzarsi anche in quei luoghi, come l’oratorio, dove lo sport è sinonimo di incontro e di emozioni condivise. Ovviamente però non si può prescindere dallo sport d’alto livello, non soltanto perché è il biglietto da visita di tutto il movimento, ma anche per il suo ruolo di traino e di stimolo emulativo. È innegabile che i successi di Sinner stiano portando tanti italiani a prendere in mano la racchetta, sia i giovani che quelli che dopo il boom della Davis del ’76 l’avevano riposta nell’armadio. Non ci sono “due” sport, ma un unico sistema che si alimenta reciprocamente.
Sono numerosi e rigorosi gli studi e le ricerche condotti da Sport e Salute S.p.A. in materia di inclusione e socialità. Quali dati la preoccupano maggiormente e quali invece la soddisfano di più?
Per mia natura sono più propenso a cogliere gli elementi positivi anziché farmi intimorire da dati e numeri. Basterebbero quelli relativi all’obesità infantile per una “chiamata all’azione” collettiva. Credo che un’iniezione di entusiasmo ma soprattutto di fiducia possa essere rappresentata da quanto accaduto a Caivano. In un luogo che, per via di una cattiva gestione, era caduto nel degrado e si era trasformato in scenario di tragedia e orrori, siamo intervenuti su mandato del Governo, riportando luce e futuro. L’immagine simbolo, per me, non è l’inaugurazione in sé, quanto la luce negli occhi dei cittadini di Caivano, grandi e piccoli, che, sin dal pomeriggio seguente il taglio del nastro, sono voluti venire a vedere e toccare con mano la rinascita di un luogo che non è “per” loro, ma è “loro”. È in quel centro sportivo, come in tanti altri in giro per l’Italia, che termini come “inclusione” e “socialità” oggi possono assumere la valenza migliore ed autentica. Ed è proprio per portare quella “luce negli occhi” che ogni giorno tutta Sport e Salute lavora.
Come si può aiutare lo sport di base a proseguire con coraggio (e con fatica) nel servizio alla società, alle famiglie (in particolare quelle più fragili), alla comunità civile e al Paese?La ricetta arriva proprio dallo sport, dove senza una squadra non si vince, nemmeno negli sport definiti “individuali”. Serve quindi un impegno corale, senza protagonismi, dove ciascuno faccia la sua parte in base al proprio ruolo: dai singoli appassionati alle associazioni e società sportive, agli organismi sportivi sino agli enti locali ed istituzioni. Ci sono già degli esempi concreti che arrivano dai territori, come ad esempio dalla Regione Calabria, che, attraverso un protocollo siglato con Sport e Salute, sta mettendo a disposizione dei voucher rivolti ai giovani dai 14 ai 24 anni per la pratica sportiva. Sono state circa 700 le ASD e SSD che si sono iscritte, mentre i giovani che hanno richiesto il voucher sono stati oltre 10.000. È l’esempio concreto di come si possano innescare circuiti di collaborazione virtuosa, a beneficio di tutti. Iniziative simili saranno sviluppate, ma più in generale serve proseguire nel dialogo propositivo, in una chiave di miglioramento dell’intero panorama. È ciò che ha sempre fortemente sostenuto il Ministro Abodi ed è anche la linea che noi di Sport e Salute seguiamo.
Che emozione è stata accogliere allo Stadio Olimpico un campione come Papa Francesco?Per noi di Sport e Salute è stato emozionante tornare ad accogliere allo Stadio Olimpico Papa Francesco dopo dieci anni dalla sua ultima presenza. Ci sono tante immagini indelebili. In particolare, è stato davvero bello vedere le tribune colorate dalla gioia dei 53.000 bambini giunti a Roma da ogni parte d’Italia e del mondo. Ci ha fatto molto piacere soprattutto accogliere i 4.000 ragazzi e ragazze delle società sportive di tutta Italia che hanno accettato il nostro invito, perché sono state il volto bello dello sport che ha accolto Papa Francesco in un Olimpico che è “santuario laico” e contenitore di emozioni, trasformatosi in un megafono straordinario per messaggi importanti, quali ad esempio quello per la “pace”, che, anche attraverso lo sport, devono riverberare ogni giorno. È stata una giornata che rimarrà impressa nei nostri cuori e nei ricordi, per la quale vorrei anche ringraziare gli uomini e le donne di Sport e Salute che hanno dato un contributo concreto e fattivo a supporto dell’organizzazione.
Roma sta diventando un importante centro di grandi eventi sportivi. Abbiamo il Sei Nazioni, gli Internazionali di tennis, la finale di Coppa Italia e, recentemente, gli Europei di atletica. In vista del prossimo Giubileo, che ruolo può giocare il parco del Foro Italico? Il Foro Italico è sempre più il polo gravitazionale dello sport in Italia. Noi siamo chiamati non solo a gestirlo ma soprattutto a valorizzarlo assecondando la sua vocazione, che è quella di un grande luogo multifunzionale ed attrattivo. Oltre agli eventi sportivi, a cui si aggiungono i concerti, c’è la sempre maggiore attenzione sul piano culturale e architettonico, anche grazie ai recenti lavori di riqualificazione promossi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Giubileo del prossimo anno vedrà protagonista il Foro Italico con alcune iniziative legate al “Giubileo degli sportivi”, ma il nostro obiettivo è quello di far sì che ogni giorno in quest’area possano vivere i valori autentici. Non c’è grande evento che possa generare un’emozione pari a quella di vedere lo Stadio dei Marmi “Pietro Mennea”, oggi riportato al suo fascino antico e senza tempo, accogliere nella quotidianità centinaia di appassionati, di tutte le età, per correre, fare attività fisica o semplicemente trascorrere qualche ora immersi nella bellezza. A noi spetta il compito di renderlo fruibile, garantendo attenzione e tutela per un sito unico al mondo.
Il CSI quest’anno compie 80 anni al servizio dello sport educativo. Ai dirigenti, ai volontari e ai suoi atleti, che augurio sente di fare? Cosa chiede alle società del CSI?L’augurio è quello di proseguire, ogni giorno, nell’impegno appassionato per lo sport. È ciò che da 80 anni contraddistingue il Centro Sportivo Italiano e sono convinto che, ispirati anche dalla propria fede e dalla consapevolezza dell’importanza educativa dello sport per la diffusione dei valori cristiani, questo impegno non verrà mai meno.