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Tutela e sicurezza nelle società sportive
from Stadium n. 10/2024
by Stadium
Entro il 2024 scatta l’obbligo di nuovi modelli organizzativi e codici di condotta
di Michele Marchetti
L’art. 16 del D. Lgs. 28 febbraio 2021 n. 39 ha introdotto l’obbligo di predisposizione dei modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e dei codici di condotta a tutela dei minori e per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra discriminazione.
Di cosa si tratta?
In sostanza, entro dicembre 2024, le associazioni e società sportive dovranno dotarsi di questi modelli e codici di condotta. A prima vista, un altro ed ennesimo adempimento in carico ai dirigenti sportivi. In parte, è così. Se, però, proviamo ad inquadrare l’adempimento alla luce della funzione educativa, di accoglienza e promozione umana che le società sportive concretizzano tutti i giorni sui campi di gioco e nelle palestre, scopriamo che tante associazioni hanno a cuore la tutela delle atlete e degli atleti, la serenità dell’ambiente, la più attenta gestione degli spogliatoi o delle trasferte, l’inclusione come scelta prioritaria e non negoziabile. Quello che la legge richiede è di mettere in forma scritta queste sensibilità, così da produrre documenti consultabili, diffusi, conosciuti, che rappresentano impegni concreti per la creazione di modelli organizzativi volti a contrastare i fenomeni di discriminazione e di violenza. L’obiettivo è rendere chiaro a tutti che le società sportive vogliono proteggere i propri tesserati, in particolare i minori e i gruppi vulnerabili, da abusi, molestie, ecc. Darsi delle regole per prevenire ogni forma di abuso significa confermare che l’ambiente sportivo è luogo di crescita, ma resta consapevole che può esporre i partecipanti a rischi specifici. I modelli di prevenzione e i codici di condotta devono favorire un ambiente più sicuro. Tutto questo, in termine tecnico difficilmente traducibile in italiano, viene chiamato safeguarding ed è la principale richiesta che la Riforma dello Sport rivolge alle società sportive. Non a caso, la medesima riforma introduce la designazione obbligatoria, da comunicarsi al momento dell’affiliazione annuale, da parte delle società e associazioni sportive, di un responsabile per la tutela dei minori e contro abusi, violenze e discriminazioni.Va detto che ogni associazione ha caratteristiche proprie e pratica discipline sportive anche differenti, gestisce o meno impianti, ha una differente composizione dei tesserati in base all’età e al sesso... Questi elementi implicano che ciascuna realtà sportiva debba avere propri modelli organizzativi e propri codici di condotta. Per questo, i facsimili disponibili, preziosi per la semplificazione delle procedure, vanno adattati a ciascuna organizzazione, la quale deve essere consapevole delle proprie capacità di prevenzione e di promozione di uno sport in sicurezza per tutte le atlete e tutti gli atleti.
L’adozione dei modelli e dei codici di condotta, nei fatti, stabilisce delle regole che ogni realtà sportiva impone alla propria struttura organizzativa perché sicurezza, etica sportiva, fiducia, rispetto, inclusione, accoglienza… siano sempre al primo posto. Nello stesso tempo, i modelli di prevenzione sportiva hanno la funzione di minimizzare i rischi e le responsabilità, anche quelle a carico del direttivo. Ecco perché il Centro Sportivo Italiano ha già predisposto una serie di webinar e corsi di formazione e sta avviando un progetto, finanziato dal Dipartimento per lo Sport, denominato “CSI Sport Light”, grazie al quale saranno attivati almeno 10 focal point a livello locale, completamente dedicati alla promozione del safeguarding, quale azione di affiancamento alle società sportive. In effetti, è importante sottolineare che la tutela di atleti e atlete non è semplicemente un fatto burocratico da delegare a qualche responsabile, ma un’azione educativa e culturale dell’intera comunità sportiva. E questo già accade, ma ora deve trovare un consolidamento che sia formale, ma soprattutto culturale.