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Il calcio d'oratorio al Festival della Serie A

Il valore sociale dello sport nei racconti degli ospiti del panel “Il calcio che ci fa grandi. Il ruolo educativo del calcio, dall’oratorio alla Serie A”, con l’intervento del CSI e il focus sulla Junior TIM Cup, il progetto che unisce due mondi apparentemente lontani

di Alessio Franchina

Il sipario non si è sollevato per mostrare un palco pronto ad ospitare la celebre storia de “Il piccolo principe” o per deliziare le orecchie con “Il barbiere di Siviglia”, entrambe opere in scena nei prossimi mesi in questa suggestiva location. Parliamo del Teatro Regio di Parma, che dal 7 al 9 giugno ha fatto invece spazio allo sport per un nuovo format pronto a ripetersi. Nella città parmigiana, il secondo fine settimana di giugno è divenuto l’occasione per un confronto di ampio respiro sul tema sportivo, in modo particolare su quello sport che sta attirando tanti tifosi verso la Germania in queste settimane.

A tirare le fila è Lega Serie A, che ha dato vita alla prima edizione del Festival della Serie A, per analizzare in tutte le sue sfaccettature e con tanti ospiti l’ecosistema del massimo campionato italiano. Un programma ricchissimo ha animato le location scelte nella città parmense, che hanno emozionato per tre giorni relatori e partecipanti. Realizzata con la collaborazione della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Parma, questa iniziativa ha chiamato a raccolta nella Sala Scudetto (Ridotto del Teatro Regio), nella Sala Coppa Italia (Palazzo del Governatore) e nella Sala Supercoppa (Laboratori Aperti – Complesso San Paolo) esperti ed appassionati, addetti ai lavori e semplici curiosi, che hanno potuto ascoltare ed approfondire il mondo del calcio nei convegni volti ad abbracciare quanti più aspetti possibili. Ed ecco allora il panel per scoprire il dietro le quinte del massimo campionato, per un dialogo con i vertici dei Club, l’approfondimento sulle competizioni europee, il focus sul calcio nell’era dei social network; poi ancora la sostenibilità, gli stadi italiani e il fenomeno del fantacalcio. Questo e molto altro con l’intervento dei protagonisti amati dal grande pubblico, da Gigi Buffon a Bobo Vieri, da Fabio Capello a Claudio Ranieri e Marcello Lippi. In questa movimentata tre giorni, anche il Centro Sportivo Italiano era presente per raccontare il calcio nella sua veste di strumento educativo, elemento cardine nella crescita di giovani e giovanissimi. “Il calcio che ci fa grandi. Il ruolo educativo del calcio, dall’oratorio alla Serie A” era il titolo del panel che ha aperto le danze nella giornata di sabato 8 giugno all’interno del Teatro Regio, rendendo evidente già dal nome scelto la possibilità di legare due mondi apparentemente lontani, quelli rappresentati dallo sport di base e dallo sport di vertice. «L’oratorio è la base della nostra piramide»: questa la dichiarazione dell’Amministratore Delegato di Lega Serie A, Luigi De Siervo, ospite sul palco insieme a Vittorio Bosio, Presidente nazionale del Centro Sportivo Italiano. I due vertici hanno posto l’accento sulla comune volontà che unisce chi opera dietro il calcio praticato nei campi di gioco di parrocchie e piccole società sportive e coloro che ricoprono ruoli dirigenziali nel mondo dello sport professionistico.

Se è chiaro che i due settori devono rispondere a dinamiche e logiche diverse, è però comune la volontà di agire per diffondere quei valori di cui lo sport è riconosciuto come portatore e megafono, dall’inclusione all’impegno e alla collaborazione, come dichiarato dal numero uno del CSI: «Credo che tutto il mondo del calcio abbia dietro un grande progetto educativo, che è quello di trasmettere dei messaggi positivi per la vita, tanto per i giovani quanto per gli adulti».

Emblematico del successo che deriva dalla collaborazione tra il calcio di base e quello professionistico è un progetto che in 11 anni è riuscito a coinvolgere ben 96.500 giovani calciatori, provenienti da oltre 7.000 oratori di tutto lo Stivale. Si tratta della Junior TIM Cup, il torneo nazionale di calcio a 7 rivolto a ragazzi e ragazze con meno di 14 anni, i quali vengono coinvolti in attività ed iniziative che escono fuori dal campo di gioco. Negli ultimi tre anni, in particolare, il progetto ha sposato la campagna di Lega Serie A “Keep Racism Out”, chiamando i giovani partecipanti ad agire in prima persona per far sentire la propria opposizione davanti a tutto ciò che è discriminazione. La speranza, come rimarcato anche dal Presidente Bosio e dall’AD De Siervo, è quella di costruire una società più inclusiva, in cui non siano più necessarie azioni a contrasto del razzismo. Ecco allora che a rubare gli applausi dei presenti sono saliti sul palco i protagonisti dell’ultima edizione della Junior TIM Cup, che all’Olimpico di Roma, con indosso la maglia “Keep Racism Out”, hanno segnato 2 reti davanti al pubblico dell’ultima sfida della Coppa Italia Frecciarossa 2023/2024. I ragazzi dell’Oratorio Sant’Andrea Corsini hanno sollevato –ancora una volta – davanti al pubblico del Regio la coppa dell’undicesima edizione del torneo oratoriale che dal 2013 rappresenta la sinergia creata tra il mondo delle parrocchie e quello del calcio professionistico, tra Lega Serie A, TIM e Centro Sportivo Italiano.

Numerosi ospiti sono intervenuti per posizionare la lente di approfondimento sul ruolo formativo dello sport, all’interno del panel moderato dalla giornalista Federica Lodi. A rappresentare il mondo dei Club era presente Mattia Notari, responsabile del settore giovanile di un Club recentemente promosso nel massimo campionato, il Parma Calcio 1913, il quale – analizzando a sua volta il tema educativo nel calcio professionistico – ha parlato dell’importanza di una formazione dei giovani che vada oltre l’aspetto meramente tecnico e si accompagni anche alla trasmissione di desiderio e passione. Di inclusione e del calcio come portatore di valori ha parlato anche la giornalista Paola Severini Melograni, approfondendo il ruolo sociale dello sport e mettendo l’accento su come, proprio attraverso il calcio, tante persone con disabilità riescano a trovare un luogo sicuro in cui esprimere sé stessi e comunicare con gli altri.

Se l’oratorio è «un luogo dove potersi incontrare, dove la competizione è anche crescita, è scoperta di sé», come dichiarato sul palco da don Luca Meacci, Assistente Ecclesiastico del CSI Toscana, allora è necessario che quel tipo di ambiente continui a promuovere un’offerta sportiva in grado di intercettare i bisogni di tante famiglie. L’impegno e il legame del Centro Sportivo Italiano con il mondo oratoriale risultano evidenti dall’attività che ogni giorno viene svolta all’interno di questi ambienti con l’aiuto di educatori ed esperti opportunamente formati. Proprio sul rapporto tra sport e oratori è stata effettuata un’indagine con l’aiuto dell’Istituto Piepoli, i cui risultati sono stati esposti al pubblico presente al convegno dal Presidente dello stesso istituto di ricerca, Livio Gigliuto. Dai dati raccolti intervistando 300 soggetti – che praticano o hanno praticato sport all’interno dell’oratorio o che hanno figli minorenni che hanno vissuto o stanno vivendo l’esperienza dell’attività sportiva nell’ambiente oratoriale – sono emerse in modo chiaro le motivazioni che spingono tante famiglie a scegliere l’ambiente parrocchiale come luogo per la pratica dello sport. L’oratorio è riconosciuto innanzitutto come luogo in cui vengono promossi valori positivi, quali l’amicizia, l’accoglienza e il rispetto, seguiti – nelle risposte degli intervistati – da inclusione, uguaglianza ed educazione. È poi evidente come la possibilità di divertirsi mentre si pratica attività sia un elemento preponderante nella scelta dell’oratorio, percepito come luogo aperto a tutti, in cui ognuno può trovare uno spazio sano in cui crescere, senza dimenticare la competizione sportiva, ma accompagnandola alla crescita della persona in tutti i suoi aspetti relazionali. La competizione è infatti presente ed è uno dei tasselli che contribuiscono alla crescita dell’individuo, in quanto spinge al confronto con gli altri e con sé stessi. Gli intervistati sottolineano però come si tratti di una competizione definita “sana”, di una gara genuina, in cui sono fondamentali i rapporti che nascono all’interno della squadra e gli allenatori sono attenti agli aspetti educativi e alle relazioni umane. Fondamentali sono poi il rispetto, promosso nei confronti del compagno, dell’avversario, dell’arbitro, e la correttezza in campo. Oltre alla condivisione di una stessa visione valoriale, l’oratorio viene scelto anche per motivazioni legate all’aspetto economico, in quanto –nella volontà di essere vicini ai bisogni della società – può avere costi più contenuti rispetto all’offerta sportiva proposta da altre realtà del territorio. In conclusione, e tornando alla centralità del ruolo educativo dello sport, il panel ospitato all’interno del Festival della Serie A ha sottolineato ancora una volta quanto sia fondamentale agire in sinergia perché lo sport possa assolvere compiutamente al proprio compito di formazione dei più giovani e non solo.

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