La_morte di Ivan Ilijc

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XII. — Nel nostro mondo si fa proprio il contrario: se un uomo, essendo scapolo, pensava alla continenza, una volta ammogliato crede che oramai la continenza non sia più necessaria. Questi viaggi di nozze, la solitudine nella quale si trovano i giovani, col consenso dei genitori, tutto ciò non è altro che il permesso di darsi alla dissolutezza. Ma la legge morale medesima si vendica quando la si offende. Per quanto io mi sforzassi di abbellire la luna di miele, essa non fu altro che abbiezione, vergogna e noia. Ma ben presto diventò anche tormentosamente penosa. Ciò cominciò assai presto. Al terzo o quarto giorno cominciai a trovare mia moglie annoiata; le chiesi perchè fosse così, volli abbracciarla pensando che tale fosse il suo desiderio, ma essa respinse il mio braccio e si mise a piangere. Perchè? Non lo sapeva dire. Ma era triste, oppressa. Verisimilmente i suoi nervi sfiniti le avevano suggerito la verità intorno alla turpitudine delle nostre relazioni; ma non lo sapeva dire. Seguitai a interrogarla: mi disse che si sentiva triste senza la madre. Mi parve che non fosse vero. Mi misi ad esortarla, senza parlare della madre. Io non capivo che essa soffriva e che la madre era soltanto un pretesto. Ma essa si offese perchè io non le parlavo della madre, come se non avessi creduto alle sue parole. Mi disse che vedeva bene che io non l'amavo. La rimproverai per i suoi capricci, e a un tratto il suo viso mutò completamente; in154


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