La_morte di Ivan Ilijc

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XXVI. Alla penultima stazione, quando il conduttore venne a ritirare i biglietti, io, avendo radunato le mie robe, uscii sulla piattaforma della vettura, e la coscienza di ciò che oramai era prossimo, cioè la soluzione, aumentò ancora il mio orgasmo. Avevo freddo e le mascelle mi cominciarono a tremare al punto da farmi battere i denti. Macchinalmente uscii con la folla dalla stazione, presi una vettura da nolo, mi ci sedetti e si partì. Io, strada facendo, guardavo i rari passanti, i portieri e l'ombra che i fanali della mia vettura proiettavano ora davanti ora di dietro, e non pensavo a nulla. Dopo una mezza versta sentii freddo alle gambe e pensai che nel vagone m'ero tolto le calze di lana e le avevo messe nella sacca. Dov'era la sacca? Qui? Sì, qui. Ma la cesta? Mi venne in mente che avevo dimenticato del tutto i bagagli, ma, tornati che mi furono in mente, tirai fuori lo scontrino, poi decisi che non metteva conto di tornare indietro per questo, e seguitai per la mia strada. Per quanto ora mi sforzi di ricordare, non posso ritrovare il mio stato d'animo di allora: che cosa pensavo, che cosa volevo, non ne so nulla. Ricordo soltanto che avevo la coscienza che si preparava qualcosa di tremendo e di molto grave nella mia vita. Era così grave perchè tale me lo figuravo nel pensiero o avevo qualche presentimento? Non lo so. Forse dopo quanto è accaduto tutti i momenti che precedettero il fatto hanno preso nel mio 226


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