Medioevo n. 315, Aprile 2023

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ANTE PRIMA

Porgi l’altra faccia RESTAURI • Il magnifico

stendardo dipinto da Antonio Alberti per la confraternita urbinate di Sant’Antonio Abate si accinge a mostrarsi, finalmente, in tutti i suoi particolari. Compreso il lato posteriore, finora sacrificato

In alto Crocefissione, recto dello stendardo dipinto da Antonio Alberti da Ferrara. 1438. Urbino, Galleria Nazionale delle Marche. A sinistra la movimentazione del dipinto in vista della sua esposizione a Roma.

L

a mostra «Arte liberata 19371947. Capolavori salvati dalla guerra» (visitabile fino al 10 aprile presso le Scuderie del Quirinale, a Roma) ha avuto nella Galleria Nazionale delle Marche il partner principale. E ora, a fronte degli importanti prestiti concessi dal museo urbinate, l’istituto romano ha sottoscritto un accordo con il quale si è impegnato a finanziare il restauro dello stendardo di

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Antonio di Guido di Giovanni Recchi, piú noto come Antonio Alberti da Ferrara, rappresentante la Crocefissione (recto) e i Santi Giacomo Maggiore e Antonio Abate (verso). Il lavoro è stato affidato al restauratore Giacomo Maranesi. Lo stendardo fu realizzato nel 1438 per la Confraternita di Sant’Antonio Abate di Urbino; tuttavia nel 1831, quando il cardinale Giuseppe Albani fece costruire il nuovo palazzo

di famiglia demolendo gli edifici preesistenti tra cui l’Oratorio della Confraternita, gli arredi e gli oggetti d’arte, compreso lo stendardo, furono trasferiti nell’Oratorio di S. Giovanni Battista. Negli anni Sessanta dell’Ottocento l’opera fu trasferita nel Museo dell’Istituto di Belle Arti delle Marche, presso l’ex convento di S. Benedetto, per poi passare dal 1883 nel Palazzo Ducale di Urbino, nuova sede di quel Museo aprile

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