battaglie adrianopoli oro, argento, vasi preziosi, gioielli e tessuti pregiati al punto che il cronista Goffredo di Villehardouin scrisse che «mai, dalla creazione del mondo, era stato preso tanto bottino in una sola città». Recuperato in gran parte dagli stessi abitanti di Bisanzio, costretti con la violenza a consegnare il maltolto, il favoloso tesoro fu spartito tra i crociati e i Veneziani, mentre una parte fu destinata al futuro imperatore. A quel punto, infatti, s’imponeva la nomina di un nuovo imperatore per una inedita Costantinopoli latina. La scelta cadde su Baldovino IX, conte di Fiandra e di Hainaut, uomo di indubbia ricchezza e di alto lignaggio (vedi box a p. 34), dal carattere probabilmente piú malleabile rispetto a quello di Bonifacio del Monferrato, il quale, in vista di tale momento, aveva addirittura sposato la vedova del decaduto imperatore Isacco. A Baldovino andarono dunque una grande porzione dell’impero bizantino, comprese alcune isole dell’Egeo, la Tracia, la Bitinia e la Misia: Costantinopoli invece sarebbe stata divisa tra i crociati, i Veneziani e il dominio privato del novello imperatore. I Veneziani reclamarono la parte che comprendeva la grandiosa basilica di S. Sofia, in cui insediarono il veneziano Tommaso Morosini come nuovo patriarca di Bisanzio. Nasceva cosí, a seguito di questo colpo di mano, l’impero veneziano nell’Egeo, che comprendeva le coste occidentali della Grecia continentale, l’Eubea, il Peloponneso, e altre importnati città portuali sul Mar di Marmara e sull’Adriatico.
La resa di Costantinopoli, olio su tela attribuito al Tintoretto (al secolo, Domenico Robusti). 1594 circa. Venezia, Palazzo Ducale. Sala del Maggior Consiglio.
Una pletora di incarichi
Il 16 maggio del 1204 ebbe luogo in S. Sofia l’incoronazione di Baldovino, che subito si diede a investire di titoli onorifici centinaia di propri vassalli, mentre i giuristi si davano da fare per elaborare una costituzione giuridica conforme a quella del regno di Gerusalemme. Venne dunque formato un consiglio composto dai vassalli principali, coadiuvato da un podestà veneziano messo alla guida della città che consigliava l’imperatore nelle decisioni politiche, nelle operazioni militari. A questo consiglio ne fu affiancato un altro che avrebbe dovuto regolare i rapporti dell’imperatore coi propri vassalli. Di fatto la Romània, denominazione adottata dai Latini per l’impero latino d’Oriente, non ebbe mai un’unità politica, né territoriale: i Veneziani sottomisero ciò che avrebbero potuto difendere, mentre Bonifacio di Monferrato conquistò la maggior parte della Grecia continentale, ripartendo i territori tra vari nobili di origine francese. Ancor prima della caduta di Bisanzio in mano franca, sotto il dominio dei Comneni era nato il cosiddetto impero di Trebisonda: fu lí che, dopo la caduta di Andronico I, furono condotti Alessio e David, suoi nipoti che, nell’aprile del 1204, conquistarono Trebisonda e da lí assunsero il controllo della Paflagonia e di una parte della fascia costiera anatolica, corrispondente, grosso
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MEDIOEVO