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Infrastrutture, l’importanza della rete di ricarica

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Sempre più diffuse nelle città e lungo le arterie nazionali, le colonnine di ricarica sono l’anello di congiunzione tra l’offerta sempre più vasta di veicoli elettrici e la strada per la loro affermazione come mezzo di lavoro da utilizzare ogni giorno. La situazione tra definizioni, diffusione e regolamentazione

di AndreA TrApAni

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La rete di ricarica, un’infrastruttura indispensabile per il futuro elettrico

Partiamo da un dato di fatto. La diffusione dei veicoli elettrici porta con sé l’esigenza di una rete di punti di ricarica. Lo sviluppo della mobilità elettrica avrà quindi inevitabili e importanti riflessi sull’evoluzione del sistema elettrico nazionale. ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ritiene essenziale che la crescita della mobilità elettrica si concili con il contestuale sviluppo efficiente del sistema elettrico nel suo complesso: il nuovo segmento di domanda si aggiunge infatti a quelli esistenti, comportando una “nuova elettrificazione” di usi finali tradizionalmente soddisfatti con combustibili liquidi. È dunque importante valutare con attenzione l’impatto che tale nuova domanda potrà avere sulle reti elettriche, in particolare sulle reti di distribuzione in bassa e media tensione, dove si attesteranno i prelievi delle infrastrutture di ricarica. Al riguardo, è opportuno ricordare che i costi per lo sviluppo, l’esercizio e la manutenzione delle reti elettriche sono posti in capo a tutti gli utenti del sistema elettrico, tramite l’applicazione di tariffe per i servizi di rete non discriminatorie, definite da questa Autorità. Anche se la ricarica dei veicoli elettrici è un servizio che non rientra nel perimetro della regolazione affidata all’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ARERA ritiene che rientri tra i propri compiti istituzionali anche fornire a cittadini, imprese e istituzioni informazioni il più possibile chiare, precise e utili per compiere le proprie scelte di investimento, proseguendo le attività già intraprese da diversi anni a favore dello sviluppo della mobilità elettrica. Basti pensare che, già nel 2017, fu previsto dal MIT (ora Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, ndr) un piano a favore della nascita di una rete nazionale di ricarica dei veicoli elettrici dal valore di 72,2 milioni di euro. L’accordo, allora approvato al Cipe tra MIT e Regioni, è stato il primo

COLONNINE ELETTRICHE Le modalità di ricarica

Al momento la tecnologia commercialmente disponibile prevede quattro differenti modalità di ricarica.

Ricarica lenta (6-8 h) a 16 A, (corrente alternata) ammessa solamente

in ambiente domestico privato. È possibile utilizzare una semplice presa domestica o una presa industriale fino a 32 A.

RICARICA LENTA (6-8 h) a 16 A, (corrente alternata) ammessa in

ambiente domestico e pubblico. Sul cavo di alimentazione del veicolo è presente un dispositivo denominato Control Box (Sistema di sicurezza PWM) che garantisce la sicurezza delle operazioni durante la ricarica. Le prese utilizzabili sono quelle domestiche o industriali fino a 32 A. Ricarica lenta (6-8 h) a 16 A

o mediamente rapida (30 min – 1 h) a 63 A, 400 V (Modalità con sistema di sicurezza PWM), ammessa in ambiente domestico e pubblico. La ricarica deve avvenire tramite un apposito sistema di alimentazione dotato di connettori specifici.

Ricarica ultra rapida (5-10 min) in corrente continua fino a 200 A, 400 V, ammessa solamente in ambiente pubblico. Con questo sistema è possibile ricaricare i veicoli in alcuni minuti, il caricabatterie è esterno al veicolo.

COLONNINE DI RICARICA Definizione e differenze

Con la definizione di colonnina di ricarica elettrica si definiscono tutti quei dispositivi presenti su strada presso i quali è possibile effettuare il pieno di energia alle batterie della vettura. Non esiste una forma standard per queste colonnine, e la ricerca sta studiando anche sistemi a induzione che in futuro potranno consentire ai proprietari di mezzi elettrici di fare a meno del cavo di ricarica.

Esistono due tipologie di colonnine elettriche: pubbliche e private. Le prime sono installate da fornitori di energia e gestori di rete e possono essere posizionate nelle strade pubbliche oppure nei parcheggi pubblici situati presso gli aeroporti o le stazioni ferroviarie, mentre le seconde sono quelle allacciate alla rete locale e presenti presso le abitazioni, i posteggi dei negozi, dei ristoranti, degli hotel e così via.

atto d’indirizzo governativo finalizzato a concentrare gli interventi per la realizzazione del cosiddetto Pnire (Piano Nazionale Infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici) nei contesti territoriali in funzione delle effettive esigenze, promuovendo e valorizzando la partecipazione di soggetti pubblici e privati. Un passo importante verso la realtà attuale.

I NUMERI DELL’INFRASTRUTTURA ITALIANA Ormai è chiaro. La cosiddetta e-Mobility cambierà la nostra vita quotidiana e avrà un impatto radicale sul modo in cui riforniremo i nostri veicoli. Nella maggior parte dei casi, i veicoli non saranno caricati in centri specifici come, per esempio, le stazioni di servizio, ma semplicemente dove sono parcheggiati tra lavoro, casa o supermercato. Le esigenze sono diventate talmente palesi che ormai nessuno nega che l’infrastruttura di ricarica dovrà essere capillare e posizionata in ogni area adibita a parcheggio. Siamo già a un buon punto per guardare con ottimismo al futuro. In Italia abbiamo raggiunto i 23.275 punti di ricarica per le auto elettriche. A certificarlo Motus-E, che, oltre a riunire e rappresentare il mondo interessato al successo della mobilità elettrica, monitora la situazione dell’infrastruttura con costanza e pubblica i risultati delle proprie osservazioni con cadenza trimestrale. Nello specifico, al 30 giugno 2021, siamo arrivati a 23.275 punti di ricarica suddivisi in 11.834 colonnine e dislocati su 9.453 postazioni accessibili al pubblico. La crescita è continua: basti pensare che, a fine dicembre 2020, ancora non si era passata quota 20.000 mentre, solo a marzo, eravamo a 20.757 postazioni dislocate su 10.531 infrastrutture. Insomma, c’è un dato positivo e innegabile: la crescita dell’infrastruttura accelera. Dall’analisi dei numeri si nota, in maniera inconfutabile, che nel periodo aprile-giugno abbiamo assistito a un sensibile aumento non solo delle postazioni in senso assoluto, ma anche dei tassi di crescita, complici la ripresa delle attività e il miglioramento della situazione pandemica. Nel secondo trimestre del 2021, infatti, si registra un incremento del 12% (+2.518 punti); nel periodo gennaio-marzo invece il tasso di crescita era stato dell’8% (+1.433 punti): lo stesso del quarto trimestre del 2020 che era stato caratterizzato da una identica crescita dell’8% (+822 punti). Attenzione: non è tutto rose e fiori. Ad esempio, circa il 15% delle infrastrutture installate risulta attualmente non utilizzabile dagli utenti finali a causa del mancato allacciamento alla rete da parte del distributore di energia o per altre motivazioni autorizzative. Non è l’unico dato che non brilla come dovrebbe. Ad esempio, sono poche le colonnine rapide anche se, rispetto alla prima rilevazione di Motus-E, risalente al settembre 2019 (10.647 punti in 5.246 infrastrutture), si registra una crescita del 118%. In termini di potenza, il 95% dei punti di ricarica è in corrente alternata, mentre solo il 5% sono in corrente continua. Infine, da notare, come il 19% dei punti di ricarica siano a ricarica lenta (con potenza installata pari o inferiore a 7 kW, ndr), il 77% a ricarica accelerata o veloce in AC (tra 7,5 kW e 43 kW) e solo un 5% veloce in DC (da 44 kW in su). Neanche l’1% è ad alta potenza o “High Power Chargers – HPC”, ovvero con potenze di almeno 100 kW. Detto questo, la situazione non è affatto male. L’infrastruttura di ricarica sta crescendo senza soste, il bicchiere è sicuramente mezzo pieno per il futuro della mobilità elettrica. #

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