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La regolazione delle emozioni a scuola
Un breve percorso dedicato al tema della rabbia, affrontato con l’aiuto di un racconto illustrato che permette di trattare con delicatezza argomenti complessi. Le immagini aiutano molto i bambini a entrare nella trama. Alcuni presentano difficoltà a regolare le proprie emozioni, che spesso vengono espresse con due prevalenti modalità: la chiusura e la rabbia. Gli stati d’animo sono davvero tanti, ciò che ogni giorno pervade emotivamente la nostra vita ha molteplici sfaccettature e, forse, neanche noi adulti siamo davvero alfabetizzati rispetto al riconoscimento delle emozioni. La competenza emotiva inizia a svilupparsi negli anni della Scuola dell’Infanzia e si consolida alla Scuola Primaria.
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Ecco i tre aspetti principali di cui è composta:
• Espressione delle emozioni: riguarda la manifestazione visibile (o udibile) delle emozioni, che avviene attraverso la comunicazione non verbale. Osservare lo sguardo, il volto, ascoltare il tono della voce, fare caso alla postura, sono aspetti importanti per riuscire a entrare in contatto con l’emozione predominante in un momento particolare.
• Comprensione delle emozioni: la conoscenza e la consapevolezza degli stati emotivi interni, che sono alla base delle azioni individuali.
• Regolazione delle emozioni: i bambini imparano come monitorare, valutare e gestire le loro emozioni, modificandone l’intensità e l’espressione a seconda del contesto e della situazione che stanno attraversando.
Per i più piccoli tutto questo è chiaramente molto difficile; essi si sentono riempiti di sensazioni alle quali non sanno dare un nome.
Tutte le situazioni vissute a scuola scatenano emozioni contrastanti: • Il piacere di incontrare i compagni / la difficoltà a distaccarsi dai genitori. • Il desiderio di svolgere un’attività / la paura di non esserne capace. • Il bisogno di giocare insieme / il timore di non piacere e di non trovarsi bene col gruppo. • Altro ancora…
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Ogni alunno arriva a scuola con la propria storia, la porta con sé dentro a una valigia invisibile, ma piena di cose. Ciascuno ha quindi iniziato già a costruirsi un proprio “stile” di comunicazione, che si manifesta attraverso atteggiamenti e comportamenti talvolta dirompenti.
Dentro alla rabbia ci sono tante cose, confuse, indistinte, difficili da definire. I percorsi dedicati alle emozioni sono di grande aiuto e i bambini hanno davvero bisogno di essere incoraggiati e sostenuti nella conoscenza di sé e dell’altro.
È importante che il nostro lavoro non sia indirizzato a “quel bambino lì”, a quell’alunno rabbioso e aggressivo; le proposte dovrebbero essere per tutti, perché tutti devono crescere con consapevolezza. In ogni sezione possiamo trovare un alunno che manifesta il proprio disagio psicologico con l’aggressività, con la rabbia, con la costante insoddisfazione. Spesso, di fronte a certe manifestazioni, anche i grandi perdono il controllo, si arrabbiano e allora si entra in una spirale che non ha mai fine.
Cosa c’è dentro alla rabbia?
Consigli letterari per gli insegnanti
Elizabeth Strout, Olive Kitteridge, Fazi Editore Olive Kitteridge, ex insegnante, è colei che tiene insieme tutti i fili delle storie e delle emozioni che si intrecciano in questo libro.
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Quindi è importante…
• Dare regole chiare, ma poche e ben sostenute dall’adulto.
• Su quelle poche regole non mollare.
• Di fronte a bambini particolarmente impegnativi provare a individuare i loro bisogni prevalenti.
• Mettersi nei loro panni: un bambino sempre arrabbiato non è un bambino felice, non è sereno, ha dentro di sé dei livelli di sofferenza elevati.
• Cercare di individuare ciò che fa loro particolarmente piacere: che cosa gli piace fare di più? Quali sono i materiali che prediligono?
• Individuare le loro capacità e abilità: in che cosa sono più bravi?
• Proporre attività che li facciano sentire capaci. Spesso la rabbia ha origine dalla frustrazione, dal senso di inadeguatezza.
• Tenere presente che questi bambini si sentono spesso rifiutati, hanno quasi sempre la sensazione che con loro non si stia volentieri e, se ci pensiamo bene, è davvero una brutta sensazione.
• Assumere un atteggiamento di accoglienza, gratificare i momenti positivi, cercando di indossare “occhiali” selettivi, che ingigantiscono ciò che va bene.
• Regalare ai bambini le nostre parole per aiutarli a esprimere le loro emozioni autentiche: “Forse sei arrabbiato, perché volevi questo gioco tutto per te…”; “Ti dispiace tanto che il tuo amico non voglia giocare con te, vero? Questo dispiacere ti fa proprio arrabbiare.”; “Sei preoccupato perché hai paura che questo lavoro sia troppo difficile?
Posso aiutarti. Possiamo farlo insieme”.
• Nei momenti di grande difficoltà può essere utile appartarsi un po’ con i bambini, solo per pochi minuti, per tranquillizzarli, evitando il rimprovero esclusivo, ma rivedendo insieme l’accaduto, aiutandoli a trovare altre soluzioni.
• Il momento “appartato” può essere utile anche prima che scatti davvero la rabbia. L’insegnante conosce bene i propri alunni, sa leggere nel loro volto e nei loro gesti e può, con competenza, intervenire prima che i giochi siano fatti.
Tutto quanto appena detto è di difficile realizzazione, e questo lo sappiamo bene. In aula c’è un gruppo numeroso di bambini e tutti hanno bisogno dello sguardo attento dell’insegnante. La “lettura” dei bisogni da parte dell’adulto, la sua capacità di gratificare e sostenere, si trasmette anche ai piccoli, che, a mano a mano, diventano “esperti”. Anche loro inizieranno a osservarsi vicendevolmente con uno sguardo più attento alle risorse e alle fragilità dei compagni, creando un clima di accoglienza e di comprensione reciproca.
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