INCHIESTA CORONAVIRUS
L’IMPATTO DELL’EMERGENZA SUL SISTEMA LOGISTICO
LE LEZIONI DEL CONTAGIO S
e da tutte le esperienze – anche quelle più negative – si può trarre un insegnamento, quello impartito al nostro Paese dal contagio del coronavirus è il riconoscimento di quanto sia essenziale la logistica non solo per il sistema economico nazionale, ma per la stessa salute degli Italiani. «Siamo una società basata sul trasporto», ha ricordato il presidente di Federtrasporti, Claudio Villa. «A nessuno viene in mente che se non si consente a un camion di trasportare medicinali, bombole di ossigeno, macchinari, oltre ovviamente ad alimentari e ad altri generi di prima necessità, la nostra capacità di affrontare la crisi si depotenzia o, peggio, tende a scomparire». Un riconoscimento tributato dalla stessa ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, che venerdì 13 marzo ha rivolto via facebook un video di ringraziamento ai camionisti italiani, senza i quali – ha
18 aprile 2020
detto – «il Paese si fermerebbe completamente, le persone non potrebbero avere i beni di prima necessità, non potremmo rifornire gli ospedali». Uno zuccherino – apprezzato – dopo venti giorni febbrili nei quali il governo, alla ricerca di un precario equilibrio tra tutela della saluta e difesa dell’economia, ha infilato una raffica di misure all’inizio contraddittorie, a volte incongrue, spesso confuse e comunque bisognose di chiarimenti.
DAI PORTI IL PRIMO ALLARME Eppure, i segnali erano stati chiari fin dall’inizio, quando l’emergenza sembrava soltanto economica per il mancato arrivo delle forniture cinesi, e le aziende italiane erano costrette a cercare altrove le componenti necessarie alla produzione, ridisegnando la filiera logistica. «In dieci giorni è cambiato tutto», racconta Mario Serranti, Supply chain manager di BASF Italia. «Abbiamo capito che bi-
sogna diversificare anche i fornitori di logistica e di trasporti: se prima si poteva puntare su un fornitore super specializzato, super efficiente e super dimensionato, adesso bisogna orientarsi verso soggetti più piccoli, dislocati in zone diverse del territorio». Inoltre, sempre nei primi giorni di febbraio già si levava distinto un altro grido d’allarme. E non poteva che provenire dai porti (Genova in quella data aveva già perso il 5% degli scambi con la Cina, con una stima di calo annuo di almeno il 20%), dove il personale sanitario – già sotto organico e in arretrato – era stato dirottato sul traffico passeggeri. «Noi abbiamo arretrati per oltre mille pratiche e sono in peggioramento», raccontava Giampaolo Botta, direttore generale di Fedespedi Genova. «I tempi medi di evasione per i nulla osta sanitari sono di 7-8 giorni, prima del coronavirus erano di due giorni. Il costo medio per