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COLOURS
www.pancolori.eu writer Stefano Panconesi
Fino alla fatidica data del 1856, anno in cui Perkins inventò il primo colorante di sintesi, i colori si potevano estrarre unicamente da risorse naturali come i vegetali, gli insetti e i minerali. Questi ultimi sono i primi ad essere stati scoperti e utilizzati in quanto si trovano in natura pronti per l’uso: terre e pietre. I pigmenti minerali però non sono solubili in acqua ed è per questo che sono stati utilizzati per molti generi di decorazioni, dal corpo ai muri, ma non per la tintura tessile - naturale - che necessita dell’acqua come veicolo per permettere di assorbire in maniera stabile il colore. Per la tintura si fa uso da sempre di alcuni sali minerali - in particolare allume e ferro – per fissare il colore.
Anche se il bisogno di decorare con il colore il proprio corpo e i propri utensili è assai antico, la diffusione del colore è stato molto parco per diversi motivi: difficoltà di reperire le materie prime, difficile elaborazione delle ricette, segretezza delle botteghe, lunghi tempi necessari alla riuscita della tintura. Così che possiamo dire che, in verità, la grande diffusione del colore potrà avvenire unicamente quando l’aumento della popolazioni di fine Settecento e l’uscita da anni “bui”, portò il ricercatore inglese Perkins alla scoperta del primo colore chimico. La scoperta fu però casuale; infatti lo scienziato stava cercando soluzione a due problematiche: l’aumento delle malattie infettive dovuto all’aumento della popolazione e la cattiva igiene, e la necessità di smaltire lo scarto di lavorazione del carbone della centrale elettrica. Questo primo colore, che chiamò Malvina dal color malva, ebbe un grande successo nella società inglese e nel mondo. In seguito, partendo dallo studio delle strutture chimiche delle piante tintorie, si riuscì ad ottenere chimicamente anche tutti gli altri colori e successivamente a industrializzarne la produzione.
■ GROTTE DI LASCAUX FRANCIA. ■ ALLUME DI POTASSIO.
■ WELLIAM HENRY PERKIN. ■ ABITO IN SETA 1862
TINTO DA PERKIN COLOR MALVINA.
L’uso dei coloranti naturali ha accompagnato la vita delle persone di ogni parte del mondo fin da tempi davvero antichissimi; in particolare la scoperta dei colori che ancora possiamo usare provengono da radici, fusti, foglie, fiori, bacche, cortecce, funghi, licheni così come da alcuni insetti e molluschi. L’estrazione e preparazione dei coloranti sono menzionate in testi cinesi già nel 3000 a.c. e potrebbero essere stati ancora più antichi i tentativi umani di cimentarsi con la chimica tintoria. Per molto tempo i colori furono diversi per ogni territorio perché diverse erano le materie prime disponibili; ma con l’avvento dei grandi viaggi esplorativi le materie coloranti così come altri prodotti quali il cibo e le spezie vennero diffuse da una parte all’altra del mondo. Per l’Europa furono fondamentali i viaggi, di Marco Polo, che alla fine del 1200 descrisse l’estrazione e l’utilizzo dell’Indaco (Indigofera tintoria), pianta che cresce in Cina ma anche in India dalla quale si ottengono varie tonalità di azzurro, fino al blu e quello di Cristoforo Colombo della fine del 1400, che favorirono la conoscenza, l’importazione e l’applicazione dei coloranti utilizzati dai Maya, dagli Atztechi e dagli Incas, e in particolare del rosso ottenuto dalla cocciniglia (Dactylopius coccus), piccolo insetto infestante della pianta del cactus. Fino a queste due date strategiche per la storia dei coloranti e della tintura naturale in Europa il blu veniva estratto dal Guado (Isatis tintoria) pianta che in Italia era coltivata in molte zone specialmente dell’Umbria e della Toscana; mentre in Francia , nella zona di Tolosa, chiamato Pastel (Isatis tintoria); mentre il rosso veniva estratto dalla radice di robbia (Rubia tinctorum) particolarmente diffusa in Belgio e Olanda.
È molto curioso sapere che il verde, colore principale del mondo vegetale, non si riesce ad estrarre per uso tintorio. In fatti si usava fare una doppia tintura, prima il giallo (Reseda Luteola) e poi in Guado (Isatis tinc.) o viceversa. Oggi invece si utilizza la clorofilla, che può essere ottenuta dalle foglie di diverse piante come gli spinaci o il gelso, ma risulta molto poco stabile alla luce. Alcuni gialli si possono far virare verso il verde attraverso l’uso di sali minerali o altri modificatori del pH; ma come abbiamo già detto, il vero magnifico verde smeraldo lo si ottiene solamente attraverso una doppia tintura blu e gialla.
■ GUADO (ISATIS TINC.). ■ RESEDA ( RESEDA LUTEOLA).
■ ANIMAL, VEGETABLE, MINERAL
Until the fateful date of 1856, the year in which Perkins invented the first synthetic dye, colors could only be extracted from natural resources such as plants, insects and minerals. The latter are the first to have been discovered and used as they are found in nature ready for use: earth and stones. However, mineral pigments are not soluble in water and that is why they have been used for many kinds of decorations, from the body to the walls, but not for textile dyeing - natural - which requires water as a vehicle to allow it to be absorbed in a stable color. For the dyeing, some mineral salts have always been used - in particular alum and iron – to fix the color. The path of natural dyes goes hand in hand with the history of mankind and is never over. Over the last few years, the growth of interest in natural dyes has also pushed research towards alternative sources of color: algae, microalgae and food waste. These studies are very interesting because they tend to solve multiple problems at the same time: finding a color that is not harmful to the health of people and the environment, not overloading the land with alternative crops to food, using what would become waste to be disposed of.
Famoso era un colore verde cinese, particolarmente bello sulla seta, ottenuto da una pianta che cresce lì; il famoso Lo-Kao. Anche il nero è un colore assai difficile da ottenere; presuppone ricette e metodiche di sovra tintura molto lunghe e raffinate ed è difficile togliere completamente una dominante che può essere di volta in volta, a seconda delle piante utilizzate, viola, blu o marrone. Nei tempi passati lo si otteneva con prodotti coadiuvanti terribilmente tossici che per fortuna ora sono vietati (bicromato di potassio). Un bellissimo nero veniva usato per riprendere le pezze ammuffite dai bombardamenti anche a Prato tra la prima e la seconda guerra mondiale e veniva usato il legno di Campeggio (Hematoxilum Camp.) e usando come mordente i sali di cromo.
■ CAMPEGGIO (HAEMATOXILUM CAMPECHIANUM ). ■ GALLA( CECIDIO).
Insomma abbiamo a disposizione moltissimi beige più o meno rosati o freddi, tanti gialli più o meno brillanti o dorati, diversi rossi aranciati o violacei, pochissimi blu e viola, quasi niente verde e vero nero.
Chimicamente possiamo dividerli in: Questo è probabilmente il motivo per cui l’approfondimento della materia è importante e i tintori sono da sempre stati riconosciuti come alchimisti molto rispettati.
Possiamo classificare così le nostre risorse coloranti in: - Minerali - Insetti - Piante
A sua volta le piante possono essere: - Spontanee - Coltivate - Scarti da altri utilizzi
Possono essere utilizzate in forma: - Fresca - Secca - Estratta
Inoltre possiamo dividerli in: - Piante del territorio (ovvero quelle delle diverse tradizioni popolari) - Piante storiche (quelle che da sempre l’uomo ha coltivato a questo scopo)
Rispetto alla metodica di tintura possiamo dividerli in: - Diretti (che non necessitano di mordenzata) - A mordente (che hanno bisogno di un bagno di mordenzata con sali minerali o tannini) - Al tino (che devono essere fatti fermentare)
Carotenoidi: Reseda Anatto Curcuma Flavonoidi: Grani di Persia Ginestra Antociani: Uva Campeggio Chinonici: Cocciniglia Clorofille: Foglie Antrachinonici: Robbia Indigoidi: Indaco Guado Tannini: Catecù Tara Mirabolano
Da qualche anno la crescita dell’interesse nella tintura naturale ha spinto la ricerca anche verso fonti alternative di colore: alghe, microalghe e scarti di prodotti alimentari. Questi studi sono molto interessanti perché tendono a risolvere più problemi nello stesso tempo: trovare un colore non dannoso alla salute delle persone e dell’ambiente, non sovraccaricare i terreni di colture alternative a quelle alimentari, utilizzare quelli che diventerebbero scarti da smaltire. Infine possiamo affermare che i colori naturali sono “colori viventi” in quanto hanno la capacità di cambiare nel tempo e interagire con gli utenti; soprattutto cambiano più che sparire per ricordarci che la natura non è completamente controllabile ma è libera e segue i suoi fini. Diventare tolleranti alle irregolarità dei prodotti naturali ci aiuta a diventare consumatori consapevoli.
■ ALGHE SPIRULINA.
dottor STEFANO PANCONESI Via Italia, 6 13843 Pettinengo Biella Italia T. +39/348 3326570 stefano.panconesi@gmail.com www.pancolori.eu
■ FUNGHI TINTORI VARI.