Zootecnica International – dicembre 2021 – POSTE ITALIANE S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale 70%, DCB Firenze
Modelli e dinamiche dell’industria avicola europea La pigmentazione dei prodotti avicoli: fonti di carotenoidi Riscaldamento e ventilazione negli allevamenti di polli da carne
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Nuove tramoggette della serie «Gió» Appositamente realizzate per grandi allevamenti, grazie alla facile regolazione della quantità di mangime e all'assenza della griglia (che impedisce ai pulcini di rimanere intrappolati), le tramoggette Gió presentano numerosi vantaggi: semplici da usare e veloci da pulire, portano ad una notevole riduzione dei costi di lavoro. CODAF Poultry Equipment Manufacturers • Via Cavour, 74/76 • 25010 Isorella (Brescia), ITALY Tel. +39 030 9958156 • Fax: +39 030 9952810 • info@codaf.net • www.codaf.net
EDITORIALE Nel numero di settembre abbiamo pubblicato la notizia che è stato riammesso l’utilizzo di proteine animali nei mangimi per avicoli. Il 22 giugno di quest’anno, infatti, la Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (ENVI) del Parlamento europeo, ha votato a favore della modifica del Regolamento del 22 maggio 2001, che ne vietava l’uso per prevenire la trasmissione dell’encefalopatia spongiforme (BSE). Sebbene siano state condotte indagini scientifiche sulla situazione di rischio e le conclusioni depongano a favore della reintroduzione delle proteine animali, non siamo d’accordo con questa decisione che verrebbe a penalizzare tutto un percorso di anni di studio e di ricerche per ottimizzare le rese e la salute dei soggetti. Le moderne tecniche di indagine e la crescente evoluzione della nutrizionistica hanno permesso di eliminare quasi completamente gli antibiotici; da anni tutti gli avicoli vengono alimentati con mangimi esclusivamente vegetali, mentre quarant’anni fa c’era chi addizionava i mangimi con antibiotici utilizzati come promotori di crescita. La suddetta decisione ci appare in contrasto con i principi di benessere e sicurezza. La Commissione al Parlamento europeo nel novembre 2018 sottolineava la necessità di ridurre la dipendenza dell’Unione dai Paesi terzi per l’approvvigionamento di proteine vegetali. Ancora una volta la demagogia tenta di prendere il sopravvento. I legislatori europei dovrebbero riflettere maggiormente prima di riabilitare determinati prodotti, un tempo interdetti, anche perché sono mutate le esigenze di mercato e i consumatori sono sempre più attenti alla sicurezza dei prodotti e al benessere degli animali.
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SOMMARIO
ATTUALITÀ................................................................................................ 4 INTERVISTA
Tecno Impianti, distributore ufficiale in Marocco di Aza International...................12 Produzione avicola sostenibile grazie a una selezione responsabile ed equilibrata............................................14
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DOSSIER
Settore avicolo: un mercato maturo, ma ancora in crescita.................................18
MARKETING
Modelli e dinamiche dell’industria avicola europea Parte 1 - Allevamenti di ovaiole, produzione e commercio di uova...................... 22
TECHNICAL COLUMN
Analisi delle cause di una schiusa deludente.................................................... 28 La pigmentazione dei prodotti avicoli: fonti di carotenoidi................................... 32
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MANAGEMENT
Riscaldamento e ventilazione negli allevamenti di polli da carne........................ 36 Il controllo dell’umidità nei capannoni avicoli..................................................... 42
NUTRIZIONE
Ridurre l’impatto ambientale con la proteasi...................................................... 46 Sostanze umiche aggiunte alla dieta come promotori di crescita nei broiler............................................................... 50
VETERINARIA
Reovirus aviari: metodo di classificazione tramite caratterizzazione molecolare................................................................ 56
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MARKET GUIDE................................................................................... 60 GUIDA INTERNET............................................................................... 64
ATTUALITÀ
Nuovo vaccino per l’Influenza Aviaria I ricercatori del Pirbright Institute hanno sviluppato un nuovo vaccino che genera una risposta immunitaria più rapida e forte contro il ceppo H9N2 dell’Influenza Aviaria rispetto all’attuale vaccino virale inattivato che rappresenta lo standard del settore avicolo. Molti vaccini antinfluenzali per avicoli proteggono da malattie gravi e dalla morte, ma non impediscono agli animali di trasmettere il virus, consentendone la continua diffusione negli allevamenti. Gli scienziati hanno utilizzato una nuova tecnica per migliorare le risposte immunitarie e ridurre la quantità di virus diffuso nell’ambiente.
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I risultati pubblicati su npj Vaccines hanno rivelato che il vaccino presenta un’azione rapida ed efficace. I soggetti hanno prodotto risposte anticorpali già sei giorni dopo la vaccinazione e hanno rilasciato quantità inferiori di virus quando esposti a un ceppo influenzale naturale. Sono stati prodotti alti livelli di anticorpi protettivi persino quando è stata somministrata una dose ridotta. Il vaccino identifica le proteine del virus dell’Influenza Aviaria con un marcatore che le rende più facili da catturare per le
cellule immunitarie, specializzate nel legarsi all’antigene (APC). Queste cellule immunitarie possono elaborare in modo efficiente le proteine marcate dando luogo a risposte antivirali robuste e di lunga durata. La proteina HA del virus dell’influenza può essere prodotta in una coltura di laboratorio che utilizza cellule di insetto invece che uova. L’uso di cellule di laboratorio al posto delle uova evidenzia come gli scienziati di Pirbright, nelle loro ricerche, sviluppino attivamente soluzioni innovative per la salute degli animali.
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Il nuovo vaccino non contiene il virus vivo, pertanto si riducono i rischi per la biosicurezza e non sono necessarie strutture specializzate ad alto contenimento per produrlo. Queste qualità rendono il vaccino ideale per la produzione su larga scala. Il professor Munir Iqbal, capo team del virus sull’Influenza Aviaria di Pirbright, ha dichiarato: "individuando l’HA delle cellule immunitarie dei polli, abbiamo aggiunto una nuova arma all’arsenale dei vaccini per avicoli. Il nostro vaccino potenziato può aiutare a prevenire la diffusione dell’Influenza tra i volatili vaccinati, che è essenziale per tutelare il benessere degli animali." Fonte: The Pirbright Institute
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- attualità -
ATTUALITÀ
Zinpro è molto piu`dei minerali. Quindi, facciamo di più assieme.
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ATTUALITÀ
Fieragricola 2022, appuntamento a Verona dal 26 al 29 gennaio Si terrà a Verona dal 26 al 29 gennaio 2022 la prossima edizione di Fieragricola, la rassegna internazionale dell’agricoltura che anche quest’anno ha confermato il percorso iniziato nel 2020 di valorizzazione della filiera avicola. Continua dunque il progetto di consolidamento e sostegno del settore avicolo, comparto strategico della zootecnia Made in Italy. L’avicoltura sarà protagonista di un’area dedicata e di un programma di eventi volti ad approfondire gli aspetti centrali per la catena di approvvigionamento di carni e uova. La 115a edizione di Fieragricola si pone l’obiettivo di proporre soluzioni, chiavi di lettura e strumenti innovativi per affrontare i cambiamenti in atto, grazie anche a convegni, workshop e dibattiti. Nel 2022 la fiera rappresenterà ancora di più un’occasione di aggiornamento e formazione per coloro che desiderano orientarsi in agricoltura, sia in ambito nazionale che internazionale: sono previsti congressi in cui verranno affrontate tematiche cruciali in termini di Regulatory europea per la produzione, trasformazione, distribuzione e il consumo.
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Per il settore avicolo i visitatori potranno trovare in esposizione tutte le tecnologie e le strutture per gli allevamenti, tra cui abbeveratoi, aeratori, alimentatori, apparecchiature per il condizionamento e la ventilazione degli ambienti, attrezzature per l’allevamento biologico, attrezzature per la vaccinazione, distributori e dosatori di mangime, dosatori per vaccini e medicinali, gabbie per trasporto, genetica, gestione computerizzata dell’alimentazione, strutture per il ricovero degli avicoli, sistemi automatici per la disinfestazione e disinfezione degli allevamenti, incubatrici e macchine per il conteggio dei pulcini, illuminazione, nidi per la raccolta automatica delle uova, rampe per carico e scarico di animali, sistemi di pesatura elettronici, spennatrici e spiumatrici. Nell’attesa di accogliere i visitatori a Veronafiere il prossimo gennaio, Fieragricola prosegue nella realizzazione di webinar formativi e approfondimenti, che in questi mesi hanno voluto riportare al centro del dibattito l’agricoltura, in un percorso studiato per dare risposte concrete alle imprese del comparto.
- attualità -
Per ulteriori informazioni: www.fieragricola.it
ATTUALITÀ
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ATTUALITÀ
Sicurezza alimentare, pubblicato il rapporto RASFF 2020 È stato pubblicato il rapporto annuale 2020 RASFF, il Sistema di Allerta Rapido per Alimenti e Mangimi in ambito europeo che consente di notificare, in tempo reale, i rischi diretti e indiretti per la salute pubblica connessi ad alimenti, mangimi e materiali a contatto con gli alimenti e quindi di adottare tempestivamente le opportune misure di salvaguardia. smi patogeni, metalli pesanti, additivi e residui di pesticidi. Per quanto concerne le non conformità riscontrate nei prodotti di origine italiana il maggior numero di notifiche ha riguardato i cereali e prodotti da forno (17), molluschi bivalvi (16), carne (escluso il pollame) (16), frutta e vegetali (13) e latte e prodotti a base di latte (11). Dall’analisi delle segnalazioni RASFF del 2020 si evidenzia che un elevato numero di notifiche riguarda la presenza di microrganismi patogeni, seguite dai residui di pesticidi e dalle micotossine. Tra i microrganismi patogeni 772 notifiche si riferiscono al riscontro di Salmonelle. Numerose sono risultate essere anche le segnalazioni per Listeria monocytogenes ed Escherichia coli. Parte delle notifiche registrate quest’anno è fondamentalmente riconducibile anche all’emergenza ossido di etilene in semi di sesamo e prodotti derivati.
Nell’anno 2020 sono state trasmesse, attraverso il RASFF, 3.783 notifiche a fronte delle 4.000 del 2019. Delle 3.783 notifiche, 3.490 hanno riguardato l’alimentazione umana, 172 l’alimentazione animale e 121 i materiali e gli oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti (MOCA). Il Paese membro che ha trasmesso alla Commissione europea il maggior numero di segnalazioni nell’anno 2020 è la Germania; a seguire l’Olanda e il Regno Unito. L’Italia è il quarto Paese membro per numero di segnalazioni inviate, con 300 notifiche trasmesse attraverso il RASFF. I prodotti italiani oggetto di allerta europea sono stati 125 (146 nel 2019 e 156 nel 2018) e l’Italia risulta il dodicesimo Paese per numero di notifiche ricevute.
Per quanto riguarda il pollame, nel corso del 2020 le notifiche di allerta sono state 453. Il dato più rilevante rispetto all’anno precedente è relativo al notevole incremento delle non conformità dovute a microrganismi patogeni, 407 rispetto alle 297 dell’anno 2019. La maggior parte delle quali, 402, relative alla presenza di Salmonella. La Polonia detiene la quasi totalità delle notifiche (267); seguono Francia (26) e Brasile (23). Relativamente alle uova e prodotti derivati nell’anno 2020 sono pervenute 20 notifiche. In 14 casi la non conformità è associata alla presenza di Salmonella. L’origine dei prodotti non conformi è varia. Il Paese con il maggior numero di segnalazioni è l’Ucraina (4), seguita dalla Polonia (3). La Relazione è consultabile online: www.salute.gov.it/ imgs/C_17_pubblicazioni_3100_allegato.pdf
I pericoli sanitari maggiormente riscontrati nelle notifiche attivate dall’Italia riguardano principalmente microrgani-
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- attualità -
Fonti: Ministero della Salute, Unaitalia
L’ANGOLO DELLA
EFFETTO DI DUE ANTICOCCIDICI, IONOFORO + NICARBAZINA SU INTEGRITA’ INTESTINALE E PERFORMANCE DEL BROILER La coccidiosi, ogni anno, può causare perdite per più di 4 miliardi di dollari all’industria avicola mondiale.1 La perdita di Integrità Intestinale sostenuta dalla coccidiosi peggiora l’Indice di Conversione Alimentare e gli accrescimenti e può aumentare la mortalità.2,3 Insieme, questi fattori possono costare fino a 0,04€/broiler.4 Tuttavia è possibile adottare un approccio proattivo per proteggere l’Integrità Intestinale degli animali e, di conseguenza, migliorare l’efficienza alimentare e le crescite.
mostravano lesioni macroscopiche da coccidiosi, senza registrare differenze significative.
Nel corso degli anni sono state utilizzate molte molecole. Gli anticoccidici chimici funzionano bene, soprattutto nei casi più gravi, ma a lungo andare possono dare luogo a resistenza. Per contro, gli ionofori sono in grado di controllare efficacemente la coccidiosi consentendo lo sviluppo di un’ immunità naturale.1
Lesioni da Eimeria tenella (gTN)
Proteggere l’Integrità Intestinale: anticoccidici
Lo studio: materiali e metodi1
Un recente studio ha confrontato l’efficacia di due ionofori - monensin e narasin - in combinazione con nicarbazina nel controllo della coccidiosi. Gli autori hanno anche valutato l’impatto dei due ionofori sulla performance e sulla salute intestinale. Lo studio ha coinvolto 4400 broiler (Ross 308), infettati sperimentalmente con coccidi e valutati in base alle loro prestazioni produttive e alla presenza di lesioni macroscopiche a livello degli organi interni. Gli animali sono stati trattati con una associazione di monensin + nicarbazina (MN) o di narasin + nicarbazina (NN), aggiunte al mangime dal giorno zero fino al giorno 27; in seguito gli animali sono stati trattati con narasin fino al raggiungimento del peso di mercato. In maniera casuale, il 25% dei polli di ciascun box è stato pesato individualmente ai giorni 27 e 33. Per ciascun box è stato determinato il consumo di mangime al giorno 27 e alla fine dello studio (giorno 33) ed è stata calcolata la conversione alimentare. 66 animali (3 per box) per trattamento sono stati analizzati per valutare il punteggio delle lesioni.
Risultati: Integrità Intestinale1
Entrambe i trattamenti, monensin + nicarbazina e narasin + nicarbazina, hanno ridotto la percentuale di animali che Elanco e la barra diagonale sono marchi registrati da Elanco o sue affiliate. © 2020 Elanco. PM-IT-20-0263
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INTEGRITÀ INTESTINALE (I2)
PUNTEGGIO DELLE LESIONI INTESTINALI* DA COCCIDI NEI BROILER TRATTATI CON NN O MN (GIORNO 22)
Punteggio
monensin + nicarbazina
Lesioni da Eimeria acervulina (gAC)
narasin + nicarbazina
0
66
66
0 1 2
55 8 3
55 10 1
0 1
57 9
56 10
Lesioni da Eimeria maxima (gMx)
* Punteggio: 0= assenti; 1= lievi; 2= moderate (n= 66 animali/trattamento)
Punti chiave: associazione tra ionoforo e nicarbazina L’associazione narasin + nicarbazina ha migliorato significativamente i parametri produttivi dei broiler (Ross 308) infettati sperimentalmente con coccidi, in particolare il peso corporeo all’età di macellazione e la conversione alimentare cumulativa, rispetto all’associazione monensin + nicarbazina.1 L’associazione narasin + nicarbazina ha migliorato significativamente la resa netta al macello rispetto all’associazione monensin + nicarbazina.1
ICA e peso corporeo
1
Ai giorni 27 e 33, il gruppo di animali trattati con narasin + nicarbazina ha mostrato conversione alimentare e incremento di peso significativamente migliori rispetto al gruppo trattato con monensin +nicarbazina.
Nella scelta di un anticoccidico l’associazione narasin + nicarbazina può rappresentare una scelta più conveniente e di maggior valore rispetto all’associazione MN.1
PERFORMANCE DEI BROILER TRATTATI CON NN O MN AL GIORNO 27
Parametro Indice di Conversione Alimentare Peso corporeo (g) a,b
monensin + narasin + nicarbazina nicarbazina 1,566a
1,458b
1.284a
1.405b
Valori con lettere differenti in apice sono significativamente differenti (p<0,05). n=550 animali/trattamento
PERFORMANCE DEI BROILER TRATTATI CON NN O MN AL GIORNO 33
Parametro Indice di Conversione Alimentare (cumulato) Peso corporeo (g) a,b
monensin + narasin + nicarbazina nicarbazina 1,642a
1,549b
2.026a
2.178b
Valori con lettere differenti in apice sono significativamente differenti (p<0,05). n=550 animali/trattamento
Resa al macello1
La “resa netta” al macello è significativamente migliore nel gruppo trattato con narasin + nicarbazina rispetto al gruppo trattato con monensin + nicarbazina. Inoltre, nel gruppo trattato con narasin + nicarbazina il peso del petto è stato significativamente superiore rispetto al gruppo trattato con monensin + nicarbazina. RESA AL MACELLO DEI BROILER TRATTATI CON NN O MN FINO AL GIORNO 27 E CON NARASIN FINO AL GIORNO 33
Parametro
monensin + narasin + nicarbazina nicarbazina
Peso corporeo (g)
2.032b
2.159a
Resa netta (g)
1.400a
1.517b
580b
656a
Petto (g)
Valori con lettere differenti in apice sono significativamente differenti (p<0,05). n=110 animali/trattamento a,b
Bibliografia: 1 Farran MT, Shahib H, Hakeem WG, Kaouk ZM, Harkous AA. Performance of Eimeria challenged male broilers fed two ionophore-Nicarbazin combination. Journal of Applied Poultry Research. 2020; 29:684–691. Williams R. A compartmentalized model for the estimation of the cost of coccidiosis to the world’s chicken production industry. Int. Journ. for Parasitology. 1999; 29(8). 3 Brennan J, Bagg R, Barnum D, Wilson J, Dick P. Efficacy of Narasin in the Prevention of Necrotic Enteritis in Broiler Chickens. Avian Diseases. 2001; 45:210. 4 van der Sluis W. Clostridial enteritis is an often underestimated problem. World Poultry. 2000; 16(7). 2
©Perdue
ATTUALITÀ
Resistenza antimicrobica, i rischi durante il trasporto animale L’Efsa ha intrapreso una nuova valutazione scientifica per esaminare il rischio di diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici durante il trasporto di animali. Il parere scientifico dovrebbe essere completato entro settembre 2022. L’Efsa ha intrapreso una nuova valutazione scientifica per esaminare il rischio di diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici durante il trasporto di animali. La valutazione, richiesta dalla Commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare (Envi) del Parlamento europeo, si concentrerà sul rischio di diffusione di batteri zoonotici resistenti tra pollame, suini e bovini durante il trasporto ad altri allevamenti o al macello. La resistenza agli antimicrobici (Amr), se si verifica in batteri zoonotici, ovvero batteri che possono trasferirsi dagli animali all’uomo, può persino compromettere l’efficacia della terapia di malattie infettive nell’uomo. Marta Hugas, direttore scientifico Efsa, ha affermato: “La resistenza agli antimicrobici è una minaccia che incombe sulla salute pubblica, e una consulenza che si basi su evidenze scientifiche è vitale per sviluppare politiche e leggi mirate ad affrontare questa sfida. Questo nuovo mandato – il cui fulcro sono le possibili implica-
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zioni per la salute umana – illustra ancora una volta la convergenza crescente tra salute animale e umana e la necessità di un approccio ‘One Health’, ovvero di salute unica globale, da parte di valutatori e politici”. Oltre a indagare su fattori che possono provocare la diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici tramite il trasporto, l’Efsa vaglierà anche misure di prevenzione e opzioni per il controllo del fenomeno, e individuerà eventuali necessità di dati ulteriori per corroborare l’analisi della questione. Il parere scientifico dovrebbe essere completato entro settembre 2022. La richiesta trae origine da colloqui intercorsi l’anno scorso tra la Commissione d’inchiesta sulla protezione degli animali durante il trasporto (Anit), la Commissione europea e l’Efsa.
- attualità -
Fonte: EFA News - European Food Agency
ATTUALITÀ
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INTERVISTA
Tecno Impianti, distributore ufficiale in Marocco di Aza International La società Tecno Impianti, distributore ufficiale in Marocco di Aza International, azienda italiana leader nei sistemi di alimentazione per avicoli, suinicoli e bovini, ha in questi ultimi anni installato numerosi impianti in tutto il Marocco.
Mouaize Abdelatif (sinistra), CEO di Tecnoimpianti e Paolo Pandolfi (destra), amministratore delegato per l’export di AZA International
Il Sig. Mouaize Abdelatif, presidente della società Tecnoimpianti, ha recentemente incontrato il Dott. Paolo Pandolfi, export manager di Aza International per discutere dell’impianto con tramoggette Self-Dosy, l’innovativo sistema di distribuzione per galli riproduttori messo a punto da Aza e installato presso l’allevamento del gruppo Zalar a Etnine Chtouka, nella regione di El Jadida. Sig Mouaize, come ha fatto a convincere il suo cliente a scegliere Aza International nei suoi allevamenti e perché ha deciso di comprare proprio il sistema con tramoggette volumetriche automatiche Self-Dosy? “Il cliente ha scelto AZA perché è sinonimo di serietà e qualità. Sono ormai diversi anni che vendo le attrezzature di AZA nel mio Paese e il riscontro verso i vostri prodotti è sempre
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- intervista -
INTERVISTA
stato molto positivo e ha aumentato il prestigio del Made in Italy qui in Marocco. Il responsabile tecnico del gruppo Zalar ha capito immediatamente la novità che il sistema Self-Dosy offre rispetto agli altri impianti per galli presenti sul mercato e per questo ha deciso di installarlo in buona parte dei suoi allevamenti.” Quali sono i vantaggi che ha riscontrato il suo cliente in questo sistema innovativo di distribuzione? “La cosa fondamentale è che non sono necessarie bilance né manuali, né automatiche o celle di carico per regolare il mangime che poi cadrà all’interno di ogni tramoggetta, in quanto la linea Self-Dosy dispone di un sistema di dosaggio con regolazione centralizzata del volume di mangime. In ogni tramoggetta cade l’esatta quantità decisa dall’allevatore in base alle sue necessità e al numero dei galli. Il cliente conosce alla perfezione la quantità di alimento che è stata distribuita senza la necessità di pesarlo a monte, riducendo notevolmente i costi nell’impiantistica.”
“La tramoggetta Self-Dosy è molto robusta e semplice da lavare e il suo design non permette ai galli di sprecare il mangime durante il pasto. In questo momento abbiamo numerose richieste per questo tipo di sistema per un mercato di nicchia così importante, così come per Breedaza, il vostro sistema innovativo per l’alimentazione delle ovaiole e delle galline riproduttrici” – Mouaize Abdelatif
Può spiegarci brevemente come funziona l’impianto che ha venduto al gruppo Zalar? “In base alla curva di crescita degli animali, il cliente regola con facilità la quantità di mangime che deve cadere in ogni tramoggetta per mezzo del dispositivo di regolazione centralizzata installato a inizio linea. Ogni giorno, nel suo caso, l’allevatore carica manualmente i contenitori delle linee che andranno a riempire i dosatori delle singole tramoggette. Fatto questo, la mattina il cliente aziona l’argano e le palle di chiusura, contenute in ogni tramoggetta, si alzano facendo cadere immediatamente la quantità di mangime prestabilita in esse contenuta. Successivamente fa rigirare l’argano, le palle scendono nuovamente in chiusura e, mentre gli animali mangiano, il sistema riparte preparando il pasto per il giorno successivo, così che gli animali restano sempre tranquilli e senza stress nel sentire il rumore del caricamento delle linee che preparano il pasto successivo. Posso certamente affermare che la quantità di mangime che cade in ogni tramoggetta è uniforme, infatti quando abbiamo installato il primo impianto, il cliente ha pesato il mangime contenuto in ogni tramoggetta e la differenza non superava mai i 10 grammi di mangime.
In allevamenti più sofisticati utilizziamo invece una spirale di caricamento posta sotto il silo che va a caricare automaticamente i contenitori delle linee interne. Per quanto riguarda l’apertura e la chiusura delle palle, utilizziamo anche un attuatore elettrico comandato a tempo. La tramoggetta Self-Dosy è molto robusta e semplice da lavare e il suo design non permette ai galli di sprecare il mangime durante il pasto. In questo momento abbiamo numerose richieste per questo tipo di sistema per un mercato di nicchia così importante, così come per Breedaza, il vostro sistema innovativo per l’alimentazione delle ovaiole e delle galline riproduttrici. Visti i risultati ottenuti, il mio cliente è intenzionato a incrementare questi sistemi nei suoi allevamenti di riproduttori.”
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INTERVISTA
Produzione avicola sostenibile grazie a una selezione responsabile ed equilibrata Si stima che la popolazione mondiale raggiunga i 9,8 miliardi entro il 2050. Oltre a trovare il modo per produrre abbastanza cibo da soddisfare le esigenze di questi 2 miliardi di persone in più, i produttori mondiali devono anche trovare come farlo in modo responsabile per l’ambiente.
Secondo Magnus Swalander, Direttore Ricerca e Sviluppo e Direttore Generale di Aviagen®, la risposta potrebbe essere il raggiungimento di un equilibrio. L’autrice svedese Rachel Brathen ha detto che “l’equilibrio è la chiave in tutto ciò che fai” e Aviagen ha individuato proprio in una “selezione bilanciata” il terzo dei suoi Top 5 Commitments.
Magnus Swalander, Director of R & D and General Manager, Aviagen Ltd
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Attraverso questo approccio equilibrato, Aviagen affronta 3 dei 5 Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SdGs), individuati come prioritari dall’International Poultry Council: fame zero (SDG 2), salute e benessere (SDG 9) e azione per il clima
- intervista -
(SDG 13). In questo articolo Magnus Swalander spiega in dettaglio la filosofia della selezione equilibrata di Aviagen.
Salute e benessere: le basi della sostenibilità “Equilibrato è il miglior aggettivo per descrivere il nostro programma di selezione, perché racchiude tutto ciò che consideriamo importante: siamo coscienti che i nostri clienti tengono molto ai loro animali e questo vale anche per noi. Per questo motivo facciamo della salute e del benessere degli
INTERVISTA
animali una priorità assoluta e un obiettivo fondamentale della nostra divisione di ricerca e sviluppo. Un dato interessante è che grazie a una selezione equilibrata siamo stati in grado di migliorare più di 50 caratteristiche di produzione, salute e benessere contemporaneamente, proteggendo allo stesso tempo la biodiversità (per saperne di più: Biodiversity - breeding choice for the markets of today and tomorrow in Zootecnica International n.10, 2021). Lavoriamo quotidianamente per sostenere i nostri clienti nello sforzo di sradicare la fame dalle loro comunità locali, fornendo una fonte di proteine economica, nutriente e popolare, la cui produzione è di minore impatto rispetto a quella di altre carni (fonte: Ourworldindata).
Un’altra verità inoppugnabile è che se vengono garantiti salute e benessere agli animali, anche le loro performance migliorano, contribuendo in tal modo alla sostenibilità economica dei produttori avicoli; per fare un esempio, hanno una maggiore vivibilità e sono più resistenti alle diverse condizioni climatiche. Questo ci riporta al nostro obiettivo di selezione equilibrata e alcune delle tecnologie, utilizzate per selezionare le razze con una migliore salute, hanno anche migliorato le prestazioni, a beneficio dei nostri clienti. Siamo pertanto in grado di contribuire al miglioramento dell’economia con broiler che hanno migliori rese e accrescimento e con riproduttori dagli eccellenti tratti riproduttivi, con un numero elevato di pulcini e di uova e alti tassi di schiusa.”
WWW.FIERAGRICOL A.IT
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INTERVISTA
FCR, il driver della sostenibilità “Aviagen si impegna a proteggere il pianeta per lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti un patrimonio naturale in buone condizioni. Uno dei principali fattori di sostenibilità è stato il progresso che abbiamo raggiunto anno dopo anno nel tasso di conversione del mangime (FCR), ovvero nel grado di efficienza con cui il mangime viene convertito in peso corporeo dall’animale. Attraverso la selezione genetica oggi è possibile ridurre la quantità di mangime per ottenere animali sani e robusti con un eccellente grado di benessere, il che ha un impatto positivo sui pilastri ambientali, economici e sociali della sostenibilità. Il miglioramento dell’FCR è pertanto una componente importante per una produzione avicola sostenibile. Nei 15 anni intercorsi tra il 2003 e il 2018 la nostra strategia di selezione ha portato a ridurre di 215 g il fabbisogno di mangime per kg di peso vivo. Ciò significa che i nostri broiler necessitano oggi di circa 0,5 kg di mangime in meno per raggiungere i 2,5 kg di peso rispetto a 15 anni
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fa. Inoltre una minore assunzione di mangime diminuisce le escrezioni di nitrati e fosfati del 20%, riducendo la produzione di gas serra del 15%. Meno cibo equivale anche a meno terra necessaria per coltivare le materie prime dei mangimi. Si stima che i nostri miglioramenti annuali di FCR si traducano in un risparmio di circa 0,656 ettari di terra ogni anno, un’area pari alla superficie del Lussemburgo. Preservare la nostra terra è importante, poiché la superficie non coltivata per il mangime può essere utilizzata per coltivare cibo destinato all’alimentazione umana o può essere lasciata come habitat per la fauna selvatica. Inoltre, se gli avicoli consumano meno cibo, necessitano di una minore quantità di acqua, con il vantaggio di preservare una delle risorse più preziose del nostro pianeta. Un broiler di 2,5 kg oggi consuma un litro di acqua al giorno in meno rispetto a 15 anni fa. Il raggiungimento di un’assunzione ottimale di acqua comporta ulteriori benefici, quali una funzione intestinale più efficiente e una migliore salute plantare (grazie alle migliori condizioni della lettiera). Proseguendo nell’analisi del sistema di selezio-
- intervista -
ne equilibrata, un buon FCR serve anche a bilanciare i benefici ambientali con quelli economici. Qual è secondo voi il costo più alto per i produttori avicoli? Se avete pensato al mangime, avete indovinato. Grazie all’eccellente grado di efficienza dei mangimi, gli allevatori sono in grado di produrre di più con meno, e questo ha un valore significativo. L’implicazione sociale è che adesso gli allevatori si trovano in una condizione ideale per rendere la carne di pollo sana e nutriente, facilmente disponibile per le famiglie e le comunità locali, contribuendo in tal modo all’obiettivo zero fame nel mondo”.
Salute, benessere e sostenibilità: l’equilibrio perfetto “Grazie all’approccio per una selezione equilibrata, Aviagen mostra la propria dedizione nel migliorare costantemente e in maniera responsabile le prestazioni degli animali e al tempo stesso nel promuovere la salute, il benessere e la sostenibilità. L’equilibrio è dunque un elemento essenziale per nutrire una popolazione mondiale in crescita, riducendo al minimo la carbon footprint della produzione avicola e il suo impatto sul cambiamento climatico. La selezione equilibrata di una fonte di cibo preziosa è un impegno che prendiamo seriamente, perché ci preoccupiamo dei nostri clienti e delle comunità che servono, dei nostri animali e del pianeta che chiamiamo casa.” Per saperne di più sull’impegno di Aviagen in tema di sostenibilità: eu.aviagen.com/assets/ Sustainability/2021/index. html?global=1
INTERVISTA
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DOSSIER
Settore avicolo: un mercato maturo, ma ancora in crescita Maggiore attenzione all’ambiente e al benessere degli animali, orientamento al prodotto ed elevata fidelizzazione del cliente: queste sono alcune delle prospettive che interessano il settore avicolo che Ismea ha delineato a Fieravicola, nell’ambito della tavola rotonda “Il futuro del mondo agricolo tra innovazione e convenienza”. Fabio del Bravo, responsabile della Direzione Mercati di Ismea, ha recentemente illustrato i risultati e le tendenze del settore avicolo in termini di innovazione di prodotto e di trend di consumo. Tra i numeri che meglio rappresentano lo stato di salute del settore in Italia basti citare la crescita del +5% del fatturato dell’industria e del +6% del consumo pro capite.
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- dossier -
DOSSIER
Gli ultimi dati del settore La produzione europea di carni avicole è in crescita da un decennio: dal 2010 al 2020 ha registrato un incremento del 58%. Nel 2020 l’aumento produttivo è stato dell’1,1%, portando il grado di autosufficienza al 114%.
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L’Europa è il terzo produttore mondiale ed è uno dei principali player commerciali a livello globale nel settore. La Polonia si conferma per il quinto anno consecutivo il principale produttore in ambito europeo: nel 2020 ha incrementato del 4% la propria produzione, raggiungendo una quota del 18% del totale con una dinamica espansiva graduale e continua, che in 10 anni si è tradotta in un raddoppio della produzione (+101%). In Europa, i Paesi con maggior crescita produttiva negli ultimi anni appartengono all’area dell’Est; buone performance anche per la Spagna che ha visto la propria produzione crescere di oltre il 27% nell’ultimo decennio, segnando un timido +0,6% anche nel 2020. L’Italia si posiziona oggi al sesto posto fra i Paesi europei, con una produzione che cresce a rilento negli ultimi anni. Nel 2020, in Italia, risultano presenti quasi 137 milioni di volatili domestici, allevati in circa 9.300 strutture. Tra gli avicoli allevati, la metà è rappresentata da polli da carne (48%), il 37% da galline ovaiole, il 7% da tacchini da carne e il restante 8% da specie minori quali faraone, piccioni, anatre, oche. Nel triennio 2017-2020 il numero di capi in allevamento risulta incrementato del 2%, con un orientamento che privilegia la produzione di galline ovaiole (+8%) e penalizza invece il settore dei tacchini (-2%).
Il bilancio italiano di approvvigionamento della carne avicola
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Il bilancio italiano di approvvigionamento conferma nel 2020 una situazione di totale autosufficienza dall’estero, con un tasso che supera il 108%. L’incremento della produzione interna avrebbe avuto come sbocco naturale il canale dell’export, ma le restrizioni legate al contenimento epidemico non lo hanno permesso e, per questo, si è creata una maggior quota di stock, che ha appesantito il mercato sul fronte dei prezzi. Minori anche le importazioni (-8,7%). I consumi apparenti, tenuto conto del saldo fra export (183 mila tonnellate) e import (84,1), si sono attestati a 1.288 tonnellate, pari a un consumo pro capite di 21,7 kg, +2,1% rispetto al 2019.
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DOSSIER
in parte sopperisce alla lieve flessione dei petti di pollo.
“Nell’arco degli ultimi anni si è registrata una generalizzata contrazione dei consumi di carni, ma in un contesto fortemente flessivo le carni bianche rappresentano quelle che meglio delle altre sono riuscite a contenere le perdite; nel 2020 sono state particolarmente apprezzate, seppur con una domanda irregolare che ha reso difficile la programmazione degli accasamenti, causando poi disequilibri tra i volumi dell’offerta e l’effettiva domanda finale”
Nel 2020, la produzione di carni avicole in Italia è stata pari a 1.390.000 tonnellate, con un aumento dell'1,8% rispetto al 2019. Il settore, godendo dei vantaggi di un mercato nazionale autosufficiente e caratterizzato da una forte integrazione verticale, non ha risentito, a differenza degli altri comparti carnei, dei problemi legati alla dipendenza dall’estero o da altre componenti della filiera. Tra i comparti della carne quello avicolo è il settore che più ha sviluppato la linea degli elaborati e dei confezionati, riuscendo a dare maggior durabilità e flessibilità a una buona fetta dei propri prodotti.
I consumi domestici di carni avicole Tra le carni, le avicole si confermano (35% di quota in volume) per il quinto anno consecutivo quelle maggiormente consumate in Italia tra le mura domestiche. Nei primi sette mesi del 2021 si rileva un leggerissimo ridimensionamento degli acquisti (-0,3%) rispetto all’eccezionale 2020. A sostenere le vendite sono ancora una volta le carni elaborate (+5%) e la fesa di tacchino, che
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Nell’arco degli ultimi anni si è registrata una generalizzata contrazione dei consumi di carni, ma in un contesto fortemente flessivo le carni bianche rappresentano quelle che meglio delle altre sono riuscite a contenere le perdite; nel 2020 sono state particolarmente apprezzate, seppur con una domanda irregolare che ha reso difficile la programmazione degli accasamenti, causando poi disequilibri tra i volumi dell’offerta e l’effettiva domanda finale. I consumi domestici, pur seguendo una sorta di stagionalità (in gran parte legata alle mense scolastiche) hanno mostrato una certa stabilità nel corso degli anni. Nell’ultimo quinquennio gli acquisti per il consumo domestico delle famiglie italiane si sono aggirati, secondo i dati Nielsen Consumer Panel, tra i 21 e i 26,5 milioni di Kg ogni 4 settimane. I consumi analizzati per macro-area geografica evidenziano una maggiore concentrazione dei volumi al Sud, con una dinamicità più spiccata nel Nord Est dove, dopo l’incremento dell’11% del 2020, si registra ancora una crescita del 3% dei volumi nel primo semestre 2021 rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Il Nord Ovest e il Centro, dopo l’incremento nel 2020, rispettivamente del 9% e del 5%, arretrano nel primo semestre 2021 del 3% e del 4%, con flessioni superiori alla media nazionale (-0,5%) e contrastate, oltre che dalla performance del Nord Est, anche da quella del Sud, che segna un +3%. Il supermercato resta il canale più utilizzato per l’acquisto delle carni avicole, con uno share del 39% e una dinamica positiva sia nel triennio fino al 2019 (+2% rispetto al 2016) che nel 2020 (+9%); nel primo semestre 2021 i supermercati confermano vendite stabili sui livelli dell’anno precedente. Il discount rappresenta un canale in forte espansione, in 5 anni ha guadagnato il 5% dello share tra i canali distributivi, prendendo quote da liberi servizi e da ipermercati, ed è l’unico con dinamiche costantemente in crescita. Liberi servizi e ipermercati perdono volumi in tutti gli archi temporali analizzati, dimostrandosi non più completamente rispondenti alle esigenze del consumatore. I negozi tradizionali, con uno share del 12%, dopo l’exploit del 2020 in cui avevano visto le vendite di carni avicole esplodere del +22%, nel 2021 ridimensionano i volumi pur attestandosi ancora su livelli superiori a quelli del periodo pre-Covid.
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Fonte: Ismea
DOSSIER
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MARKETING
Modelli e dinamiche dell’industria avicola europea
Parte 1 – Allevamenti di ovaiole, produzione e commercio di uova In questo articolo sono analizzati i modelli dell’industria avicola dell’Unione europea con particolare riferimento all’allevamento di galline ovaiole, alla produzione e al commercio di uova. Hans-Wilhelm Windhorst L’autore è Professore Emerito all’Università di Vechta e Visiting Professor all’Università di Medicina Veterinaria di Hannover, Germania
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Nel 2020 i 27 Paesi membri dell’UE hanno contribuito con il 7% alla popolazione mondiale di galline ovaiole e con un altro 7% alla produzione mondiale di uova, svolgendo in tal modo un ruolo importante in questo settore. Oltre il 50% delle uova commercializzate a livello mondiale proveniva da uno dei Paesi membri e oltre il 40% delle uova importate aveva un Paese membro come destinazione. In questa sede non è stato considerato il commercio interno all’Unione europea.
- marketing -
MARKETING
Elevata concentrazione regionale negli allevamenti di ovaiole e nella produzione di uova Nel 2020 nell’Unione europea sono stati allevati 396,6 milioni di galline ovaiole, di cui circa 36 milioni sono stati quelli destinati alla produzione di uova da cova. I dati riportati nella Tabella 1 e nella Figura 1 documentano l’elevata concentrazione regionale: i dieci Paesi leader hanno contribuito al totale di ovaiole con l’88,7%, i primi cinque Paesi addirittura con il 61,2%. Con 56,3 milioni di ovaiole la Germania detiene il primato incontrastato, seguita da Polonia e Francia.
La Tabella 1 mostra come la concentrazione regionale nella produzione di uova sia stata anche più elevata. I dieci Paesi leader hanno contribuito con l’85,6% al volume totale di produzione dell’UE, i primi cinque Paesi con il 66,4%. Un confronto tra la composizione e il posizionamento in classifica ci porta a fare alcune opportune considerazioni. Le quote dei vari Paesi relative al numero di galline ovaiole e alla produzione di uova mostrano notevoli differenze: il contributo della Germania alla produzione di uova, ad esempio, è stato solo dello 0,5% superiore al suo contributo al totale di allevamenti di galline ovaiole nell'UE. In Francia, Spagna, Italia e Paesi Bassi il divario tra la quota degli allevamenti e quella della produzione di
Produzione uova
Galline ovaiole
Totale: 6,0 milioni di tonnellate
Totale: 396,6 milioni 2,5% 2,2%
14,2%
14,4%
2,2%
2,5%
2,7% 12,6% 8,4% 12,2%
9,0% 10,3%
Germania Polonia Francia Spagna Italia Romania Paesi Bassi Belgio Portogallo Svezia Altri
11,9%
14,7%
11,3%
2,6%
5,5%
14,3%
9,2% 14,3%
10,4%
Germania Francia Spagna Italia Paesi Bassi Polonia Romania Belgio Repubblica Ceca Svezia Altri
12,7%
Figura 1 – I dieci Stati membri dell’Unione europea leader nel numero di galline ovaiole e nella produzione di uova nel 2020 (Design: A.S. Kauer sulla base di dati EU CCOAM).
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MARKETING
Tabella 1 – I dieci Paesi membri dell’Unione europea con i maggiori allevamenti di ovaiole e la maggior produzione di uova nel 2020 (fonte: EU,CCOAM con aggiunte dell’autore). Galline ovaiole
Produzione di uova per il consumo
Stato membro
1.000
Contributo (%)
Germania Polonia Francia* Spagna Italia Romania* Paesi Bassi Belgio Portogallo Svezia
56.260 50.150 48.256 47.130 41.048 35.500 33.126 10.736 8.732 8.726
14,2 12,6 12,2 11,9 10,3 9,0 8,4 2,7 2,2 2,2
Stato membro
1.000 t
Germania Francia Spagna Italia Paesi Bassi Polonia Romania Belgio Rep. Ceca Svezia
Contributo (%)
885,0 862,0 860,0 785,0 625,0 553,0 330,0 157,5 151,0 149,0
14,7 14,3 14,3 12,7 10,4 9,2 5,5 2,6 2,5 2,5
10 Paesi
339.664
**85,6
10 Paesi
5.337,5
88,7
EU (27)
396.622
100,0
EU (27)
6.014,3
100,0
* 2019 ** il totale non aumenta per l’arrotondamento
uova è stata molto più ampia. Uno squilibrio si può osservare per la Romania: il numero di galline ovaiole, come indicato dalla Commissione europea, non può essere corretto, in quanto comporterebbe un tasso medio di deposizione di oltre 600 uova per gallina all’anno. Secondo i dati FAO, il numero di galline ovaiole in Romania nel 2019 era di 35,5 milioni; il tasso annuale di deposizione sarebbe quindi di 125 uova, un dato certamente più realistico, considerato che circa l’80% delle ovaiole è stato allevato in piccole aziende agricole a conduzione familiare e solo il 20% in aziende con sistemi di gestione efficienti.
Differenze considerevoli in base alla tipologia di allevamento In Europa sono permessi quattro tipi di allevamento: in gabbie arricchite, allevamento a terra, allevamento all’aperto e allevamento biologico. Tra i 27
membri dell’UE, in due Paesi, Austria e Lussemburgo, non sono più consentite le gabbie arricchite, che saranno proibite anche in Germania a partire dal 2025. La tipologia di allevamento differisce in modo considerevole tra i vari Stati membri. La Figura 2 dimostra come nel 2020 il 48,1% delle galline ovaiole fosse allevato in gabbie arricchite, il 34,0% a terra, l’11,9% all’aperto e il 6,1% con sistema biologico. Le gabbie arricchite sono state le più usate nella maggior parte dei Paesi dell’Europa orientale e meridionale, i sistemi a terra hanno dominato nel Nord e nel Centro Europa, gli allevamenti all’aperto hanno raggiunto quote elevate in Irlanda, Austria, Germania e Paesi scandinavi. Quattro Paesi membri nel 2020 invece non avevano ancora sistemi biologici (Bulgaria, Lettonia, Slovacchia e Malta), mentre i numeri più alti per questo tipo di allevamento si sono registrati in Lussemburgo, Danimarca, Svezia, Germania e Francia (Tabella 2). Le percentuali riportate in Tabella 2 devono tuttavia essere valutate in relazione al numero totale di ovaiole in ciascun Paese. Il numero più alto in assoluto di ovaiole in gabbie ar-
Tabella 2 – I dieci Paesi membri dell’Unione europea con la più alta percentuale di galline ovaiole in base al sistema di allevamento nel 2020 (fonte: EU Commission, CCOAM). Gabbie arricchite Stato membro Malta Portogallo Lituania Estonia Polonia Spagna Grecia Slovacchia Lettonia Cipro
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% sul totale 99,4 86,2 83,2 81,7 81,0 77,6 77,3 76,7 75,2 71,4
Allevamento a terra Stato membro Svezia Lussemburgo Austria Paesi Bassi Germania Danimarca Slovenia Italia Belgio Finlandia
Allevamento all’aperto
% sul totale 76,1 75,6 61,0 60,6 60,1 58,3 55,1 49,5 93,3 39,3
Stato membro Irlanda Austria Francia Germania Svezia Paesi Bassi Belgio Danimarca Cipro Spagna
- marketing -
% sul totale 43,8 26,5 23,0 21,2 18,1 17,8 13,6 9,6 9,6 8,0
Allevamento biologico Stato membro Lussemburgo Danimarca Svezia Germania Austria Francia Finlandia Paesi Bassi Belgio Grecia
% sul totale 24,4 17,4 14,7 13,0 12,5 11,2 7,1 6,4 5,9 5,4
MARKETING
Tabella 3 – Selezione di alcuni Paesi destinatari delle esportazioni di uova europee nel 2020 (fonte: EU Commission, CCOAM).
2020 6,1%
34,0%
Paese di destinazione
48,1%
Gabbie arricchite All’aperto A terra Biologico
11,9%
Giappone Svizzera Israele Thailandia Rep. di Corea Mauritania Arabia Saudita Singapore Liberia Gambia
Export (tonnellate)
Contributo (%) alle esportazioni totali
68.117 41.522 16.606 10.545 8.566 7.778 7.500 6.541 2.625 2.434
27,2 16,6 5,0 4,2 3,4 3,1 3,0 2,6 1,0 1,0
Totale: 371,8 milioni di ovaiole
10 Paesi
168.234
67,2
Altri Paesi
82.090
32,8
Figura 2 – Tipi di allevamento delle ovaiole in Unione europea nel 2020 (Design: A.S. Kauer sulla base di dati CCOA).
Totale
250.324
100,0
ricchite è quello della Polonia, che nel 2020 aveva 45,6 milioni di animali. La Germania si è classificata al primo posto sia negli allevamenti a terra con 33,8 milioni di ovaiole, che negli allevamenti all’aperto con 11,9 milioni di galline (seguita, in questa tipologia, dalla Francia con 11,0 milioni di ovaiole) e negli allevamenti biologici (7,3 milioni di ovaiole). Il tasso medio di ovaiole nei vari sistemi di allevamento e negli Stati membri è variato notevolmente. La differenza tra il numero di gabbie arricchite e i sistemi a terra è diminuita negli ultimi dieci anni e le galline ibride depongono circa 300 uova all’anno. Nei sistemi all’aperto e biologici i tassi di deposizione sono più bassi: nei primi la media varia tra 280 e 290 uova annue per gallina, nei secondi tra 270 e 280 uova.
Modelli spaziali del commercio di uova con i Paesi terzi Il volume del commercio di uova tra gli Stati membri dell’Unione europea è stato molto più elevato rispetto a quello intercorso con Paesi terzi. Ad esempio, la Germania ha importato 376.000 tonnellate di uova per il consumo nel 2019 e i Paesi Bassi hanno esportato 318.400 tonnellate. In confronto, i Paesi membri dell’UE verso i cosiddetti Paesi terzi (Tabella 3) nel 2020 hanno esportato 250.324 tonnellate e hanno importato solo 24.617 tonnellate (Tabella 4).
Come si evince dai dati delle Tabelle 3 e 4, la concentrazione regionale delle importazioni è stata di gran lunga superiore a quella delle esportazioni: sono state importate solo piccole quantità di uova, data l’elevata autosuf-
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I principali Paesi di destinazione per le esportazioni di uova si trovano in Asia e in Africa, dove sono state spedite in container refrigerati e successivamente trasformate in ovoprodotti o vendute per il consumo diretto. La percentuale di uova scambiate con i Paesi terzi è stata estremamente bassa: è stato esportato solo il 4,1% di quelle prodotte ed è stato importato meno dello 0,1% delle uova consumate. Questi dati confermano che il commercio di uova con i Paesi terzi è stato di importanza marginale per i 27 membri dell’Unione europea.
Sommario e prospettive L’analisi fin qui condotta documenta come la concentrazione regionale di allevamenti di ovaiole e di produzione di uova sia stata molto elevata per l’UE (27). Oltre il 60% degli allevamenti è concentrato in soli cinque Paesi membri, che hanno contribuito per oltre due terzi alla produzione totale di uova. Per quanto riguarda i sistemi di allevamento, ci sono differenze notevoli nei 27 Paesi membri: il 48,1% delle galline è allevato in gabbie arricchite, il 34,0% a terra, l’11,9% all’aperto e il 6,1% in sistemi biologici. Il commercio di uova destinate al consumo con i Paesi terzi è stato di importanza minore per gli Stati europei. Il volume di scambi tra Paesi membri è stato molto più elevato, soprattutto tra i Paesi Bassi e la Germania.
Tabella 4 – Importazioni di uova destinate al consumo nell’Unione europea (27) da alcuni Paesi terzi nel 2020 (fonte: EU Commission, CCOAM). Import (tonnellate)
Contributo (%) alle importazioni totali
Ucraina USA Argentina Cile N. Macedonia
13.457 4.667 1.825 1.348 435
54.7 19.0 7.4 5.5 1.9
5 Paesi
21.752
88.4
Altri Paesi
2.865
11.6
Totale
24.617
100.0
Paese di origine
Bibliografia e suggerimenti di lettura EU Commission: Committee for the Common Organisation of the Agricultural Markets (CCOAM): EU Market Situation for Eggs, 22 Aprile 2021. FAO database. http://www.fao.org/faostat.
ficienza europea, che è stabile al 105% circa da diversi anni. Le uova importate sono state soprattutto utilizzate nell’industria degli ovoprodotti ed erano perlopiù provenienti da allevamenti in gabbie convenzionali.
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Si può prevedere che il volume della produzione di uova nell’Unione europea rimarrà stabile nei prossimi anni e che non si verificheranno cambiamenti di rilievo nel modello regionale. È invece quasi impossibile prevedere quale impatto avrà sul commercio di uova il divieto di utilizzo delle gabbie convenzionali al di fuori dell’Unione.
Windhorst, H.-W.: La Champions League dei Paesi produttori di uova. In: Zootecnica International 32 (2021), no. 1, p. 18-22. Windhorst, H.-W.: Il mondo dimenticato: l’industria delle uova nei Paesi meno sviluppati. In: Zootecnica international 32 (2021), n. 2, p. 30-34.
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Analisi delle cause di una schiusa deludente Gli incubatoi, come la maggior parte delle strutture produttive, basano il proprio lavoro sulla pianificazione e quindi possono valutare con notevole precisione i risultati delle schiuse future. Conoscendo gli standard dei riproduttori, l’incubatoio acquisisce un’esperienza di carattere generale; inoltre, le schiuse precedenti di uova, provenienti dallo stesso fornitore, consentono di poter fare una previsione sul numero di pulcini ottenibile. Ciò è importante, perché il numero deve corrispondere agli ordini, dato che gli allevamenti possono accettare solo lievi modifiche nelle consegne. dall’insieme di due effetti negativi: meno pulcini e di peggiore qualità. Entrambi costituiscono un problema. Un cliente insoddisfatto rappresenta una perdita per l’azienda, ma i problemi possono anche essere risolti. Le domande da porsi sono: cosa è successo? Cosa si è sbagliato? Come possiamo evitare che il problema si ripeta? Per rispondere a tali domande, bisogna entrare nel dettaglio e il primo passo è raccogliere informazioni.
Quale è il problema?
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Anche nei migliori incubatoi ci sono tuttavia delle sorprese. Assumiamo di avere avuto una schiusa deludente pur avendo usato uova di un fornitore fidato, con un programma di incubazione ben rodato, e che nulla sia apparentemente cambiato nelle procedure basiche come la consegna delle uova, la loro conservazione, la disinfezione, la preparazione e la successiva incubazione.
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Una schiusa deludente, non corrispondente alle aspettative, è solitamente causata
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- technical column -
La prima domanda che ci poniamo è se il risultato negativo sia legato a una sola unità di incubazione, oppure a una precisa parte fisica dell’incubatoio, per esempio alle camere, a un gruppo di macchine, oppure a una singola incubatrice o schiusa. Forse è solo una parte della macchina? Un dettaglio tecnico della procedura o di gestione? Oppure il problema risiede nella consegna? Si tratta di una sola partita di uova? Cosa hanno in comune le unità colpite? Potrebbe essere la ventilazione, o l’elettricità, le tubazioni, i computer, il sistema di raffrescamento o altri fattori riferibili ai riproduttori: trattamenti somministrati in allevamento, malattie, aggiunta di nuovi maschi, ecc. Si comincia così a circoscrivere il problema.
TECHNICAL COLUMN
Che situazione si è notata alla speratura, sia precoce che successiva, e alla schiusa?
verificarsi di trasporti prolungati, soprattutto con il caldo, richiede una speciale attenzione, perché può influenzare la schiusa.
Una volta che si è identificata l’unità colpita, dobbiamo andare a fondo. Per scoprire la causa occorre sapere in quale fase si è verificato il blocco di sviluppo embrionale. Si tratta di una diminuzione della fertilità o della schiusa? Un forte calo della fertilità è un evento raro e se accade l’allevatore conosce di solito la cause, mentre gli effetti perdurano per lungo tempo. Anche se tutti i maschi vengono rimossi dal capannone, la fertilità cala lentamente su un periodo superiore alla settimana.
Un aumento improvviso del numero di uova chiare, che si nota solo al trasferimento, richiede ulteriori approfondimenti. Le uova erano davvero fertili? L’embrione è morto prima di essere incubato a causa di problemi di trasporto o conservazione? Oppure è morto successivamente, nel corso dei primi giorni di incubazione? Per distinguere accuratamente tra embrioni morti precocemente e uova infertili occorre rompere le uova e farlo presto, perché se si fa al momento del trasferimento il risultato non è più attendibile. Per diagnosticare il problema, la speratura, almeno a campione, va fatta in una fase precoce o addirittura bisogna effettuare un controllo sulle uova fresche, subito dopo lo scarico. In questo caso, ovviamente, non si vede se l’embrione è vivo o morto, ma è possibile conoscere il suo stadio di sviluppo. Se il trasporto ha avuto dei ritardi o problemi di temperatura eccessiva, l’embrione supera lo stadio di conservazione ottimale e inizia a svilupparsi e pertanto non andrebbe messo in stoccaggio, ma direttamente in incubazione. Lo sviluppo embrionale in questo caso è già in fase più avanzata, e se fosse stoccato a temperature basse, morirebbe durante i primi giorni di incubazione.
Una causa frequente di calo della schiusa dipende dall’influenza di alcuni fattori fisici che provocano la morte dell’embrione. Ogni fattore fisico che colpisce lo sviluppo embrionale gioca un ruolo differente nelle fasi successive dell’incubazione. Identificare il momento in cui l’embrione ha avuto problemi consente di trovare più facilmente la causa del danno. Il primo rilevamento va quindi effettuato sulla base dell’età in cui si verifica la mortalità embrionale, le cui cause potrebbero essere quelle qui di seguito riportate.
Mortalità prima dell’incubazione, oppure nei primi giorni di incubazione Carenze nutrizionali o l’avanzare dell'età del gruppo di riproduttori possono essere una causa dell’aumento della mortalità embrionale in quanto tendono ad aumentare, solitamente in maniera lenta e progressiva. Una causa frequente potrebbe dipendere dall’intossicazione provocata dalla presenza di farmaci (per esempio la nicarbazina) in un lotto di mangime, o dalla contaminazione da micotossine, oppure dall’uso di materie prime di cattiva qualità, e/o miscelate scorrettamente. Queste cause probabilmente colpiscono tutto il gruppo alimentato con quel mangime, ma è anche possibile avere problemi localizzati, legati allo sviluppo di micotossine in certi silos. Una malattia acuta ha un effetto a lungo termine sulla fertilità ed è visibile in tutti i lotti con la stessa origine. Un’altra possibilità dipende da fattori operativi, come modifiche nelle procedure di gestione delle uova che potrebbero essere non rilevabili, a meno che non si segua un protocollo rigido. Qualsiasi cambiamento nello stoccaggio delle uova in allevamento, nel sistema di disinfezione (qualora sia applicato), nella logistica delle consegne o il
La mortalità embrionale nei primi giorni di incubazione non può essere causata da ventilazione insufficiente o da un livello troppo basso o alto di umidità. In questa fase infatti gli embrioni hanno bisogno solo di una temperatura corretta e di essere girati. Un sensore della temperatura difettoso potrebbe comportare seri danni, ma solitamente in una macchina ci sono più sensori e le conseguenze sarebbero circoscritte. La mancanza di funzionamento del gira-uova, specialmente nei primi giorni di incubazione, o un suo ruotare ad angolature scorrette, potrebbero causare un calo di schiusa e un aumento delle anomalie embrionali, che si notano aprendo le uova non schiuse. Questi difetti tecnici hanno di solito conseguenze localizzate e quindi colpiscono solo una parte della schiusa.
Mortalità a fine incubazione Una mortalità improvvisa ed elevata degli embrioni nel corso della fase intermedia di incubazione è piuttosto rara. I cali inaspettati di schiusa più frequenti sono il risultato di una mortalità embrionale tardiva, ma potrebbero derivare da stadi precedenti e risalenti all’inizio dell’incubazione.
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La presenza di embrioni molto sviluppati, che si seccano tutti alla stessa età nell’ultima fase di incubazione, o che sono associati a pulcini deboli e stanchi, è un problema frequente. Questi embrioni si sono sviluppati bene fino a un certo punto, il che significa che le condizioni precedenti dovevano essere discrete, ma come nei maratoneti sono arrivati sfiniti a fine corsa. Quale potrebbe essere la causa? Sono possibili diversi scenari. Verso la fine dell’incubazione gli embrioni sono oramai grandi e stretti nel guscio e diventano più sensibili al surriscaldamento e a una ventilazione carente. La ragione più frequente di aumento della mortalità tardiva è la carenza di una ventilazione idonea per lungo tempo, sia per il ricambio che per il raffrescamento. La necessità di ventilazione aumenta velocemente dopo il decimo giorno e diviene critica negli ultimi giorni di incubazione. La carenza di ossigeno è infatti un vero killer a questa età. Se si cercano le ragioni di una schiusa deludente, è importante osservare con attenzione anche il meteo, addirittura ora per ora, dal quindicesimo giorno in poi. Occorre un’inspezione dettagliata perché anche una sospensione breve della ventilazione, solo di 30 minuti, può fare molto danno. Un’elevata percentuale di morti nel guscio, con un aspetto bagnato e camere d’aria piccole, è un esempio di mortalità da soffocamento: gli embrioni sono annegati nel guscio poiché la camera d’aria era ridotta. Per evitare che ciò avvenga è importante controllare da subito l’evaporazione, in modo da assicurare una perdita di peso ideale delle uova. Se in una determinata macchina, impostata su un certo programma di incubazione, l’umidità relativa va fuori controllo, conviene verificare se ci sono eventuali perdite di acqua o dei sensori difettosi: ciò causerebbe un aumento dell’umidità che supera il punto di settaggio. L’applicazione errata di alcuni tipi di disinfettante o il loro uso a concentrazioni scorrette può causare un blocco nei pori del guscio, il che a sua volta impedisce lo scambio di gas, l’evaporazione dell’acqua e quindi lo sviluppo della camera d’aria.
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Le temperature restano fondamentali nel corso di tutto il processo d’incubazione. Sono come il pedale del gas nella macchina: accelerano il processo metabolico se sono premute troppo, lo rallentano se lo sono in maniera insufficiente. Il range ottimale è stretto, quindi le temperature possono facilmente risultare troppo alte o basse. Un surriscaldamento comporta pulcini stanchi e deboli, o che muoiono nel guscio. Quelli che schiudono sono troppo esausti per completare la schiusa; molti muoiono mentre cercano di rompere il guscio. Temperature troppo fredde rallentano invece lo sviluppo, ritardano la schiusa e anch’esse causano embrioni deboli e incapaci di schiudere. Gli embrioni e i pulcini appariranno troppo piccoli e con sviluppo ritardato. Nelle unità colpite, quindi, vanno sempre controllati i sensori termici, il raffrescamento e la ventilazione. Molti embrioni che mostrano malposizionamenti potrebbero derivare da uova posizionate a testa in giù. Nonostante l’embrione poi muoia tardi, in questi casi, il problema deriva dai primi giorni di incubazione, oppure potrebbe dipendere dal gira-uova difettoso.
Mortalità da incubazione o da schiusa? Una schiusa deludente implica una qualità scarsa del pulcino. Nella schiusa gli effetti del periodo trascorso nell’incubatrice e delle condizioni della schiusa si combinano e si sommano. Nel caso di cattiva schiusa, la domanda fondamentale da porsi è dove risieda di preciso il problema, se nell’incubatrice o nella schiusa. I sintomi a volte possono coprire problemi di incubatrice, mentre è più facile notarli in schiusa, a meno che siano solo alcune sezioni dell’incubatrice a essere difettose. Rompere le uova non schiuse, osservando come sono distribuite nella macchina, fornisce diverse informazioni. Molti embrioni che muoiono nel corso del beccaggio della camera d’aria e del guscio indicano problemi nella schiusa piuttosto che nell’incubatrice. Gli ultimi giorni trascorsi da un uovo nella schiusa sono critici: gli embrioni sono grandi e hanno bisogno di molta aria fresca e di raffrescamento. Una ventilazione ridotta e una temperatura poco uniforme nella macchina sono pericolose. Perdite di acqua, che provocano zone fredde nella macchina, un blocco al sistema di raffreddamento, sensori difettosi, una valvola di ventilazione bloccata, allarmi ignorati – spesso per caso, errore o ignoranza – sono tra le cause da controllare per
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prime. Una distribuzione poco uniforme della qualità del pulcino o della mortalità embrionale nella macchina è da imputarsi a problemi di ventilazione, come per esempio un circuito dell’aria malfunzionante; potrebbe però anche essere dovuta alla posizione scorretta dei carrelli e dei vassoi, o a errate impostazioni degli ingressi o delle uscite dell’aria in pressione. I pulcini che sopravvivono sono in grado di dirci dove sia il problema. Sintomi come addomi grandi e duri, con ombelichi poco cicatrizzati, sono correlati a problemi di umidità. Occorre quindi valutare se gli ombelichi siano secchi o umidi, ma anche a che altezza il guscio è stato beccato. Pulcini stanchi ed esausti, con macchie rosse sul becco, ginocchia arrossate e piumino corto sul capo, sono segnali che indicano la necessità di un maggiore controllo e revisione delle temperature. Bisogna inoltre verificare se ci sono tracce di sangue nel guscio, o valutarne il livello di umidità e se questo è sporco o pulito. Pulcini che risultano appiccicosi sono probabilmente dovuti a problemi di gira-uova. Paiono tante queste domande, ma ce le dobbiamo porre sempre quando ci sono problemi, e va cercata una rispo-
sta al fine di evitare che si verifichino di nuovo schiuse deludenti.
Punti essenziali da verificare in presenza di una schiusa deludente • Localizzare il problema: da quale parte o processo dell’incubatoio deriva? • Analizzare i sintomi e identificarne la causa tecnica. • Identificare la tempistica dell’eccessiva mortalità embrionale e collegarla alle cause più probabili. • Se si verifica una mortalità precoce, discuterne con il fornitore di uova. • Revisionare le procedure e le attività di routine e vedere se qualcosa è stato cambiato. • Non esagerare con gli interventi, magari modificando troppo velocemente un programma d’incubazione rodato che funziona bene. • Controllare comunque tutte le macchine per evitare che il problema possa nuovamente verificarsi.
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La pigmentazione dei prodotti avicoli: fonti di carotenoidi Susanna Lolli e Elisa Folegatti DSM – Istituto delle Vitamine, Segrate (MI)
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Le molecole responsabili del colore del tuorlo d’uovo e della pelle dei polli sono i carotenoidi. In natura ne esistono più di 700 varietà diverse, ma solo 5 vengono usate in avicoltura. Vediamo quali sono i fattori coinvolti nel processo di pigmentazione.
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Nell’ultimo numero di Feed Additive, la rivista internazionale per gli additivi zootecnici, Fernando Cisneros, Direttore Global DSM per i Carotenoidi, e Murtala Umar Faruk, ricercatore global DSM coinvolto in numerosi progetti di innovazione, hanno recentemente pubblicato un articolo riassumendo le caratteristiche principali delle molecole utilizzate per la pigmentazione di uova e cute del pollo da carne. Un tuorlo pigmentato è sinonimo di gallina sana. Questo fatto è noto allo stesso modo ai consumatori, agli agricoltori e ai produttori di mangimi, ed è per questo che, nella maggior parte dei Paesi, una tonalità gialloarancio intenso è tradizionalmente associata alla qualità delle uova premium. Le molecole responsabili del colore del tuorlo d’uovo e della pelle dei polli sono i carotenoidi: in natura ne esistono più di 700 varietà diverse, tuttavia solo cinque di questi sono utilizzati in produzione avicola (Tabella 1). I carotenoidi sono composti liposolubili e sono classificati in rosso e giallo, a seconda della loro lunghezza d’onda o tonalità. Una combinazione di carotenoidi gialli e rossi è necessaria per ottenere la giusta tonalità arancione preferita dai consumatori.
Tabella 1 – Carotenoidi utilizzati nella produzione avicola. Colore
Molecola
Origine
Tessuto bersaglio
ROSSO
Cantaxantina
sintetico
tuorlo uovo, pelle, zampe
Citranaxantina
sintetico
tuorlo uovo
Capsantina/capsorubina
estratto chimico dalla Paprika
tuorlo uovo
Apo-estere
sintetico
tuorlo uovo, pelle
Luteina/zeaxantina
estratto chimico del Tagete
tuorlo uova, pelle
GIALLO
gli avicoli non sono in grado di sintetizzare i carotenoidi, è necessario fornirne il tipo e la combinazione corretta attraverso il mangime per ottenere il colore dei prodotti desiderato e per mantenerne l’uniformità. Non tutti i carotenoidi si depositano allo stesso modo. Ad esempio, lo standard per i carotenoidi rossi è la cantaxantina, con un tasso di deposizione nel tuorlo d’uovo di 2,25 ppm per ogni ppm di carotenoide nel mangime. La can-
QUALITÀ RICERCA COMPETENZA TRADIZIONE AFFIDABILITÀ
Il processo di pigmentazione Affinché la produzione di uova abbia successo e sia conveniente, è necessario prestare attenzione a tutti i fattori coinvolti nel processo di pigmentazione. 1) Uno dei fattori più importanti è la fonte di carotenoidi e la qualità calcolata in base a efficacia, stabilità, colore, digeribilità, velocità di trasferimento e di deposizione. Poiché
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"Un tuorlo pigmentato è sinonimo di gallina sana. Questo fatto è noto allo stesso modo ai consumatori, agli agricoltori e ai produttori di mangimi, ed è per questo che, nella maggior parte dei Paesi, una tonalità giallo-arancio intenso è tradizionalmente associata alla qualità delle uova premium"
è stata calcolata al 50-55%. Luteina e zeaxantina sono carotenoidi presenti nell’estratto di tagete: 3 g di luteina/ zeaxantina corrispondono a 1 g di apo-estere. Per la pigmentazione della pelle di pollo l’equivalenza va da 1,5 a 2 g di luteina/zeaxantina per 1 g di apo-estere. 2) Altri fattori influiscono sul processo di pigmentazione: la qualità dell’olio della dieta, il livello di inclusione dei carotenoidi nella stessa, la salute dell’intestino, l’età degli animali, l’ingestione di mangime, i livelli di vitamine e le adeguate misure di biosicurezza. Tutti questi diversi fattori devono essere gestiti con attenzione per poter mettere sulla tavola del consumatore un tuorlo d’uovo dal colore brillante, impresa non facile, considerando che sono disponibili numerosi prodotti di carotenoidi estratti. Infine, ma non meno importanti, sono la product form e la stabilità del prodotto durante i processi di lavorazione, miscelazione e stoccaggio.
taxantina ha anche effetti positivi sulla massa dell’uovo e sulla qualità del tuorlo. Al contrario, la citranaxantina, un altro carotenoide rosso, si deposita nel tuorlo d’uovo con un tasso del 54% inferiore al valore di deposizione della cantaxantina. Ciò può essere attribuibile alle differenze di tonalità del colore, poiché la citranaxantina è più rossa della cantaxantina. La raccomandazione di DSM è il rapporto di 1,5 g di citranaxantina vs 1 g di cantaxantina. Inoltre, la citranaxantina non pigmenta la pelle di pollo. La capsantina e capsorubina sono due diversi carotenoidi presenti nella paprika in quantità e proporzioni diverse e vengono combinati tra loro per creare un prodotto commerciale per la pigmentazione del tuorlo. Sono di colore più rosso della cantaxantina, tuttavia, rispetto a quest’ultima, il basso tasso di deposizione e l’elevata variabilità del prodotto le rendono efficaci solo per il 16-40%. L’attuale raccomandazione di DSM per la pigmentazione del tuorlo equipara 2,5 g di capsantina/capsorubina a 1 g di cantaxantina. Per la pigmentazione del pollo, la cantaxantina viene utilizzata in combinazione con carotenoidi gialli a valori inferiori a 10 ppm per dare il colore arancione richiesto dal mercato. Per motivi pratici, gli estratti di paprika non sono raccomandati per la pigmentazione della pelle del pollo, a causa del colore sbiadito (macchie) che creano. Per i carotenoidi gialli nella pigmentazione del tuorlo, l’apo-estere è quello più efficace e ampiamente utilizzato. La deposizione del tuorlo del tasso di apo-estere
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Prima di iniziare un programma di pigmentazione, quindi, è importante impostare il target di colore dei prodotti (tuorlo d’uovo, pelle di pollo, tarso o stinco) e i carotenoidi da utilizzare a seconda della disponibilità, del tasso di deposizione e dei prezzi sul mercato.
Bibliografia 1. Britton G. et al. Carotenoids: Handbook. Birkhäuser. Basel, Switzerland, 2004. 2. Umar Faruk, M. et al. 2017. A meta-analysis on the effect of canthaxanthin on egg production in brown egg layers. P. Sci. http://dx.doi.org/10.3382/ps/pex236 3. Damaziak, K. et al., 2018. Effect of dietary canthaxanthin and iodine on the production performance and egg quality of laying hens P. Sci. http://dx.doi.org/10.3382/ps/pey264 4. Huyghebaert, G. et al., 2001. The utilization of canthaxanthin and citranaxanthin in combination with different kinds of yellow oxy-carotenoids. Pr. Poult. Sci. 42 (SUPPL.1): S34-S35. 5. Huyghebaert, G. (2008) The utilization of red oxycarotenoids from paprika extracts for egg yolk pigmentation. 23rd WPC, in Brisbane, Australia. 6. Sirri, F. et al., 2007. Comparative pigmentation efficiency of High dietary levels of Apo-ester and marigold extract on quality traits of whole liquid egg of two strains of laying hens. J. Appl. Poult. Res. 16:429-437.
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Riscaldamento e ventilazione negli allevamenti di polli da carne Gestire i polli da carne è problematico in qualsiasi periodo dell’anno, ma lo è in particolar modo nei mesi invernali. Quando all’esterno la temperatura cala e aumenta il costo del gas per riscaldare l’ambiente, mantenere la giusta temperatura all’interno del capannone senza intaccare la qualità dell’aria può diventare davvero difficile sia in termini di risultati che di costi. La ventilazione è necessaria per consentire ai polli di vivere in condizioni ambientali sane. Un’adeguata ventilazione invernale implica la decisione se aumentare il costo del riscaldamento o tenere i polli al freddo. La scelta di crescere i polli al freddo, diminuendo la temperatura ambientale, comporta un consumo eccessivo di mangime, in quanto i polli mangiano di più per mantenere la temperatura corporea. Il mangime utilizzato per il mantenimento
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non serve più per la crescita, con effetti negativi su conversione e rese. Un pollo esprime il massimo potenziale di crescita nei primi giorni, quando la quota maggiore di energia alimentare è indirizzata all’accrescimento. Errori di gestione nel primo periodo di accrescimento lasciano il segno fino a fine ciclo.
Sistemi di riscaldamento Poche ore passate in un ambiente in cui si respira troppa ammoniaca, o un’esposizione a temperature troppo fredde, possono arrecare un danno notevole al gruppo, influenzandone le rese. Per questo motivo è importante che i sistemi di riscaldamento e ventilazione siano sempre efficienti. Ciò non basta comunque per allevare bene i polli, ma è necessaria anche una buona gestione. Esistono diversi strumenti che consentono di valutare la velocità dell’aria, la temperatura, il flusso, la pressione statica, le condizioni del capannone, e così via. La
miglior cosa resta tuttavia trascorrere del tempo seduti nel capannone a osservare i polli. Bisognerebbe inserire nella routine un periodo dedicato solo al loro controllo, osservando e ascoltando, per capire cosa avviene nel corso del giorno e della notte, applicando poi le nozioni imparate. Il riscaldamento è uno degli aspetti principali: anche in luglio o agosto, infatti, può essere necessario un po’ di calore per mantenere i pulcini alla giusta temperatura. Ovviamente riscaldare diventa un fattore critico nel periodo invernale: non solo per la produttività, ma anche per la semplice sopravvivenza. Il riscaldamento funziona bene e a costi contenuti solo se è disponibile il gas naturale, mentre altri tipi di combustibile risultano troppo dispendiosi. Queste spese rendono difficile mantenere buoni margini di profitto e gli allevatori dovrebbero negoziare e fissare i prezzi in estate, prima delle forniture di combustile, quando i costi sono ancora bassi. Prima che arrivi l’inverno, occorre assicurarsi che il riscaldamento sia in
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condizioni ottimali. Indipendentemente dal meteo o dalla stagione, un riscaldamento che non funziona bene comporta degli sprechi, e ciò si riflette sia sulle spese che sulle rese. Questo accade con il riscaldamento ad aria, a cappa, con radiatori, infrarossi, o con qualsiasi altro tipo. Una cattiva pianificazione o l’assenza di manutenzione possono provocare perdite di pressione del gas, causate da valvole mal funzionanti, da bruciatori o valvole ostruite, o da iniettori non allineati bene che causano lo spegnimento della cappa a gas, come pure da fori o da impianti sottodimensionati. La pressione bassa si riconosce facilmente perché la fiamma è fievole e gialla, produce poco calore, mentre ci dovrebbe essere una fiamma forte e tendente al blu. La pressione sarà differente a seconda che si usi propano o gas naturale. Il propano richiede pressioni maggiori rispetto al gas naturale. Occorre evitare che le cappe alla fine della linea si spengano per un calo di pressione del gas. Tubazioni sottodimensionate spesso impediscono alle cappe a fine linea di rimanere accese a causa della mancanza di carburante. A volte, anche se restano accese, fanno una fiamma a sprazzi e possono non bruciare in modo pulito e costante a causa dell’iniezione di gas limitata e instabile a fine linea: il flusso del gas è ridotto e si crea una situazione simile a una bassa pressione. Tutti i bruciatori e le fiamme pilota vanno controllati per togliere residui di fango, nidi di insetti, tele di ragno o altre ostruzioni. Inoltre, perdite di gas da fori, o altri punti, costituiscono un grave rischio di incendio. Si consiglia di usare della soluzione saponata per rilevare eventuali fori nel sistema e individuare le zone bruciate attorno ai fori. Le bolle che si formano dopo l’applicazione della soluzione saponata indicano una perdita di gas. Scegliere il tipo di riscaldamento e gestirlo di conseguenza non è facile. Esistono diverse opzioni ed è importante valutare quanto calore radiante viene emesso. Il calore radiante ha il vantaggio di riscaldare in modo più efficace in quanto trasmesso attraverso l’aria. Però non tutte le fonti di calore sono radianti e ci sono differenze tra i vari tipi e le modalità di funzionamento; per esempio, le caldaie ad aria forzata erano molto popolari una volta nei capannoni avicoli, mentre oggi sono il metodo meno indicato per svezzare un pulcino perché trasferiscono il caldo nell’aria per convezione e solo una parte passa alla lettiera e al pulcino in forma radiante. I sistemi a getto d’aria trasferiscono una quota di calore nell’aria in forma convettiva, ma parte dell’energia viene trasferita alle
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superfici (pulcini, pavimento del pollaio) sotto forma di calore radiante. La cappe radianti trasferiscono la maggior parte del calore alle superfici invece che nell’aria. Sono flessibili e lavorano a 1-1,5 metri di altezza creando così delle zone di comfort termico, o anche aree di temperature accettabili per il pulcino, che può così scegliere dove collocarsi. Alcuni allevatori preferiscono i tubi radianti al posto delle cappe. Essi funzionano tramite aria calda forzata in un tubo di metallo, che si riscalda ed emana calore radiante in modo simile alle cappe; di solito vengono appesi a livello del soffitto e il calore viene riflesso verso il basso dai riflettori sovrastanti. Se li si posiziona in alto non si creano zone calde a macchie e la temperatura della lettiera resta uniforme. Il riscaldamento a tubo è fissato stabilmente e non è appeso a funi o ganci, come invece avviene per le cappe; i tubi vanno poi sollevati o abbassati per fare passare il personale addetto, pulire o accasare i pulcini. Visto che vengono montati vicino al soffitto, specialmente in capannoni a tetto spiovente, occorre evitare di farlo nelle vicinanze di linee elettriche o di raffreddamento, o troppo vicino al tetto stesso. È fondamentale pulire l’impianto di riscaldamento alla fine di ogni ciclo. Un capannone può essere polveroso e la polvere compromette l’efficienza del sistema. Per togliere la polvere dalle cappe o dai tubi tra due cicli si possono utilizzare un compressore ad aria o un aspiratore. Prima del collocamento successivo è bene anche controllare i tubi del gas; quelli che risultano bruciati in quanto vicini a fonti di calore, danneggiati, in cattivo stato o piegati, vanno aggiustati o sostituiti. Controllare anche se le cappe sono piene di fuliggine, il che indica una combustione insufficiente che produce poco calore, con probabili perdite di gas e un eccesso di monossido di carbonio. Meglio tenere le porte di ingresso e di uscita chiuse tra due cicli, specialmente in primavera, quando potrebbero entrare uccelli e animali selvatici per farsi il nido; verificare anche l’eventuale presenza di nidi nelle cappe prima di accenderle. Bisogna posizionare bene sensori e termostati: i sensori andrebbero collocati lontano dal calore delle cappe, da correnti o flussi di aria provenienti dai ventilatori. Se sono troppo vicini alle cappe provocano vaste zone fredde nel capannone, mentre quelli vicino a correnti d’aria richiamano troppo calore, con un maggiore costo di combustibile.
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Ventilazione minima In inverno il riscaldamento è un fattore critico negli allevamenti di polli da carne, ma non è il solo. È importante anche il sistema di ventilazione che comprende ventilatori, ingressi laterali di aria e prese d’aria. Gestire in modo adeguato la ventilazione è particolarmente complesso: il numero di bocchette di ingresso dell’aria o di prese d’aria deve corrispondere alla corretta dimensione e numero di ventilatori in modo da mantenere costante la pressione statica e fare convogliare direttamente verso il soffitto l’aria, che in tal modo si riscalda e si miscela con quella calda e viziata presente al centro del capannone, senza comportare correnti fredde. Occorre raggiungere la giusta pressione statica e la corrispondente apertura degli ingressi dell’aria per ottenere la corretta velocità e la conseguente miscelazione dell’aria. Se gli ingressi dell’aria sono troppo stretti o larghi, si rischia di fare cadere l’aria fredda direttamente sui pulcini senza sottoporla a una corretta miscelazione. Un metodo semplice di controllo del flusso di aria nel capannone è appendere dei nastri al soffitto per vedere se la ventilazione arriva fino al centro: il nastro consente di visualizzare il movimento dell’aria, altrimenti difficile da valutare. Gestire i sistemi di apertura e chiusura dei cavi o dei fili di acciaio implica un controllo e una manutenzione costanti. Inoltre, nell’ambiente sono presenti polvere, umidità, ammoniaca, ecc. che possono danneggiare i macchinari, per esempio le pulegge e le rondelle delle bocchette, le cerniere delle porte, i cuscinetti dei ventilatori. Gli ingranaggi e i cuscinetti vanno regolarmente oliati e le cerniere ingrassate per evitare ruggine e corrosione che causano rotture e malfunzionamenti. Tutte le coperture e le protezioni devono essere mantenute al proprio posto in modo da garantire la sicurezza e la funzionalità dei macchinari. Di tanto in tanto va controllato che ratti o scarafaggi non ledano l’isolamento delle bocchette e bisogna verificare che si aprano tutte correttamente. Le porte che si chiudono solo parzialmente riducono la tenuta del capannone e causano perdite di aria, rendendo più difficile il mantenimento della pressione statica desiderata. Si consiglia di tenere una certa quantità di parti di ricambio sempre a disposizione, in modo da poter effettuare le sostituzioni da soli, in caso di emergenza. A volte è difficile trovare il tecnico per la riparazione nei fine settimana, in periodi di ferie, oppure nel mezzo della notte. Una cappa o un
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I sistemi Jansen sono noti per la loro qualità e affidabilità. Vengono proposte varie soluzioni, tra cui sistemi a voliera per ovaiole commerciali e svezzamento pollastre, nidi per ovaiole commerciali e riproduttori.
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ventilatore non funzionanti, anche di notte, avranno delle conseguenze sulle rese che difficilmente potranno poi essere recuperate. Bisogna quindi imparare a essere autonomi per alcuni interventi, come resettare un motore, cambiare un iniettore, sostituire una cinghia usurata di un ventilatore, spegnere il motore di una linea di alimentazione o semplicemente attivare il pulsante di reset, in modo da avere un certo grado di indipendenza.
Conclusioni Nella produzione avicola gli aspetti tecnici e scientifici hanno avuto un notevole sviluppo negli ultimi 2030 anni, specialmente in termini di strutture e strumentazione. Tuttavia, buona parte dell’allevamento
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del pollo conta ancora sul semplice senso comune, come è sempre stato. Per prima cosa bisogna avere cura del proprio lavoro e degli animali; secondo, occorrono capannoni e attrezzature in grado di fornire l’ambiente ottimale per crescerli. Genetica, mangime e acqua giocano sempre un ruolo importante. Anni fa si ragionava in termini di giorni o settimane quando si faceva un programma per la gestione degli abbeveratoi, mangiatoie, ventilazione minima, temperature, ecc. Oggi ciò non è più sufficiente perché bisogna pensare in termini di ore perdute e gli errori, quando le condizioni non sono ottimali, non possono venire compensati durante il resto del ciclo. Tali considerazioni sono valide soprattutto per la gestione del riscaldamento e della ventilazione
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minima; i polli che stanno al freddo mangiano per scaldarsi invece che per crescere, e quindi la conversione a fine ciclo sarà un disastro. Un malfunzionamento della ventilazione minima rappresenta un problema, in quanto sia la qualità dell’aria che della lettiera dipendono da essa, come pure la salute e la qualità del plantare degli animali, che sono strettamente collegate alle condizioni della lettiera. Alla base di una buona gestione c’è sempre la figura dell’allevatore, che deve sapere gestire e controllare tutti i sistemi per garantire buone performance dei gruppi. Pubblicazione 2854 (POD-10-20) Copyright 2021 by Mississippi State University Extension Service. Produced by Agricultural Communications
I BENEFICI DI HEMICELL HT MANAGEMENT
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Sono facili da “digerire” Il mangime fornisce l’energia necessaria a promuovere la crescita del broiler, tuttavia la sua dieta può contenere anche β-mannani, sostanze che scatenano una risposta immunitaria a livello di apparato digerente. Evento che influisce negativamente sulla salute e sulla performance del broiler.
IL PROBLEMA
LA SOLUZIONE
β-mannani
Hemicell HT
Inducono una risposta immunitaria (FIIR)1,2
Contiene β-mannanasi, un enzima che degrada i β-mannani6 Riduce la risposta immunitaria (FIIR)6
Peggiorano la digestione dei nutrienti3
Migliora la digestione e l’assorbimento dei nutrienti7
Migliora l’efficienza energetica7
Sottraggono energia necessaria per la crescita, energia che viene utilizzata per costruire la risposta immunitaria4
Ha un impatto positivo sulla salute intestinale8 Hanno un impatto negativo sulla performance e sulla salute intestinale5
Riduce il costo del mangime consentendo un miglior ritorno economico
Studi clinici dimostrano che l’aggiunta di Hemicell HT al mangime migliora la salute e il benessere degli animali. Hemicell HT. Più energia per la loro salute e per i tuoi profitti.
Aumentano il costo del mangime
1. Anderson DM, Hsiao HY, and Dale NM. 2008. Identification of an inflammatory compound for chicks in soybean meal-II. Poultry Science 2008; 87: 159. (REF-01075). 2. Worthley, D.L., Bardy, P.G., Mullighan, C.G. 2005. Mannose-binding lectin: biology and clinical implications. Internal Medicine Journal 2005; 35 (9): pp 548-555. (REF-01146). 3. Gabler, N. and Spurlock, M. 2008. Integrating the immune system with the regulation of growth and efficiency. J. Anim. Sci. 86: E64-E74. (REF-00805). 4. Spurlock, M. 1997. Regulation of metabolism and growth during immune challenge: an overview of cytokine function. J. Anim. Sci. 75: 1773-1783. (REF-00807). 5. Zuo, J.J. et al. 2014. Supplementation of β-Mannanase in Diets with Energy Adjustment Affect Performance, Intestinal Morphology and Tight Junction Protein mRNA Expression in Broiler Chickens. J. Animal and Vet. Adv. 13(3): 144-151, 2014 (REF-09891). 6. Anderson, D.M. & Hsiao H.-Y. 2009. “New Feed Enzyme Development.” ChemGen Corp. 2009. 1: 1-30. (REF-01125) 7. Caldas, J.V. et al. 2018. The effect of β-mannanase on nutrient utilization and blood parameters in chicks fed diets containing soybean meal and guar gum. 2018 Poultry Science 0:1–11. http://dx.doi.org/10.3382/ ps/pey099. (REF-07106). 8. Qiao, Y., Zhu, X., Zhai, L., Payne, R., and Li, T. 2017. Dietary soybean meal level and β-mannanase supplementation affected immunioproteins in carotid artery and morphology and aquaporin water channels in small intestine of nursery pigs. Journal of Animal Science Vol. 96, suppl. S3. PSIII-36. REF-00994.
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Il controllo dell’umidità nei capannoni avicoli Il Department of Poultry Science della University of Georgia ha organizzato una serie di webinar il cui tema principale è la ventilazione. In questo articolo, in particolare, viene affrontato il tema della riduzione dell’umidità per mantenere buone performance e garantire il benessere animale.
Luigi Montella Medico veterinario
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Un pollo di 21 giorni consuma giornalmente circa 125 grammi di mangime e 250 ml di acqua. È noto che il consumo di acqua è doppio di quello di mangime: infatti basta controllare il consumo idrico, se non avete le bilance sui silos, per valutare anche quello del mangime. Dell’acqua ingerita circa il 20% viene trattenuto per la crescita, mentre il resto viene espulso nell'ambiente. Anche la digestione però produce acqua, che viene eliminata con le feci: quin-
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MANAGEMENT
di sostanzialmente tutta l’acqua consumata viene restituita al capannone. Per questo motivo occorre ventilare il capannone, basandosi proprio sulla quota di acqua che i polli cedono all’ambiente, in modo da eliminarla; in caso contrario, viene a formarsi ammoniaca, che, come noto, causa problemi respiratori, ai plantari, etc. Con una ventilazione efficace è possibile limitare l’ammoniaca, ma se arrivate al punto di dover ventilare a questo scopo, è perché si sono già create le condizioni per la sua formazione. Inoltre, la ventilazione non elimina l’ammoniaca in modo definitivo, ma la limita temporaneamente, tanto che torna facilmente ai livelli precedenti, se la ventilazione viene interrotta. La chiave per il controllo dell’ammoniaca, pertanto, sta nell’evitare che la lettiera si bagni. Alcuni studi hanno individuato attraverso immagini termiche i punti in cui la lettiera si bagna maggiormente, ovvero intorno agli abbeveratoi. È proprio lì che si forma ammoniaca: quindi non sotto gli abbeveratoi, dove è troppo bagnato perché i microrganismi che la generano riescano a svilupparsi, ma nelle immediate vicinanze, dove
è bagnato ma non troppo. Prove eseguite in diverse aree del capannone (sotto agli abbeveratoi, alle mangiatoie o alle pareti laterali), sulla lettiera, hanno evidenziato come vicino alle pareti l’umidità sia del 25%, sotto alle mangiatoie del 20% e vicino agli abbeveratoi arrivi al 40%. I dati risultano perfettamente corrispondenti all’ammoniaca generata: 4,5 mg vicino alle mangiatoie, 5,7 mg vicino alle pareti, ma ben 12,3 mg vicino agli abbeveratoi. Dunque, se riuscissimo a diminuire l’umidità della lettiera intorno agli abbeveratoi, raggiungendo i livelli della lettiera vicino a mangiatoie e pareti laterali, avremmo un significativo calo di ammoniaca (circa del 40-80%). La diminuzione dell’ammoniaca, aumentando la ventilazione, avviene secondo un rapporto diretto: raddoppiando la ventilazione si dimezza infatti l’ammoniaca presente nell’ambiente. Purtroppo però, quando si aumenta la ventilazione e la si interrompe, entro un’ora i livelli tornano ad essere quelli originali, proprio perché non si è eliminata la causa della sua formazione. Per controllare davvero l’ammoniaca, pertanto, l’unica soluzione efficace è quella di tenere asciutta la lettiera. A questo scopo
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possono essere utili anche certi ammendanti, soprattutto se non si cambia la lettiera tra un gruppo e il successivo, come avviene negli USA.
già satura e ha caratteristiche simili a quella interna del capannone, molto umida: pertanto non può fungere da spugna.
La ventilazione nella stagione fredda e in quella calda
Riassumendo, in presenza di clima freddo si può diminuire la ventilazione, perché l’aria fredda è in grado di assorbire più umidità dal capannone, mentre con climi moderati o caldi occorre raddoppiare la ventilazione per ottenere lo stesso risultato.
Come si calcola la ventilazione per eliminare o diminuire l’umidità della lettiera? Fortunatamente esistono precisi rapporti su quanta aria occorra immettere nel capannone per eliminare un litro di acqua. Una ventilazione corretta permette l’ingresso di aria fresca, che si distribuisce nel sottotetto, riscaldandosi, per poi scendere verso il centro del capannone, raccogliere umidità e ammoniaca, e venire infine emessa dai ventilatori. Tale meccanismo è molto utile anche in inverno, diversamente da ciò che si crede: una ventilazione minima ben settata, infatti, diminuisce l’umidità interna anche quando l’aria esterna proviene da un ambiente nebbioso o addirittura nevoso. Occorre conoscere bene la quota di umidità presente nel capannone, che viene espressa in ml/m3 di aria. La temperatura dell’aria è in diretto rapporto con la sua capacità di assorbire l’acqua: più cresce e maggiore è la quota di acqua che può assorbire; pertanto se entra aria, anche fredda e umida, ma la si riscalda facendola passare sul soffitto, si aumenta la sua capacità di assorbire acqua, e una volta eliminata dai ventilatori diminuisce l’umidità del capannone. L’aria che si riscalda sostanzialmente funziona come una spugna, che assorbe l’umidità in eccesso nel capannone. Si tenga conto che ogni 10 gradi in più dell’aria, la sua capacità di assorbire acqua raddoppia; se è noto quanta acqua occorre eliminare, si possono valutare temperatura e umidità dell’aria in ingresso e si può calcolare la ventilazione minima necessaria. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare quindi, l’aria che entra, anche con un clima umido e piovoso, è in grado, una volta riscaldatasi, di assorbire ulteriore umidità, risanando l’ambiente e di conseguenza anche la lettiera. Quando invece la temperatura esterna è alta, occorre ricordare che l’aria esterna è già carica di acqua e che attraverso la ventilazione immettiamo aria già calda e con elevata umidità: in fase pulcinaia, per esempio, quest'aria difficilmente riuscirà ad assorbire altra umidità, perché è
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In sostanza, per diminuire l’umidità del capannone in presenza di una lettiera abbastanza bagnata, aumentando la velocità dell’aria, diminuiremo l’umidità dell’ambiente: la lettiera cederà più umidità e man mano andrà asciugandosi. Infine bisogna tenere conto che aumentare la ventilazione per diminuire l’umidità ambientale in una pulcinaia significa aumentare anche il riscaldamento per mantenere la temperatura confortevole, con un conseguente aumento dei costi.
Conclusioni Agire sulla ventilazione per asciugare la lettiera significa ridurre il tasso di ammoniaca, con risvolti favorevoli per le performance e il benessere animale. La ventilazione minima serve sempre a limitare o diminuire l’umidità, pertanto occorre per prima cosa stimare la quota di acqua ceduta quotidianamente al capannone dagli animali, valutando le condizioni interne ed esterne, per controllare l’umidità. Per raggiungere lo scopo, la ventilazione deve garantire alcuni parametri: ad esempio l’aria deve entrare da ingressi disposti in maniera e con una velocità tale da farla scorrere sul soffitto, perché si riscaldi prima e possa quindi assorbire acqua abbassandosi sugli animali. Se il sistema non è ben regolato si rischia di disperdere l’aria nell’ambiente senza raccogliere umidità, con il rischio che essa ricada sui pulcini, raffreddandoli. Ogni allevatore deve pertanto essere consapevole che una buona ventilazione rappresenta l’arma più efficace per vincere la lotta tra l’umidità prodotta nel capannone e la sua rimozione. Tratto da 2021 UGA Cold Weather Poultry House Ventilation System Principles, Design, and Operation Seminar, University of Georgia, College of Agricultural & Environmental Sciences, Department of Poultry Science.
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MANAGEMENT
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NUTRIZIONISTICA
Ridurre l’impatto ambientale con la proteasi Da una recente pubblicazione di Adam Smith, responsabile enzimi EMEA per DSM, è stato preso in considerazione non solo l’effetto della proteasi sulla riduzione del costo alimentare e sul miglioramento delle performance, ma anche sulla riduzione dell’impatto ambientale, oggi argomento di grande interesse.
Susanna Lolli e Fabrizio Pepe DSM – Istituto delle Vitamine, Segrate (MI)
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Le proteasi (o peptidasi) sono enzimi idrolitici, prodotti naturalmente dal tratto gastrointestinale dei polli da carne, coinvolti nella digestione proteica. Le proteasi del tubo digerente, sintetizzate a livello dello stomaco, del pancreas e della mucosa intestinale, si dividono in endopeptidasi ed esopeptidasi. Questi enzimi, nel loro insieme, sono essenziali per la digestione delle proteine alimentari, che vengono ridotte a frammenti molecolari sufficientemente piccoli da permetterne l’assorbimento. Tuttavia la digestione non è completa e così le proteasi microbiche sono spesso integrate nei mangimi per favorire e migliorare la digeribilità degli amminoacidi e quindi ridurre l’impatto ambientale della produzione. Ronozyme ® ProAct catalizza l’idrolisi delle proteine presenti nell’alimento liberando peptidi e aminoacidi,
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NUTRIZIONISTICA
integrando l’attività degli enzimi digestivi endogeni, come pepsina e proteasi pancreatiche. La motivazione principale per l’utilizzo della proteasi nella produzione di polli da carne è quello di ridurre il costo del mangime, migliorando le performance e il benessere degli animali. In Figura 1 si osserva come l’integrazione di 200 g/t di Ronozyme ® ProAct a una dieta a ridotto contenuto proteico (T3), ha dato migliori risultati rispetto a una dieta analoga senza ProAct (T2) e ha eguagliato le performance zootecniche del gruppo alimentato con una dieta a contenuto proteico normale (T1).
Figura 1 – Effetto sulle performance di polli da carne di tre differenti diete a confronto: T1 (dieta controllo a contenuto proteico standard), T2 (dieta a ridotto contenuto proteico) e T3 (integrazione di Ronozyme® ProAct a una dieta a ridotto contenuto proteico).
Ridurre le emissioni Le proteasi possono anche aiutare a ridurre le emissioni. Infatti, quando la proteasi è integrata in una dieta per polli da carne, il livello di soia può essere ridotto, al contempo riducendo l’impatto negativo sull’ambiente. È necessario un miglior controllo delle emissioni di azoto, come ammoniaca e ossido di azoto, lungo tutta la filiera agricola-avicola. Tali emissioni contribuiscono al riscaldamento globale e alla lisciviazione dei nitrati, area di particolare preoccupazione, sia per gli effetti a lungo termine sia per le conseguenze a livello locale: l’ammoniaca può avere effetti dannosi all’interno e in prossimità degli edifici avicoli, mentre i nitrati hanno un impatto più globale.
Impatto ambientale Sono tre le principali preoccupazioni ambientali nell’industria dei polli da carne: potenziale di riscaldamento globale (GWP), eutrofizzazione (EP) e acidificazione (AP). Il potenziale di riscaldamento globale (GWP) è una misura delle emissioni di gas serra che si pensa essere responsabile del riscaldamento globale dell’atmosfera. Le principali fonti di GWP sono l’anidride carbonica (CO2), il protossido di azoto (N2O) e metano (CH4), che determinano la ormai nota “im-
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pronta di carbonio”. Nel settore avicolo N2O è generato dall’ossidazione/riduzione dei composti dell’azoto nella lettiera durante l’essiccazione, lo stoccaggio e il compostaggio. Il potenziale di eutrofizzazione (EP) è utilizzato per valutare l’eccesso di offerta di nutrienti che raggiungono i sistemi idrici per lisciviazione, ruscellamento o deposizione in atmosfera. Le principali fonti sono i nitrati (NO3-) e fosfato (PO43-), lisciviazione in acqua e ammoniaca (NH3), emissioni nell’aria. Entrambe le emissioni di NO3 e NH3 sono associate alla produzione avicola da carne. Il potenziale di acidificazione (AP) è principalmente un indicatore di potenziale riduzione del pH del suolo, le cui fonti principali sono NH3 e anidride solforosa (SO2). Le emissioni di NH3 in agricoltura provengono principalmente dallo spargimento in campo delle deiezioni, così assume un ruolo acidificante attraverso la conversione di NH3 in acido nitrico, liberato in l’atmosfera.
Valutazione del ciclo di vita (LCA) Una metodologia nota come LCA (Life Cycle Assessment) viene spesso utilizzata per valutare efficacemente l’impatto ambientale dei sistemi di produzione, compresa quella zootecnica. LCA considera l’intera filiera produttiva, partendo dalla produzione di materie prime e terminando con lo smaltimento dei rifiuti. Vengono raccolti dati specifici per ogni processo che si suddividono in input (corrente elettrica, mangime, carburante, etc.) e output (vendita animali, carne, uova, etc.). Uno studio LCA di Leinonen e Williams
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NUTRIZIONISTICA
(2015) ha quantificato l’impatto ambientale complessivo quando DSM Ronozyme ® ProAct è stato integrato nel mangime utilizzato per la produzione standard di polli da carne. Questa valutazione LCA era per diete a base di soia senza proteasi: il gruppo di controllo, che riceveva una dieta con contenuto standard di proteina, è stato confrontato con un gruppo Trattato integrato con ProAct. Nella dieta del gruppo Trattato, anche il contenuto di proteine e aminoacidi è stato ridotto in linea con i miglioramenti di digeribilità propri dell’enzima (matrici). Sono stati valutati sette studi separati e due scenari: la filiera del mangime e la filiera produttiva del pollo da carne. L’analisi della filiera del mangime ha mostrato che con ProAct si è osservata una riduzione per tutte le categorie di impatto ambientale valutate (Figura 2).
Figura 3 – Intera filiera produttiva: effetto dell’integrazione di Ronozyme® ProAct sulle principali categorie di impatto ambientale: riscaldamento globale (GWP), eutrofizzazione (EP) e acidificazione (AP).
su EP e AP. Per supportare l’implementazione pratica dei dati LCA, DSM & Blonk hanno recentemente sviluppato un nuovo servizio di sostenibilità intelligente, Sustell™, che rende più semplice il calcolo dell’LCA e consente un monitoraggio e una valutazione in tempo reale di diverse strategie (ad esempio l’inclusione di un additivo nella dieta) per migliorare la sostenibilità ambientale e la redditività degli allevamenti.
Benefici sostenibili ed economici Figura 2 – Filiera mangime: effetto dell’integrazione di Ronozyme® ProAct sulle principali categorie di impatto ambientale: riscaldamento globale (GWP), eutrofizzazione (EP) e acidificazione (AP).
La riduzione è stata particolarmente significativa per il GWP con il 12% di riduzione e una media del 5%. Il motivo principale di questo miglioramento è dovuto alla minor inclusione di soia nella dieta, che ha ridotto le emissioni di CO2; in un LCA impatta anche lo sfruttamento del suolo di una coltura e il suo trasporto, pertanto, riducendo la quantità di soia nella razione, ne deriva un minor impatto ambientale. Miglioramenti significativi sono stati osservati anche in EP e AP. È stata osservata una grande riduzione sia di EP che di AP quando è stata considerata l’intera filiera produttiva (Figura 3). La riduzione di AP, massima di 9% e media del 5%, è dovuta alla riduzione di NH3. Oltre a migliorare la digeribilità degli aminoacidi nelle materie prime proteiche, le proteasi possono ridurre i livelli di azoto nelle deiezioni, con conseguente riduzione delle emissioni di ammoniaca che, a sua volta, agisce
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La motivazione principale finora per l’utilizzo della proteasi nella produzione di polli da carne è stata quella di abbassare i costi dei mangimi senza alcuna riduzione di performance. Ora sembra chiaro che tali benefici economici siano anche associati a una significativa riduzione dell’impatto ambientale. In alcune regioni del mondo, come l’UE, dove il regolamento determina la quantità di azoto che può essere sparso sui campi agricoli, i vantaggi economici possono essere ulteriormente arricchiti dai benefici ambientali. La proteasi non solo influenzerà la redditività attraverso risparmi diretti sui costi dei mangimi, ma consentirà anche a un produttore di aumentare il numero di animali allevati per unità di terreno rispettando i requisiti della legislazione ambientale. Prendendo in considerazione i vantaggi di cui sopra, insieme al miglioramento del benessere animale e una migliore qualità dell’aria sia per animali che per gli uomini, l’uso di una proteasi diventa un’importante strategia alimentare che migliorerà non solo l’economia ma anche il futuro ambientale dell’industria del pollo da carne.
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Sostanze umiche aggiunte alla dieta come promotori di crescita nei broiler In anni recenti le sostanze umiche sono state testate come promotori di crescita nelle produzioni animali e paiono promettenti, soprattutto visto il divieto, oramai globale, di utilizzo a questo scopo di antibiotici nel mangime. L’obiettivo della prova è stato quello di valutare i parametri produttivi, le rese della carcassa e lo stato istopatologico e microbiologico di intestino e fegato in polli sottoposti a una dieta con estratti umici (EHS) e con contenuto sia basso che alto (LF ed HF) di fibra.
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NUTRIZIONISTICA
Introduzione In medicina veterinaria le sostanze umiche (HS), a seguito delle indicazioni dell’Agenzia del Farmaco europea (EMEA 1999), sono state utilizzate come agenti antidiarroici, immunomodulatori, anestetizzanti e antimicrobici. Queste sostanze sono parte della materia organica del terreno e derivano da trasformazioni fisiche, chimiche e microbiologiche (umificazione) di biomolecole. Circa l’80% del carbonio totale nel terreno e il 60% di quello nelle acque è composto da HS; si tratta di una complessa miscela di diversi acidi, che contengono gruppi carbossili e fenolici. Nei broiler e nelle ovaiole è stato dimostrato l’effetto auxinico degli HS, sia nel mangime che nell’acqua di bevanda. Nel broiler si nota un aumento del peso, un miglioramento della conversione, del contenuto in ceneri della tibia e una migliore digeribilità; parimenti, dopo l’inclusione di HS, si rileva una riduzione della profondità delle cripte e un aumento dei villi intestinali nella mucosa del digiuno. La maggior parte degli HS testati in avicoltura
consiste in prodotti disponibili in commercio o purificati. È noto che il composto derivato dai lombrichi che lavorano le lettiere animali è una buona fonte di HS. In studi recenti, si è notato che l’aggiunta di un estratto di HS (EHS) derivato da compost di lombrichi riduce la permeabilità mucosale e quindi il passaggio dei batteri al fegato nel pollo sottoposto a digiuno (quest’ultimo usato proprio per causare un’infiammazione intestinale). Queste risposte non sono state rilevate invece nei polli dei gruppi di controllo non infettati o in condizioni in vitro. Uno dei supposti meccanismi di azione di HS è correlato alla capacità di creare strati protettivi sulla membrana della mucosa epiteliale del tratto digerente, proteggendo verso sostanze contaminanti, sia tossiche che batteriche. È ancora ignoto se tale meccanismo consista nel migliorare la crescita, tramite la riduzione delle cariche batteriche e delle lesioni rilevabili nel pollo. Lo scopo di questa prova è stato quello di valutare i parametri produttivi, le rese delle carcasse e lo stato istopatologico e microbiologico di intestino e fegato in polli alimentati con diete sia
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“Nei broiler e nelle ovaiole è stato dimostrato l’effetto auxinico degli HS, sia nel mangime che nell’acqua di bevanda. Nel broiler si nota un aumento del peso, un miglioramento della conversione, del contenuto in ceneri della tibia e una migliore digeribilità; parimenti, dopo l’inclusione di HS, si rileva una riduzione della profondità delle cripte e un aumento dei villi intestinali nella mucosa del digiuno”
ad alto contenuto di fibra (HF) che a basso contenuto di fibra (LF) e aggiunta di EHS.
Acqua e mangime sono stati offerti ad libitum per tutta la prova. I broiler sono stati pesati all’inizio e alla fine della prova, calcolandone il peso (WG, in grammi al giorno). Il mangime offerto e rifiutato è stato registrato, in modo da calcolare correttamente il consumo giornaliero (FI, grammi al giorno). La conversione (FCR) è stata valutata dividendo FI per WG. Al termine della prova tutti i polli sono stati soppressi e sono state pesate carcassa e fesa. Per misurare il microbiota sono stati prelevati i digesta da digiuno e cieco, come pure campioni di fegato, da sei polli per ogni trattamento. I batteri mesofili totali (TMB) sono stati valutati usando conte su piastra standard. Le conte di E. Coli presenti nei campioni sono state eseguite tramite diluizioni seriali in base 10 su piastre agar McConkey; le conte di Lactobacillus (LAC) nei campioni del digiuno sono state valutate su terreno lattobacilli III. LAC e Coli sono stati incubati per 24 ore in condizioni anaerobiche; le colonie rilevate erano espresse come unità formante colonia/gr (log10 CFU/g). Nei campioni di digiuno si sono coltivati anche lieviti e funghi su terreno Sabouraud con cloramfenicolo a 37 °C per 48 ore.
L’isolamento ed estrazione di EHS derivata dal compost dei lombrichi sono stati eseguiti secondo le indicazioni di Maguey-Gonzalez et al. nel 2018. Un gruppo di 240 pulcini maschi Ross 308 è stato accasato in gabbie (30 cm larghezza x 38 cm profondità x 37 cm altezza) con 1.140 cm2/pollo dai 21 ai 42 giorni di vita. Le gabbie erano disposte in batterie e fornite di cappe a gas, con mangiatoie di plastica e abbeveratoi a coppa.
Per la valutazione istopatologica è stato prelevato 1 cm di campione di tessuto da duodeno, digiuno e fegato da 6 polli per ogni trattamento. I tessuti sono stati valutati da veterinari avicoli esperti che non conoscevano l’origine del gruppo di provenienza. Le lesioni, sulla base della gravità crescente, sono state valutate con punteggio di 0 (nessuna lesione), 1 (lesioni leggere), 2 (lesioni moderate), 3 (lesioni gravi) e 4 (lesioni gravissime) ed è stato calcolato il numero totale di lesioni di ciascun tessuto di ogni trattamento. Inoltre è stata calcolata la somma delle lesioni da 0 a 4 in ciascun tessuto e i risultati sono stati poi sottoposti ad analisi statistica previa trasformazione in log10.
I polli sono stati assegnati in modo casuale a uno dei 3 trattamenti:
Risultati e discussione
Materiali e metodi
• PC) controllo positivo con aggiunta di disalicilato metilene di bacitracina come promotore di crescita antibiotico (AGP) e salinomicina come anticoccidico (AC); • NC) controllo negativo, senza AGP e AC; • EHS) uguale al trattamento NC ma con l’aggiunta dello 0,5% di EHS, e due tipi di diete, ad alto che a basso contenuto in fibra (LF ed HF). La dieta LF era formulata con mais e soia, la HF era composta da mais, soia, derivati di distilleria secchi e crusca solubile.
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Il consumo di mangime è stato maggiore (P<0,05) nei polli EHS e NC rispetto a quelli PC. Il maggior consumo di mangime nei polli EHS non si accorda con i risultati precedenti, nei quali non c’era alcun effetto o riduzione sui consumi nei polli alimentati con diversi prodotti contenenti HS. Nei polli EHS che hanno ricevuto una dieta LF, c’è stata una conversione FCR più bassa, che ricorda quella riportata da autori che somministravano HS sia nel mangime che in acqua di bevanda a polli. D’altra parte, i polli EHS con dieta HF hanno mostrato una conversio-
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NUTRIZIONISTICA
ne più alta, il che potrebbe essere attribuibile al maggior consumo di NSP (polisaccaridi non amidacei), che aumentano la viscosità dei digesta, contribuendo alle fermentazioni indesiderate a livello intestinale. Questo effetto è stato verosimilmente aggravato dalle proprietà colloidali e dall’abilità di HS di formare aggregati entro le soluzioni. Le conte microbiologiche mesofile totali (TMB) e di Coli sono risultate inferiori in digiuno e cieco dei polli PC rispetto ai polli NC e EHS; invece nel digiuno erano simili tra NC ed EHS. Questi risultati non si accordano con precedenti prove basate su test in vitro e in vivo, in cui diverse fonti di HS mostravano attività antimicrobica verso diversi batteri patogeni umani, come pure un’inibizione verso S. aureus, Candida, E. Coli e S. Enteritidis. Si è anche visto che i polli alimentati con HS mostravano cariche di E. Coli inferiori nel contenuto intestinale; all’opposto, le cariche di coliformi ed E. Coli nel cieco non erano variate nei polli alimentati con sostanze umiche. Nel fegato le cariche di E. Coli non hanno mostrato differenze tra i vari trattamenti, ma le cariche batteriche TMB erano simili nei polli alimentati con dieta a basso contenuto di fibre, mentre quelli alimentati con diete ad alto contenuto di fibre mostravano titoli maggiori di TMB con trattamento EHS rispetto a quelli PC (interazione del trattamento e del tipo di dieta, P<0,01). Questo rilevamento è contrario alle basse cariche batteriche rilevate in polli alimentati con estratti di HS derivato dal medesimo compost di lombrichi usato in questa prova. Le cariche LAB erano maggiori nei polli PC e NC rispetto ai polli EHS; in studi precedenti, si era vista una mancata risposta o un aumento di LAB nei polli con HS. I funghi risultavano uguali tra tutti i trattamenti, ma i lieviti erano inferiori nei polli EHS rispetto a quelli NC, mentre i lieviti nei polli PC erano intermedi.
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Il numero di lesioni nel duodeno era maggiore nei polli EHS e minore nei NC, mentre nel digiuno erano maggiori nei polli PC e minori in quelli EHS. Nel fegato, il numero di lesioni era maggiore nei polli NC rispetto ai PC ed EHS; non si notavano differenze nel numero delle lesioni tra PC ed EHS. Questi risultati non concordano con l’analisi microbiologica nella quale i polli PC hanno mostrato una riduzione delle cariche TMC e di E. Coli in duodeno, digiuno e fegato, rispetto ai polli EHS. I risultati della gravità delle lesioni mostrano che non ci sono state differenze statisticamente rilevabili tra trattamenti nelle frequenze del punteggio 0 (nessuna lesione), basandosi sulla somma
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NUTRIZIONISTICA
3) erano maggiori nei polli alimentati con dieta contenente un alto numero di fibre (HF). Quando i polli erano alimentati con ingredienti alternativi, come derivati della distillazione con solubili e crusca di grano, che hanno un elevato livello di polisaccaridi non amilacei, sono state notate cattive performance e condizioni della lettiera ingestibili, a causa di feci collose e appiccicose. L’aumento di polisaccaridi non amilacei nel mangime fa crescere la viscosità intestinale e riduce la digeribilità, contribuendo così a fermentazioni indesiderabili a livello intestinale e aumentando le cariche batteriche e quindi il successivo passaggio di batteri al fegato. Una maggiore viscosità dei digesta è stata notata anche nei polli alimentati con una fonte di HS su una dieta a basso contenuto di fibre. Da questi rilievi ci si aspettava che polli con EHS e dieta HF mostrassero una crescita minore, con maggiori cariche batteriche e lesioni in tutti i tessuti. Tale ipotesi era qui supportata solamente dalle maggiori cariche batteriche TMB nel fegato di polli alimentati con EHS e dieta ad alto contenuto di fibre (HF). delle lesioni di duodeno digiuno e fegato. La frequenza delle lesioni di tipo 1 è stata maggiore (P<0,05) nei polli NC rispetto a PC ed EHS, la frequenza delle lesioni 2 era maggiore (P<0,05) negli EHS rispetto a PC e NC. La frequenza di lesioni 3 era superiore (P<0,05) nei PC rispetto a NC ed EHS. Infine il punteggio 4 non è stato rilevato in alcun tessuto. Uno dei meccanismi di azione proposti per gli HS è correlato alla capacità di creare strati protettivi sopra la mucosa epiteliale nel tratto digerente contro agenti tossici e sostanze contaminate di origine batterica. Però il risultato ottenuto sul numero e sulla gravità delle lesioni non supporta questa ipotesi, poiché l’aggiunta di EHS non ha ridotto il totale delle lesioni rispetto ai gruppi PC e NC. Per quanto riguarda gli effetti della dieta è stato rilevato che il peso corporeo finale, il consumo di mangime, l’aumento ponderale giornaliero e la resa in fesa e carcassa erano maggiori nei polli LF; comunque le cariche TMB e LAB, il numero delle lesioni epatiche e la frequenza di lesioni gravi (livello
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- nutrizionistica -
Riassumendo, l’aggiunta di estratto di sostanze umiche (EHS) nel mangime di polli alimentati con una dieta a basso contenuto di fibre ha aumentato la conversione, ma non ha ridotto le cariche batteriche e di E. Coli in digiuno, cieco e fegato, e neppure ha diminuito il numero e gravità delle lesioni in duodeno, digiuno e fegato. Bibliografia disponibile su richiesta Dagli Atti della 68th Western Poultry Disease Conference
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VETERINARIA
Reovirus aviari: metodo di classificazione tramite caratterizzazione molecolare I reovirus aviari (ARV) sono la causa principale di artrite virale e tenosinovite in polli e tacchini e comportano per gli allevatori notevoli perdite economiche che si concretizzano in un peggior indice di conversione, minore uniformità e più scarti. scono il quadro completo e non si correlano con l’antigenicità, mentre la patogenicità di questi ceppi consente un metodo veloce e semplice per raggruppare gli isolati. Dato che i virus incorporati nei vaccini autogeni sono in parte selezionati sulla base della caratterizzazione di S1, è necessario riconsiderare questo approccio. Studi precedenti di laboratorio hanno suggerito come anche altri geni, quali M2 e L3 codificanti le proteine strutturali esterne, abbiano un’elevata variabilità e potrebbero essere buoni candidati per la classificazione molecolare delle varianti dei reovirus aviari; ciò potrebbe quindi essere associato anche alla patogenicità e antigenicità.
Egana-Labrin1,2,
Stoute3,
S. S. H.L. Shivaprasad4, B. Crossley5, H.J. Roh6, R. A. Gallardo2 1Department
of Animal Science, Animal Biology Graduate Program, University of California, Davis California 2Department
of Population Health and Reproduction, School of Veterinary Medicine, University of California, Davis California Animal Health and Food Safety Laboratory;
3Turlock
Branch; 4Tulare Branch; 5Davis Branch; 6CEVA Animal Health
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I reovirus aviari sono virus privi di involucro. Il loro materiale genetico è formato da 10 segmenti di RNA a doppia elica. Tali caratteristiche consentono un elevato livello di mutazione e ricombinazione, sfuggendo così all’immunità data dalla vaccinazione. I ceppi vaccinali classici, come S1133, 1733 e 2408, sono in uso dagli anni ’70, ma le omologie molecolari delle varianti a questi vaccini spesso sono inferiori all’80%. Per anni, le varianti molecolari sono state rilevate e classificate in 5 e 6 cluster genotipici sulla base del gene S1, che codifica la proteina Sigma C. Tuttavia, sappiamo che le caratterizzazioni basate su S1 non forni-
- veterinaria -
Dal 2015 è stata avviata una caratterizzazione molecolare basata sul profilo di S1 e classificazione degli isolati ottenuti dai laboratori californiani. Inoltre, sono stati selezionati isolati distinti per attuare una completa sequenziazione genomica e rilevare le differenze e variabilità dei diversi geni di reovirus.
Materiali e metodi 150 isolati di reovirus sono stati selezionati sulla base dell’importanza clinica, dell’anno di isolamento, del tessuto di provenienza e dell’effetto citopatico su coltura cellulare (CPE). Gli isolati confermati sono stati sottoposti a sequenziazione del gene S1 con RT PCR usando i primer inversi. Le sequenze derivanti sono state poi confrontate con i vaccini commerciali S1133, onde paragonare le omologie. Sono stati poi sviluppati
VETERINARIA
gli alberi filogenetici per visualizzare la classificazione molecolare delle varianti dei reovirus aviari. 17 isolati rappresentativi sono quindi stati selezionati e il loro intero genoma sequenziato e classificato per controllare l’associazione dei geni. In seguito è stata eseguita un’analisi statistica e grafica con GraphPad Prisma.
Risultati I segmenti S1 (1,088 bp) di 85 su 150 (56%) dei reovirus aviari sono stati amplificati con RT-PCR, poi sequenziati e classificati in 6 cluster genotipici (GC). Nel 2016 i ceppi GC1 erano predominanti, in circa l’80% delle varianti. Nel 2017 GC6
Grafico 1 – Albero filogenetico che mostra 85 sequenze di reovirus aviari S1 (883 bp). Esse derivano da reovirus isolati da casi di tenosinovite in California tra il 2015 e il 2018. Le sequenze base (nero) provengono da indicazioni di altri autori. Le sequenze sono state raggruppate in 6 gruppi genotipici (GC). I ceppi di vaccini in commercio sono etichettati con asterischi.
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VETERINARIA
aumentava la propria quota fino al 31% delle sequenze, mentre GC1 restava il primo col 40% di isolamenti (Grafico 1). L’omologia media di ciascun GC rispetto a S1133 è raffigurata nella Tabella 1. Tabella 1 – Frequenza di sequenze per cluster genotipici (GC) e anno, dal 2015 al 2018, somma aritmetica e percentuale delle sequenze totali per cluster genotipici (ND= non rilevato). Cluster genotipico
Sequenze totali per anno
Somma
Totale (%)
2015
2016
2017
2018
GC1
2
23
18
1
44
51,8
GC2
ND
2
5
4
11
12,9
GC3
ND
1
ND
ND
1
1,2
GC4
ND
2
2
2
6
7,1
GC5
ND
ND
2
ND
2
2,4
GC6
ND
2
15
4
21
24,7
La percentuale di omologia rispetto a S1133 delle sequenze S1 per ogni anno è stata consistente: GC1 è stato il gruppo con l’omologia maggiore rispetto a S1133, mentre i gruppi GC4, GC5 e GC6 presentavano quella minore. Per stabilire la similarità delle sequenze S1 entro ciascun gruppo, è stata calcolata l’omologia dei vari cluster GC. Da alta a bassa, le omologie sono state: GC1 (96,4%), GC2 (77,5%), GC4 (77,0%), GC5 (97,7%) and GC6 (94,8%), vedi Tabella 2. Tabella 2 – Omologie medie per S1133 di ciascun cluster genotipico per anno e omologie entro GC (ND= non rilevato). Cluster genotipico
Omologia per S1133 (%)
Media totale (%)
Omologia entro GC (%)
2015
2016
2017
2018
GC1
77,9
77,0
76,8
76,9
77,2
96,4
GC2
ND
59,2
58,6
58,0
58,6
77,5
GC3
ND
58,1
ND
ND
58,1
ND
GC4
ND
53,7
52,6
53,8
53,4
77,0
GC5
ND
ND
53,2
ND
53,2
97,7
GC6
ND
54,2
54,2
53,9
54,1
94,8
Nel Grafico 2 viene presentato un riassunto della distribuzione delle sequenze in diversi gruppi genetici e delle loro omologie per ciascun anno. Alla notevole riduzione delle sequenze raggruppate nel GC1 è seguito un aumento di GC2, GC4 e GC6. GC3 è stato identificato per la prima volta nel 2016, mentre GC5 nel 2017. 17 isolati associati a forma clinica in campo sono stati selezionati per la completa sequenziazione genomica e sierotipica.
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- veterinaria -
Discussione La sorveglianza molecolare è fondamentale per controllare e prevenire gli episodi di reovirus aviari patogeni. Con i primer descritti da Kant et al., solo 85 su 150 (56,6%) dei geni S1 sono stati rilevati, amplificati e sequenziati. La mancata amplificazione di oltre il 30% dei ceppi deriva parzialmente da divergenze molecolari di altre varianti di reovirus aviari. Kant et al., con gli stessi primer, dal 1980 al 2000, hanno sempre rilevato una quota di amplificazione leggermente maggiore (70%). I metodi di caratterizzazione parziale del gene S1 hanno classificato i ceppi di reovirus aviari in 5 e 6 gruppi genotipici. La presente ricerca ha dimostrato che i ceppi isolati in California appartengono ai sei distinti cluster genotipici. I gruppi predominanti sono stati GC1 (51,8%), seguito da GC6 (24,7%) e GC2 (12,9%). Risultati simili sono stati descritti anche in Europa. Lu et al. hanno notato che la maggior parte delle sequenze apparteneva a GC5, seguito da GC4 e GC1. Palomino et al. hanno rilevato un maggiore numero di GC5, seguiti da GC4 e GC1. La nomenclatura cluster viene usata per paragonare i virus isolati in varie parti del Paese e del mondo, anche se si dovrebbe tenere conto della dimensione dei frammenti, del numero delle sequenze analizzate, delle sequenze di base selezionate e della soggettività dell’analisi. Questi fattori giocano tutti un ruolo nella conformazione dei cluster. Tra il 2015 e il 2018 la rappresentazione dei cluster degli isolati genotipici dei reovirus aviari in California è cambiata. Si è visto un calo di GC1 e un aumento di GC6 (Tabella 2).
VETERINARIA ORIGINAL GC1
GC2
GC3
GC4
GC5
®
GC6 ATTREZZATURE AVICOLE
25 19.6
- 70
20
15.3 12.8
15
- 60
10 - 50 4.3
5
3.4 1.7
0
1.7
1.7
1.7
1.7 1.7
3.4 1.7
% di omologia media verso S1133
Numero di sequenze di reovirus aviari
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- 40 15 20
16 20
Anno
17 20
18 20
Grafico 2 – Frequenza e media delle omologie sulla base di 85 sequenze di reovirus aviari (883 bp) provenienti da isolati di reovirus aviari derivati da casi di tenosinoviti cliniche. Le barre mostrano le frequenze degli isolati in ogni cluster genotipico (CG) per anno. I numeri sopra le barre rappresentano la percentuale dal totale degli 85 campioni. La linea continua rappresenta l’omologia verso S1133 sulla base delle sequenze S1.
Sono diversi i fattori che potrebbero avere influenzato questo cambiamento, incluso l’utilizzo di vaccini autogeni. L’uso di certi GC come antigeni predominanti nei vaccini autogeni potrebbe aver avuto un ruolo rilevante nel cambiamento della rappresentazione dei cluster genetici. L’ipotesi in campo è che i vaccini non omologhi e inattivati offrano una protezione parziale verso le infezioni di campo senza eliminare l’escrezione virale da parte dei soggetti infetti. Ciò consente la selezione di ceppi diversi da quelli vaccinali e altera la rappresentazione dei reovirus aviari nell’ambiente. Le omologie con vaccini commerciali di riferimento sono state maggiori nel gruppo GC1. Tuttavia, GC1, che è il gruppo presente nei vaccini come ceppo, ha mostrato un’omologia inferiore al 78%, mentre gli altri gruppi GC si attestavano su una media del 53,2% per S1133, quindi assai distante dai virus usati nei vaccini commerciali vivi e inattivati. Ciò spiega la mancanza di efficacia di questi vaccini nel generare la protezione attesa. Sulla base delle omologie rilevate negli anni, si nota che ciascuno dei cluster ha mantenuto il proprio livello di omologia rispetto a S1133 dal 2016 (Grafico 2). La bibliografia è disponibile su richiesta Dagli atti della 68esima Western Poultry Disease Conference
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GUIDA INTERNET Agritech commerce@agritech.it Albitalia infotecniche@albitalia.com Albors info@albors.it Ali Lohmann info@lohmann.it Ascor italy_ascor@vetoquinol.com Arion Fasoli info@arionfasoli.com Aviagen info@aviagen.com Aviagen Turkeys Ltd turkeysltd@aviagen.com Aza International info@azainternational.it Babolna TETRA info@babolnatetra.com Barbieri Belts info@barbieri-belts.com BD Agricoltura Italia S.r.l. italia@bigdutchman.com Biochem bertarelli@biochem.net Biolab 2000 biolabvr@tiscalinet.it Carfed International Ltd carfed@carfed.co.uk Carfed International Ltd Italy carfed@carfed.it Chick Farm Europe info@chickeurope.com Cizo info@cizo.it Clerici Gino S.r.l. info@clerici.it Cobb Europe info@cobb-europe.com Codaf info@codaf.net Corti Zootecnici S.r.l. info@cortizootecnici.com DSM Nutritional Products info@dsm.com Elanco italia_elanco@elanco.com EuroTier eurotier@dlg.org Evonik luca.iacoianni@evonik.com Facco Poultry Equipment facco@facco.net FIEM fiem@fiem.it FierAgricola Verona fieragricola@veronafiere.it FierAvicola info@fieravicola.com Gasolec sales@gasolec.com GI-OVO B.V. sales@gi-ovo.com Giordano Poultry Plast info@poultryplast.com Hendrix Genetics info@hendrix-genetics.com Hubbard contact.emea@hubbardbreeders.com Hy-Line International info@hyline.com Impex Barneveld BV info@impex.nl Intracare info@intracareitaly.com Jansen Poultry Equipment info@jpe.org Lallemand animalitaly@lallemand.com Lubing System info@lubing.it Marel Poultry info.poultry@marel.com Mbe Breeding Equipment info@mbefabriano Meyn sales@meyn.com MSD Animal Health S.r.l. MS Technologies info@mstegg.com Newpharm info@newpharm.it Officine Meccaniche Vettorello luciano@officinevettorello.it Omaz S.r.l. omaz@omaz.com Petersime N.V. info@petersime.com Prinzen B.V. info@prinzen.com Riva Selegg info@rivaselegg.com Royal Pas Reform info@pasreform.com Roxell info@roxell.com Reventa info.reventa@munters.de Sacco S.r.l. info@saccosystem.com Schropper office@schropper.at Ska ska@ska.it Sime-Tek info@sime-tek.com Space info@space.fr Specht Ten Elsen GmbH & Co. KG info@specht-tenelsen.de Sperotto info@sperotto-spa.com Tezza tezza@tezza.it TPI-Polytechniek info@tpi-polytechniek.com Valli info@valli-italy.com Val-co intl.sales@val-co.com Ventilazione Industriale info@amboso.com VDL Agrotech info@vdlagrotech.nl Vencomatic Group B.V. info@vencomaticgroup.com Victoria victoria@victoria-srl.com
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Edizione italiana Anno XXXII • Dicembre 2021
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