Fondamentale giugno 2021

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Numero 3 - giugno 2021 - Anno XLIX - AIRC Editore - Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 LO/MI - ISSN 2035-4479

Numero 3 - giugno 2021

ANNIVERSARI

Dieci anni dal primo inibitore di checkpoint immunitario BIOPSIA LIQUIDA

Pegasus ad ali spiegate contro il tumore del colon

PALEO-ONCOLOGIA

Il sarcoma del dinosauro racconta la storia del cancro

Antonio Pierini, tifoso dell’immunoterapia

STAMINALI CONTRO LA LEUCEMIA


SOMMARIO

FONDAMENTALE giugno 2021

In questo numero: 04 VITA DA RICERCATORE 07 RUBRICHE 08 ANNIVERSARI 11 IN MEMORIA 12 NOTIZIE FLASH 14 PSICONCOLOGIA 16 STORIE DI DONATORI 17 CURIOSITà 18 RETI CONTRO IL CANCRO 21 RECENSIONI 22 IFOM 24 BILANCIO D’ESERCIZIO 27 NUTRIZIONE 28 RACCOLTA FONDI 30 IL MICROSCOPIO

04

Bloccare l’autogol nel trapianto di midollo I traguardi dei nostri ricercatori

Uno Start-Up Grant per migliorare la cura della leucemia mieloide acuta

Un decennio che ha segnato la rivincita dell’immunoterapia Una vita “spesa bene”. Ricordo di Giorgio Parmiani Dal mondo

14

Ogni individuo affronta il lutto in modo personale

Vivere il lutto ciascuno a modo proprio Donare è ricordare chi hai amato Il sarcoma del centrosauro

Pegasus per far volare la ricerca sul tumore del colon-retto

Alla scoperta dei preziosi alleati della salute

21

SAMMY-seq, dalla ricerca sul cancro a quella sull’invecchiamento precoce

125 Milioni di euro destinati alla ricerca

Un risultato straordinario, grazie al sostegno di tutti Cereali, meglio se integrali

Azalea della Ricerca e partner Cosa fanno i ricercatori

FONDAMENTALE

Anno XLIX - Numero 3 Giugno 2021 - AIRC Editore Direzione e redazione Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro Viale Isonzo, 25 - 20135 Milano tel. 02 7797.1 - airc.it - redazione@airc.it Codice fiscale 80051890152 Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 128 del 22 marzo 1973. Stampa Rotolito S.p.A. Direttore responsabile Niccolò Contucci

24

I microrganismi buoni che mantengono la salute

Bilancio d’esercizio e bilancio sociale, un anno di AIRC

CONSULENZA editoriale Daniela Ovadia (Agenzia Zoe) Coordinamento EDITORIALE Anna Franzetti redazione Anna Franzetti, Simone Del Vecchio Progetto grafico e impaginazione Umberto Galli Testi Alessia De Chiara, Riccardo Di Deo, Cristina Ferrario, Daniela Ovadia, Elena Riboldi, Fabio Turone FOTOGRAFIE Diego Peoli

Fondamentale è stampato su carta Grapho Crystal certificata e proveniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.


EDITORIALE

Andrea Sironi

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Presidente AIRC

Uno sguardo al futuro

è

per me un grande onore assumere la carica di presidente di una fondazione così importante per il nostro Paese, impegnata da oltre cinquant’anni a sostenere la ricerca oncologica, a riportare in Italia giovani ricercatori dal resto del mondo, e più in generale a favorire il progresso della conoscenza scientifica. Nella mia vita sono stato impegnato nell’attività di ricerca in un ambito ben diverso da quello oncologico: nasco infatti come economista e ho trascorso gran parte della carriera all’interno del mondo universitario; ricopro ancora oggi il ruolo di docente e ricercatore. Ho accettato questo incarico così prestigioso e impegnativo perché credo fermamente nel ruolo cruciale che una fondazione come AIRC, in prima linea nel sostegno della ricerca e dei giovani ricercatori, svolge non solo in campo scientifico, ma più in generale per il progresso del nostro Paese, ricco di giovani eccellenze individuali, molte delle quali sovente costrette a svolgere la propria attività in altre nazioni, attratte da condizioni remunerative e di carriera più favorevoli. Come più volte sottolineato dal Presidente Mattarella, promuovere la ricerca scientifica, attrarre e cercare di trattenere in Italia i numerosi giovani talenti che si formano nelle nostre università è un compito cruciale per il Paese. Compito che AIRC svolge in modo esemplare da tanti anni. Viviamo un periodo di grande difficoltà e al contempo di grandi prospettive per il futuro. Oltre alle migliaia di vittime, la crisi pandemica ha colpito in modo particolare i pazienti oncologici, più esposti alle conseguenze di un’infezione da Covid-19, generando ritardi nelle terapie, nelle visite di controllo e nell’attività diagnostica, così importante per la prevenzione. Al contempo, la ricerca scientifica ha compiuto enormi passi avanti, dimostrati dalla scoperta di alcuni vaccini, i cui principi derivano proprio dai progressi nel campo della ricerca oncologica. Desidero esprimere un ringraziamento sincero al mio predecessore, l’avvocato Pier Giuseppe Torrani, il quale, ispirato dalla missione di AIRC, ha presieduto la fondazione con impegno, dedizione e determinazione, portando a compimento importanti processi che hanno contribuito alla sua crescita e al suo rafforzamento. Spero di poter meritare, con altrettanta abnegazione e dedizione, la fiducia che mi è stata accordata, lavorando insieme alla struttura, ai tanti volontari e ai generosi donatori che da molti anni sostengono AIRC per svolgere al meglio il nostro compito: rendere il cancro una malattia sempre più curabile. Nonostante le difficoltà che stiamo vivendo, dobbiamo guardare con ottimismo al futuro e accrescere il nostro impegno, tutti insieme.

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VITA DA RICERCATORE Antonio Pierini

Bloccare l’autogol nel trapianto di midollo In molte neoplasie ematologiche il trapianto di midollo è una forma efficace di terapia, purché non si scateni una reazione immunitaria contro l’organismo. A Perugia c’è chi sta studiando una strategia per evitare questo problema

Un trapianto di midollo sempre più efficace e sicuro

L

a leucemia mieloide acuta (LMA) è una malattia che colpisce il midollo osseo. È definita “acuta” perché si sviluppa rapidamente. Secondo i dati più aggiornati dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), ogni anno sono poco più di 2.000 i nuovi casi di leucemia mieloide acuta in Italia. La malattia colpisce in particolare in età matura, i 60 anni, con una prediiniziale, perde efficaciadopo per una resistenza acquisita. lezione per i maschi. È meno frequente “Oggi per queste pazienti sonoprima dei 45 anni. Nei disponibili vari farmacibambini a bersa-fino a 14 anni, tuttavia, | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2017 glio molecolare, e altri4 sono in fase avanzata di sviluppo, per cui è fondamentale mettere a punto test che guidino la scelta del farmaco più adatto a ciascuna pa-

rappresenta il 13 per cento dei casi di leucemia. La chemioterapia o la radioterapia, secondo i casi, vengono impiegate per eliminare le cellule leucemiche (blasti) presenti nel sangue e riportare le cellule sane del midollo osseo a livelli normali. Una volta raggiunta la remissione completa, cioè la scomparsa di segni e sintomi – con una presenza di blasti nel midollo inferiore al 5 per cento, un conteggio delle cellule del sangue normale e nessun segno clinico di leucemia –, inizia

la fase cosiddetta di consolidamento che punta a eliminare le cellule tumorali residue. Qui entra in gioco il trapianto di cellule staminali ematopoietiche. In pazienti selezionati per cui è stato individuato un donatore adatto, le cellule staminali sono capaci di generare quelle del sangue completando la guarigione. La ricerca di Pierini punta a rendere più efficace il trapianto, concentrandosi sui pazienti ad altissimo rischio di recidiva. L’approccio descritto in uno studio finanziato da uno Start-Up Grant AIRC ha ottenuto un forte aumento della sopravvivenza a due anni dal trapianto, passata dal 20 al 70 per cento.


In questo articolo:

ematologia trapianto di midollo Start-Up Grant

’ C

a cura di Fabio Turone è stato un giorno nella vita professionale di Antonio Pierini in cui il regalo di un paziente lo ha toccato nel profondo, tanto da permettergli di superare con il sorriso anche il lieve imbarazzo dovuto all’arrivo del direttore della Struttura di ematologia e trapianto di midollo osseo dell’Ospedale universitario di Perugia, Brunangelo Falini: “Avevo ricevuto in dono una maglietta appartenuta a Gaetano Castrovilli, calciatore della mia amata Fiorentina, e me ne andavo in giro per l’ospedale al settimo cielo, con un’espressione estatica che aveva suscitato stupore e curiosità nel professor Falini” ricorda con tono divertito. “Quando gli studenti gli spiegarono il motivo, lui sembrò non capire tanto entusiasmo, ma per me quella maglia viola era anche un segno tangibile del valore del molto tempo passato a parlare con i miei pazienti, e dell’intimità che spesso si crea con loro.”

a Perugia. “Alcuni amici che avevano chiaro in mente di voler fare medicina non passarono il test, mentre io, che non ho mai amato programmare molto le mie scelte di vita, riuscii a entrare” racconta. “All’inizio mi appassionai alla chirurgia, perché mi piaceva usare le mani, tanto che volevo discutere la mia tesi di laurea in chirurgia toracica.” Fu durante un tirocinio con una docente con cui aveva già sostenuto l’esame di ematologia che fu stregato dal fascino della diagnosi: “L’esperienza con la professoressa Cristina Mecucci mi gettò in una crisi esistenziale, intensa ma breve, e mi fece capire che mi sarei dedicato a questa disciplina molto particolare, in cui la ricerca sui campioni di sangue che si possono ottenere facilmente è importantissima, e c’è l’immediata possibilità di occuparsi del paziente, stabilendo un legame che rende la vita professionale complicata ma trascinante e coinvolgente”.

L’ematologia è una questione di famiglia e di fortuna

Una scelta d’impulso Per Antonio l’ematologia era di famiglia, visto che la mamma Cecilia, oggi in pensione, lavorava nel day hospital ematologico di Cortona, in provincia di Arezzo, dove lui ha frequentato il liceo classico. Tuttavia aveva a lungo pensato che avrebbe seguito altre strade, anche perché lei gli aveva sempre sconsigliato di iscriversi a medicina: “Negli anni del liceo classico, che ho amato tanto, mi accompagnava a scuola in macchina, e in quella mezz’oretta di strada da Castiglione del Lago parlavamo spesso anche del suo lavoro all’ospedale di Cortona, all’epoca ancora ospitato nei locali di un vecchio convento molto bello”. Nell’anno della maturità segue i pre-corsi di ingegneria informatica della Normale di Pisa, ma decide anche di iscriversi al test per l’ammissione a numero chiuso alla Facoltà di medicina

La passione per lo sport

L’altra passione che accompagna Antonio è quella per lo sport: per anni ha calcato i campi di calcio con il fischietto in mano, pronto a dispensare cartellini gialli e rossi, ma è grazie alla racchetta da tennis che nel periodo dell’università conosce la futura moglie Sabrina, che studia legge: chiacchierando a una festa di amici comuni scopre che a lei serve un quarto per una partita, e si offre. Dopo la laurea in medicina, nel 2006, inizia per Antonio un percorso complicato: prima di riuscire a entrare nella scuola di specializzazione in ematologia, nella primavera del 2008, lavora come guardia medica e fa un corso per diventare ecografista. Da specializzando incontra quello che diventerà il suo principale mentore, Massimo Fabrizio Martelli, che con il suo carisma è capace di trascinare ed entusiasmare i giovani come Antonio.

È Martelli che un giorno, di punto in bianco, gli comunica che l’indomani verrà spostato dal gruppo che si occupa di ematologia di base – in cui Antonio aveva cominciato a prendere dimestichezza con la disciplina – al gruppo che si occupa di trapianti: “Si diceva che lì c’era più confusione, meno chiarezza, più possibilità di esplorazione e meno linee guida” ricorda oggi. “È un campo in cui servono la voglia di esplorare e il coraggio di agire.” Se le probabilità di sopravvivenza dei malati di leucemia mieloide acuta sono oggi molto aumentate lo si deve anche alle novità che venivano sperimentate e introdotte proprio dal gruppo di Perugia. Martelli spinse per concentrarsi sul trapianto di midollo da donatore non compatibile, tipicamente un fratello o una sorella, il che avrebbe permesso di superare la storica difficoltà di trovare un donatore. E il giovane specializzando si ritrovò a essere “spedito in un mondo di incertezze”. A differenza dei trapianti d’organo, che di norma richiedono l’assunzione a vita di farmaci antirigetto per prevenire l’aggressione del nuovo organo da parte del sistema immunitario del paziente che lo riceve, il trapianto di midollo osseo presenta una sfida diversa, in un certo senso opposta, La maglia legata alla cosiddetta malat- della tia del trapianto contro l’ospi- Fiorentina te (in inglese graft versus host dono di disease, in sigla GVHD). un paziente Per usare una metafora calcistica, è come se il nuovo ac- riconoquisto che entra in campo non scente riconoscesse né i compagni né le magliette delle squadre, e cercasse di fare goal anche nella propria porta, commettendo fallo nei confronti dei propri compagni di squadra, e lasciando interdetto anche l’arbitro. È all’Università di Stanford, dove approda nel 2012 grazie alla prima borsa AIRC, che Antonio comincia ad approfondire le sue conoscenze sul delicato equilibrio tra attacco e difesa, e impara GIUGNO 2021 | FONDAMENTALE | 5


VITA DA RICERCATORE Antonio Pierini

Antonio Pierini insieme al suo gruppo di ricerca

a distinguere sempre meglio tra quello che nel calcio sarebbe un intervento ruvido ma corretto e il fallo meritevole di sanzione. Era partito per gli USA con l’idea di restare un anno dopo aver sposato Sabrina, che lo aveva poi raggiunto in California trovando lavoro in una scuola italiana di San Francisco, ma un premio scientifico gli spiana la strada per restare come Postdoctoral Fellow (anche se formalmente il titolo di PhD lo conseguirà dopo il rientro in Italia nel 2017). Stregati dall’Hotel California cantato dagli Eagles, rimarranno per oltre quattro anni, ricchi di sport e di viaggi su una vecchia Volkswagen Passat acquistata usata, durante i quali nascono i due figli Leonardo e Lavinia. Intanto approfondisce sempre meglio la conoscenza di una particolare popolazione di cellule del sistema immunitario, le cellule T regolatorie, alla base, nell’organismo sano, del meccanismo di tolleranza, che permette al sistema immunitario di riconoscere le cellule del proprio organismo e di non aggredirle. In un certo senso, le cellule T regolatorie (abbreviate T-reg) controllano l’ec-

cesso di risposta immunitaria, con due meccanismi differenti detti di tolleranza centrale e tolleranza periferica, ovvero quella relativa a specifici organi. Usando ancora una metafora calcistica, l’organismo le usa per ricordare ai muscolosi difensori del sistema immunitario sia in che squadra giocano, sia i limiti del gioco scorretto, senza per questo punire il sano agonismo.

Una terapia per cui il tempismo è essenziale

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In cerca dell’equilibrio Come in certe partite in cui la posta in gioco è alta, anche la tempistica degli interventi arbitrali può fare la differenza: il gruppo di Perugia, che oggi fa capo al Centro di ricerca emato-oncologica (CREO) che Pierini ha trovato al suo rientro nel 2016, ne ha avuto la conferma con uno studio pubblicato in marzo sulla rivista Blood Advances, studio coordinato da Pierini e dalle colleghe Loredana Ruggeri e Alessandra Carotti sotto la guida di Andrea Velardi, direttore del programma trapianto di Perugia, e di Cynthia Aristei, direttrice della radioterapia oncologica. Quando le cellule Treg vengono infuse quattro giorni pri-

ma del trapianto vero e proprio di cellule staminali e con tre giorni di anticipo rispetto ai linfociti T, si ottimizza l’equilibrio tra attacco e difesa, tra la capacità di tenere a bada le recidive e il rischio di causare danni, provocando la temibile malattia da trapianto contro l’ospite. In questo modo i pazienti con forme finora considerate ad alto rischio ottengono risultati simili agli altri. Ora il gruppo, grazie a uno Start-Up Grant di AIRC, sta ampliando la casistica, per verificare su numeri più significativi anche altre terapie che potrebbero portare ad aumentare ulteriormente la percentuale di sopravvivenza a due anni di tutti i pazienti, idealmente fino all’85 per cento. Nel 2016 Pierini è diventato ricercatore universitario, e più di recente responsabile del laboratorio di manipolazione cellulare, e persegue instancabilmente un progetto ambizioso: “Non mi pesa per niente andare al lavoro, perché lavoriamo per trasformare il trapianto di midollo, che è nato come forma di immunoterapia primordiale, in un’immunoterapia sempre più sofisticata ed efficace” conclude. E poi precisa: “Sono circondato da persone che mi aiutano a ricordare sempre come al centro di quello che faccio ci sia l’essere umano”.


I TRAGUARDI DEI NOSTRI

... continua su: airc.it/traguardi-dei-ricercatori

Oltre la genetica per comprendere il tumore del colon-retto Il tumore del colon-retto ha una nuova chiave di lettura: l’epigenetica, ovvero la disciplina che studia le modifiche nell’espressione dei geni non causate da cambiamenti nella sequenza del DNA. Nel lavoro condotto con il sostegno di AIRC e pubblicato su Nature Communications, gli autori coordinati da Stefano Piccolo e Massimiliano Pagani dell’IFOM di Milano hanno studiato l’epigenetica di questo tumore, scoprendo che esiste uno specifico kit di interruttori capaci di modificare l’espressione dei geni, tipico delle cellule del cancro. “YAP/TAZ,

due molecole che influenzano l’espressione dei geni, hanno un ruolo chiave nel regolare questi interruttori del cancro” dicono gli autori, che hanno osservato nuove “connessioni” epigenetiche anche in altri tumori. Una caratteristica che – a livello della singola cellula – permette di distinguere le cellule tumorali da quelle sane. “Riprogrammare queste connessioni guidate da YAP/TAZ potrebbe essere la base di nuovi approcci terapeutici” concludono.

Un bis di immunoterapia

mo trattamento con la stessa combinazione. Tra i vari benefici, il ri-trattamento ha in effetti portato a un importante miglioramento nella sopravvivenza generale rispetto a quella osservata nei pazienti sottoposti a chemioterapia dopo la prima combinazione di immunoterapia (25,6 mesi vs 11,0 mesi). I ricercatori hanno identificato un marcatore molecolare che potrebbe aiutare a predire quali pazienti avranno benefici dal ri-trattamento. Risultati incoraggianti ottenuti anche con il supporto di AIRC.

Nel mesotelioma che diventa resistente a una prima combinazione di immunoterapia è possibile riutilizzare lo stesso trattamento con buoni risultati. Lo scrivono Luana Calabrò dell’Ospedale Universitario di Siena e colleghi sulle pagine della rivista Lancet Respiratory Medicine, dove hanno riportato i risultati a 4 anni dello studio NIBIT-MESO-1, che per la prima volta ha utilizzato la terapia con durvalumab più tremelimumab per ri-trattare pazienti con mesotelioma resistenti a un pri-

Ambra1: la chiave della proliferazione tumorale La stessa instabilità genomica che induce le cellule tumorali a proliferare potrebbe essere usata per eliminarle. Lo afferma uno studio pubblicato su Nature dai ricercatori guidati da Francesco Cecconi dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Grazie anche al sostegno di AIRC, gli esperti hanno scoperto che la proteina Ambra1 rappresenta un interruttore che accende e spegne la ciclina D, una molecola importante per regolare il ciclo cellulare. Se Ambra1 non c’è o è presente in quantità scarsa,

si crea un accumulo di ciclina D che porta le cellule a dividersi a velocità incontrollata: di conseguenza il DNA si danneggia e si formano tumori. Al momento non ci sono farmaci che possono modificare i livelli delle due proteine, ma è comunque possibile provare a intervenire in modo indiretto sopprimendo con farmaci già disponibili la capacità delle cellule tumorali di riparare il materiale genetico danneggiato.

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ANNIVERSARI 10 anni di inibitori di checkpoint immunitari

Un decennio che ha segnato la rivincita dell’immunoterapia

L’idea che le difese dell’organismo possano essere rese capaci di combattere i tumori è molto antica, ma solo negli ultimi anni sono comparsi farmaci efficaci in questo campo

d

a cura di danieLa ovadia ieci anni fa è stato approvato ipilimumab, il primo farmaco inibitore di checkpoint immunitari. È un anniversario importante per la ricerca sul cancro: una sostanza capace di indurre il sistema immunitario a combattere il tumore dall’interno ha segnato una svolta metodologica ed è stata un successo nella terapia del melanoma metastatico, come spiega Michele Maio, uno dei pionieri dell’immunoterapia in Italia,

direttore del Centro di immuno-oncologia del Policlinico Le Scotte di Siena. “Ipilimumab è un anticorpo monoclonale, ovvero un farmaco biologico, che attiva il sistema immunitario contro il melanoma bloccando un recettore che normalmente funge da freno nei confronti dell’attività del sistema immunitario” spiega Maio. “Del nostro sistema immunitario fanno parte i linfociti T citotossici, che, come dice la parola, sono capaci di distruggere le altre cellule. Sono talmente potenti che l’organismo li ha

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Virchow osserva la presenza di linfociti nei tessuti tumorali

Secondo Galeno, i tumori possono nascere da lesioni infiammatorie

1000 a.C.

Vengono scoperti gli anticorpi

1765

II sec. a.C.

1866 1863

Antico Egitto, primo episodio documentato di cancro che regredisce spontaneamente

Prime dimostrazioni di efficacia dei vaccini

1890

Fehleisen e Busch osservano che alcuni tumori regrediscono dopo essere stati infettati con erisipela

Le tappe dell’immunoterapia


In questo articolo: immunoterapia CAR-T vaccini anticancro

dotati di un freno, che viene ulteriormente rafforzato dal tumore che così si protegge dagli attacchi interni. Ipilimumab è stato messo a punto proprio per togliere quel freno e dispiegare la potenza della risposta immunitaria contro il tumore.” Dopo il melanoma, la stessa terapia è stata approvata per altri tipi di tumore. Non è però una cura per tutti i tipi di cancro, né è sempre efficace: le indicazioni per l’immunoterapia con gli inibitori di checkpoint immunitari sono circoscritte e, negli ultimi anni, questo trattamento è stato usato in genere insieme alla chemioterapia classica e non al suo posto. Pur con questi limiti, che la ricerca sta cercando di superare, la comparsa dei primi farmaci immunoterapici è stata una

grande innovazione, che ha però radici molto antiche. un’idea antiCa I primi tentativi scientifici di modulare il sistema immunitario dei pazienti per curare i tumori vengono attribuiti a due medici tedeschi, Fehleisen e Busch, che, alla fine del XIX secolo, notarono una regressione della massa tumorale dopo un’infezione da erisipela. All’epoca non c’erano le conoscenze di base per capirne il motivo, ovvero che l’infezione aveva attivato i sistemi di difesa dell’organismo, rendendoli più efficaci anche contro il cancro. La scoperta fu archiviata tra le molte curiosità della medicina. Fu William Bradley Coley, oggi considerato il padre

Viene scoperto l’interferone e viene descritto il ruolo del sistema immunitario nel contrastare precocemente i tumori

Paul Ehrlich conferma le osservazioni di Coley e il ruolo del sistema immunitario nei tumori

1893

William Bradley Coley prova per la prima volta a potenziare il sistema immunitario per combattere un tumore osseo

i SorveGLianti deL SiStema Il successivo momento chiave nella strada verso la moderna immunoterapia con-

Viene scoperta l’interleuchina 2, un importante mediatore della risposta immunitaria nei tumori

Jacques Miller scopre le cellule T e il loro ruolo cruciale nell’immunità

1915 1908

dell’immunoterapia, il primo a tentare di sfruttare il sistema immunitario per il trattamento del cancro alle ossa nel 1891. Ma anche lui non ebbe fortuna: i suoi risultati sono rimasti in gran parte sconosciuti per oltre cinquant’anni. Bisogna arrivare alla metà del XX secolo perché diverse scoperte fondamentali nel campo dell’immunologia, come l’esistenza dei linfociti T e il loro ruolo cruciale per il sistema immunitario, consentissero lo sviluppo dell’immunoterapia contro il cancro così come la conosciamo oggi.

1959 1957

Si scoprono gli effetti anticancro del bacillo della tubercolosi per la cura del cancro alla vescica

Murphy e Morton teorizzano che una stimolazione aspecifica del sistema immunitario può essere una cura contro il cancro

Viene approvato ipilimumab, il primo inibitore di checkpoint immunitario

Viene approvato il rituximab, primo anticorpo monoclonale contro il cancro

1975 1967

tro il cancro è stato lo sviluppo della teoria dell’immunosorveglianza. Già nel 1909 Paul Ehrlich ipotizzò che le difese dell’ospite potessero impedire alle cellule di dare vita a un tumore. Successivamente, Lewis Thomas e Sir Frank Macfarlane Burnet proposero per la prima volta una teoria che descriveva in dettaglio questo fenomeno. Nel 1957 suggerirono per la prima volta che i linfociti potessero agire come sentinelle per identificare, ed eventualmente eliminare, le cellule tumorali. Ci vollero però altri vent’anni per raccogliere prove inconfutabili. La teoria della sorveglianza immunitaria è riemersa infatti nel 1974 quando si dimostrò che i topi con funzioni del sistema immunitario compro-

1989 1976

1998 1997

Viene condotto il primo esperimento di linfociti T geneticamente modificati per aggredire le cellule cancerose

Vengono descritte per la prima volta le cellule natural killer e viene prodotto in laboratorio il primo anticorpo monoclonale

La prima terapia con cellule CAR-T viene approvata per la cura della leucemia linfoblastica nei bambini

Viene approvata l’interleuchina 2 come trattamento per il melanoma metastatico

2014 2011

2018 2017

Viene approvato nivolumab, il primo inibitore di PD-1

La terapia con cellule CAR-T viene estesa ad alcuni tipi di linfomi; James P. Allison e Tasuku Honjo vincono il premio Nobel per la medicina


ANNIVERSARI 10 anni di inibitori di checkpoint immunitari

ATTUALITà

Immunoterapia e Covid-19

C

on la diffusione della pandemia di Covid-19, i pazienti sottoposti a terapie che interferiscono col sistema immunitario hanno temuto di essere particolarmente vulnerabili. Per questo il centro di Siena diretto da Michele Maio ha messo in piedi immediatamente uno studio, finanziato da AIRC, per dare una risposta concreta, che è arrivata in pochissimo tempo. Già a giugno del 2020 si sapeva che l’immunoterapia non interferisce con l’infezione da coronavirus. “L’utilizzo dell’immunoterapia, eccetto in alcuni casi particolari, non deve venire meno per timore di un’infezione da Sars-Cov-2” dice Maio. “Già in passato il mondo della ricerca si è interrogato sull’impatto dell’immunoterapia in pazienti che presentavano infezioni virali come HIV, epatite B e C.” Per ragioni di prudenza, queste categorie di persone venivano escluse dall’immunoterapia. Una situazione che, grazie allo sviluppo della ricerca, si è sbloccata dando la possibilità di accedere a questi trattamenti anche agli individui affetti da malattie virali croniche. “Abbiamo ora oltre 10 anni di esperienza di utilizzo degli immunoterapici in concomitanza con la presenza di alcuni virus, e sappiamo che la cura non peggiora l’infezione” spiega Maio. Gli studi più recenti relativi all’interazione tra sistema immunitario e Sars-Cov-2 indicano che il virus è in grado di stimolare l’espressione di PD-1, la proteina su cui agisce un’ampia gamma di farmaci immunoterapici. “Questa caratteristica è importante perché, in caso di infezione da coronavirus nelle fasi iniziali, l’utilizzo dell’immunoterapia potrebbe avere addirittura un effetto positivo nel contrastare il virus, stimolando la risposta immunitaria contro di esso. Solo nelle fasi più avanzate e gravi di Covid-19 l’utilizzo degli immunoterapici potrebbe essere un rischio a causa di un’eccessiva infiammazione dovuta all’iperattivazione del sistema immunitario.”

messe sviluppano il cancro più velocemente dei topi con un sistema immunitario efficiente. Più o meno nello stesso periodo sono state identificate le cellule natural killer, un’ulteriore potenziale arma del sistema immunitario umano contro i tumori. Dobbiamo però arrivare alla fine del XX secolo per avere la dimostrazione del fatto che

i linfociti T sono responsabili della sorveglianza antitumorale e delle risposte immunitarie antitumorali. “Arriviamo così ai moderni farmaci inibitori di checkpoint” spiega Maio. “Sono sostanze che bloccano le proteine checkpoint prodotte da alcuni tipi di cellule del sistema immunitario, come i linfociti T e alcune cellule tumorali. PD-1 e CTLA-4 sono

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due proteine checkpoint su cui agiscono una serie di farmaci molto efficaci.” Anche i linfociti B, che agiscono contro le minacce esterne all’organismo producendo anticorpi mirati, giocano un ruolo importante nella risposta immunitaria ai tumori agendo, a seconda delle situazioni, per combatterlo o per proteggerlo. Il ruolo dei linfociti B, in particolare come modulatori dell’ambiente circostante il tumore, è oggetto di ricerche, ma soprattutto gli anticorpi monoclonali prodotti proprio da cellule della linea B linfocitaria sono oramai da anni entrati nell’armamentario terapeutico utilizzato contro numerosi (anche se purtroppo non tutti) i tipi di tumore.

no procedendo anche su altre tipologie di cancro. Negli ultimi anni infine hanno avuto un rapido sviluppo le terapie a base di cellule CAR-T, acronimo di Chimeric Antigen Receptor T-cell. Si tratta di cellule del paziente che vengono modificate geneticamente per poter riconoscere le cellule tumorali e poi reinfuse nel paziente stesso. Le cellule CART attualmente sono utilizzate nella terapia di specifici tumori del sistema linfatico. “ L’ i m m u noterapia ha rivoluzionato il trattamento del cancro e ringiovanito il campo dell’immunologia dei tumori” conclude Maio. “Sia le CAR-T sia gli inibitori di checkpoint immunitari permettono di ottenere risposte cliniche durevoli, ma la loro efficacia varia e solo alcuni sottogruppi di malati di cancro possono trarne beneficio.” Ecco perché la ricerca ora si concentra sui meccanismi che permettono al cancro di sfuggire al sistema immunitario, in modo da sviluppare nuove strategie terapeutiche. È una ricerca complessa, perché il microambiente tumorale, di cui le cellule del sistema immunitario sono parte integrante, varia molto da paziente a paziente e da organo a organo, e può modificarsi nel tempo. Grazie a recenti progressi tecnologici, come il sequenziamento dell’RNA di cellule singole (scRNA-seq) e la citometria di massa, gli esperti sperano di capire cosa impedisce all’immunoterapia di essere oggi efficace in molti pazienti.

Il vantaggio di lavorare come fa la natura

Le nuove frontiere dell’immunoterapia Gli inibitori di checkpoint non sono quindi l’unica arma contro il cancro che si avvale del sistema immunitario. Anche i cosiddetti vaccini anticancro, preparati a partire dalle cellule tumorali del singolo paziente, hanno lo scopo di attivare le difese dell’organismo contro il tumore. Non si tratta di uno strumento di prevenzione, bensì di una cura che si vorrebbe usare quando la malattia è già presente e per questo, più che vaccini, questi farmaci dovrebbero essere chiamati attivatori della risposta immunitaria. Al momento sono stati approvati per la terapia sperimentale di un numero molto ristretto di tumori (in particolare per il melanoma), ma gli studi stan-


IN MEMORIA Giorgio Parmiani

Una vita “spesa bene”. Ricordo di Giorgio Parmiani Giorgio Parmiani è stato un pioniere dell’immunologia dei tumori, che ha dedicato la vita alla passione per la ricerca. Per questo vogliamo ricordarlo così

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a cura di FEDERICO CALIGARIS CAPPIO iorgio Parmiani è mancato il 21 marzo 2021. Nato nel 1938, laureato in medicina all’Università di Milano, ha iniziato la sua carriera di ricercatore all’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano (INT) nel 1967. Come giovane ricercatore ha fatto importanti esperienze all’estero, tra cui fondamentale per il suo successivo percorso è stata l’educazione all’immunologia dei tumori acquisita da Richard T. Prehn all’Institute for Cancer Research di Philadelphia negli anni 1969-1970. Quasi tutta la sua carriera di scienziato si è svolta all’INT, dove è arrivato a ricoprire anche la carica di direttore scientifico. Ha concluso la carriera come direttore dell’Unità di immuno-bioterapia dei tumori e vicedirettore del Dipartimento di oncologia molecolare dell’IRCCS San Raffaele, dove ho avuto la fortuna di conoscerlo da vicino e di interagire con lui. Giorgio Parmiani è stato un pioniere dell’immunologia dei tumori e della conseguente applicazione terapeutica, diventando un protagonista riconosciuto a livello internazionale e aprendo nuovi orizzonti alla cura delle malattie tumorali, in particolare all’immunoterapia del melanoma, argomento di numerosi pro-

getti che hanno ricevuto supporto da parte di AIRC. È Nella foto, stato anche un grande animatore culturale. Tra le sue Giorgio Parmiani tante iniziative è da ricordare la fondazione del NIBIT (Italian Network of Biotherapy), una società scientifica che ha rappresentato e tuttora rappresenta un incubatore per le migliori forze che in Italia si occupano di immunoterapia e terapia biologica dei tumori, e in cui Giorgio si è dimostrato un esempio e una guida per molti giovani. Chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo può testimoniare che la vita di Giorgio Parmiani è stata il modello di una vita “spesa bene” da parte di una persona autentica, riservata, un medico estremamente preparato, un ricercatore di grande onestà intellettuale, un vero gentiluomo. Una vita spesa tra la passione per la ricerca, che lo ha portato a diventare un immunologo conosciuto e riconosciuto a livello internazionale, e la passione politica (i cittadini di Sesto San Giovanni bene ricordano la sua attività di vicesindaco) e sociale. Quest’ultima segnata anche dal ricordo della Shoah che lo ha visto impegnato in prima persona in varie iniziative (sempre sostenuto dalla sua bella famiglia). Uomini come Giorgio Parmiani lasciano una traccia nel mondo della scienza e della medicina; il ricordo della sua competenza e della sua generosità vive nei risultati e nella scuola di ricercatori di altissimo livello che ha contribuito a formare e che a lui sono riconoscenti. Il successo dell’immunoterapia dei tumori negli ultimi anni rende merito alla sua intuizione pionieristica e alla ricerca costante di una vita.

Un esempio e una guida per molti giovani

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NOTIZIE FLASH

Dal Mondo Cancro della cervice è questione di genetica La causa principale del cancro della cervice uterina è l’infezione da HPV (Papilloma virus umano), molto comune e nella maggior parte dei casi transitoria, ma che, in una piccola percentuale di donne, può persistere e portare a una neoplasia intraepiteliale della cervice, nota come CIN, o al cancro invasivo. I risultati di uno studio pubblicati su Lancet Oncology forniscono una nuova prova della suscettibilità genetica allo sviluppo di cancro della cervice. Partendo dai dati di oltre 150.000 donne di origine europea dell’UK Biobank, di cui oltre 4.700 con un CIN3 o con un cancro invasivo della cervice, gli autori hanno identificato variazioni in tre geni che potrebbero rendere suscettibili all’infezione da HPV, in particolare attraverso la modulazione della risposta immunitaria alle infezioni.

Dieta ed esercizio nella leucemia Per la prima volta uno studio ha valutato se nelle leucemie una limitazione delle calorie, attraverso dieta ed esercizio fisico, possa migliorare l’efficacia della chemioterapia. IDEAL, questo il nome dello studio, ha coinvolto 40 ragazzi tra i 10 e i 21 anni con una diagnosi di leucemia linfoblastica acuta a cellule B. I risultati, descritti su Blood Advances, mostrano che adeguare il proprio stile di vita per limitare le calorie, sempre seguendo le indicazioni dello staff medico, può essere in effetti utile. I partecipanti avevano, rispetto a un gruppo di controllo formato da pazienti con caratteristiche simili trattati in anni precedenti, meno probabilità di avere una malattia minima residua – ovvero la presenza di cellule tumorali che, restando nell’organismo dopo il trattamento, possono portare a ricadute.

Chirurgia bariatrica e cancro

In persone con obesità grave e steatosi epatica non alcolica (NAFLD, dall’inglese Nonalcoholic Fatty Liver Disease), la chirurgia bariatrica si associa a un minor rischio di sviluppare un cancro. A dirlo è uno studio pubblicato su Gastroenterology. Il rischio si riduce in maniera più pronunciata tra i pazienti che hanno anche sviluppato una cirrosi epatica. I risultati sono frutto di un’analisi dei dati di 98.090 individui tra i 18 e i 64 anni gravemente obesi e con diagnosi di NAFLD, di cui il 34,1 per cento sottoposto a chirurgia bariatrica. Analisi specifiche hanno mostrato che tale chirurgia si associa a un rischio molto più basso di ammalarsi di cancro del colon, del pancreas, dell’endometrio, della tiroide, di mieloma multiplo e di carcinoma epatocellulare.

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Lifestyle contro il cancro della prostata Secondo uno studio presentato all’ultimo congresso dell’American Association for Cancer Research (AACR) da un gruppo del Brigham and Women’s Hospital e dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health, gli uomini che hanno un elevato rischio genetico di sviluppare un tumore della prostata lo possono ridurre conducendo uno stile di vita più sano. Utilizzando un punteggio di rischio basato sulla presenza di alcuni geni che predispongono alla malattia, i ricercatori hanno quantificato il rischio genetico di cancro alla prostata in 10.443 uomini. Hanno poi applicato un punteggio al loro stile di vita, più alto in caso di peso nella norma, attività fisica intensa, astensione dal fumo, elevato consumo di pomodori, pesce grasso e assunzione ridotta di carne lavorata. I ricercatori hanno quindi scoperto che, tra gli uomini a più alto rischio, quelli che presentavano i punteggi più al-

È l’ora della medicina Prendere i farmaci a un’ora del giorno piuttosto che a un’altra in base ai ritmi metabolici del paziente è, semplificando, l’idea alla base della cronoterapia. Un gruppo di ricerca della Washington University School of Medicine, negli Stati Uniti, ha scoperto che nel glioblastoma la somministrazione al mattino, invece che alla sera, del farmaco utilizzato per il mantenimento (la temozolomide) potrebbe migliorare l’aspettativa di vita dei pazienti. Secondo gli autori, se i risultati preliminari venissero confermati da ulteriori studi, la cronoterapia con la temozolomide sarebbe di semplice attuazione e potrebbe migliorare lo standard di cure per questo tumore cerebrale, per il quale, in dieci anni, non sono stati purtroppo approvati nuovi farmaci.

ti avevano circa la metà delle probabilità di sviluppare un cancro alla prostata letale rispetto agli uomini con i punteggi più bassi.

Alla scoperta di biomarcatori per il melanoma Uno studio pubblicato su Molecular Oncology ha identificato alcuni biomarcatori utili per la diagnosi e la prognosi del melanoma. I ricercatori si sono focalizzati sugli esosomi, microvescicole rilasciate da cellule che, trasportando molecole, permettono la comunicazione tra cellule diverse (anche tumorali). Gli esosomi possono essere prodotti dalle cellule staminali tumorali (CSC), ritrovate in molti tumori e responsabili, tra le altre cose, della formazione di metastasi nel melanoma. Usando diverse tecniche e una linea cellulare derivata da pazienti arricchita in CSC, sono state scoperte differenze nella composizione degli esosomi prodotti dalle CSC rispetto a quelli delle altre cellule tumorali. Inoltre, alcune molecole (metaboliti) ritrovate negli esosomi del siero di pazienti con melanoma sono diverse rispetto a quelle trovate nelle persone sane. Questi biomarcatori possono essere molto utili per seguire nel tempo l’effetto delle terapie.

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PSICONCOLOGIA Lutto

In questo articolo: psicologia lutto Covid-19

Vivere il lutto ciascuno a modo proprio Quando si perde una persona cara (e non solo un parente) le reazioni sono diverse per ognuno di noi, così come lo sono le fasi di elaborazione del lutto. Anche le modalità di adattamento dipendono da fattori specifici. Attenzione, però, alle forme di lutto patologico

N

a cura della REDAZIONE ell’ultimo anno, anche a causa della pandemia, i media hanno cominciato a parlare più apertamente della perdita di persone care e della gestione del lutto da parte dei familiari e degli amici di chi ci ha lasciato. Una sorta di tabù è stato infranto a causa di circostanze eccezionali. “Esiste, in ogni cultura, una gerarchia della gravità dei lutti, stabilita in funzione dell’importanza attribuita a ogni relazione. Siamo, naturalmente, nell’ambito delle norme non scritte, e anche non dette, che tuttavia condizionano gli individui” scrive la filosofa e tanatologa (esperta di temi legati al lutto e alla morte) Marina Sozzi, autri-

ce di numerosi libri sul tema e responsabile del sito “Si può dire morte”, nel quale sviscera gli aspetti sociali, culturali e psicologici del distacco dalle persone care. E nella gerarchia dei lutti “legittimi” ci sono innanzitutto quelli per le morti di figli, genitori e familiari stretti, mentre si riconosce meno il diritto alla sofferenza legata alla perdita di una persona cara con la quale non ci sono relazioni familiari, come gli amici. Ma il dolore segue le leggi del cuore e non quelle della forma: sono molti gli amici che, nel caso di malattie lunghe e faticose come il cancro, sono vicini ai pazienti quanto i familiari, e soffrono delle conseguenze del lutto, a volte con minore supporto proprio perché si tratta di un dolore non riconosciuto.

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“Come società scientifica internazionale che si occupa di psiconcologia e che guida gli operatori del settore, raccomandiamo di offrire assistenza a tutti coloro che hanno voluto bene a chi ha perso la battaglia contro la malattia, senza badare ai legami formali” spiega Jane Turner, Università del Queensland, in Australia, presidente della International Psycho Oncology Society. “Spesso gli amici e i colleghi riescono, per primi, a reagire in modo costruttivo alla perdita, dedicando tempo al volontariato nel nome della persona scomparsa oppure creando fondazioni, promuovendo raccolte fondi e altre attività che ne tengano viva la memoria. Molte famiglie aderiscono con piacere a questo tipo di iniziativa che agisce nel segno della continuità e della vita.” Un lutto personalizzato Nell’affrontare un lutto bisogna però evitare di adeguarsi alle aspettative degli altri su come si dovrebbe reagire, soprattutto se non le si sente proprie. Film e libri esaltano spesso i gesti altruistici nel nome del defunto quale momento di accettazione e cura del dolore della perdita, ma non per tutti è così, né si può forzare il proprio stato d’animo. “Non è vero che esistono fasi prefissate del lutto, o tempi ‘normali’ per sentirsi tristi e poi per accettare la perdita” continua Turner. “Ognuno reagisce a modo proprio, con tempi propri.” Ecco perché i diversi senti-

menti legati alla perdita possono comparire in fasi diverse, convivere o persino non comparire affatto. “La durata di un lutto è quanto di più personale esista e anche la psicologia ne ha preso atto” spiega ancora Turner. “Il punto essenziale è accorgersi quando da normale il lutto diventa patologico, ovvero interferisce con il proseguimento della vita di chi è rimasto.” In capo a due o tre mesi è comune riuscire nuovamente a lavorare o studiare con una discreta efficienza, o ad avere una vita sociale, seppure limitata alle persone più care. Se la depressione e il senso di vuoto proseguono più a lungo, è necessario chiedere aiuto. In Italia, la maggior parte dei centri di oncologia offre assistenza psicologica anche a chi ha perso un familiare o amico, in genere attraverso incontri di gruppo ma, in casi particolari, anche con sedute di sostegno individuali. “La necessità di ricorrere a un sostegno professionale è aumentata, nell’ultimo anno, anche tra i familiari di chi è mancato per malattie che non hanno nulla a che fare con il Covid-19” spiega ancora Turner. “Praticamente in tutto il mondo molti pazienti terminali sono morti lontani dalle famiglie per via delle restrizioni imposte alle visite ospedaliere. E i familiari faticano a elaborare un distacco particolarmente stressante e crudele anche per chi è rimasto. È una situazione anomala, alla quale bisogna dare una risposta professionale.”

Ognuno reagisce al lutto con i propri tempi


LE TAPPE

I sentimenti del lutto Shock e ottundimento: a volte familiari e amici reagiscono alla notizia del decesso con uno stato di incredulità e negazione, anche quando la morte è frutto di una malattia prolungata. Si tratta di un fenomeno di rimozione che di solito dura poche ore o al massimo qualche giorno e svanisce man mano che si moltiplicano le occasioni per parlare del decesso con altre persone. Parlarne rende infatti l’evento reale. Agitazione e nostalgia: man mano che l’ottundimento iniziale scompare, è possibile che compaiano ansia, agitazione e desiderio di vedere la persona scomparsa, tali da interferire con la capacità di concentrarsi. La persona deceduta è presente anche nel sonno attraverso i sogni. Le reazioni a questo fenomeno sono individuali: alcuni lo trovano disturbante, altri invece trovano un conforto paradossale in questa presenza. Rabbia: è un sentimento comune. La rabbia può essere rivolta contro il destino, ma talvolta anche contro la persona che è mancata (e che se ne è andata troppo presto) oppure contro i curanti che non sono stati capaci di salvarla. Un po’ di rabbia è normale e salutare, ma se perdura nel tempo è meglio chiedere l’aiuto di un professionista. Tristezza e depressione: sono spesso i sentimenti dominanti nel tempo, ma non sono presenti in egual modo in tutti. L’intensità della tristezza non è una misura di quanto si è voluto bene a chi non c’è più, ma dipende dal modo con cui ciascuno di noi reagisce. È normale essere depressi per qualche mese dopo una grave perdita, ma se la depressione diventa cronica è meglio chiedere aiuto a un medico o a uno psicologo. Vuoto: c’è chi sente di aver perso una parte di se stesso. Questo vuoto può sparire con il tempo o, almeno, attenuarsi. Accettazione: la fase di accettazione non corrisponde a un ritorno alla normalità precedente la perdita. Le persone col tempo si adattano alla nuova realtà, anche se la tristezza legata al ricordo della persona deceduta non scompare mai del tutto.

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STORIE DI DONATORI Donazione in memoria

Donare è ricordare chi hai amato In questo numero di Fondamentale inauguriamo una rubrica dedicata alle storie dei nostri donatori e alle motivazioni che li spingono a sostenere la ricerca oncologica

“Sei sempre qui, accanto a me”

Puoi donare in memoria

• Con una donazione singola oppure continuativa per rinnovare anno dopo anno il ricordo della persona a te cara. • Creando una pagina in memoria con foto, video e messaggio personalizzati e chiedendo a parenti e amici di unirsi a te in questo gesto.

Per saperne di più su come donare in memoria visita airc.it/memorie o chiama il numero verde gratuito 800.350.350 dal lunedì al sabato dalle 8.30 alle 19.30

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P

a cura della REDAZIONE erdere una persona cara è un’esperienza cui ci sembra di non poter essere mai preparati. L’elaborazione del lutto necessita di tempo ed è un processo affrontato in maniera diversa da ognuno di noi. Molti fra i sostenitori di AIRC scelgono di superare il dolore per la perdita di una persona cara non allontanandone dal cuore la memoria, ma trovando il coraggio di guardare al futuro, per dare, proprio in nome dell’affetto mai di-

menticato, nuove speranze, attraverso donazioni piccole o grandi, a chi oggi sta lottando contro il cancro. È stato il caso di Marco, che, con un semplice bonifico, ha voluto donare una somma piccola ma fondamentale per ricordare il padre Gioacchino, per anni sostenitore convinto di AIRC e deceduto pochi giorni prima per un tumore al pancreas. E nella lettera in cui ce lo ha comunicato, specifica che, nonostante il dolore per la perdita, mai ha pensato “che l’opera di mio padre nell’essere un vostro sostenitore sia stata vana”. Ma è stato il caso anche di Livia, che ha intitolato la pagina dedicata al padre sul sito donazioneinmemoria.airc. it “Donare in memoria di Antonio per dare speranza ad altri”, e che di lui dice: “Mio padre aveva piena fiducia nella scienza e nelle persone. Avrebbe voluto farcela e in sua memoria vorremmo che altre persone abbiano la possibilità di sperare”. A volte le donazioni in memoria portano anche con sé il desiderio di realizzare qualcosa che chi non c’è più avrebbe condiviso e apprezzato. Un modo bellissimo di mantenere i nostri cari nel cuore, consegnando alle generazioni future l’eredità che chi amavamo ci ha lasciato, attraverso le scelte che ci ha ispirato. Un desiderio che deve aver spinto le amiche di Francesca Barbieri, scomparsa a soli 38 anni per un tumore al seno, che nel ricordarla le hanno voluto dire grazie perché “Francesca ha migliorato la vita di tutte le persone che ha incrociato lungo la sua strada” e al motto di #GrazieFraintesa, il nick name con cui la loro amica era nota su Internet, hanno promosso una raccolta fondi che ha permesso di raccogliere, ad aprile 2021, oltre 150.000 €. E hanno chiuso il loro messaggio di ricordo dicendo: “Save your tears for another day. Ora è il momento di donare e sostenere la ricerca sul cancro”.


CURIOSITÀ Dinosauri e cancro

In questo articolo:

paleontologia evoluzione storia dell’oncologia

Il sarcoma del centrosauro Scoperto un tumore maligno delle ossa nei resti di un dinosauro vissuto oltre 70 milioni di anni fa. Una diagnosi confermata anche dall’esame istologico, possibile grazie alla collaborazione fra esperti e all’uso delle più recenti tecniche diagnostiche

ma abbia afflitto il dinosauro per lungo tempo. “L’estesa invasione del cancro in ogni parte dell’osso suggerisce che sia persistito per un periodo considerevole della vita dell’animale e potrebbe aver invaso altri sistemi corporei” scrivono i ricercatori. “Un osteosarcoma così avanzato in un paziente umano, se non trattato, sarebbe certamente fatale” aggiungono. L’osteosarcoma è un cancro raro, che insorge soprattutto in bambini, adolescenti e giovani adulti, in particolare nelle aree in cui l’osso cresce rapidamente, come le estremità delle ossa lunghe delle gambe e delle braccia.

Il cancro, una storia antica

N

a cura di Alessia De Chiara on è il primo tumore “antico” a essere scoperto, e neanche il primo caso di malattia identificata nei dinosauri, le creature che milioni di anni fa, e per milioni di anni, hanno dominato la Terra per poi estinguersi. Eppure, quello descritto in un recente articolo pubblicato su Lancet Oncology è il primo tumore maligno trovato nei dinosauri la cui diagnosi può ritenersi confermata. Si tratta di un cancro delle ossa, l’osteosarcoma, riscontrato a livello dell’osso lungo della gamba noto come fibula (o perone) di un Centrosaurus apertus, un dinosauro erbivoro vissuto tra i 77 e i 75,5 milioni di anni fa e rinvenuto ad Alberta, in Canada, dove sorge il Dinosaur Provincial Park, un si-

to che rientra nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

La diagnosi La forma anomala dell’osso del dinosauro era stata inizialmente attribuita a un callo osseo, risultato di una frattura subita in vita dall’animale. Invece, grazie alla collaborazione di un team interdisciplinare e a diverse analisi, si è arrivati alla diagnosi di osteosarcoma. Gli esperti hanno effettuato l’esame macroscopico, radiologico e istologico (esattamente come si fa per fare una diagnosi in un paziente umano), più un confronto dell’osso incriminato con un perone normale di Centrosaurus e con un osteosarcoma umano proveniente da un paziente di 19 anni. Pare che l’osteosarco-

L’identificazione di tumori nell’antichità non è prassi frequente. Lo studio delle malattie sui resti dei dinosauri è limitato, per esempio, dalla mancanza dei tessuti molli e dal fatto che la rottura delle ossa le danneggerebbe irrimediabilmente, rendendo difficile eseguire esami che richiedono di asportare parti dei tessuti ritrovati negli scavi. Tra i casi di tumore descritti in letteratura vi sono alcune neoplasie benigne identificate in un esemplare appartenente al gruppo dei sauropodi, dinosauri di enormi dimensioni e dal lungo collo, e un cancro metastatico in un adrosauro, i dinosauri dal “becco ad anatra”, che però era stato studiato solo con analisi macroscopica e radiologica ma non confermato da quella istologica, come nel nuovo studio. Gli autori forniscono così, per quanto se ne sappia, la prima prova di caso confermato di cancro alle ossa maligno in un dinosauro. “La ricerca suggerisce che i tumori maligni, inclusi i tumori delle ossa, siano radicati molto profondamente nella storia evolutiva degli organismi” concludono. GIUGNO 2021 | FONDAMENTALE | 17


RETI CONTRO IL CANCRO Biopsia liquida

Pegasus per far volare la ricerca sul tumore del colon-retto Si chiama come il mitologico cavallo alato il progetto che punta a rendere il trattamento di questo tumore sempre più personalizzato e meno tossico a cura di CRISTINA FERRARIO tilizzare la tecnica della biopsia liquida per identificare quali pazienti con tumore del colon-retto hanno un rischio più elevato di recidiva dopo l’intervento chirurgico, al fine di stabilire il trattamento più adatto per il singolo malato. È questo, in estrema sintesi, l’obiettivo dello studio clinico Pegasus promosso da Silvia Marsoni dell’IFOM di Milano, che dirige – non a caso – l’Unità di oncologia di precisione dell’istituto milanese. Il progetto è sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro attraverso il programma 5 per mille guidato da Alberto Bardelli, dell’Università degli studi di Torino e dell’Istituto di Candiolo FPO-IRCCS. “La biopsia liquida è il frutto della ricerca che AIRC da sempre sostiene” dice Bardelli. “Ci impegniamo ancora

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una volta a sostenere i ricercatori italiani con un obiettivo ben chiaro in mente: fare il meglio possibile per ogni singolo paziente” aggiunge Federico Caligaris Cappio, direttore scientifico di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. ALTA TECNOLOGIA AL LETTO DEL PAZIENTE Il tumore del colon-retto, che colpisce solo in Italia circa 34.000 persone ogni anno, rappresenta oggi una delle principali sfide dell’oncologia di precisione. “Questo tumore può essere ‘più cattivo’ oppure ‘meno cattivo’ e questo, tradotto in pratica, significa che in alcuni casi l’intervento chirurgico può curare definitivamente la malattia (tumore meno cattivo), mentre in altri (tumori più cattivi) non è sufficiente a evitare che il tumore si ripresenti a distanza di tempo” afferma Marsoni. Quello che si fa oggi è sottoporre i pazienti alla cosiddetta

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chemioterapia adiuvante, ovvero un trattamento con due diversi farmaci chemioterapici dopo l’intervento. Il punto è che i pazienti con tumori “meno cattivi” potrebbero probabilmente evitare il trattamento, evitando anche gli inevitabili effetti collaterali della terapia, pur senza aumentare il proprio rischio di ammalarsi di nuovo. E qui entra in gioco la biopsia liquida. “A partire da un semplice prelievo di sangue e sfruttando la genomica computazionale, riusciamo a individuare le ‘spie molecolari’ della presenza di micrometastasi” afferma Bardelli, spiegando che proprio la presenza di queste “spie” (DNA tumorale circolante) permetterà di capire per quali pazienti la chemioterapia adiuvante è davvero necessaria.

studio pres- I centri italiani so l’Istituto che prendono nazionale dei parte allo studio tumori di Mi- Pegasus lano. “La biopsia liquida è destinata a cambiare la pratica clinica” aggiunge Bardelli. “Io sono ottimista e fiducioso e credo che succederà entro i prossimi 5 anni” afferma. “La medicina personalizzata nasce da lontano ed è un principio che l’oncologo medico applica in tutti i passaggi del suo lavoro già da tempo: si parte innanzitutto da una personalizzazione clinica, dal comprendere cioè i bisogni del paziente” dice Sara Lonardi, responsabile clinico dello studio Pegasus, dirigente medico presso l’Istituto oncologico veneto di Padova. Come ricorda l’esperta, nel tempo questa personalizzazione si è affinata arrivando alla definizione di parametri molecolari che una volta non era possibile valutare. “Per me è stato un grande onore essere chiamata a coordinare la parte clinica di questo progetto, perché l’ho visto proprio come un naturale completamento di quella che è la mia attività di medico nel poter scegliere la terapia migliore per il mio paziente” aggiunge, sottolineando lo stretto legame tra ricerca di base e clinica che caratterizza il progetto.

Trovare le metastasi con un prelievo di sangue

UN FUTURO “SU MISURA” Allo studio Pegasus prenderanno parte 140 pazienti provenienti da diversi centri italiani e spagnoli (8 i centri già attivi) con tumore del colonretto, che saranno sottoposti a biopsia liquida dopo l’intervento e riceveranno un trattamento più o meno “pesante” sulla base dei risultati dell’esame. “Nei pazienti reclutati verrà effettuato un monitoraggio, sempre attraverso prelievi di sangue, della presenza del DNA tumorale nella circolazione per tutta la durata del percorso clinico-terapeutico: questo permetterà di personalizzare la terapia anche in corso d’opera” precisa Filippo Pietrantonio, responsabile dello


In questo articolo: Istituto europeo di oncologia IRCCS - Milano - Maria Giulia Zampino

tumore del colon-retto medicina di precisione micrometastasi

Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori - Milano - Filippo Pietrantonio Niguarda Cancer Center, Grande ospedale metropolitano Niguarda - Milano - Andrea Sartore-Bianchi

Istituto oncologico veneto IRCCS - Padova - Sara Lonardi

AUSL della Romagna - Ravenna - Stefano Tamberi

Ospedale policlinico San Martino IRCCS - GENOVA - Stefania Sciallero Nuovo centro in fase di attivazione in Italia

Ospedale Santa Maria della Misericordia - Perugia - Mario Mandalà Nuovo centro in fase di attivazione in Italia

*In Spagna sono già attivi 3 centri: Vall d’Hebron Institute of Oncology (Barcellona); Hospital del Mar, Parc de Salut Mar (Barcellona) e Incliva Instituto


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RECENSIONI Microbiota

In questo articolo:

microbiota sistema immunitario prevenzione

Alla scoperta dei preziosi alleati della salute Impegnata su molti fronti, dalla ricerca all’insegnamento senza trascurare il ruolo di mamma, Maria Rescigno ci guida con il suo libro attraverso una vera e propria “foresta di microbi”

I

a cura della REDAZIONE niziare a leggere questo libro è come intraprendere un viaggio, anzi due. Il primo ci porta alla scoperta di una comunità operosa e incredibilmente numerosa (il microbiota intestinale) che vive sulle sponde di un fiume tortuoso (l’intestino). Il secondo ci fa conoscere meglio l’autrice del libro, Maria Rescigno, negli anni affermatasi a livello internazionale come grande esperta di questa comunità che ha contribuito a conoscere e a “utilizzare”. “Esiste una dimensione microscopica della realtà, non visibile a occhio nudo, un universo parallelo fatto di microbi che costituisce una grande, grandissima parte di noi e influenza il nostro destino biologico” scrive l’autrice, che dirige l’Unità di immunologia delle mucose e microbiota presso Humanitas, nell’introduzione al libro Microbiota, arma segreta del sistema immunitario.

Dal Guatemala al laboratorio

Potremmo dire che il viaggio di Maria in compagnia dei microbi che abitano il nostro intestino prende il via “ufficialmente” in Guatemala. Lo dice lei stessa nel libro, ricordando una vacanza con le amiche nel paese del Centro America nel 1995. Ebbene sì, in quell’occasione la giovane ricercatrice cadde vittima della “maledizione di Montezu-

ma”, la malattia del viaggiatore, che risvegliò in lei un interesse nato tra i libri dell’università (il primo amore, come lo definisce l’autrice) per i tanti microrganismi che vivono con noi sin da quando veniamo al mondo. Fu quello l’inizio di una carriera professionale dedicata anche al microbiota intestinale, ai suoi legami con il sistema immunitario e ai tanti modi in cui questi microbi possono influenzare la nostra salute e il nostro benessere.

Buoni e cattivi, teoria e pratica

Studiare i microrganismi del microbiota non è semplice. Innanzitutto sono tantissimi – più di 100 trilioni tra virus, batteri, funghi, parassiti e archea (antichissimi organismi unicellulari) – e i loro geni sono circa 150 volte più numerosi di quelli umani. Inoltre alcuni di loro vivono esclusivamente in assenza di ossigeno e i ricercatori sono riusciti a studiarli solo recentemente grazie ai progressi delle tecniche di analisi. Infine, ma certo non meno importante, “il microbiota è un mix personale, irripetibile, e soprattutto plastico e dinamico”. Superata la vecchia visione dei microbi solo come nemici della salute, oggi sappiamo che “buoni” e “cattivi” convivono nell’intestino in un fragile equilibrio

che può essere alterato da molti fattori, uno su tutti l’alimentazione, ma anche stress ed esercizio fisico. “Industrie farmaceutiche lillipuziane”, così l’autrice definisce i microbi “buoni”, ricordando le piccole molecole, una sorta di medicine naturali, che il microbiota produce in cambio del cibo e della protezione che riceve dall’uomo. La seconda parte del libro ci aiuta a capire come trarre il meglio da questi piccoli amici e come garantire il loro benessere (che è poi anche il nostro). Prebiotici, probiotici, postbiotici, ma anche digiuno intermittente, cibi fermentati, yogurt fatto in casa e… feci. Di tutto questo e molto altro ancora si parla nel libro, per tradurre in pratica le tante nozioni che arrivano dalla ricerca e integrarle nella nostra vita quotidiana.

Il benessere del microbiota è anche il nostro

Titolo: Microbiota, arma segreta del sistema immunitario Autore: Maria Rescigno Editore: Vallardi 192 pagine, 16,90 euro

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IFOM – ISTITUTO FIRC DI ONCOLOGIA MOLECOLARE Biologia molecolare

SAMMY-seq, dalla ricerca sul cancro a quella sull’invecchiamento precoce Una nuova tecnica permette di studiare le alterazioni della struttura del DNA nel cancro e in malattie come la progeria, una sindrome che interessa bambini di pochi anni causando problemi tipici degli anziani

IL PROTAGONISTA

Chi è Sammy?

Q

ualche volta gli scienziati hanno in mente da subito come chiamare il frutto del loro lavoro. SAMMY sta per “Sequential Analysis of MacroMolecules accessibilitY” (analisi sequenziale di accessibilità delle macromolecole). Ma perché l’acronimo è SAMMY e non, per esempio, SAMMA? Per rendere omaggio a Sammy


In questo articolo: SAMMY-seq senescenza progeria

L

a cura di ELENA RIBOLDI a collaborazione di ricercatori con competenze complementari ha portato allo sviluppo di una nuova tecnica per l’analisi del DNA, chiamata SAMMY-seq. La sua applicazione ha già permesso di ottenere risultati notevoli nello studio dell’invecchiamento prematuro dei bambini affetti da progeria. Grazie alla sua versatilità, la SAMMY-seq promette di migliorare le nostre conoscenze su tutte le malattie, come il cancro, in cui viene alterata la struttura della cromatina, ovvero il groviglio di DNA e delle proteine a esso associate. DNA in 3D Il DNA contiene le informazioni che permettono alle cellule di sopravvivere e svolgere il loro compito. Un tempo si pensava che tutta l’informazione fosse contenuta nella sequenza del DNA, ma poi si è compreso che oltre al “codice genetico” esiste anche un “codice epigenetico”, basato su modificazioni della struttura della cromatina. Il DNA può assumere conformazioni diverse, favorendo o sfavorendo l’accesso ai vari geni, i segmenti che contengono le istruzioni per la sintesi delle proteine. Il repertorio di geni accessibili, e quindi utilizzabili, dalla cellula cambia a seconda

del contesto: cellule di tessuti differenti attivano geni specifici a seconda delle funzioni che svolgono, della fase della vita dell’organismo e dell’ambiente in cui quest’ultimo vive. Questo meccanismo di regolazione può però smettere di funzionare nel modo giusto, causando gravi danni. La SAMMY-seq serve a studiare le alterazioni caratteristiche delle situazioni patologiche. Un’idea nuova Chiara Lanzuolo, ricercatrice dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e responsabile del laboratorio di Chromatin and Nuclear Architecture all’Istituto nazionale di genetica molecolare (INGM), mentre studiava la senescenza, cioè l’invecchiamento cellulare, si era resa conto che non era in grado di esaminare in dettaglio l’architettura del DNA perché non esisteva una tecnica semplice e versatile per farlo. Tale tecnica sarebbe stata utilissima per lo studio di tutte quelle condizioni accumunate da alterazioni della struttura del DNA, tra cui il cancro. “Osservando le cellule al microscopio, è possibile vedere che la struttura del DNA contenuto nel nucleo delle cellule tumorali è alterata” spiega Lanzuolo. “Tanto è vero che uno dei parametri considerati nell’esame istologico è la presenza

Basso, un giovane biologo affetto da progeria che ha fondato un’associazione per promuovere lo studio di questa rara malattia, l’Associazione italiana progeria Sammy Basso. Dopo averlo conosciuto, Chiara Lanzuolo ha deciso che la tecnica che stava mettendo a punto avrebbe dovuto portare il suo nome. “Ora stiamo sviluppando varie versioni della SAMMYseq, ma la radice del nome sarà sempre la stessa.”

di nuclei anomali. Se si osservano strani accumuli di DNA la diagnosi è peggiore, perché questo fenomeno si verifica quando il tumore acquista carattere maligno.” Il progetto per la messa a punto di una nuova tecnica per l’analisi del DNA scritto da Chiara Lanzuolo è stato selezionato per ricevere un My First AIRC Grant, un finanziamento dedicato ai giovani ricercatori. La ricerca è stata sviluppata in collaborazione con Francesco Ferrari, responsabile del programma di genomica computazionale all’Istituto FIRC di oncologia molecolare (IFOM) e ricercatore all’Istituto di genetica molecolare del CNR. L’unione delle competenze di Lanzuolo e Ferrari in biologia molecolare e in biologia computazionale ha permesso di arrivare al risultato. “Abbiamo messo a punto un protocollo che permette di isolare il DNA dai campioni di cellule e tessuto senza modificarne la struttura” spiega Lanzuolo. Una volta ricavata la sequenza del DNA isolato (da qui il suffisso “seq” nel nome), la si analizza. “Con questa tecnica possiamo identificare con precisione le regioni del DNA coinvolte nelle alterazioni epigenetiche da cui dipendono i cambiamenti nella struttura tridimensionale del DNA” sintetizza Ferrari.

dui affetti da progeria. La progeria, o sindrome di Hutchinson-Gilford, è una sindrome rara che colpisce i bambini, causando invecchiamento precoce e riducendone drasticamente l’aspettativa di vita. È causata da un difetto nel gene della Lamina A da cui dipende una distorsione nella forma del DNA e il suo conseguente malfunzionamento. Usando la SAMMY-seq, i team guidati da Lanzuolo e Ferrari hanno scoperto quali regioni del DNA sono colpite per prime dal cambio di conformazione. Questa informazione potrà aiutare a capire l’origine della malattia e a ipotizzare come intervenire per rallentare l’invecchiamento dei bambini malati. I risultati della ricerca sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista Nature Communications.

Una tecnica per l’analisi della struttura del DNA

Lo studio molecolare della progeria Il banco di prova per la nuova tecnica è stato lo studio dei campioni di alcuni indivi-

Le prospettive future “La SAMMY-seq è una tecnologia molto versatile” dice Lanzuolo. “A differenza di altre tecniche per analizzare l’architettura del DNA, può essere utilizzata sulle biopsie. Noi ora stiamo analizzando biopsie di tumori della prostata e del colon-retto, ma abbiamo già avviato varie collaborazioni per applicarla in contesti diversi.” “La SAMMY-seq permette di lavorare anche a partire da poche cellule” aggiunge Ferrari. “In futuro potrebbe essere usata per suddividere i pazienti in base alla gravità del tumore ed essere sfruttata per definire le scelte terapeutiche e di follow-up.”

GIUGNO 2021 | FONDAMENTALE | 23


BILANCIO D’ESERCIZIO AIRC 2020

Stato patrimoniale (valori in euro)

Un risultato straordinario, grazie al sostegno di tutti

B) IMMOBILIZZAZIONI II Immobilizzazioni materiali 1) Immobili civili acquisiti per successione e donazione 2) Immobili strumentali 2) Fondo ammortamento beni immobili strumentali Totale immobilizzazioni C) ATTIVO CIRCOLANTE I Crediti verso clienti II Crediti diversi III Titoli e fondi comuni d’investimento IV Disponibilità liquide Totale attivo circolante D) RATEI E RISCONTI TOTALE ATTIVO PASSIVO A) PATRIMONIO NETTO I Fondo di dotazione II Patrimonio vincolato 1) Patrimonio vincolato per decisione degli organi istituzionali III Patrimonio libero 1) Risultato gestionale dell’esercizio 2) Risultato gestionale da esercizi precedenti Totale patrimonio da destinare agli scopi istituzionali Totale patrimonio netto B) FONDI PER RISCHI E ONERI C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO DI LAVORO SUBORDINATO D) DEBITI ESIGIBILI ENTRO L’ESERCIZIO SUCCESSIVO 4) Debiti verso fornitori 5) Debiti tributari 6) Debiti verso enti previdenziali 7) Debiti diversi 8) Debiti verso organismi di ricerca TOTALE DEBITI E) RATEI E RISCONTI PASSIVI TOTALE PASSIVO F) CONTI D’ORDINE Progetti di ricerca approvati dagli organi scientifici, le cui assegnazioni sono ancora da deliberare dagli organi istituzionali nell’esercizio successivo negli esercizi successivi Contributo del 5 per mille da incassare: anno 2020 (redditi 2019)* Beni mobili disponibili in attesa di realizzo Beni mobili da successioni accettati e non pervenuti *importi non ancora comunicati dagli organi competenti. Milano, 27 aprile 2021 - Il presidente Pier Giuseppe Torrani Bilancio sottoposto a revisione contabile

I

a cura della redazione l 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia, un evento drammatico che ha segnato la vita di tutti noi: sebbene la pandemia di Covid-19 rappresenti una priorità assoluta per la stabilità sanitaria del Paese, le oltre 1.000 nuove diagnosi al giorno ci ricordano che il cancro resta un’emergenza che non può essere trascurata. Mentre importanti charity europee si sono trovate costrette a ridurre il loro sostegno ai programmi di ricerca in corso di finanziamento, AIRC non solo ha continuato a fare informazione attraverso le attività di divulgazione sui media e sui canali proprietari ma, soprattutto, ha mantenuto i suoi impegni con la comunità scientifica oncologica italiana per finanziare i progetti pluriennali già approvati, deliberando nel 2020 oltre 107 milioni di euro per sostenere 644 progetti di ricerca e 42 nuove borse di studio. Un risultato straordinario reso possibile grazie alla fiducia dei nostri sostenitori e al fondamentale supporto dei nostri volonta-

ri; grazie alla flessibilità della nostra struttura professionale che, di fronte all’impossibilità di organizzare la raccolta fondi sul territorio in modo tradizionale, ha saputo innovarsi dando vita a raccolte pubbliche di fondi per l’Azalea della Ricerca e i Cioccolatini della Ricerca attraverso il canale web messo a disposizione da Amazon, aprendo così nuove prospettive future per affiancare le iniziative di piazza; infine, grazie ai provvedimenti di natura emergenziale a sostegno anche del Terzo Settore, che hanno reso possibile l’incasso nel 2020 delle annualità del contributo del 5 per mille relative alle dichiarazioni fiscali sia 2018 sia 2019, per un ammontare complessivo di € 131.702.000, di cui AIRC ha deciso di accantonare € 60.000.000 per il rinnovo delle annualità di progetti e programmi di ricerca già approvati, da assegnare equamente nel 2021 e nel 2022. In queste pagine vi illustriamo in sintesi i risultati del 2020 e vi diamo appuntamento al Bilancio sociale, in uscita a fine giugno, per un racconto più dettagliato.

644 progetti di ricerca e 42 nuove borse di studio

24 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2021

ATTIVO

31/12/2020

31/12/2019

4.796.406 162.300 (57.348) 104.952

3.027.066

4.901.358

162.300 (52.479) 109.821 3.136.887

4.454.683 80.408.332 173.331.649 258.194.664

652.700 5.738.082 79.539.811 102.496.413 188.427.006

822.287

882.825

263.918.309

192.446.718

31/12/20

31/12/19

3.000.000

3.000.000

90.733.946

25.376.945

1.165.341 97.619.556 98.784.897

2.126.201 95.493.354 97.619.555

192.518.843

125.996.500

390.558

182.225

664.088

681.722

2.950.533 246.390 293.462 1.066.094 65.713.635 70.270.114

3.718.525 497.803 351.145 951.325 60.012.573 65.531.371

74.706

54.900

263.918.309

192.446.718

75.953.299 164.636.039

94.402.136 234.088.259

49.890 5.398.006

18.800 3.707.278


... versione integrale su: airc.it/fondazione/chi-siamo/bilancio/bilancio-2020 RENDICONTO GESTIONALE (valori in euro) 1 ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DI RACCOLTA FONDI 1.1 Contributi 1.2 Proventi da contributo 5 per mille 1.3 Arance della Salute® 1.4 Azalea della Ricerca® 1.5 I Giorni della Ricerca® 1.6 Cioccolatini della Ricerca 1.7 Attività dei Comitati regionali 1.8 Beni mobili ricevuti per successione e donazione 1.9 Beni immobili ricevuti per successione e donazione 1.10 Contributi finalizzati 1.11 Comunicazione e sensibilizzazione TOTALE 2 ATTIVITÀ ACCESSORIE 3 3.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6

PROVENTI

NETTO

PROVENTI

2020

ONERI

NETTO

2019

33.543.686 131.701.805 3.105.047 4.839.156 1.781.802 1.987.418 1.979.505 10.059.039 2.330.340 4.389.060

(6.645.706) (1.565.325) (3.779.917) (380.827) (1.394.124) (263.281) (226.054) (68.407) (2.776.521)

26.897.980 131.701.805 1.539.722 1.059.239 1.400.975 593.294 1.716.224 9.832.985 2.261.933 4.389.060 (2.776.521)

32.803.951 64.482.794 2.856.290 8.842.792 2.528.901 1.913.466 5.080.338 2.574.818 2.817.750 5.299.258 -

(6.866.619) (1.585.100) (3.353.504) (320.130) (769.570) (1.232.173) (163.012) (17.130) (3.529.140)

25.937.332 64.482.794 1.271.190 5.489.288 2.208.771 1.143.896 3.848.165 2.411.806 2.800.620 5.299.258 (3.529.140)

195.716.858

(17.100.162)

178.616.696

129.200.358

(17.836.378)

111.363.980

525.000

(122.129)

402.871

535.000

(161.014)

373.986,00

(7.880.386) (1.105.957) (445.634) (517.199) (244.950)

(7.880.386) (1.105.957) (445.634) (517.199) (244.950)

(7.979.220) (1.281.545) (341.882) (539.249) (568.036) (363.264)

(7.979.220) (1.281.545) (341.882) (539.249) (568.036) (363.264)

(10.194.126)

(10.194.126)

(11.073.196)

(11.073.196)

(238.395) (132.604) (300.279) (671.278) (28.087.695)

(238.395) (18.165) 3.248.246 2.991.686 171.817.127

(522.578) (41.107) (563.685) (29.634.273)

3.003.510 (464.841) 1.256.854 3.795.523 104.460.293

(167.184.470) (2.118.637) (1.348.679)

(167.184.470) (2.118.637) (1.348.679)

(98.322.915) (2.001.823) (2.009.354)

(98.322.915) (2.001.823) (2.009.354)

(170.651.786)

(170.651.786)

(102.334.092)

(102.334.092)

(198.739.481)

1.165.341

(131.968.365)

2.126.201

ONERI DI SUPPORTO GENERALE Oneri per il personale Spese generali Spese straordinarie sede Godimento di beni di terzi Acquisto di beni durevoli Oneri per la gestione dei Comitati regionali

TOTALE 4 PROVENTI E ONERI FINANZIARI 5 PROVENTI E ONERI PATRIMONIALI 6 PROVENTI E ONERI STRAORDINARI TOTALE MEZZI DISPONIBILI DELL’ESERCIZIO

ONERI

114.439 3.548.525 3.662.964 199.904.822

3.003.510 57.737 1.297.961 4.359.208 134.094.566

7 ATTIVITÀ ISTITUZIONALE DI SVILUPPO DELLA RICERCA ONCOLOGICA E INFORMAZIONE SCIENTIFICA 7.1 7.2 7.3

Assegnazioni deliberate dagli organi istituzionali per progetti di ricerca, borse di studio e interventi vari Informazione scientifica Fondamentale e sito Internet Altri oneri per attività istituzionali

TOTALE RISULTATO GESTIONALE DELL’ESERCIZIO Milano, 27 aprile 2021 - Il presidente Pier Giuseppe Torrani Bilancio sottoposto a revisione contabile

199.904.822

134.094.566



NUTRIZIONE Rubrica alimentazione

Insalata d’orzo con zucchine, pomodori e feta

Cereali, meglio se integrali

Ingredienti per 2 persone • Orzo 160 g • Feta 150 g • Tre zucchine • Pomodorini 150 g • Un cipollotto fresco • Noci sgusciate 20 g • Basilico • Olio EVO • Pepe • Sale

Pasta, pane e cereali in chicco sono la fonte principale di carboidrati complessi nella dieta della popolazione italiana

Preparazione

S

a cura di RICCARDO DI DEO econdo le raccomandazioni, circa il 50 per cento delle calorie giornaliere dovrebbe derivare proprio dai carboidrati. La grande famiglia dei cereali, definita dai botanici Graminacee, comprende frumento, riso, farro, orzo, mais, avena, segale, miglio e sorgo. Date le modalità di consumo e i profili nutrizionali piuttosto simili, rientrano nel gruppo dei cereali anche quinoa, grano saraceno e amaranto, pur appartenendo ad altre famiglie botaniche. I cereali e i loro derivati sono la base dell’alimentazione mediterranea e svolgono un ruolo fondamentale nella dieta perché sono fonte di nutrienti e di energia. Apportano principalmente carboidrati complessi sotto forma di amido e una discreta quota di proteine che contribuisce al fabbisogno giornaliero. A seconda del grado di decorticazione e macinazione del chicco, varia invece la quota di fibre, grassi, vitamine, specie del gruppo B, minerali e di diverse altre sostanze di grande interesse per la salute. I cereali in chicco che mantengono

lo strato più esterno sono quelli definiti integrali e si riconoscono per il loro colore più scuro, come il riso integrale o il farro e l’orzo decorticato. Mentre i derivati integrali, come pasta e pane, sono alimenti la cui preparazione vede l’uso di farine prodotte dalla macinazione di chicchi integrali. Gli studi degli ultimi decenni hanno evidenziato il contributo dei cereali integrali nella prevenzione di patologie cardiovascolari, diabete e alcune forme di cancro, nonché un ruolo nel controllo del peso corporeo. Questo è prevalentemente dovuto alla presenza di fibra e al fatto che chi consuma questa tipologia di alimenti è in generale più attento alla propria alimentazione. Come evidenziato dal World Cancer Research Fund, il consumo di alimenti fonte di fibre (i cereali integrali ma anche i legumi, la verdura e la frutta) riduce il rischio di ammalarsi di cancro del colon-retto. Il consiglio è di essere aperti alle novità. Si può partire iniziando a introdurre alcune volte a settimana la pasta integrale, condire più spesso i primi piatti con le verdure e riscoprire i cereali in chicco per preparare insalate, zuppe e anche burger vegetali.

I cereali integrali aiutano a mantenersi in salute

Mettere a bollire una pentola con abbondante acqua leggermente salata in cui verrà cotto l’orzo. Nel frattempo, tagliare a cubetti le zucchine e cuocerle in padella con un filo d’olio per circa dieci minuti. Tagliare finemente il cipollotto fresco e il basilico, la feta a cubetti, i pomodorini a piccole fette e tritare le noci. Ultimata la cottura dell’orzo e delle zucchine, lasciarli raffreddare per una decina di minuti per mangiare l’insalata tiepida. Aggiungere in un recipiente tutti gli ingredienti, condire con olio extravergine d’oliva e pepe, mescolare il tutto e servire il piatto. È possibile inoltre preparare una quantità maggiore di insalata da mangiare fredda il giorno successivo, anche fuori casa.

GIUGNO 2021 | FONDAMENTALE | 27


RACCOLTA FONDI Azalea della Ricerca

Continua la lotta di AIRC ai tumori che colpiscono le donne

’ L

a cura della REDAZIONE Azalea della Ricerca, il fiore scelto da AIRC fin dal 1985 per simboleggiare la battaglia contro i tumori femminili, è rifiorita nelle piazze di tutta Italia domenica 9 maggio, il giorno della Festa della Mamma, e sulla piattaforma di Amazon. Dopo che il 2020, a causa delle restrizioni legate alla pandemia di Covid-19, non ha permesso ad AIRC di scendere nelle migliaia di piazze italiane, sono tornati nel 2021 i volontari di AIRC, coordinati dai nostri 17 Comitati regionali, a consegnare in prima persona le azalee ai sostenitori AIRC. Il risultato è stato come sempre straordinario e, nonostante le normative vigenti per evitare assembramenti ci abbiano necessariamente costretti a limitare il numero di punti di distribuzione rispetto al passato, il 28 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2021

sostegno dei nostri partner ci ha permesso di arrivare lì dove le restrizioni ancora non lo consentono. Amazon, la piattaforma leader mondiale nell’e-commerce, ha messo ancora una volta a disposizione la sua imponente rete di network e contatti, per permettere di spedire l’azalea anche ai nostri affetti lontani. Banco BPM, partner istituzionale di AIRC, ha supportato la campagna con una importante donazione e ha ricordato ai propri clienti la possibilità di trovare le piante di azalea nelle piazze e sulla piattaforma Amazon. BRT Corriere Espresso ha garantito la consegna delle piante in tutta Italia in sicurezza, attraverso la sua rete di 200 filiali e fornendo un servizio a un costo

calmierato per i donatori di AIRC. La donazione necessaria per aggiudicarsi l’azalea servirà a sostenere concretamente il lavoro dei nostri ricercatori, impegnati a trovare le terapie contro il cancro più adeguate da portare, nel più breve tempo possibile, dal laboratorio al paziente. Ogni anno in Italia, infatti, le donne cui viene diagnosticato un tumore sono 182.000. Il cancro al seno è di gran lunga il più frequente, con circa 55.000 nuovi casi annuali, ma grazie alla ricerca scientifica la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è salita nell’ultimo ventennio dal 78 all’87 per cento. Oggi più che mai, però, è importante allargare lo sguardo e focalizzare la nostra attenzione anche su altri tumori che colpiscono le donne di cui si parla ancora poco. Per esempio quelli che si sviluppano nel colon-retto o nel polmone, che potrebbero in molti casi essere prevenuti cambiando le proprie abitudini e comportamenti. Proprio a un punto della situazione sui tumori che più spesso colpiscono le donne e sulle strategie per prevenirli è stata dedicata la guida divulgativa distribuita in piazza dai nostri volontari insieme alle piantine di azalea. Un argomento quanto mai di stretta attualità, visto che il 40 per cento dei tumori potrebbe essere evitato scegliendo comportamenti e abitudini di vita più sane, aderendo agli screening e tenendo sotto controllo i cancerogeni ambientali. Ancora una volta quindi la Festa della Mamma è stata un’occasione per combattere insieme il cancro, ma il merito della riuscita dell’iniziativa va condiviso con i sostenitori, i volontari, i partner e i media che hanno fatto fiorire l’Azalea in tutta Italia e si sono uniti ai 5.000 ricercatori sostenuti da AIRC nella sfida per rendere i tumori che colpiscono le donne sempre più curabili.

I volontari AIRC tornano nelle piazze

Scopri di più su www.lafestadellamamma.it


RACCOLTA FONDI Partner

UniCredit Foundation e AIRC: un impegno condiviso per le nuove generazioni

L

a partnership tra UniCredit Foundation e AIRC nasce nel 2019, animata da un duplice impegno: rendere il cancro sempre più curabile e aiutare i bambini a diventare adulti consapevoli, capaci di fare scelte salutari e di prevenzione. Negli ultimi due anni, la fondazione d’impresa del Gruppo UniCredit ha scelto di affiancare AIRC non solo attraverso il finanziamento di una borsa di studio sui tumori pediatrici, ma anche con una donazione a sostegno della campagna educativa Una costellazione luminosa. Si tratta di un progetto didattico di divulgazione scientifica attraverso cui AIRC – in collaborazione con Librì Progetti Educativi e con il patrocinio del MIUR – punta a introdurre nelle scuole primarie un percorso di educazione ai corretti stili di vita. Per l’anno accademico 2020/21, grazie al rinnovato contributo di UniCredit Foundation, è stato possibile realizzare il sito web costellazione. airc.it, attraverso il quale 37.500 studenti delle scuole primarie hanno potuto svolgere in classe o a casa attività digitali e laboratoriali su temi di grande interesse come ricerca, movimento, alimentazione, ambiente e futuro.

HERO e AIRC insieme per la ricerca

H

ERO Italia e AIRC hanno stretto un nuovo accordo per sostenere la ricerca oncologica d’eccellenza nel nostro Paese. L’azienda, leader in Italia nel settore delle marmellate e confetture a ridotto contenuto calorico, torna a vestire con il logo AIRC i vasetti della propria linea light. Dall’1 marzo al 31 agosto 2021, acquistando le confetture HERO light sarà possibile sostenere la ricerca sul cancro: per ogni vasetto venduto nei supermercati italiani 10 centesimi saranno destinati ad AIRC. Con l’obiettivo di contribuire a diffondere sempre più la cultura del-

la prevenzione e dei corretti stili di vita, HERO Italia inviterà la propria community a prender parte a una challenge sui social network: 9 sfide in 9 settimane per mettere alla prova le proprie abitudini e comprendere gli aspetti sostanziali di uno stile di vita sano. Per ulteriori informazioni, visita il sito heroperairc.it

Roma Marathon #oggicorroperAIRC

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l 19 settembre 2021 torna la Acea Run Rome The Marathon, con partenza all’alba dai Fori Imperiali per celebrare un nuovo inizio. Grazie al programma #oggicorroperairc, runner, sportivi per passione, sostenitori AIRC, ricercatori e team aziendali potranno correre insieme in occasione di una delle più partecipate maratone podistiche d’Italia, per sostenere

la ricerca sui tumori pediatrici e, nello stesso tempo, farsi ambasciatori del messaggio AIRC sull’importanza dello sport e dei corretti stili di vita per la prevenzione e il benessere quotidiano. I fondi raccolti attraverso l’iniziativa saranno destinati al finanziamento di borse di studio per giovani ricercatori. Per ricevere ogni dettaglio e tutte le istruzioni per attivarsi run4@airc.it


IL MICROSCOPIO

Cosa fanno i ricercatori raccogliendo e analizzando dati in modo oggettivo, rigoroso, verificabile e riproducibile. In oncologia, fare ricerca significa voler capire i meccanismi che portano una cellula normale a trasformarsi in una tumorale, utilzzando sempre nuovi approcci sperimentali (ricerca di base). Significa anche capire come contrastare l’insorgenza del cancro (prevenzione), identificare nuove modalità di diagnosi e approcci terapeutici (ricerca traslazionale e clinica) avendo come scopo ultimo la guarigione e la riduzione degli effetti collaterali dei trattamenti. Per diventare un ricercatore in oncologia occorre innanzitutto avere curiosità e creatività, rigorosamente disciplinate dallo studio; è quindi necessario aggiungere alla passione l’approfondimento e la perseveranza, accostandosi con grande umiltà al formidabile problema rappresentato dal cancro, ed essere molto pazienti nell’affrontare le difficoltà. È bene ricordare, citando Winston Churchill, che spesso Il successo si ottiene passando da una delusione a una sconfitta senza perdere l’entusiasmo. Occorre accettare le sfide, saper lavorare in team con altri ricercatori e confrontarsi con altri gruppi considerando che la ricerca è per definizione collaborativa e internazionale. Come si valutano poi i risultati di una determinata ricerca? Come si stabilisce che questa è “buona e uti-

le”? I risultati di ogni studio scientifico, per poter arrivare al letto del paziente, devono prima essere pubblicati su riviste specializzate, dopo un’accurata valutazione da parte di ricercatori competenti nel settore e privi di conflitti di interesse (tramite il processo noto come “peer review”). Tanto più importante e letta a livello mondiale è la rivista, tanto più rigorosa e selettiva è la valutazione. Un aspetto fondamentale è che i risultati di ogni pubblicazione devono essere riproducibili da chiunque voglia cimentarsi con lo stesso problema. Le pubblicazioni scientifiche di alto livello sono l’architrave su cui si fondano il progresso scientifico e le sue applicazioni nella vita quotidiana. In medicina gli articoli pubblicati nelle riviste più prestigiose sono, per esempio, la base sui cui si costruiscono le linee guida per un approccio razionale alle diverse malattie, si progettano nuovi studi clinici e si definiscono nuovi approcci terapeutici. Gli articoli pubblicati sono anche essenziali per la valutazione di nuovi progetti di ricerca, dove due sono gli elementi chiave considerati in fase di peer review: il valore intrinseco del progetto e la qualità del ricercatore che lo propone, desunta dalle sue pubblicazioni, che rappresentano una garanzia della fattibilità del progetto stesso. Come è facilmente comprensibile, ogni pubblicazione deriva da una mole di lavoro sperimentale in laboratorio e/o clinico a contatto con i pazienti e non può essere realizzata senza adeguati finanziamenti, che vanno debitamente indicati nell’articolo. Con orgoglio ricordiamo che i ricercatori sostenuti da AIRC hanno pubblicato nel solo 2020 oltre 2.200 articoli scientifici su riviste censite nel Web of Science, il maggiore database al mondo di pubblicazioni riconosciute come di valore.

Curiosità e creatività sono indispensabili per fare ricerca

Federico Caligaris Cappio Direttore scientifico AIRC

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all’inizio della pandemia di Covid-19 si parla molto di ricerca, spesso senza sapere cosa realmente significhi essere “ricercatore o ricercatrice”. Il termine definisce una persona che “fa ricerca”, cioè lavora allo scopo di estendere e approfondire le conoscenze, ponendosi delle domande e cercando le risposte attraverso il metodo scientifico. Ciò equivale a voler scoprire, interpretare, revisionare fatti, eventi, teorie, 30 | FONDAMENTALE | GIUGNO 2021


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Il gruppo di ricerca di Stefano Piccolo, dell’Università di Padova, che studia le metastasi grazie ai finanziamenti per i programmi 5 per mille AIRC.

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