Fondamentale giugno 2021

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VITA DA RICERCATORE Antonio Pierini

Bloccare l’autogol nel trapianto di midollo In molte neoplasie ematologiche il trapianto di midollo è una forma efficace di terapia, purché non si scateni una reazione immunitaria contro l’organismo. A Perugia c’è chi sta studiando una strategia per evitare questo problema

Un trapianto di midollo sempre più efficace e sicuro

L

a leucemia mieloide acuta (LMA) è una malattia che colpisce il midollo osseo. È definita “acuta” perché si sviluppa rapidamente. Secondo i dati più aggiornati dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM), ogni anno sono poco più di 2.000 i nuovi casi di leucemia mieloide acuta in Italia. La malattia colpisce in particolare in età matura, i 60 anni, con una prediiniziale, perde efficaciadopo per una resistenza acquisita. lezione per i maschi. È meno frequente “Oggi per queste pazienti sonoprima dei 45 anni. Nei disponibili vari farmacibambini a bersa-fino a 14 anni, tuttavia, | FONDAMENTALE | DICEMBRE 2017 glio molecolare, e altri4 sono in fase avanzata di sviluppo, per cui è fondamentale mettere a punto test che guidino la scelta del farmaco più adatto a ciascuna pa-

rappresenta il 13 per cento dei casi di leucemia. La chemioterapia o la radioterapia, secondo i casi, vengono impiegate per eliminare le cellule leucemiche (blasti) presenti nel sangue e riportare le cellule sane del midollo osseo a livelli normali. Una volta raggiunta la remissione completa, cioè la scomparsa di segni e sintomi – con una presenza di blasti nel midollo inferiore al 5 per cento, un conteggio delle cellule del sangue normale e nessun segno clinico di leucemia –, inizia

la fase cosiddetta di consolidamento che punta a eliminare le cellule tumorali residue. Qui entra in gioco il trapianto di cellule staminali ematopoietiche. In pazienti selezionati per cui è stato individuato un donatore adatto, le cellule staminali sono capaci di generare quelle del sangue completando la guarigione. La ricerca di Pierini punta a rendere più efficace il trapianto, concentrandosi sui pazienti ad altissimo rischio di recidiva. L’approccio descritto in uno studio finanziato da uno Start-Up Grant AIRC ha ottenuto un forte aumento della sopravvivenza a due anni dal trapianto, passata dal 20 al 70 per cento.


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