Assistenza Al Volo - ANNO XLVI - NUMERO 1/2021
Editoriale In vista del pensionamento di Daniela, collega di Roma ACC ormai in cortissimo finale, ho pensato di chiederle di raccontarci qualche aneddoto di questo meraviglioso volo che la sta portando ad una nuova destinazione. “Dopo più di trent’anni di cuffia, vado in vacanza permanente. Sono stata testimone di cambiamenti notevoli nell’ambiente dei controllori, che un tempo erano quasi tutti uomini, per la maggior parte gentili e corretti, e sono stata felice di lavorare con loro. Ma voglio anche ricordare che… C’era una volta, in un millennio lontano, un Paese dove molte cose erano vietate a chi non faceva la pipì in piedi: era vietato lavorare in polizia o nell’esercito, fare il controllore del traffico aereo, guidare il tram o fare l’arbitro in una partita di calcio. Poi, la Comunità Europea ha detto che, se non cambiava le regole, quel Paese finiva fuori dall’Europa; ha anche sovvenzionato l’AAVTAG, oggi ENAV, perché i corsi di formazione professionale venissero aperti anche alle donne, come lo fu il primo corso base del 1989. Ho abitato in quel Paese e, grazie alla CEE, ho potuto fare il lavoro che volevo; ma era tutto scomodo per chi, come me, non faceva la pipì in piedi. Per esempio, ricordo che al radar di avvicinamento di LIMF, nel 1993, c’era solo il bagno per gli uomini. Eravamo solo 2 donne radariste in tutto il Paese: la pipì era un nostro problema. C’era comunque la toilette dell’aerostazione, a 5 km. Mentre a LIRR in quegli anni erano più pragmatici: visto che i bagni erano solo per gli uomini, le richieste di trasferimento da parte delle donne non venivano proprio prese in considerazione. Una collega con la passione per il radar -avevamo la passione per il lavoro a quel tempo- considerò che la questione non fosse attinente ai vettoramenti ed inoltrò comunque la domanda di trasferimento. Aspettò. Aspettò. Tutti i suoi colleghi furono trasferiti, e lei aspettava. Aspettò tanto che, infine, anche LIRR fece spazio a chi non fa la pipì in piedi, e divenne la prima…”uoma radar” di regione. In effetti c’erano problemi lessicali all’epoca, nessuno sapeva il femminile di “uomo radar”. Forse questo era legato alla diceria che “ci vogliono le palle per questo lavoro”. Io penso che ci vuole il cervello, per questo lavoro! Oggi sono piacevolmente stupita dai colleghi giovani, i “nuovi uomini”: non mostrano difficoltà nell’inserirsi in un ambiente misto e mi lasciano ben sperare per un futuro sempre più equo. Per i posti direttivi, care colleghe, c’è ancora tanta strada in salita: non mollate!” Daniela 4