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economia
Per l’economia bresciana e per il comparto delle costruzioni prospettive che delineano uno scenario non privo di ostacoli
Una sfida senza sosta tra crisi energetica e inflazione
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Anche il sistema economico bresciano resta in balìa di un contesto condizionato da tensioni e incertezze, alimentate - tra l’altro - dagli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina, senza dimenticare la nuova ondata della pandemia da Covid-19 e la corsa dell’inflazione. Un quadro nel quale si sono inserite e si inseriscono alcune analisi destinate a non passare inosservate. «Nel 2022, per la crisi energetica, ci sarà un extra costo sul sistema industriale italiano di circa 50 miliardi di euro, che significano 50 miliardi in meno di investimenti», ha evidenziato, recentemente e senza troppi giri di parole, Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e leader del gruppo Duferco Italia Holding. Gozzi ha messo in evidenza un «calcolo» che vede l’industria manifatturiera italiana passare da una bolletta di circa 11 miliardi di euro nel 2019 a una - nelle condizioni attuali - di 60 miliardi da pagare a fine anno. Un impatto stimato in almeno 3 miliardi di euro per le aziende manifatturiere bresciane che, nel frattempo, rinnovano l’impegno e la volontà per essere protagoniste sui mercati internazionali forti anche dell’andamento registrato nella fase iniziale del nuovo anno. Nel primo trimestre del 2022 - come testimoniato dall’indagine condotta dal Servizio studi della Camera di commercio territoriale su base Unioncamere Lombardia - la produzione industriale ha segnato una variazione positiva rispetto al quarto trimestre del 2021 dell’1,1%; nel confronto con il dato di marzo 2021 ha fatto registrare un +11,6%, grazie a un’attività assicurata dagli ordini in crescita da alcuni trimestri. Un andamento migliore nel confronto con la dinamica regionale: in Lombardia l’incremento tendenziale è stato del 10,7%, mentre la variazione congiunturale si è attestata a +1,8%, quindi a un livello leggermente inferiore. Hanno fatto da traino gli ordini esteri, cresciuti del 3,7% rispetto al trimestre precedente; bene anche la domanda interna aumentata del 2,3%. Tuttavia - evidenzia l’ente camerale di Brescia - «l’intensità della crescita per entrambe le componenti è rallentata rispetto al trimestre scorso». Il fatturato a prezzi correnti ha mostrato un incremento, rispettivamente dell’1% (su dicembre) e del 19,1% (su marzo 2021), anche per effetto degli aumenti dei prezzi di vendita applicati dalle imprese. Tutti i settori nell’industria hanno riscontrato un recupero consistente sul primo trimestre 2021: incrementi tendenziali sopra la media per meccanica (+16,2%) e carta-stampa (+13,7%). Positiva, ma sotto la media, la dinamica per minerali non metalliferi (+9%), gommaplastica (8,9%), degli alimentari (+7,8%), mezzi di trasporto (+5,1%) e siderurgia (+5,1%).
L’occupazione per l’industria ha fatto emergere un saldo positivo (+0,7% saldo tra tasso di ingresso e uscita nel trimestre). Stabile il ricorso alla cassa integrazione: la quota di aziende che ha dichiarato di aver utilizzato l’ammortizzatore sociale si è posizionata al 5,9% e la quota sul monte ore all’1,2%. Le aspettative a breve delle imprese industriali bresciane restano nel complesso positive ma, risen-
tono delle non poche incognite a livello globale. E a livello internazionale il made in Brescia, anche nella fase iniziale del nuovo anno, ha continuato a macinare record. Nel primo trimestre 2022 - come delineato dai dati Istat elaborati dal Centro studi di Confindustria Brescia -, l’export bresciano ha raggiunto i 5.510 milioni di euro, il valore più alto di sempre, con un +28% sullo stesso periodo del 2021 e un +43,7% su quello del 2020. Anche per gli acquisti dall’estero una cifra record (3.735 milioni di euro) e a una crescita significativa su base annua (+54,2%) e sul 2020 (+82%). Il saldo commerciale è risultato pari a 1.774 milioni, valore ancora ampiamente positivo pur condizionato dall’impennata delle importazioni. La crescita delle esportazioni bresciane nei primi tre mesi è risultata più intensa di quanto rilevato in Lombardia (+23,6%) e in Italia (+22,9%). Il saldo commerciale nazionale, dopo dieci anni, è negativo (7.122 milioni di euro), indicatore di una situazione complessa per l’economia italiana. La dinamica positiva del commercio mondiale (+4,8% nel primo trimestre) e l’incremento del prezzo di vendita hanno impattato sulla dinamica delle vendite all’estero nei primi tre mesi del 2022. Allo stesso tempo, l’indebolimento dell’euro sul dollaro e i forti rialzi dei prezzi delle principali materie prime industriali (ad esempio le variazioni rispetto al primo trimestre dell’anno scorso del rottame ferroso +30,9%, rame +17,8%, alluminio +55,4%), in alcuni casi arrivate ai massimi storici, hanno spiegato in parte la notevole impennata delle importazioni. In uno scenario non privo di sfide si inserisce anche il comparto delle costruzioni, impegnato - non solo - anche a fare i conti con le continue incertezze sul fronte del Superbonus e delle altre detrazioni. Ad aprile di quest’anno - ultimo dato disponibile - l’indice destagionalizzato della produzione nel comparto è sceso dell’1,3% rispetto a marzo. Lo ha stimato l’Istat precisando che si tratta della «prima flessione congiunturale dopo otto mesi consecutivi di crescita. D’altra parte - ha osservato l’Istituto nazionale di statistica - i livelli produttivi restano assai elevati: per trovarne di analoghi occorre risalire al 2011». Su base tendenziale si registra ancora una crescita robusta, seppure in rallentamento. L’indice corretto per gli effetti di calendario cresce del 16,9% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 19 contro i 21 di aprile 2021), mentre l’indice grezzo ha registrato un incremento dell’8,1%. Nella media del trimestre febbraio-aprile 2022 la produzione nelle costruzioni è migliorata del 7% nel raffronto con il trimestre precedente. Mentre nella media dei primi quattro mesi del 2022, l’indice sempre corretto per gli effetti di calendario è aumentato del 19% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima e l’indice grezzo si è incrementato del 17,7%.
Emergenza idrica: uno scenario sempre più estremo, ma c’è molto che possiamo fare
L’acqua piovana è una risorsa preziosa, che va raccolta e riutilizzata
Sono numerose le voci, tra le istituzioni e le associazioni, che indicano in questa soluzione un primo intervento in grado di arginare, almeno parzialmente, l’inesorabile impoverimento del nostro patrimonio idrico. L’idea è corretta perché, se da una parte, negli ultimi anni, è cambiata la dinamica delle precipitazioni (eventi estremi e improvvisi con rovesci abbondantissimi, ma molto meno frequenti rispetto al passato), dall’altra hanno continuato a crescere i consumi. Questo significa che, anche quando gestite correttamente, le risorse idriche del nostro territorio vengono utilizzate sempre più intensivamente, in un trend che non accenna a rallentare. Integrare il ricorso a tali risorse creando delle riserve, dunque, è sicuramente un’ottima idea, tantopiù che una volta realizzate le infrastrutture per la raccolta dell’acqua piovana, non vi sono costi di approvvigionamento da sostenere. Inoltre, oggi il mercato propone già diverse soluzioni ampiamente collaudate proprio per questa applicazione. Ne abbiamo parlato con Matteo Bettinsoli e Ibsen Taesi – Product Manager di Valsir che si occupano di impianti per il drenaggio, per la raccolta e il trattamento delle acque – che ci hanno fornito qualche dettaglio in più. Ancora una volta, un Paese ricco d’acqua come il nostro si trova ad affrontare una carenza di risorse grave e diffusa, con ripercussioni su larga scala. Eppure, ormai conosciamo piuttosto bene il problema: ne abbiamo isolato i fattori e sappiamo che sono molte le aree di intervento su cui possiamo lavorare, come sappiamo che i tempi per intervenire si riducono progressivamente. E, se in queste settimane, i media rilanciano soprattutto il fattore climatico, è perché è ormai indiscutibile che la situazione sia destinata soltanto ad aggravarsi, e che alcune delle misure da mettere in atto – già tardivamente, a questo punto – non possono semplicemente essere più rimandate.
Rainplus, il sistema per il drenaggio sifonico delle acque pluviali
Nel nostro Paese, il D.lgs 152/2006 sancisce che l’acqua piovana destinata a riutilizzo debba necessariamente provenire dalle coperture degli edifici. È una premessa molto importante, perché la realizzazione degli impianti di drenaggio nei grandi fabbricati (quelli più idonei alla raccolta, considerata la superficie utile) pone alcuni limiti: i sistemi pluviali tradizionali necessitano – soprattutto per gestire notevoli intensità di pioggia – di tubazioni dalle dimensioni rilevanti, che vanno installate con una pendenza che può oscillare tra lo 0,5% e il 2%. Nel caso di un edificio di tale grandezza, che debba essere in buona parte 12.000 litri, che possono essere installati in parallelo per aumentare la capacità di accumulo e a seconda del modello possono essere interrati o installati fuori terra) che dispone di un’elettropompa per rilanciare l’acqua verso le utenze e, nel caso di allacciamento all’acquedotto, di apposita centralina per gestire i flussi. L’acqua così recuperata viene destinata solitamente all’irrigazione, ma può essere utilizzata (a seconda delle normative locali) anche come riserva antincendio o per il lavaggio di aree esterne. Non dimentichiamo però che il medesimo D.lgs 152/2006 prescrive già la realizzazione di reti duali anche nei nuovi insediamenti abitativi, in modo da utilizzare le acque “meno pregiate” per molti altri scopi, come ad esempio il risciacquo delle cassette WC.
attraversato dall’impianto per il trasporto dell’acqua recuperata verso una vasca di raccolta, il risultato è un ingombro molto significativo (e antieconomico). Il sistema di drenaggio sifonico Rainplus, proposto da Valsir, utilizza al contrario tubazioni dal diametro contenuto, che non richiedono alcuna pendenza e che possono essere posizionate al di sotto della copertura con grande flessibilità progettuale: la chiave del sistema è nel riempimento totale delle condotte, che determina un’efficienza complessiva anche dieci volte superiore a quella di un “comune” impianto pluviale. Una volta rimossi i residui più grossolani, attraverso un filtro meccanico, l’acqua viene convogliata verso una vasca di raccolta (Valsir propone appositi serbatoi rotostampati in polietilene, con capacità di
Ridurre gli sprechi rimane prioritario
È questo un altro punto centrale quando ragioniamo di risorse idriche in Italia. Più o meno tutti sappiamo che uno dei problemi più gravi legati alla dispersione idrica nel nostro Paese è quello delle condizioni disastrose della rete nazionale: circa il 42% dell’intero volume d’acqua immesso in rete ogni anno è disperso a causa di perdite e danneggiamenti. Si tratta di più di 150 litri al giorno pro capite! Pochi invece sanno che più del 30% dei consumi idrici della famiglia media è legato all’utilizzo del WC (e ricordiamo che si tratta quasi sempre di acqua potabile). Nei nostri bagni, infatti, sono ancora molto diffuse le cassette monoscarico tradizionali, che utilizzano da 9 a 12 litri d’acqua per singolo risciacquo.Anche in questo caso, le alternative ci sono. Tutti i modelli di cassette da incasso Valsir, ad esempio, prevedono un settaggio standard di 6 litri per lo scarico completo e 3 litri per il mezzo scarico, ma permettono anche di regolare il volume dello scarico, riducendo i consumi fino a 4,5/3 e persino 4/2 litri. In questo modo, una famiglia di 4 persone potrebbe “risparmiare” fino a 72 litri al giorno: si tratta, in un anno, di 26.000 litri d’acqua! E per chiarezza aggiungiamo che stiamo parlando di cassette WC progettate per utilizzare anche acqua non potabile in totale sicurezza. Insomma, ridurre il consumo idrico non soltanto è ampiamente possibile, ma è una misura indispensabile e inevitabile, che stiamo semplicemente rimandando da troppo tempo. Se consideriamo che – secondo i rilevamenti Istat 2018 – è italiano il primato europeo per il prelievo annuo di acqua dolce per uso potabile dai corpi idrici superficiali e sotterranei, con più di 9.200.000.000 di metri cubi, diventa assolutamente chiaro come il nostro approvvigionamento idrico vada completamente riorganizzato. E se pensiamo al numero di strutture, nell’intero territorio nazionale, che potrebbero essere adibite alla raccolta di acqua piovana (il sistema Rainplus può essere installato sulle coperture di fabbricati agricoli, industriali, residenziali, strutture ricettive, impianti sportivi...), possiamo facilmente renderci conto che non sono le opportunità a mancare.
Superbonus 110% «senza pensieri»
Network & Knowledge, società tra professionisti iscritta all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, stringe una partnership con Ance Brescia per aiutare, insieme all’Associazione costruttori, le imprese edili meno strutturate a gestire, per conto dei loro Committenti, contratti di appalto aventi ad oggetto interventi associati alle agevolazioni edilizie (Superbonus 110% per efficientamento energetico e interventi antisismici, recupero del patrimonio al 50%, bonus facciate al 90% e interventi di riqualificazione energetica al 50-65%). NK affianca le Imprese curando gli aspetti fiscali, legali e finanziari dell’intera operazione, partendo dall’analisi dell’intervento fino alla pratica di cessione del credito, il tutto in stretta collaborazione con i tecnici incaricati del progetto. NK si propone infatti come soggetto di riferimento unico, d'intesa con Ance Brescia, per le Imprese meno strutturate assistendole in tutto il processo: 1) nell’analisi di pre-fattibilità iniziale per la verifica dell’esistenza delle condizioni richieste dalla normativa in vigore per accedere ad una o più agevolazioni edilizie, con la conseguente stima del risparmio fiscale potenziale; 2) nella predisposizione della contrattualistica con i Committenti e le Imprese subappaltatrici; 3) nella richiesta di affidamenti bancari per soddisfare le esigenze finanziarie del cantiere; 4) nella gestione dello sconto in fattura (modalità tecniche e fatturazione); 5) nella richiesta a Istituti Bancari o a Poste Italiane di plafond per l’acquisto del credito originato dalla sconto in fattura; 6) nell’assistenza al caricamento di tutta la documentazione sulla piattaforma dell’Istituto Bancario; 7) nella pratica di cessione del credito successiva allo sconto in fattura e al rilascio del visto di conformità.
Nella sostanza, NK ha l’obiettivo di permettere all’impresa, che non è strutturata con un proprio apparato tecnico e amministrativo, di concentrarsi su quello che meglio sa fare, ovvero la realizzazione dell’intervento, potendo contare su un Partner “a portata di mano” che si occupa per lei di tutti gli aspetti burocratici legali allo sconto in fattura e alla successiva cessione del credito, mettendola così nelle condizioni di accettare lavori che, altrimenti, andrebbero ad appannaggio delle società concorrenti più strutturate.
Tutte le competenze integrate della nostra Società sono infatti messe al servizio delle Imprese per governare a 360 gradi le procedure di ottenimento del beneficio fiscale e per assisterle in ogni problematica che potrebbe emergere nelle varie fasi dell’intervento, evitando future e spiacevoli contestazioni, e consentendo all’Impresa di lavorare serenamente “senza pensieri”.