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Un contenitore di comunità. Riqualificare un vuoto urbano

UN CONTENITORE DI COMUNITÀ

Un contenitore di comunità

Riqualificare un vuoto urbano per dare spazio a processi di innovazione collaborativa

Valentina Temporin

Architetta, designer di allestimenti per lo spazio fisico e virtuale, responsabile e project manager per Poplab, www.poplab.cc

La sede di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo trova spazio in un edificio storico nel centro della città di Rovigo, contraddistinto da una facciata di rilievo progettata da un importante artista locale, Virgilio Milani, che ha qui realizzato un mosaico lapideo che rappresenta temi storico-mitologici classici legati alla originaria funzione dell’edificio incorniciato da un rivestimento in trachite.

L’immobile è stato utilizzato per molti decenni come sede del liceo classico Celio-Roccati, che per motivi logistici ha poi dovuto cambiare sede nel 2018 riallocandosi presso il polo scolastico cittadino, fuori dal centro urbano: questo trasferimento ha generato il più recente vuoto urbano cittadino.

Il primo sopralluogo fatto all’ex liceo Celio Roccati ci ha dato modo di verificare le condizioni dell’edificio, rimasto intatto dopo la chiusura della sede scolastica, e ci ha subito stimolato a immaginare un’apertura verso la città dal momento che le sue porte sono pienamente rivolte al centro storico di Rovigo. In effetti questo edificio d’angolo ha di certo un ruolo importante nell’immaginario cittadino anche se da tempo non più percepito come spazio pubblico, determinando una cesura tra gli ambienti interni e il contesto.

Dal momento che la nascita di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo si è dimostrata importante occasione per la riattivazione di tale luogo quello che si è immaginato fin dall’inizio è stato creare un ponte tra l’interno e l’esterno cercando di far capire già dall’osservatore che casualmente si fosse trovato a passare per quella strada che qualche cosa di nuovo stava accadendo: l’idea era di stimolare i cittadini nel vedere in questo edificio un contenitore di nuove opportunità.

È iniziata quindi la ricerca di un elemento connettore che potesse svolgere questa funzione e la scelta è ricaduta sull’ingresso principale che aveva comunque

Fig. 1 Accesso a Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

necessità di essere completamente rimesso a nuovo, portandosi dietro peraltro un problema di accessibilità, trovandosi ad una quota superiore rispetto alla superficie del pavimento del porticato e non avendo rampe per la connessione delle due differenti altezze.

Pur avendo quindi l’obiettivo di riqualificare l’interno dell’edificio in cui concentrare le attività di animazione del progetto, si è immaginato di realizzare un intervento specifico dell’accesso principale, volto a svolgere uno sfidante ruolo in un’ottica di landmark, ovvero di segno urbano come preludio alla trasformazione della funzione precedentemente ospitata ed entrata radicalmente nell’immaginario collettivo come sede del liceo classico.

La proposta si è concentrata sull’idea di realizzare una sorta di elemento attrattore che accompagnasse il visitatore all’interno della nuova realtà facendone percepire il cambiamento: una porta verso il futuro e le nuove possibilità offerte alla città da Urban Digital Center – Innovation Lab (Fig. 1).

L’elemento d’ingresso è diventato così una nuova opportunità di sperimentare nuovi approcci accessibili e inclusivi come nodo di interscambio alla base di una nuova identità del luogo.

Per dare forma all’idea che stava maturando ci siamo confrontati anche con il sistema di identità grafica di progetto che era in fase di sviluppo: la cornice testuale presente nel logo, contrapposta ad un vuoto centrale pronto ad ospitare e accogliere i molteplici contenuti e le varie anime del progetto, è stato di stimolo per immaginare una cornice, questa volta in chiave tridimensionale, pronto ad accogliere tutte le persone che si sarebbero affacciate all’Urban Digital Center – Innovation Lab e ideale per rappresentare il portale di accesso all’innovazione e alla partecipazione. L’ingresso emerge quindi come un sistema aperto, attivatore di un passaggio fluido di idee, persone, energia.

Per quanto riguarda la realizzazione si è immaginato di utilizzare materiali resistenti ma con un preciso significato: da un lato un rivestimento continuo in doghe di legno tecnico per connettere il portale ai materiali più classici della facciata senza contrapposizioni evidenti, dall’altro verso l’interno una fascia vetrata come elemento “parlante” per raccontare in modo dinamico la programmazione delle varie attività presenti all’interno dei nuovi spazi di comunità e capaci di attivare nuove relazioni (Fig. 2).

Fig. 2 Dettaglio illuminazione. UN CONTENITORE DI COMUNITÀ

Intercapedine

spazio sovrastante che serve per integrare illuminazione, serranda, cavi elettrici…

Porta di ingresso

completamente vetrata e con le corrette caratteristiche per l’uscita in caso di emergenza

Connettore

elemento metallico che connette il portale con l'apertura esistente

Struttura

realizzata con elementi metallici a secco e completamente reversibibile

Intercapedine

in rete metallica, che scorre dall'alto al basso per chiudere l'accesso nelle ore notturne

Rivestimento

in doghe di legno tecnico per resistere agli urti, per durare ed essere facilmente pulibile

Insegna

con LED, appesa alla struttura con agganci metallici

Schermo

integrato nel rivestimento e posto in verticale con indicazione di tutte le attività che si svolgono all'interno dell'Urban Digital Center

Rampa

per tutta la lunghezza dell'ingresso, così da non fare distinzione di utenti

UN CONTENITORE DI COMUNITÀ

Schema e concept di progetto per il portale di accesso a Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

Questo progetto è stato nuovamente l’occasione, anche con un piccolo intervento, di poter connettere spazi e persone dando un nuovo significato ad un ingresso, concependo esso stesso come un nuovo spazio, estensione dell’interno dell’edificio, motivo di attrazione anche per i cittadini e i visitatori.

Dal nuovo ingresso così valorizzato si scorge già, nella completa trasparenza dell’apertura, lo spazio interno con la sua nuova veste. Qui l’ipotesi di rinnovo di Urban Digital Center – Innovation Lab è stata guidata da un principio oggetto di concertazione col gruppo di lavoro: immaginare spazi “circolari”, ambienti di lavoro e di studio che non avessero una cattedra per l’oratore e banchi per gli ascoltatori, ma che idealmente diventassero motore di scambio e di dinamica del sapere e della conoscenza. Apparve così necessario realizzare luoghi dove potersi incontrare, apprendere ma soprattutto condividere le esperienze creando rete tra gli attori in gioco, innescando processi di innovazione collaborativa.

È nata così l’idea di realizzare non semplici aule ma spazi adatti ad accogliere voci, attività, attrezzi, idee, e abbastanza neutri per non interferire con i progetti futuri ma con un proprio carattere già definito per poter attivare processi sinergici. Già il nome di ogni spazio ne identifica la volontà di connettere le persone coinvolte: tra gli altri co-working, co-learning, co-design e poi l’Agorà, un punto di incontro per le più diverse attività che, posta al piano terra, accoglie i visitatori insieme al Temporary Lab e al City Lab.

Il sistema di design degli interni immaginato con il supporto del FabLab di Rovigo1, partner del progetto è quindi orientato a esprimere i seguenti concetti:

Fig. 3 Parete magnetica nel Temporary Lab di Urban Digital Center – Innovation Lab Rovigo.

ascoltare: con spazi per lezioni, incontri informali, riunioni, assemblee pubbliche; imparare: per trasferire contenuti anche attraverso esposizioni, infografiche, installazioni temporanee e modalità innovative di interazione; ideare: in ambienti che diventano anche spazi operativi di progetto, ideazione e auto-costruzione; progettare: in particolare riferendosi alla città e alle sue evoluzioni; trasformare e trasformarsi: lasciando flessibilità agli spazi per adattarsi nel tempo a diversi usi, anche grazie ad arredi riconfigurabili.

Ovviamente i parametri di cui si è tenuto conto non sono stati solo funzionali ma anche costruttivi e normativi. L’annullamento delle barriere architettoniche, ad esempio, è stato uno degli obiettivi fin dal progetto del portale di ingresso, ma anche la scelta di arredi sicuri e facili da spostare per dare modo agli ambienti di modificare il proprio assetto in funzione delle esigenze. E inoltre un sistema di luci, che, pur con i vincoli dati, potesse contribuire a rendere gli ambienti accoglienti.

Quello che si è cercato di fare è stato quindi lasciare un panorama spaziale sufficientemente libero perché possa contenere i paesaggi di tutti i fruitori di Urban Digital Center – Innovation Lab. Esempio concreto ne è la grande parete magnetica del Temporary Lab (Fig. 3) che con le sue calamite colorate può diventare supporto per brainstorming, gioco per i più piccoli o elemento espositivo. Sempre nello stesso ambiente i pannelli lignei sono in grado di dividere, nascondere, disvelare a seconda di ciò che si vuole comunicare. E ancora l’Agorà con i suoi gradoni dove fare un convegno ma anche appoggiarsi per i laboratori con i più piccoli. E infine gli spazi del piano superiore che pur essendo più canonici mantengono un aspetto di flessibilità tale da potersi trasformare in funzione dell’uso, sfruttando magari la grande parete lavagna del co-design per tracciare e fissare idee e nuovi progetti.

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