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Open Innovation e Open Data. La Pubblica Amministrazione partner del cambiamento

OPEN INNOVATION E OPEN DATA

Open Innovation e Open Data

La Pubblica Amministrazione partner del cambiamento

Laura Aglio

Urban Digital Manager del progetto Urban Digital Center - Innovation Lab Rovigo, innovation manager per progetti di trasformazione digitale di imprese e Pubbliche Amministrazioni

Innovazione, digital transformation e transizione ecologica sono le parole chiave ma anche le principali sfide poste alle imprese, alla Pubblica Amministrazione (PA) e a tutti i cittadini dai piani e programmi europei e nazionali per traguardare gli obiettivi di sviluppo nel decennio 2020-2030. Il riferimento è in particolare all’Agenda ONU 2030, con i 17 obiettivi di sostenibilità (SDGs - Sustainable Development Goals) da conseguire come obiettivo ambizioso a livello globale, ma anche all’Agenda Digitale europea e ai numerosi documenti di indirizzo per la digitalizzazione e il rafforzamento delle competenze. Ruolo rilevante in tale contesto è giocato anche dalla strategia di specializzazione intelligente (Research and Innovation Strategies for Smart Specialisation - RIS3) come strumento e condizione abilitante per l’individuazione e attuazione di obiettivi, priorità ed azioni in grado di massimizzare gli effetti della ricerca e dell’innovazione sul territorio, concentrando le risorse su specifici ambiti di specializzazione, fino al più recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ovvero il piano per ripartire dal punto di vista economico e sociale dopo il periodo pandemico. In questa direzione orientata al cambiamento si pongono gli indirizzi della Commissione europea che ha presentato il 9 marzo 2021 la sua visione e le prospettive per la digital transformation dell’Europa entro il 2030. La Commissione propone una bussola digitale(COM, 2021) per il prossimo decennio dell’UE che si sviluppa intorno a quattro punti cardinali: le competenze, le infrastrutture digitali sicure e sostenibili, la trasformazione digitale delle imprese e la digitalizzazione dei servizi pubblici. Ciascuno di questi aspetti è strettamente collegato agli altri e parte di un ingranaggio in cui al centro di tutto si pone il cittadino, che riveste i diversi ruoli della sua quotidianità: dall’essere utente di un servizio pubblico a imprenditore o dipendente di un’azienda o di una Pubblica Amministrazione. Attorno al concetto di user centered1 o utente al centro, inteso come filosofia di progettazione e approccio iterativo allo sviluppo, si sono costruiti molti dei processi che viviamo quotidianamente e che intendono rispondere ad un’esigenza di cambiamento

1 Il riferimento è al concetto di user centered design come approccio alla progettazione partecipata di prodotti e servizi in chiave di usabilità e accessibilità.

nell’approcciare nuovi prodotti e servizi, compresi quelli pubblici. Nonostante questo, rimane rilevante, soprattutto per l’Italia, il gap di competenze digitali di base e avanzate. Ormai nota è la posizione ai margini del nostro Paese come rappresentata dal Digital Economy and Society Index (DESI) (COM, 2021a), indice che annualmente riassume gli indicatori sulle prestazioni digitali dell’Europa e tiene traccia dei progressi dei paesi dell’UE dal 2014, e che ci vede al 25° posto su un’Europa a 27. L’Italia si colloca al di sotto della media UE anche in termini di offerta di servizi pubblici digitali per i cittadini e disponibilità di moduli precompilati. Una reale difficoltà da superare data la velocità con cui altri Paesi europei stanno crescendo in chiave innovativa e digitale. Pensiamo ai Paesi del nord Europa che si collocano ai primi posti del DESI su tutti gli ambiti del digitale, all’Estonia(COM, 2021b) che seppur un piccolo Stato detiene un primato per l’innovazione che ha saputo apportare in pochi anni per imprese e Pubblica Amministrazione, ma anche il Portogallo protagonista di un’evoluzione che lo rende ormai un competitor della tanto riconosciuta Silicon Valley, terra di startup e idee imprenditoriali che si sono distinte come unicorni2 . Unica nota positiva è che l’Italia ottiene risultati migliori rispetto all’Unione europea per quanto riguarda l’offerta di servizi pubblici digitali per le imprese e gli Open Data, ovvero tutti i dati che la Pubblica Amministrazione produce nell’ambito delle proprie competenze. Gli Open Data sono quindi quei dati che, secondo la Open Definition, possono essere liberamente utilizzati, riutilizzati e ridistribuiti da chiunque, purché resi disponibili dalla fonte pubblica, e che sono eventualmente soggetti alla necessità di citarne la fonte e di condividerli con lo stesso tipo di licenza con cui sono stati originariamente rilasciati.

Questo tipo di dati e l’apertura che li contraddistingue già dalla definizione ci pongono di fronte alla necessità di approfondirne il significato per meglio comprendere il contesto in cui si collocano e il motivo della loro importanza in un processo di innovazione in cui ciascun cittadino è ormai letteralmente immerso, spesso senza averne completa contezza. Tradurre la parola Open con aperto è infatti riduttivo. Serve utilizzare altri termini, come trasparente e partecipativo, che aggiungono significato ed esprimono alcuni concetti di base del nuovo approccio a cui la Pubblica Amministrazione è chiamata. Si tratta di quel cambiamento che Henry Chesbrough (2003) aveva definito con il paradigma dell’Open Innovation, intendendo, con riferimento alle imprese, che esse possono e debbono fare ricorso a idee esterne (es. università, centri di ricerca, stakeholder, ecc.), così come a quelle interne, e accedere con percorsi interni ed esterni ai mercati se vogliono progredire nelle loro competenze tecnologiche. Tale definizione, seppur piuttosto complessa a prima vista, rappresenta esattamente il modello individuato, ormai globalmente, per approcciare un processo innovativo sia nel privato che nel pubblico, mettendo allo stesso livello tutti i soggetti coinvolti in piena logica collaborativa e con uno scambio reciproco e continuo di stimoli, dati e informazioni che rendono il processo stesso iterativo. Il concetto di Open Innovation nella Pubblica Amministrazione è mutuato dall’esperienza maturata nelle imprese che hanno in molti casi recepito lo stimolo fornito da Chesbrough che, oltre a coniare il termine, ne ha fatto un laboratorio di sperimentazione. Così come le imprese devono aprirsi al mondo della ricerca e dell’università, ma anche guardare al loro interno con un approccio di ascolto continuo, così una Pubblica Amministrazione può beneficiare di un rapporto privilegiato con gli utenti nello sviluppo di nuovi servizi.

2 Il termine “unicorno” viene usato nel gergo del business statunitense per indicare una startup che riesce a raggiungere un valore superiore al miliardo di dollari. OPEN INNOVATION E OPEN DATA

OPEN INNOVATION E OPEN DATA Applicare il concetto di Open Innovation alla PA italiana significa quindi garantire strutture “aperte” per usi diversi, creare nuovo valore per gli utenti, rendere disponibili nuove conoscenze e perseguire in modo aperto e trasparente il proprio obiettivo. È interessante evidenziare che questo modo di operare non è altro che l’evoluzione e sintesi perfetta dei due capisaldi della Pubblica Amministrazione. Da un lato, l’egovernment, ovvero il sistema di gestione digitalizzata della PA, il quale unitamente ad azioni di cambiamento organizzativo, consente di trattare la documentazione e di gestire i procedimenti con sistemi informatici, grazie all’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), allo scopo di ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire agli utenti (cittadini e imprese) sia servizi più rapidi, che nuovi servizi, attraverso ad esempio i siti web delle amministrazioni interessate; dall’altro, l’Open Government, ossia un modello di amministrazione che cerca di rendere procedimenti e decisioni più trasparenti e aperti alla partecipazione dei cittadini. Un governo3 che si propone di essere aperto deve garantire quindi in primis la trasparenza delle informazioni, in quanto i cittadini devono poter accedere a tutti i dati e a tutte le informazioni necessarie a conoscere il funzionamento e l’operato della PA, nonché alla condivisione di documenti, saperi e conoscenze tra istituzioni e comunità locale. In secondo luogo, la partecipazione, perché tutti i cittadini, senza alcuna discriminazione, devono essere coinvolti nei processi decisionali e nella definizione delle politiche contribuendo con idee, conoscenze e abilità al bene comune e all’efficienza delle amministrazioni. Infine, l’accountability, ovvero l’obbligo dei governi di “rendere conto” ai cittadini del proprio operato e delle proprie decisioni, garantendo la piena responsabilità dei risultati conseguiti, nel pieno rispetto della collaborazione secondo cui le istituzioni non sono intese come strutture a sé stanti, ma soggetti inseriti all’interno di una rete collaborativa e partecipata composta da enti pubblici, organizzazioni no-profit e comunità di cittadini. L’Open Government, dunque, rappresenta un modello di amministrazione che chiama gli enti e le istituzioni pubbliche a ripensare gli schemi operativi e i processi decisionali consolidati, in particolare dal punto di vista delle modalità e degli strumenti attraverso i quali si espleta la relazione con il cittadino. Un modello “open”all’interno delle amministrazioni pubbliche centrali e locali, si contraddistingue per forme di discussione e collaborazione con i cittadini, comunemente definito co-design, così come per azioni di comunicazione aperta e trasparente nei confronti della comunità locale. In una logica di Open Government le amministrazioni mettono al centro la comunicazione e la collaborazione con i cittadini, sono aperte al dialogo e al confronto diretto e partecipato con i privati e quindi focalizzano i processi decisionali sulle effettive esigenze e necessità delle comunità locali.

Sono quindi proprio la centralità del cittadino, l’amministrazione partecipata e collaborativa, insieme a trasparenza, apertura dei dati e delle informazioni e alla loro condivisione attraverso le nuove tecnologie digitali, a rappresentare il concetto di Open Government, a cui il progetto Innovation Lab e Palestre Digitali di Regione del Veneto prende ispirazione per accompagnare gli enti territoriali verso la transizione digitale. Nelle proprie attività quotidiane le pubbliche amministrazioni producono e

3 Memorandum “Open Government Directive” dell’8/12/2009 provvedimento che codifica i principi della filosofia open all’interno delle istituzioni e delle amministrazioni, prescrive compiti, processi e modelli organizzativi che gli enti pubblici sono chiamati a seguire nel rispetto della Direttiva stessa.

raccolgono un’enorme quantità di dati di grande interesse pubblico. Per poter sfruttare appieno le potenzialità di questa mole di informazioni è necessario che tali dati siano rilasciati in formato aperto (“open”), ovvero liberi da restrizioni sia dal punto di vista dell’accesso che del riutilizzo. Un esempio è rappresentato dal portale dati.gov.it, gestito dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che ospita il catalogo degli Open Data pubblicati dai Ministeri, dalle Regioni, dagli Enti Locali italiani, e integra anche i dati geografici pubblicati in https://geodati.gov.it/geoportale.

Da questo portale e da quello di Regione del Veneto, https://dati.veneto.it/, prende avvio anche il progetto Innovation Lab e Palestre Digitali, con l’obiettivo di alimentare le piattaforme nel pieno rispetto delle disposizioni nazionali (D.Lgs, 2005) ed europee (UE, 2019) in materia di dati, oltre a garantire un sistema aperto, in un processo in cui il cittadino e la Pubblica Amministrazione sono solo due degli attori dello sviluppo. Imprese, terzo settore e stakeholder sono alla pari soggetti che possono contribuire con le loro idee, soluzioni e prodotti ad attivare e accelerare la crescita in maniera inclusiva e ovviamente partecipativa. Ecco dunque spiegato perché a guidare il processo di trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione sono oggi due termini che rappresentano anche la guida fornita ai territori che hanno partecipato al bando per la costituzione degli Innovation Lab e Palestre Digitali: Open Innovation e Open Data. La trasformazione digitale funziona infatti se è digital by default ovvero digitale per definizione, con servizi pensati e fatti nascere già digitali; se applica il principio del once only, per cui i diversi sistemi digitali devono lavorare in modo interoperabile, e le imprese e i cittadini avere la possibilità di comunicare i dati una sola volta alle amministrazioni pubbliche; se è open e quindi trasparente per favorire l’accesso non tanto allo strumento in sé, ma accesso come partecipazione. Aprire le proprie porte e seguire questo approccio consente di “fare” innovazione a partire da un confronto costante in cui ogni output è un nuovo input per migliorare e migliorarsi continuamente per rispondere a esigenze diverse e in cambiamento. Alla domanda, seppur complessa, “cosa si aspetta oggi un cittadino dalla Pubblica Amministrazione?” è possibile rispondere “apertura” nella logica sin qui rappresentata, come prima chiave di lettura del cambiamento nel rapporto fra utente, ente pubblico e contesto in cui si inserisce per accedere a servizi pubblici fruibili, accessibili e quindi anche digitali. Il digitale è infatti solo il mezzo attraverso cui raggiungere un obiettivo di piccola o larga scala, territoriale o nazionale. E Urban Digital Center – Innovation Lab, nella sua declinazione di contenitore di innovazione, digitale e sostenibilità, è solo uno dei modelli con cui dare attuazione al cambiamento di cui la Pubblica Amministrazione è partner.

Riferimenti bibliografici

Chesbrough, H. (2003). Open Innovation: The New Imperative for Creating and Profiting from Technology. Brighton:

HBS Press; trad. it. Di Minin, A. (a cura di) (2008). Open. Modelli di business per l’innovazione. Milano: Egea. COM (2021). Bussola per il digitale 2030: il modello europeo per il decennio digitale. Disponibile al link: https:// ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age/europes-digital-decade-digitaltargets-2030_it (ultima consultazione aprile 2022). COM (2021a). Italy in the Digital Economy and Society Index. Disponibile su: https://digital-strategy.ec.europa. eu/en/policies/desi-italy (ultima consultazione aprile 2022). COM (2021b). Estonia in the Digital Economy and Society Index. Disponibile su: https://digital-strategy.ec.europa. eu/en/policies/desi-estonia (ultima consultazione aprile 2022). D.Lgs (2005). Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD), decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, e successive modifiche con il decreto legislativo 22 agosto 2016 n. 179 e con il decreto legislativo 13 dicembre 2017 n. 217. UE (2019). Direttiva 2019/1024 del 20 giugno 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione del settore pubblico (in vigore dal 17 luglio 2019). OPEN INNOVATION E OPEN DATA

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